Fonte: INGVVulcani

di Marco Neri

Il Monte Etna è il più alto vulcano attivo dell’Europa continentale (3324 m sul mare) e si erge lungo la costa orientale della Sicilia sopra un’area di oltre 1250 kmq. Il vulcano è definito “a condotto aperto”, cioè possiede un condotto centrale che mette in comunicazione l’interno della Terra, dove hanno origine i magmi etnei ad oltre 30 km di profondità, con la superficie terrestre. Questo condotto aperto consente al magma di risalire continuamente, liberando le fasi volatili attraverso l’area craterica sommitale dalla quale emerge il caratteristico pennacchio gassoso che si osserva ogni giorno sulla cima dell’Etna.

L’area craterica sommitale non rimane mai uguale nel tempo, anzi, si trasforma continuamente. Basti pensare che solo centoventi anni fa la cima del vulcano culminava con un unico Cratere Centrale, mentre oggi ne troviamo ben cinque, a riprova di rapidi e marcati cambiamenti morfo-strutturali (Figura 1).

Figura 1 Summit craters of Mt. Etna
Figura 1 – Fotografia aerea dell’area craterica sommitale dell’Etna ripresa da Sud-Est. Accanto ai nomi dei cinque crateri oggi attivi è riportato tra parentesi l’anno della loro nascita. Foto di Marco Neri.

Come è fatta la cima dell’Etna?

Nella zona apicale del vulcano sono, oggi, attivi cinque apparati eruttivi principali che si sono formati ed accresciuti nel corso degli ultimi decenni. Fino ai primi anni del XX Secolo, in cima all’Etna era presente unicamente il Cratere Centrale. Nel 1911, sul fianco settentrionale del Cratere Centrale nasce il Cratere di Nord-Est. Successivamente, all’interno del Cratere Centrale si formano la Voragine (nel 1945) e la Bocca Nuova (nel 1968). Nel 1971, sul fianco sud-orientale del Cratere Centrale si forma il Cratere di Sud-Est, che rimane attivo fino al 2007. Poi inizia ad accrescersi anche il Nuovo Cratere di Sud-Est, appoggiato sul fianco orientale del “vecchio” Cratere di Sud-Est. Di seguito proviamo a riassumere la storia eruttiva di questi apparati.

Il Cratere Centrale

E’ l’unica bocca attiva sommitale esistita per almeno un secolo prima del 1911 (Figura 2). Un grande cratere dal bordo quasi circolare di circa 500 metri di diametro, certamente profondo molte decine di metri, forse ereditato dal collasso craterico avvenuto sulla cima dell’Etna nel corso della violenta eruzione che nel 1669 ha colpito l’intero fianco meridionale del vulcano.

Carta Topografica della sommità del Monte Etna, 19321932
Figura 2 – Mappe topografica edita dall’Istituto Geografico Militare aggiornata al 1932. Al centro della mappa si osserva il Cratere Centrale, al quale si accosta, subito a Nord, il Cratere di Nord-Est che ha iniziato la sua attività nel 1911.

Il Cratere di Nord-Est

Nasce nella primavera del 1911, poco a Nord del Cratere Centrale (Figura 2). Questo cratere diventa più attivo nel 1917, quando alimenta un breve episodio di fontana di lava (o parossismo). Successivamente, la sua attività consiste, per lo più, in frequenti esplosioni stromboliane di modesta energia, accompagnate dall’emissione di lava, che nel loro insieme determinano, soprattutto dal 1955 in poi, la progressiva crescita di un imponente cono piroclastico. Dall’estate del 1977 diventano più frequenti gli episodi parossistici, che producono colonne eruttive alte fino a 12 km. Molti di questi parossismi sono accompagnati dall’emissione di colate di lava che raggiungono lunghezze massime di oltre 6 km, come nel marzo 1978. Con l’ultima serie di parossismi (tra il 1995 ed il 1998), il Cratere di Nord-Est raggiunge le sue massime dimensioni, che lo ergono a cima più elevata dell’intero vulcano (circa 3330 metri sul mare, misurato nel 2008). Successivamente la sua attività diminuisce considerevolmente, limitandosi a deboli esplosioni stromboliane intracrateriche. Solo durante le eruzioni di Dicembre 2015 e Maggio 2016 il Cratere di Nord-Est mostra nuovamente un’attività stromboliana più intensa, che alla fine causa anche l’ostruzione pressoché totale del cratere ed il crollo del suo orlo meridionale. Infine, nel Novembre 2017 il fondo del Cratere di Nord-Est sprofonda e si riapre, tornando ad emettere il pennacchio gassoso che lo caratterizza. Oggi, il Cratere di Nord-Est continua ad essere, seppur di poco, il punto più alto dell’Etna (3324 m sul mare, misurato nel dicembre 2015; Figura 3).

Vista aerea dell'area sommitale dell'Etna ripresa da Nord
Figura 3 – Vista panoramica della cima dell’Etna ripresa da Nord, nel Luglio 2017. In primo piano il Cratere di Nord-Est, il cui orlo sud-occidentale costituisce il punto più elevato del vulcano. Foto di Marco Neri.

La Voragine

Nasce nell’autunno del 1945 all’interno del Cratere Centrale e precisamente nella porzione nord-orientale. Questo cratere è attivo meno frequentemente degli altri crateri sommitali, però produce alcuni dei parossismi più violenti della storia recente dell’Etna. I più forti di questi parossismi (1960, 1998, 1999, 2015) producono colonne eruttive alte fino a 15 km. Le ultime eruzioni della Voragine, molto esplosive, avvengono nei primi giorni del Dicembre 2015 (Figura 4) e nel Maggio 2016. I prodotti di queste eruzioni si riversano dentro la limitrofa Bocca Nuova e poi traboccano all’esterno, riversandosi sull’alto fianco occidentale del vulcano. Il 7 Agosto 2016, in prossimità dell’orlo nord-orientale della Voragine, si apre una bocca degassante ancora oggi attiva. Nei primi mesi questa nuova bocca della Voragine è caratterizzata dall’emissione di gas molto caldi (>700 °C) e che diminuiscono di temperatura in coincidenza con la “riapertura” del Cratere di Nord-Est, nel Novembre 2017.

La Bocca Nuova

Questo cratere nasce nella primavera del 1968 sul fianco occidentale del Cratere Centrale. Fino alla metà del 1997, la Bocca Nuova è caratterizzata prevalentemente da fenomeni di subsidenza del fondo craterico ed occasionale, modesta attività stromboliana ed effusiva intracraterica, che causano il progressivo allargamento del cratere fino ad un diametro massimo di oltre 350 m.  Nel periodo 1997-1999, un’intensa attività eruttiva intracraterica causa il progressivo riempimento della Bocca Nuova, che poi culmina in una violenta eruzione ad ottobre-novembre 1999 (Figura 5). Dopo un’ulteriore fase di subsidenza ed approfondimento craterico, dal 2011 la Bocca Nuova torna a produrre attività stromboliana ed effusiva intracraterica, ma di modesta entità. Le forti eruzioni della limitrofa Voragine di Dicembre 2015 e Maggio 2016 scaricano gran parte dei loro prodotti dentro la Bocca Nuova, riempiendola fino all’orlo e occludendone il fondo. Da ottobre 2016, il fondo di questo cratere sprofonda riaprendosi, ed oggi la maggior parte del pennacchio gassoso dell’Etna è prodotto proprio dai gas che emergono dalla Bocca Nuova.

Attività stromboliana alla Bocca Nuova, Etna, Ottobre 1999
Figura 5 – Violenta attività stromboliana al cratere Bocca Nuova ripresa da Ovest, Ottobre 1999. Il fenomeno eruttivo è accompagnato da un copioso trabocco di lava dall’orlo occidentale. Foto di Marco Neri.

Il Cratere di Sud-Est ed il Nuovo Cratere di Sud-Est

Come nei casi precedentemente illustrati, anche il Cratere di Sud-Est inizia la sua attività con la formazione di una piccola bocca che si apre nel corso dell’eruzione del 1971, localizzata sul fianco esterno sud-orientale del Cratere Centrale. Successivamente, tra il 1978 ed il 1979, il Cratere di Sud-Est produce brevi episodi parossistici e modeste effusioni di lava. Questo stile eruttivo prosegue anche nel successivo ventennio, con fontane di lava che formano colonne eruttive alte alcuni chilometri e con l’emissione di colate laviche consistenti (nel 1980, 1985, 1986, 1989, 1998-1999), intervallate da attività stromboliana che persiste per molti mesi (1984, 1996-1998). Dal 2000 in poi aumenta notevolmente la frequenza delle eruzioni (66 fontane di lava ed effusioni laviche fra gennaio ed agosto 2000, 16 fra maggio e luglio 2001, circa 20 nel 2006, 4 nella primavera del 2007), che determinano la rapida crescita dell’apparato eruttivo. Dopo i 4 parossismi di marzo-maggio 2007, l’attività eruttiva si sposta dalla sommità del cono ad una nuova bocca che si apre sul suo basso fianco orientale, che produce tre violenti parossismi fra settembre 2007 e maggio 2008. Dopo una stasi di circa un anno e mezzo, nel gennaio 2011 questa nuova bocca produce un ulteriore fontana di lava, seguita da varie decine di altri episodi stromboliani e parossistici che determinano il rapidissimo accrescimento di un nuovo, imponente cono piroclastico denominato Nuovo Cratere di Sud-Est (Figure 6 e 7). In soli quattro-cinque anni questo nuovo cratere sommitale raggiunge le stesse dimensioni che il “vecchio” Cratere di Sud-Est aveva assunto nei precedenti quaranta anni. Dalla fine del 2013 l’attività del Nuovo Cratere di Sud-Est diviene meno violenta e frequente.

Attività stromboliana del Nuovo Cratere di Sud-Est dell'Etna, ripresa da Zafferana Etnea nel 2013
Figura 6 – Attività eruttiva stromboliana ed effusiva al Nuovo Cratere di Sud-Est, ripresa da Zafferana Etnea. A destra, il campanile della chiesa madre Santa Maria della Provvidenza. Foto di Marco Neri.
Mappa topografica dell'area sommitale dell'Etna, dicembre 2015
Figura 7 – Mappa topografica della zona sommitale dell’Etna aggiornata al Dicembre 2015, recentemente pubblicata su Journal of Maps (Neri et al., 2017; Taylor & Francis Group, doi:10.1080/17445647.2017.1352041) e liberamente scaricabili attraverso il portale internet della stessa rivista.

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