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di Gaetano Perricone

L’annuncio, che mi ha fatto estremo piacere e che certamente va considerato un’ottima notizia per il turismo del vino, ma anche naturalistico, sul più alto Vulcano attivo dell’Europa continentale, me lo ha dato facebook un paio di giorni fa con questo post dell’amica Valeria Carastro, brillante direttrice delle Strade del Vino dell’Etna:  “La Storica Azienda Gurrida ricomincia a vivere. I vigneti si rigenerano dalle stesse storiche radici di Grenache, i percorsi naturalistici sono adesso accessibili e percorribili a piedi, in bici, a cavallo. Il trenino della Ferrovia Circumetnea si ferma alla fermata “Gurrida“, e si degustano i preziosi prodotti della zona. Il miracolo dell’allagamento del vigneto non si é mai interrotto, e ogni anno continua a regalarci uno spettacolo unico al mondo. Un plauso a Gaetano Cesarò e la sua famiglia per la loro ammirevole opposizione all’abbandono”.

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Sono stato particolarmente contento nel leggere questo post, che mi ha risvegliato splendidi ricordi. Ho amato e amo moltissimo questo luogo (che si trova alla periferia di Randazzo, sul versante nord ovest dell’Etna ed è facilmente accessibili dalla strada statale 120), che personalmente considero di grande bellezza e fascino naturalistico. Quest’area, a quota 835 m., di fatto l’unica zona umida sull’Etna, costituisce un ambiente unico della particolarissima morfologia delle lave e rappresenta  uno spartiacque tra il torrente della Saracena da un lato e il fiume Alcantara dall’altro. Tra questi due un terzo, il Flascio, alimenta con le sue acque il piccolo, bellissimo Lago Gurrida, che si dissecca quasi del tutto durante il periodo estivo. L’ area è occupata anche da vigneti e frutteti. Il vigneto ha caratteristiche assolutamente peculiari: è infatti l’unico esempio di vigneto che per buona parte del periodo invernale risulta completamente sommerso dalle acque di esondazione del fiume Flascio.

Conobbi e mi innamorai di questi luoghi una quindicina di anni fa, quando il Parco dell’Etna vi realizzò un bellissimo sentiero natura “per tutti”, così definito perché anche visitatori con mobilità ridotta erano in grado di percorrerlo. Ciò era possibile grazie ad una passerella in legno che passava sopra la zona allagata e al particolare materiale con cui fu realizzato il percorso, purtroppo vandalizzato negli anni successivi. Ricchissima e straordinariamente interessante la presenza di uccelli, in tutte le stagioni dell’anno, osservabili grazie a un paio di postazioni per il birdwatching anch’esse realizzate allora e poi distrutte.

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Il sentiero nacque all’interno dell’Azienda Gurrida (allora convenzionata con il Parco), un bel complesso rurale con una antica cantina, con un’eccellenza di prodotti tipici caseari locali, dove si produceva anche un vino per me assolutamente straordinario, un rosso da uve di Alicante con un gran bel nome: Victory. Senza scriverlo, per non fare troppa pubblicità, sul libro “La mia Etna” lo descrissi così, con molte emozioni:

“Questo vero e proprio “nettare degli dei” viene prodotto in una zona umida. Il vigneto che ne sta alla base cresce e si sviluppa in condizioni praticamente uniche al mondo: è coperto quasi interamente dall’acqua per buona parte dell’anno e tu, mia cara Etna, incombi rassicurante sopra di lui, creando un effetto scenico unico in qualunque stagione. E’ un meraviglioso spettacolo della natura, questo vigneto: i numerosi teleoperatori che ho accompagnato a visitarlo per riprenderlo all’interno dei loro documentari sul Parco, ne sono rimasti affascinati al limite dello stupore.

Tra l’acqua che lo ricopre e ne aiuta la crescita e le condizioni di fertilità particolare assicurate dal terreno lavico, il nostro vigneto è in grado di produrre un vino dal gusto davvero coinvolgente: un vero e proprio inno a Bacco, una sublime poesia espressa dalla natura, una vittoria dell’uomo, che in questo caso riesce a sfruttare nel migliore dei modi il meraviglioso dono che tu gli offri” (“La mia Etna”, 2004, Giuseppe Maimone Editore, pag. 81-82).

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Da me interpellato su feisbuc sulla rinascita dell’Azienda e del meraviglioso vino, a mio avviso vanto del territorio etneo, Gaetano Cesarò spiega: “Il sentiero in quanto tale è stato ripristinato e riaperto durante lo scorso inverno. Ancora risultano impraticabili le postazioni per il birdwatching e la passerella su palafitte perché vandalizzate nel corso degli anni. Stiamo recuperando la parte storica dei vigneti “centenari” e contiamo quest’anno di poter fare la prima vendemmia dopo tanti anni. L’azienda è aperta per le visite al sentiero e al lago, tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00 durante il periodo primaverile/estivo, salvo prolungamenti serali d in occasione di qualche evento che stiamo programmando prossimamente per il periodo estivo”.

Tornerò presto e con grande piacere in visita all’Azienda Gurrida – magari con il trenino della Ferrovia Circumetnea fermandomi di nuovo alla deliziosa, poetica stazioncina vicina al Lago –  alla quale auguro tutto il meglio e che vi invito a visitare. Ma mi piace molto concludere questo articolo, che ho scritto con piacevolissima nostalgia, con questo interessantissimo richiamo storico del mio amico Luciano Signorello, che del “sentiero per tutti” Gurrida fu appassionato artefice, tratto dal testo del Real Diploma del 1799, con cui Ferdinando Re delle Due Sicilie concesse al famoso ammiraglio della flotta britannica Orazio Nelson lo Stato di Bronte e il territorio di Maniace, con tutti i suoi abitanti, del quale faceva parte anche questo luogo (fonte: http://www.bronteinsieme.it/2st/nelson_donazione.html#Donaz-1) )

Nelson ritratto da Lemuel Abbott
Nelson ritratto da Lemuel Abbott

” … Pertanto, per ricordare il merito, il lustro e la gloria che hanno dato ad un uomo così grande un nome famoso, non solo nel nostro tempo ma anche per i secoli futuri, concediamo in perpetuo al predetto illustre Orazio Nelson, per sé e per i suoi successori, discendenti legittimi della sua 
Questa terra, che dai nostri predecessori era stata donata all’abazia S. Maria di Maniace nell’atto di fondazione e di dotazione del Re di Sicilia (ma rimaneva soggetta al nostro diritto di patronato), con l’atto di aggregazione della suddetta abazia disposto dal re Ferdinando il Cattolico era posseduta dall’Ospedale grande di Palermo (in favore del quale abbiamo già provveduto con una permuta);
ora la doniamo ad Orazio Nelson, come nostra proprietà, sita in questo nostro Regno, nella Sicilia, che si trova al di là del faro e nella valle dei boschi, con tutte le sue pertinenze, con il distretto, con i feudi, i mercati, le fortifi­cazioni, gli uomini soggetti, le rendite delle valli, i censi agrari, le decime, i laudemi, le platee, le provviste, i servizi, le servitù, le gabelle, le case, i possedimenti annessi e pertinenti al suddetto comune o terra e a qualsiasi modo, titolo, nome o causa spettanti e pertinenti “.
Commenta Signorello: “Se Ferdinando la donò a Horatio in quella data e se si fa risalire ad un capo operai dei possedimenti l’avere portato dalle sue terre di origine le viti in questione, l’impianto primario dovrebbe aggirarsi intorno ai primi anni del 1800″.

Gaetano Perricone

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