di Francesco Palazzo

foto profilo vulcanico FRANCO PALAZZO

Donald Trump
Donald Trump

Questa mattina ci siamo svegliati e ci siamo trovati Trump 45esimo presidente degli USA. Dopo esserci dati due sonori pizzicotti sulle guance ed esserci abbondantemente immersi il viso nell’acqua fredda, abbiamo realizzato che era successo veramente: gli americani avevano eletto Trump 45° presidente della loro grande nazione e del mondo intero. Perché questa è la principale conseguenza nella zoppicante democrazia mondiale: Trump è il nuovo presidente del mondo.

Quest’uomo da tutti dipinto come un rozzo materialista, che ha avuto cinque figli da tre mogli diverse, di cui l’ultima (che è quella che sarà chiamata “first lady”) è una ex pornostar, appare la reincarnazione di uno degli ultimi imperatori romani, rappresentante di un mondo in piena decadenza. Molestie sessuali, evasione fiscale (anche questo mito americano viene a cadere), uno squalo negli affari…. (mi chiedo come si sentirà Robert De Niro, per ora). Così è stato dipinto il nuovo presidente del mondo.

E allora, che mondo sarà? Mettendo insieme le dichiarazioni rilasciate in corso di campagna elettorale ed il senso del primo discorso tenuto da Trump subito dopo la conferma della vittoria, sembra che gli USA si occuperanno principalmente di politica interna e lasceranno che all’estero se la sbrighino da soli. Gli USA non saranno più il gendarme del mondo (costa troppo!). Ciò significa che, stabiliti gli equilibri con Putin e la Cina e fatto salvo il cordone ombelicale con il Regno Unito, Trump lascerà che l’Europa si gestisca da sola, non curandosi più di intervenire – almeno apparentemente – su questioni scottanti del genere Ucraina, Nagorno-Karabakh, Libia, Turchia, ecc. ecc. Ritengo cha anche Israele dovrà rivedere il suo rapporto con gli USA. Ciò significa che tra i principali interlocutori di Trump non ci sarà l’Europa ma ci saranno i suoi cosiddetti nemici. È forse questa paura che ha spinto il presidente Schulz a manifestare tutta la sua contrarietà sull’esito delle elezioni USA, mettendo perfino in dubbio il rispetto dei diritti umani da parte del nuovo presidente? Dichiarazione che è subito apparsa come inopportuna ma che deve avere una sua ragion d’essere. Vedremo.

Altro discorso va fatto sulle ragioni della sconfitta. Chi ha perso? Innanzitutto Hillary, evidentemente ritenuta troppo compromessa con l’establishment, vera rappresentante del potere; poi, Obama, la cui azione politica condotta con un Congresso di colore avverso è stata furbescamente basata sull’arma del decreto presidenziale. Obama ha avuto il grande merito di portare l’America fuori dalla grande crisi dei mutui sub prime, nella quale l’aveva fatta piombare l’insipienza amministrativa di Bush, ma non è stato capace di far crescere la ricchezza diffusa del paese. Gli americani, votando Trump, hanno mostrato di bocciare l’azione di Obama.

Busto di Caligola, imperatore romano, a Copenaghen
Busto di Caligola, imperatore romano, Copenaghen

Poi, altri sconfitti sono tutti i centri di potere occulto e meno occulto che hanno mostrato di avere la puzza sotto il naso al solo nominare Trump. La presunzione di credersi superiori senza comprendere che le elezioni sono una manifestazione di democrazia e non una sfilata di moda… (ecco qui anche un altro segno di decadenza da basso impero). Altri perdenti di gran nome sono i leader(s) europei che hanno sentito il bisogno di parteggiare, fornendo ciascuno il suo “endorsement” (puah) alla leggiadra Hillary. Il solo leader ungherese Orbàn ha manifestato le sue preferenze per Trump. E l’applauso dei delegati della Duma alla comunicazione della vittoria di Trump la dice lunga.

A questo punto, che fare? Il governo italiano ed il governo europeo (se vogliamo che l’Europa resti una entità di peso) debbono prendere realisticamente atto del nuovo inquilino della Casa Bianca e marcarlo stretto. Incontrarlo, parlargli, consigliarlo (nei dovuti modi, ovviamente), fargli comprendere quanto possa essere importante ed incisiva la sua azione. Perché pur galleggiando in un clima di basso impero, non ci troviamo di certo al cospetto di un Caligola che nominò il suo cavallo senatore a vita.

Francesco Palazzo

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