ECCOMI QUA

di Gaetano Perricone

“Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro …. È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso”.

L'edizione originaria de "Il Manifesto"
L’edizione originaria de “Il Manifesto”

Non lo nascondo: mi sono venuti i brividi nell’ascoltare, nella sala del cinema King di Catania, queste celeberrime e immortali parole,  che aprono “Il Manifesto del Partito Comunista” (Londra, 21 febbraio 1848), direttamente pronunciate da chi le aveva scritte in carne e ossa, Karl Marx e Fredrich Engels – anzi dai bravissimi attori che li hanno interpretati, August Diehl e Stefan Konarske -, a conclusione del film di Raoul Peck che porta sullo schermo, credo per la prima volta nella storia del cinema, la leggendaria figura del pensatore e scrittore tedesco.  Raccontando, in particolare, “Il giovane Karl Marx” (è questo il titolo del film), le sue esperienze di filosofo e artista e di uomo, il suo amore per la bella e determinatissima Jenny, il suo fondamentale incontro con l’altro “ragazzo della storia” figlio di un ricco industriale tessile, la grande amicizia nata dopo i primi battibecchi, poi il percorso comune tutto in ascesa, l’analisi della storia come lotta di classe, la conquista della Lega dei Giusti poi divenuta Lega dei Comunisti, fino alla elaborazione e pubblicazione del famosissimo libro, destinato a diventare base teorica della lotta rivoluzionaria contro la dittatura della borghesia per instaurare la dittatura del proletariato.

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Friedrich_EngelsDico la verità. Da appassionato “veterocomunista,” come mi ha rabbiosamente definito su feisbuc pensando di offendermi qualche  cretino che non sa quanto invece ne sia orgoglioso, è stato bello e molto emozionante vedere al cinema Carlo Marx, giovane e barbuto, insieme al suo amico e compagno di leggenda Engels (nelle due foto, come ce li ha tramandati la storia). E’ stato come se un mio bel pezzo di vita, di storia personale, di incontri e amicizie, di un percorso culturale e ideale che comunque (forse purtroppo, visto che la fine delle ideologie chiare e nette mi crea spesso disagi e forti difficoltà di comprensione delle dinamiche della politica attuale) continua dentro di me, nonostante il mondo sia radicalmente cambiato, si fossero materializzati nei loro volti e in uno schermo. Per qualcuno, forse per molti, sarà un modo di vedere anacronistico e superato; per me, tra nostalgie e fede in una idea, continua a restare invece “alimento” per la mia anima.

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Il film, tra l’altro, nella sua sobrietà e asciuttezza mi è piaciuto molto e dopo averlo visto non credo affatto, come pregiudizialmente si poteva sospettare, che Carlo Marx si debba … rivoltare nella tomba. Non intendo fare una recensione “tecnica”, che spero di ricevere su questo blog dalla mia bravissima amica Antonella De Francesco. Aggiungerò solo un paio di considerazioni sui contenuti, a mio avviso decisamente puntuali nel farci conoscere il personaggio (e soprattutto farlo conoscere a tanti giovani, nel momento in cui si tende a coprire con l’oblio e perfino a rinnegare l’ideologia comunista), le radici del suo pensiero poi rivelatosi fondamentale per la storia dell’umanità, la sua grande genialità e lungimiranza nel comprendere e portare alla luce alcune drammatiche distorsioni delle dinamiche sociali, di grandissima attualità fino ad oggi.

Come ad esempio, anzi soprattutto, lo straripante, implacabile, spietato potere del mercato, inteso come sistema condizionante planetario e globale, fin dallo sviluppo delle industrie nella metà dell’Ottocento, il periodo storico in cui nascono e maturano nella vecchia Europa gli embrioni della lotta di classe e della dottrina comunista. Al veloce sviluppo del capitalismo (oggi diffusissimo anche in Russia e Cina, i due Paesi simbolo della rivoluzione comunista) corrisponde un’altrettanto veloce e drammatica crescita dello sfruttamento del lavoro, anche e tanto minorile. Emblematica la scena del film in cui l’industriale amico del padre di Engels ha un durissimo scontro verbale con Karl e Friedrich, ammettendo davanti ai due senza alcun pudore l’utilizzo di una quantità prevalente di bambini per i lavori più duri.

E come anche, perfettamente evidenziata dal film e dalla storia raccontata, l’atavica e più che mai autolesionistica tendenza della sinistra, fin dalla sua nascita e sia sotto il profilo teorico che organizzativo, ai durissimi contrasti interni, alle divisioni, alle scissioni. E’ dialettica e confronto di idee, ci hanno detto e spiegato fin da quando eravamo ragazzini del liceo imbevuti di cultura di sinistra; in realtà, come ha sempre dimostrato la storia e come è oggi ben chiaro agli occhi di tutti, un (nostro, sono il primo ad autocriticarmi) modo disastroso per fare vincere gli avversari politici.

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Bellissime anche le figure femminili del film, la moglie di Marx e la compagna di Engels, entrambe di estrazione sociale esattamente opposta a quelli dei loro uomini (proveniente da una nobile e ricca famiglia di Treviri la prima, proletaria la seconda), entrambe decisamente emancipate per quei tempi, che incarnano splendidamente i primi, orgogliosi germogli della grande battaglia e dei migliori ideali del femminismo.

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Insomma, per me è un film bello, importante e  da vedere, soprattutto per chi ha creduto e molto in certi ideali. “Cinefili di tutto il mondo unitevi, vi aspetto in sala“, sembra dire Karl Marx per invitarci, parafrasando il celeberrimo “Proletari di tutto il mondo unitevi !“, comparso nello striscione rosso esposto alla fine dell’assemblea della Lega dei Comunisti, per celebrare la vittoria delle teorie di Marx ed Engels e l’inizio di una nuova storia.

E forse vale davvero la pena vedere questo film, anche se – come tutte le opere che possono invitare chi le vede a riflessioni troppo forti – non mi pare che sia in programmazione in tutta Italia e non lo è certamente nei cinema a più larga presenza di spettatori.

Le foto (belle) dal web, www.mymovies.it

Gaetano Perricone

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