Emilia Neri, Autore a Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/author/emilia/ Il Blog di Gaetano Perricone Sun, 14 Mar 2021 05:29:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.3 Un anno di lockdown: la salute psicologica conta (finalmente) di più https://ilvulcanico.it/un-anno-di-lockdown-la-salute-psicologica-conta-finalmente-di-piu/ Tue, 09 Mar 2021 06:24:03 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=18873 di Emilia Neri * Il 10 marzo 2021, sarà l’anniversario del lockdown generale in Italia. A un anno da questo evento,  possiamo soffermarci a riflettere su cosa è cambiato da un punto di vista psicologico. I dati che emergono dalle ricerche sono molto impegnativi. Secondo una ricerca condotta dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, il […]

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di Emilia Neri *

Il 10 marzo 2021, sarà l’anniversario del lockdown generale in Italia. A un anno da questo evento,  possiamo soffermarci a riflettere su cosa è cambiato da un punto di vista psicologico. I dati che emergono dalle ricerche sono molto impegnativi.

Secondo una ricerca condotta dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, il 18% della popolazione italiana è colpita da depressione e il 40% dall’ansia. Questo aggravamento della salute psicologica delle persone può essere dovuto alla paura per il
Covid, al vivere una vita con molte limitazioni rispetto a prima e, soprattutto, alle incertezze sul futuro, soprattutto da un punto di vista economico.

Inoltre, abbiamo assistito a un aumento dell’utilizzo di psicofarmaci, in particolare ansiolitici e antidepressivi. Questo è anche dovuto alla carenza di supporto psicologico: basti pensare all’assenza di figure come gli psicologi di base. Nella nostra società è ancora troppo radicata l’idea che il problema psicologico sia in realtà un problema esclusivamente cerebrale. Non si tratta di demonizzare i farmaci, ma di superarli come unica o fondamentale risposta offerta ai cittadini. Andare dallo psicologo è ancora un tabù, si pensa che questa figura curi la malattia mentale, mentre il focus del supporto psicologico è la promozione della salute e delle risorse delle persone.

Tempo fa ha fatto notizia la scelta del Belgio di istituire la figura del knuffelcontact, il “compagno di coccole”, o meglio una persona fra le tue conoscenze autorizzata a frequentare casa tua. Per quanto il nome possa fare sorridere, questa è una misura seria, presa per salvaguardare la salute mentale delle persone durante il lockdown e per ovviare al problema della solitudine.

Questi dati, che a un primo impatto possono allarmare, vanno contestualizzati. Per esempio, dobbiamo considerare che le notizie che vengono diffuse maggiormente hanno una valenza negativa, ottenendo l’effetto di alimentare vissuti di ansia e paura. Ancora oggi viene dato troppo poco spazio a quelle notizie che possono ispirare un cambiamento o contribuire a stimolare una riflessione. Inoltre, è vero che queste problematiche sono in aumento, ma è vero anche che vengono attenzionate maggiormente rispetto al passato.

La pandemia e le sue conseguenze non hanno fatto altro che accentuare delle fragilità e delle problematiche che erano già presenti nella maggior parte delle persone. Questa situazione ha contribuito a dare rilevanza alla salute psicologica delle persone e a quanto
il nostro paese sia inadeguato a rispondere a questo bisogno. Ci deve fare ben sperare il fatto che sempre di più si parli dell’importanza della salute psicologica, paragonata ormai a quella fisica, la quale prima veniva vista come prevalente. Sempre più persone riescono a fare “coming out” riguardo il loro malessere psicologico e questo lo dobbiamo proprio al fatto che, piano piano, si sta radicando l’idea che la salute mentale è un diritto dell’individuo.

Per quanto riguarda, invece, più direttamente il tema lockdown, voglio parlare di quelle persone che sono riuscite a sfruttare l’isolamento in modo efficace, mettendo in atto strategie diverse e scoprendo parti di sé che prima trascuravano. Persone che hanno
avuto il coraggio di chiedere aiuto a familiari, amici o professionisti della salute mentale. Persone che hanno deciso di sfruttare il tempo in compagnia di sé stessi per tirare le somme della loro vita in modo da acquisire più consapevolezza. Persone che sono riuscite a dirsi “prima pensavo di vivere bene, pensavo che la mia fosse una bella vita, questo lockdown mi ha costretto a rifletterci e mi sono reso conto che non era così”.

Sono storie di cui i media parlano poco, che avvengono in punta di piedi, ma esistono, accadono, e io stessa ho avuto la fortuna di sentirne alcune.

Questo articolo non vuole sminuire le difficoltà che porta la situazione che stiamo vivendo, ma vuole fornire una prospettiva diversa rispetto a quella che sentiamo ogni giorno in televisione o che leggiamo sui giornali (altrimenti, tanto valeva non scriverlo
neanche, no?). Affrontare il proprio malessere non è facile, ma una volta che si ha consapevolezza si può scegliere di cambiare cosa ci fa stare male nella nostra vita e cercare di individuare strategie più funzionali per migliorare il nostro benessere e, di conseguenza, anche quello delle persone che abbiamo intorno e che per noi sono importanti.

*psicologa, psicoterapeuta in formazione

Con il titolo e all’interno dell’articolo: foto di Cottonbro da Pexels

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Coronavirus, il contagio della paura. “Riscoprite voi stessi e le passioni che avete perso” https://ilvulcanico.it/coronavirus-il-contagio-della-paura-riscoprite-voi-stessi-e-le-passioni-che-avete-perso/ Mon, 30 Mar 2020 06:30:56 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=16286 di Emilia Neri Mi chiamo Emilia Neri e faccio parte di quel gruppo di giovani che sono andati a studiare al Nord Italia. Mi trovo a Padova da due anni e mezzo, mi sono trasferita qui per la magistrale di Psicologia. Dopo aver conseguito la laurea lo scorso ottobre 2019, sono rimasta in questa città […]

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di Emilia Neri

2 EMILIA NERI

Mi chiamo Emilia Neri e faccio parte di quel gruppo di giovani che sono andati a studiare al Nord Italia. Mi trovo a Padova da due anni e mezzo, mi sono trasferita qui per la magistrale di Psicologia. Dopo aver conseguito la laurea lo scorso ottobre 2019, sono rimasta in questa città per portare a termine il tirocinio professionalizzante e abilitante per l’Esame di Stato. Il mio tirocinio si svolge tra Padova e Verona e il mio unico mezzo di trasporto è il treno.

Quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, i tirocini non sono stati sospesi, ma ho considerato opportuno ridurre la frequenza con cui prendevo il treno per recarmi a Verona, per diminuire la possibilità di contagio. Poi è trapelata la decisione di chiudere Veneto e Lombardia. Poi di dichiarare tutta Italia zona rossa, dopo che numerose persone hanno preso qualsiasi mezzo per tornare al Sud Italia.

Ammetto di averlo pensato anche io: “forse dovrei tornare a casa”. Alla fine ho scelto di rimanere qui, in Veneto, di non spostarmi. Ho la fortuna di essere stata accolta nella casa del mio fidanzato, originario di Mestre, vicino Venezia, così da non rimanere da sola in caso di bisogno. Ma non è stata questa la discriminante che mi ha fatto dire “Mamma, non torno giù.”. La discriminante, per me, è stata la responsabilità che ho sentito sulle mie spalle: avrei potuto contribuire a diffondere il virus, avrei potuto mettere a rischio i miei cari. Un pensiero particolare va a mia nonna che ha 94 anni e abita vicino casa mia. Per tornare in Sicilia avrei dovuto fare un’ora di autobus per raggiungere l’aereoporto, poi mi avrebbe aspettato un volo di 1h e 45 minuti. Il rischio di contrarre il virus, se non lo avessi avuto già, era altissimo. E allora no, non ho voluto rischiare.

Le persone che hanno deciso di tornare sono probabilmente state spinte dall’istinto di conservazione presente in tutti noi: quando ci sentiamo in pericolo, quando abbiamo paura di qualcosa che non possiamo controllare, tendiamo tutti a cercare un luogo sicuro, familiare, a cercare l’affetto delle persone a noi care. Le persone che hanno deciso di tornare sono state contagiate dalla paura.

3 EMILIA NERI

La professione che ho scelto, quella di psicologa, mi richiama più che mai a riflettere su questi temi. Purtroppo, non avendo ancora conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione, non posso partecipare alle iniziative che tanti miei colleghi stanno mettendo in atto, come quella delle chiamate gratuite per offrire sostegno psicologico a chi ne ha bisogno. Invito tutti a usufruire di questo servizio a costo zero, perché la salute non è solo fisica, ma anche mentale.

In questo periodo di reclusione obbligata, dobbiamo attenerci scrupolosamente alle linee guida che ci hanno fornito, dobbiamo restare a casa. Anche io provo un senso di frustrazione derivato dal fatto di non poter dare una mano concreta, non poter proteggere i miei cari in modo attivo e non sapere quando questa emergenza avrà fine. E l’ignoto, l’incertezza, è una delle cose che fanno più paura, la stessa paura che non permette di ragionare lucidamente.

Questo turbinio emozionale, unito alle informazioni, non sempre affidabili, che arrivano continuamente dalla televisione e dai social, possono instaurare un circolo vizioso di pensieri negativi, catastrofisti, che portano a provare un’ansia costante.

EMILIA 5

I consigli su come affrontare questa situazione, oltre che riferirsi ai numeri telefonici di supporto psicologico come citato poco sopra, riguardano il guardare la televisione solo a orari prestabiliti una o due volte al giorno massimo. Questo perché, come evidenziato da alcune ricerche, il nostro cervello è predisposto a dare maggior attenzione e a memorizzare più facilmente le informazione negative o dannose, perché, ai fini della nostra sopravvivenza, è più vantaggioso ricordare un pericolo.

Dobbiamo anche imparare a riscrivere le nostre abitudini e, per fortuna, ai nostri giorni abbiamo internet, uno strumento pieno di risorse che va al di là dei semplici social. Su internet si possono fare ricerche di tutti i tipi, andare da una parte all’altra del globo rimanendo fermi e scoprire curiosità interessanti sul mondo in cui viviamo. Non solo, possiamo utilizzare vari programmi, come Skype, per mantenerci in contatto con gli altri e sostenere anche una terapia psicologica. Possiamo sfruttare il tempo a disposizione in modo nuovo: leggere i libri che accumuliamo nell’angolo ma a cui non abbiamo mai tempo di dedicarci, riprendere in mano la chitarra riposta a prendere polvere in soffitta, iniziare un nuovo hobby, come il disegno o la pittura.

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Riscoprite voi stessi e le passioni che avete perso e che non avete potuto coltivare per mancanza di tempo. Se non potete visitare l’esterno, esplorate l’interno.

Quello che ci chiede la situazione attuale è un cambiamento e, come per tutte le cose, ha dei lati positivi o negativi. Siete voi a far pendere l’ago della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra. Siate consapevoli e protagonisti delle vostre scelte.

 

Con il titolo: un parco di Padova

 

 

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