di Elena Aragona

ELENUCCIA

Sono trascorsi tanti mesi dal terremoto di Amatrice e tutto tace… Tace il popolo mediatico sugli effetti devastanti causati dal terremoto su intere famiglie e sui bambini rimasti orfani.

Infanti e giovanissimi senza figure di riferimento strettamente familiari, quali zii, cugini, nonni, che improvvisamente in una notte, non ritrovano più i profumi delle proprie coperte e delle proprie camerette…i profumi delle domeniche in festa attorno a tavole apparecchiate, tra i compiti da svolgere e le chiacchiere degli adulti…..soli tra animatori, operatori, con strani abiti colorati, in tende o nuove “dimore”……in un mare di macerie ed immersi in odori acri della terra e in una condizione di profonda solitudine e di abbandono.

Se la casa è la sfera della propria intimità, del mondo interiore, la casa dell’Io, della ricchezza dei propri ricordi, vi necessita un tempo per attivare un’elaborazione mentale per colmare la disgregazione, il deserto di un vuoto affettivo. A poco a poco l’operato, senz’altro ammirevole, dei volontari e di altre figure deposte al loro sostegno, accompagna il loro percorso evolutivo nella gestione di crisi ed esperienze traumatiche. Oggi tuttavia mancano le storie di chi è rimasto…. i bambini vivono nel silenzio delle loro case interiori, un silenzio riempito solo da suoni assordanti delle “voci” del terremoto…..ancora!

Chi si occupa di loro? Come affrontano il loro dolore? Quale ritmo ha preso la loro quotidianità? Ogni volta che odono e percepiscono una scossa è un riemergere di ricordi di un male che non lascia speranza e che trascina nell’impotenza del vissuto. Ricostruire le loro case, vuol dire ricostruire se stessi, il loro percorso evolutivo e individuativo, la loro esistenza…

Recuperare una sfera di “normalità” e di abitudini in una terra di zolle e mattoni spezzati, attraverso l’attivazione della propria capacità di resilienza, che aiuta a sentirsi rigenerati e che dà la forza, mediante il contenimento affettivo, per potersi guardare indietro e tessere nuovamente il proprio mosaico interiore, la propria immagine allo specchio, la propria dimensione affettiva.

Commenti recenti