FONTE: INGVVulcani

Sull’altezza della cima dell’Etna girano tanti numeri diversi: quello più diffuso è “3340 m” (con piccole variazioni, tipo “3343 m”), a volte si citano addirittura “3350 m”. Questi valori sono obsoleti da molto tempo e si riferiscono agli anni 70-80 del secolo scorso, quando il Cratere di Nord-Est era diventato il punto più alto del vulcano. E’ ormai da quasi una trentina di anni che l’altezza dell’Etna è sempre stata inferiore ai 3330 m.

Ripetuti rilevamenti ad alta risoluzione fra il 2004 e il 2007 davano l’orlo sud-occidentale del Cratere di Nord-Est come punto più alto dell’Etna, a quota 3329 m. Poi, dopo diversi crolli ma anche l’attività parossistica alla vicina Voragine di dicembre 2015 e maggio 2016, nell’estate del 2018 nuovi rilevamenti ad alta precisione hanno dato una quota di 3326 m per lo stesso punto, e una quota poco inferiore all’orlo settentrionale del Cratere di Nord-Est. Ulteriori crolli a febbraio 2019 hanno ridotto l’altezza del Cratere di Nord-Est a circa 3320 m, che è infatti l’altezza attuale del vulcano.

Nel frattempo, sempre durante i parossismi della Voragine del 2015-2016, gli orli occidentale ed orientale di questo cratere sono cresciuti in altezza, raggiungendo circa 3315 m di quota. Il Nuovo Cratere di Sud-Est, e in particolare il “cono della sella”, cresciuto fra febbraio ed aprile 2017, si è assestato a 3304 m.

E il conetto centrale, che da quasi 6 mesi sta crescendo all’interno del cratere Voragine? Probabilmente è quasi arrivato; durante i rilevamenti con i droni effettuati da personale INGV-Osservatorio Etneo il 25 febbraio 2020, l’altezza del conetto era circa 3310 m, e dunque circa 10 m sotto la vetta dell’Etna. Da allora, il conetto è cresciuto ulteriormente, e probabilmente gli manca pochissimo, se non è addirittura già arrivato alla quota di 3320 m. Questo lo sapremo appena le condizioni meteorologiche torneranno più favorevoli e permetteranno nuovi rilevamenti con l’ausilio dei droni.

La mappa qui sotto, pubblicata già nel Bollettino Settimanale sull’attività dell’Etna del 3 marzo 2020 (http://www.ct.ingv.it/…/multidis…/BollettinoEtna20200303.pdf), mostra la posizione del conetto centrale e l’area delle sue colate laviche, che stanno progressivamente riempendo il cratere accanto, la Bocca Nuova.

ETNA 28 febbraio

(Gaetano Perricone). Aggiungo qualcosa sull’origine del nome Etna, così come riferito nel dossier di candidatura nella World Heritage List. Il nome Etna potrebbe risalire alla pronuncia del greco antico del toponimo Aitna (Aἴτνα-ας), nome che fu anche attribuito alle città di Catania e Inessa, che deriva dalla parola greca aitho (bruciare) o dalla parola fenicia attano (fornace). L’Etna era conosciuto nell’età romana come Aetna. Gli Arabi si riferivano ad essa come la montagna Jabal al-burkān o Jabal Aṭma Ṣiqilliyya (“vulcano” o “montagna somma della Sicilia”); questo nome fu più tardi mutato in Mons Gibel cioè: la montagna due volte (dal latino mons “monte” e dall’arabo Jebel (جبل) “monte”) proprio per indicarne la sua maestosità. Il termine Mongibello rimase di uso comune praticamente fin quasi ai nostri giorni (ancora oggi qualche anziano chiama l’Etna in questa maniera). Secondo un’altra teoria il nome Mongibello deriva da Mulciber (qui ignem mulcet), uno degli epiteti con cui veniva chiamato, dai latini, il dio Vulcano, che serviva a placare la forza distruttiva dell’Etna. Le popolazioni etnee, per indicare l’Etna, usano a volte il termine gergale ‘a muntagna semplicemente nel suo significato di montagna per antonomasia.Oggi il nome Mongibello indica la parte sommitale dell’Etna; l’area dei due crateri centrali, nonché i crateri sud-est e nord-est.

Gaetano Perricone

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