Giuseppe Riggio, Autore a Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/author/riggio/ Il Blog di Gaetano Perricone Tue, 18 Feb 2025 19:15:19 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 Etna: un piano per la fruizione degli eventi eruttivi, anziché il caos per niente calmo dei divieti https://ilvulcanico.it/etna-un-piano-per-la-fruizione-dei-divieti-eruttivi-anziche-il-caos-per-niente-calmo-dei-divieti/ Tue, 18 Feb 2025 12:01:20 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25413 LETTERA APERTA ALLE AUTORITA’ ETNEE  di Giuseppe Riggio Sull’Etna ritorna il solito caos. Un ingorgo di auto, persone e informazioni che genera, ancora una volta, un’immagine confusa e contraddittoria della terra straordinaria in cui ci troviamo ad abitare. Gli attori sul palcoscenico si muovono in maniera disordinata, recitano tutti insieme senza badare a ruoli e […]

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LETTERA APERTA ALLE AUTORITA’ ETNEE 

di Giuseppe Riggio

Sull’Etna ritorna il solito caos. Un ingorgo di auto, persone e informazioni che genera, ancora una volta, un’immagine confusa e contraddittoria della terra straordinaria in cui ci troviamo ad abitare. Gli attori sul palcoscenico si muovono in maniera disordinata, recitano tutti insieme senza badare a ruoli e tempi di entrata in scena. Sullo sfondo ‘a Muntagna fa il suo solito mestiere, antichissimo e in questo caso neanche particolarmente sorprendente, dando vita a una spettacolare colata iniziata l’8 febbraio alla base della bocca Nuova. L’afflusso di questi giorni conferma che gli abitanti delle pendici etnee restano, per fortuna, ancora una volta incantati di fronte alle manifestazioni che avvengono dietro alle loro case e sulle loro teste. Non è una novità: quando possibile gli etnei accorrono in massa laddove il vulcano regala spettacolo, perché “vedere la lava” resta comunque un evento che segna la memoria, che si tramanda ai figli (quando ci sono) o si condivide comunque con amici vicini e lontani. È un rito identitario prezioso, che va tutelato anche quando esercitato in onore dei selfie. Anche quando viene vissuto in maniera spontanea e improvvisata.

Lo sanno tutti che, se l’Etna si manifesta, abitanti e turisti hanno voglia di andarci, di assistere a uno spettacolo che colpisce direttamente la nostra sfera emotiva. Anche perché si tratta in fondo dell’unico corrispettivo positivo, rispetto ai danni arrecati dalle cadute della cenere, dall’aeroporto che opera a singhiozzo.

Fuoco e neve. Magnifico scatto di Itala Calabrese (Ita Ca)

Chi dovrebbe governare territorio e fenomeni si svela invece puntualmente impreparato in occasione di ogni ricorrente eruzione. Come se in occasione di un derby calcistico fosse strano veder accorrere decine di migliaia di spettatori. Come se i primi giorni di agosto di ogni anno non fossero quelli del “bollino rosso” sulle autostrade. Invece gli uomini che rappresentano le cosiddette autorità civili sembra che scoprano per la prima volta l’esistenza stessa dell’Etna, delle sue ricorrenti attività. Si sorprendono, vengono a sapere che i cosiddetti “curiosi” si assiepano nei pressi del flusso lavico (come se non fosse sempre successo) e infine dispongono divieti perentori e lanciano l’allarme. Mai nessuno che abbia pensato per tempo a predisporre uno straccio di piano di fruizione, anziché di divieto. I vari sindaci hanno imposto restrizioni a raffica in questi giorni. Si sono sbizzarriti nel porre limiti: vietato avvicinarsi a più di 500 metri dalla colata, ha scritto il sindaco di Biancavilla. Altri hanno stabilito genericamente che non si può salire e basta, oppure hanno introdotto l’immancabile obbligo di accompagnamento coatto con guida.

Ma perché tutto questo?  Il pericolo certamente esiste, ma non viene spiegato nei modi adeguati. Si utilizza il criterio della massima prudenza: scriviamo 500 metri, che è evidentemente esagerato, ma almeno nessuno potrà dire- se succede qualcosa- che è colpa del sindaco. Tanto poi è difficile, se non impossibile controllare il territorio. Nei giorni scorsi è arrivato anche l’attivo capo della protezione civile regionale, Salvo Cocina: giustamente ha scritto su Facebook che in realtà non si tratta di un evento di cui la sua struttura dovrebbe occuparsi, visto che di sua competenza sono disastri e vere emergenze. La colata sulla neve, così telegenica, dovrebbe essere roba da Parco dell’Etna, che per legge dovrebbe occuparsi di fruizione dell’area protetta. Peccato che per la Regione la “governance” dei Parchi non sembra sia al momento una priorità.

L’eruzione in corso, splendida immagine notturna di Giovinsky Aetnensis

Il dottor Cocina si è anche fatto intervistare con alle spalle la colata, che a me è parso un modo per dire “vedete che in fondo qui è bellissimo e neanche tanto pericoloso”. Un po’ come la sindaca di Parigi che si è fatta il bagno nella Senna durante le Olimpiadi o il presidente dell’agenzia turistica della riviera romagnola che bevve il famoso bicchiere d’acqua alla mucillagine. Nel frattempo, occorre ovviamente ricordare a quelli che vanno a rendere omaggio alla Montagna-Vulcano, che le esplosioni freatiche, generate dal contatto tra lava e accumuli di acqua, possono costituire un pericolo gravissimo. L’ultimo episodio avvenne nel 2017, con una troupe della BBC che finì in ospedale insieme ad altre persone che assistevano all’evento e con l’operatore che lasciò la camera accesa mentre avveniva l’esplosione. Occorre quindi grande prudenza e misura ed è bene rivolgersi alle guide se non si conoscono i luoghi. Così come sarebbe opportuno che la Regione pensasse finalmente di chiedere le spese del soccorso, così come fanno in tante altre parti d’Italia, per chi si avventura senza nessun criterio e poi si attacca al telefonino per chiedere aiuto. Sarebbe un modo concreto per invitare a essere più misurati, evitando anche qualche rischio inutile ai preziosi volontari del Soccorso alpino.

Un piano di fruizione degli eventi eruttivi, organizzato per tempo, allevierebbe molti dei problemi che si stanno evidenziando in questi giorni. Siamo arrivati persino all’accostamento mediatico, francamente inaccettabile, tra Etna e Roccaraso, tra rito del “vedere la lava” e assalto domenicale ai campi innevati.

Accompagnare, consigliare, guidare anziché vietare. Offrire l’opportunità di tornare a casa con un ricordo bellissimo e indelebile, anziché con la memoria di un caos per niente calmo.

Con il titolo: foto di Giovinsky Aetnensis

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Campi Flegrei, Islanda, il lavoro delle guide e tanto altro. Dal 21 al 23 giugno ritorna a Trecastagni il “Festival Vulcani” https://ilvulcanico.it/campi-flegrei-islanda-il-lavoro-delle-guide-e-tanto-altro-dal-21-al-23-giugno-ritorna-a-trecastagni-il-festival-vulcani/ Mon, 17 Jun 2024 06:03:42 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=24973 di Giuseppe Riggio*  Tre serate completamente dedicate al mondo affascinante e inquietante dei vulcani della Terra. Abbiamo avviato il progetto l’anno passato, dopo esserci convinti che crateri, colate e le vite degli uomini collegati a questi ambienti fuori dal comune meritassero una manifestazione a loro completamente dedicata. E ovviamente non c’è posto migliore, in Italia […]

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di Giuseppe Riggio* 

Tre serate completamente dedicate al mondo affascinante e inquietante dei vulcani della Terra. Abbiamo avviato il progetto l’anno passato, dopo esserci convinti che crateri, colate e le vite degli uomini collegati a questi ambienti fuori dal comune meritassero una manifestazione a loro completamente dedicata. E ovviamente non c’è posto migliore, in Italia e in Europa, dell’Etna per trattare questi argomenti.

Il programma del Festival Vulcani 2024

Ecco perché abbiamo deciso, con la Fondazione Trecastagni patrimonio dell’Etna, presieduta da Giovanni Barbagallo, di scommettere sul progetto “Festival Vulcani”, che si svolgerà per il secondo anno nel centro storico di Trecastagni, dal 21 al 23 giugno. I territori vulcanici sono l’oggetto esclusivo della manifestazione, ma non solo per quanto riguarda gli aspetti strettamente vulcanologici (che pure saranno presenti con la garanzia del patrocinio conferito dall’INGV e la presenza di docenti dell’Università di Catania), ma anche in riferimento al variegato mondo delle attività che si svolgono in territori apparentemente ostili.

È noto che nel Medioevo i vulcani erano considerate le porte d’ingresso agli Inferi e che da Empedocle in poi migliaia di studiosi in tutto il mondo hanno continuato a interrogarsi su quanto avviene nelle profondità della Terra. Ancora oggi, al tempo dell’intelligenza artificiale, un tema di grande attualità resta la prevedibilità delle attività vulcanica. Ne parleremo, sabato 22 giugno, al Festival con un ospite d’eccezione, Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV che in questi mesi viene continuamente interrogato proprio sulla possibilità di indovinare per tempo possibili risvegli dei temuti, e sempre più tellurici Campi Flegrei.

Ma anche sull’Etna, dove il vulcano attraversa una fase di relativa calma, rispetto agli spettacolari parossismi degli anni scorsi, non mancano certo temi “caldi” su cui interrogarsi, a partire dai cambiamenti significativi che stanno avvenendo nella professione di guida. Una nuova, nutritissima schiera di giovani sta entrando in questa professione che un tempo forniva ai suoi pochi praticanti fama internazionale e che oggi rischia invece di portare sull’Etna masse di turisti desiderosi di provare nuove adrenaliniche “esperienze”. Abbiamo chiesto a Giuseppe Distefano, che è bravissimo e acuto video maker, di fornirci un suo contributo su questo delicato tema, e porremo questo suo mini-documentario inedito al centro della serata di venerdì 21.

Ma la comunità internazionale che segue le turbolenze dei vulcani del nostro pianeta è attratta da mesi anche dalla sequenza delle eruzioni in Islanda. Una cittadina è stata recentemente parzialmente raggiunta dalle colate e una lunga fenditura si è più volte riattivata a pochi chilometri dalla famosa Laguna Blu, facendo temere che si possa dare il via a un ciclo lunghissimo di attività, così come già avvenuto nei secoli passati. Anche di questo parleremo al Festival Vulcani Etna 2024 grazie a Marco Di Marco, giornalista e guida catanese che da anni risiede a Reykjavik e che ci manderà un video appositamente realizzato. E c’è molto altro ancora nel contenitore del Festival, che da quest’anno guarda anche all’enologia con un seminario dedicato alle terre vulcaniche e degustazioni comparate fra Etna e Campi Flegrei curato da ONAV e Tenute Nicosia, ma anche al modo in cui il cinema ha raccontato i vulcani siciliani.

*Direttore Festival Vulcani Etna

Con il titolo e nell’articolo, immagini dalla prima edizione del Festival Vulcani lo scorso anno

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Nasce a Trecastagni il Festival Vulcani-Etna, dedicato ai camini della Terra. Dal 23 al 25 giugno tre giorni pieni di appuntamenti https://ilvulcanico.it/nasce-a-trecastagni-il-festival-vulcani-etna-dedicato-ai-camini-della-terra-dal-23-al-25-giugno-tre-giorni-pieni-di-appuntamenti/ Sun, 18 Jun 2023 05:27:20 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23563 di Giuseppe Riggio* I vulcani dimostrano che il pianeta è vivo anche nelle sue profondità. Gli antichi li chiamavano camini della Terra e in qualche modo è confortante pensare che grazie ai crateri possiamo provare a indovinare cosa succede nelle viscere di un enorme globo frequentato da otto miliardi di esseri umani. Il Festival Vulcani […]

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di Giuseppe Riggio*

I vulcani dimostrano che il pianeta è vivo anche nelle sue profondità. Gli antichi li chiamavano camini della Terra e in qualche modo è confortante pensare che grazie ai crateri possiamo provare a indovinare cosa succede nelle viscere di un enorme globo frequentato da otto miliardi di esseri umani.

Il Festival Vulcani – Etna nasce per raccontare questo pezzo di mondo dove avvengono fenomeni fuori dal comune, che da sempre catturano l’attenzione di abitanti e visitatori. Su mandato della Fondazione Trecastagni patrimonio dell’Etna, presieduta da Giovanni Barbagallo, ho concepito una manifestazione che intendiamo far diventare un appuntamento annuale, rivolto a chi ama e studia crateri e colate.

Ogni volta avremo un tema differente. L’edizione 2023, la prima, non poteva che avere come sotto-titolo, appunto, Terre Vive, perché intorno ai vulcani il suolo si rinnova continuamente e nulla resta mai uguale a se stesso. Dal 23 al 25 giugno avremo a Trecastagni ricercatori, video-maker, artisti, attori che ci aiuteranno a capire e conoscere un mondo fantastico, eppure assolutamente reale.

La foto di Silvana Licciardello

Il capo della sorveglianza vulcanica delle Isole Canarie, Luca D’Auria, che è un italiano, verrà apposta per presentarci la terribile eruzione avvenuta nel 2021 sull’isola di La Palma. Così come ci occuperemo di una eruzione etnea, quella del 1971, che è stata l’ultima frequentata dal popolo che vive alle pendici della Muntagna. Dopo sono iniziati i divieti per motivi di sicurezza, diventati sempre più numerosi e sostanzialmente perenni.

Il programma del Festival

Tutta la manifestazione non è rivolta agli “addetti ai lavori”, ma intende divulgare le conoscenze e rendere tangibili le ispirazione che tante volte i vulcani hanno saputo trasmettere agli artisti. Nel corso delle tre giornate sarà possibile visitare anche delle mostre dedicate ai territori vulcanici di tutto il mondo, contraddistinti da caratteristiche comuni, ma anche da inimmaginabili diversità, che l’occhio attento dei foto-amatori dell’ACAF Catania ha saputo cogliere e riportare su delle splendide stampe. Ci saranno anche i video di Giuseppe Distefano, il professionista che con le sue immagini racconta l’Etna al mondo attraverso le grandi agenzie giornalistiche internazionali. E ancora vulcanologi conosciutissimi come Stefano Branca,Boris Behncke, Marco Viccaro, Carmelo Ferlito, Salvo Caffo capaci di testimoniare la vivacità della ricerca scientifica che si effettua alle falde dell’Etna. Insomma abbiamo cercato di offrire serate intense a chi parteciperà, offrendo molti buoni motivi per sentirci orgogliosi dell’essere “etnei” e quindi residenti in un territorio vulcanico. Uno di quei posti nei quali le energie interne della Terra si sprigionano creando un ambiente di straordinario bellezza e in fondo anche, solitamente, accogliente per gli esseri umani che scelgono di abitarvi.

Durante il Festival Vulcani 2023 uno spazio speciale verrà dedicato a Santo Scalia, solido cultore delle cronache vulcaniche e firma seguitissima del blog Il Vulcanico. Sabato 24 giugno alle 19,15, sul palco di Largo dei Bianchi a Trecastagni, il giornalista Gaetano Perricone condurrà una chiacchierata con Santo Scalia, per farci scoprire cosa c’è dietro le centinaia di articoli che il bravo divulgatore ha pubblicato sul web in questi ultimi anni.

* Direttore Festival Vulcani

(Gaetano Perricone). Aggiungo soltanto i complimenti di cuore a Giuseppe Riggio, giornalista, scrittore, narratore dell’Etna di grande passione, esperienza e bravura, penna prestigiosa di questo blog, soprattutto vecchio e caro amico, per questa importante, suggestiva, preziosa iniziativa a Trecastagni, alla quale auguro tanto successo e lunga vita. E lo ringrazio molto per lo spazio che generosamente ha deciso di dedicare all’interno del programma al Vulcanico, al formidabile Santo Scalia e al sottoscritto

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Ma quante nuove Guide al Centro Emozioni Vulcaniche … https://ilvulcanico.it/ma-quante-nuove-guide-al-centro-emozioni-vulcaniche/ Mon, 11 Jul 2022 05:01:54 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=21955 di Giuseppe Riggio Addio Vincenzino “custode dell’osservatorio”, Turi detto “marteddu”, Carmelo il pioniere, Antonio il coraggioso. Abbiamo scritto di voi. Ben prima siete stati ricordati dai grandi viaggiatori del passato. Patrick Brydone nel 1770 si affidò ciecamente al “Ciclope”, la guida dell’Etna che lo condusse – così racconta lo scozzese- per “luoghi mai calcati da […]

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di Giuseppe Riggio

Addio Vincenzino “custode dell’osservatorio”, Turi detto “marteddu”, Carmelo il pioniere, Antonio il coraggioso. Abbiamo scritto di voi. Ben prima siete stati ricordati dai grandi viaggiatori del passato. Patrick Brydone nel 1770 si affidò ciecamente al “Ciclope”, la guida dell’Etna che lo condusse – così racconta lo scozzese- per “luoghi mai calcati da piede umano”.

Per decenni, durante il Novecento, i professionisti etnei del turismo in montagna sono stati considerati anche gli affidabili osservatori dei fenomeni vulcanici, testimoni oculari che gli scienziati interpellavano rigorosamente prima di ogni sopralluogo. Da domani il mondo delle visite guidate sui vulcani siciliani cambierà molto. Racconteremo altre storie, probabilmente molto diverse da quelle del passato.

La guida Biagio Motta detto il Ciclope

La rivoluzione sta avvenendo sotto traccia, ma presto diventerà realtà. In pratica il Collegio regionale delle guide alpine e vulcanologiche è stato commissariato dall’Assessorato regionale al turismo e un professionista incaricato dalla Regione ha indetto una nuova selezione per 80 posti di Guida Vulcanologica. Considerato che l’intero Collegio attualmente conta 65 membri significa che entro due anni l’offerta di accompagnamento sarà più che raddoppiata tra Etna e Stromboli. Centoquarantacinque guide saranno quindi stabilmente disponibili, con la possibilità per ciascuna di loro di condurre gruppi da 20 turisti e quindi potenzialmente ogni mattina potrebbe mettersi in marcia un popolo composto da 2900 persone, desideroso di osservare da vicino l’attività dei vulcani attivi siciliani.

In pratica ovviamente non sarà così, ma suscita pensieri angoscianti, a chi ama i nostri coni fumanti, l’idea stessa che l’offerta di visite guidate possa raggiungere livelli di questo tipo. Cosa ne resterà dell’approccio individuale, personale, intimo a un ambiente che da sempre ha ispirato pensieri altissimi ed emozioni indimenticabili? Ma anche il ruolo stesso delle guide dell’Etna, con la loro storia pluri-secolare considerato che risultavano già organizzate nel 1880, ma attive – come abbiamo visto- anche nel diciottesimo secolo, quanto verrà stravolta da questa iniziativa dell’assessore regionale, Manlio Messina?

Da parte sua l’Assessore ha ovviamente spiegato le sue ragioni: la domanda turistica esiste ed è in aumento, perché non offrire posti di lavoro? Il ragionamento da un certo punto di vista non fa una grinza. Quello che non convince sono i numeri messi in campo, non la volontà assessoriale di offrire opportunità di lavoro. Immettere 80 nuovi operatori in soli due anni significherà un inevitabile congestionamento della fruizione su spazi che, ricordiamolo, sono molto limitati e governati da ordinanze dei vari sindaci che ne penalizzano ancora di più la fruizione.

La guida Antonio Nicoloso fotografato da Santo Scalia nel 2002

Di fatto la “riserva di caccia” attualmente garantita alle guide dalle discusse ordinanze sindacali si ferma a 2900 metri sul Mongibello e a circa 400 metri sul “faro del Tirreno”. Si tratta oltretutto di accompagnamento imposto dai sindaci e non scelto dagli escursionisti, come invece avviene su tutte le altre montagne italiane, anche quelle ben più impegnative e pericolose. Basti pensare a tutti i sentieri esposti e difficili esistenti sulle Alpi, oppure alla questione appena tragicamente emersa sulla Marmolada del crollo dei ghiacciai. Inoltre per i vulcani siciliani occorre considerare che si tratta di ambiti geograficamente molto limitati.

L’offerta che l’Assessorato regionale al turismo intende potenziare è infatti quella tipicamente rivolta alla fruizione dei crateri attivi siciliani, che esercitano una forza di attrazione magnetica, ma che di fatto sono vietati quasi stabilmente, perché nessuna autorità vuole ormai rischiare di prendersi una denuncia in caso di incidenti. I sindaci sostanzialmente preferiscono proibire a tutti (sulla carta), piuttosto che ritrovarsi facilmente in tribunale. Una parte delle guide etnee ha avanzato anche un ricorso al Tar per cercare di opporsi allo stravolgimento quantitativo del loro ambito lavorativo.

Facile bollare questo tipo di iniziative come una difesa da parte di chi già opera e guadagna contro i nuovi potenziali concorrenti. In realtà, come abbiamo visto, ci sono invece aspetti di non poco conto che coinvolgono il rapporto stesso del “popolo dei montanari” e degli appassionati con gli amati vulcani siciliani. La modalità in cui avverrà la fruizione di luoghi speciali quali sono l’Etna e lo Stromboli riguarda non solo i professionisti e i loro accompagnati. Ridurre i vulcani attivi a una sorta di angusto centro commerciale in cui affollarsi per osservare da lontano la presenza di una “star” dello spettacolo, non farà bene alla reputazione e al rispetto che è dovuto a territori di eccezionale bellezza e valore naturalistico. Così come la professione di guida non può essere a tal punto inflazionata, da ridursi a quella di esperto del grande centro commerciale in cui provare a vendere boccette contenenti brividi vulcanici.

Probabilmente basterebbe ridurre i posti da mettere a concorso a un numero ragionevolmente compatibile con i 65 professionisti già in attività per far valutare in maniera diversa tutta l’iniziativa assessoriale. Lasciando così oltretutto ulteriori spazi per assicurare nei prossimi anni il necessario ricambio generazionale. E nel frattempo mettere mano seriamente al dossier “fruizione vulcani attivi”, che resta una anomalia tutta siciliana, ridondante di divieti e proibizioni, mentre i veri pericoli si corrono su cime che sono ben lontane dalla nostra magnifica isola, ma dove -giustamente- gli stessi soccorritori sottolineano che il “rischio zero in montagna non esiste”.

Con il titolo: l’Etna e lo Stromboli (dal web) 

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Musica e parole. Un suggestivo Concerto per l’Etna l’1 e 2 agosto al Teatro Odeon di Taormina https://ilvulcanico.it/musica-e-parole-un-suggestivo-concerto-per-letna-l1-e-2-agosto-al-teatro-odeon-di-taormina/ Thu, 29 Jul 2021 17:14:42 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=19933 di Giuseppe Riggio  Il Concerto per l’Etna programmato da TaoArte al Teatro Odeon di Taormina, domenica 1 agosto e lunedi 2 agosto, è stato pensato per offrire un tributo al grande vulcano, così presente nella vita dei suoi abitanti proprio in questi mesi. Ma con la consapevolezza che qualsiasi lettura dell’Etna, femmina e muntagna o maschio […]

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di Giuseppe Riggio 

Il Concerto per l’Etna programmato da TaoArte al Teatro Odeon di Taormina, domenica 1 agosto e lunedi 2 agosto, è stato pensato per offrire un tributo al grande vulcano, così presente nella vita dei suoi abitanti proprio in questi mesi. Ma con la consapevolezza che qualsiasi lettura dell’Etna, femmina e muntagna o maschio e vulcano che sia, inevitabilmente risulta approssimata rispetto alla enorme ricchezza di un giacimento naturalistico e antropologico che non si finisce mai di esplorare.

E quindi meglio fermarsi al titolo stesso dello spettacolo che intende proporre un evento “per”: l’omaggio a una presenza che per quelli che vi abitano non può mai essere ridotta a, seppur imponente, fenomeno naturale. Anzi la personificazione di Idda (e così scrivendo abbiamo in qualche modo compiuto una scelta di genere) è fatto condiviso e accettato dal popolo etneo.

Il Teatro Romano Odeon a Taormina

Le musiche appositamente composte per lo spettacolo da Luciano Troja, musicista messinese con tanti album alle spalle, costituiscono la prima sfida che TaoArte ha messo in piedi programmando lo spettacolo. “Ho cercato di dare un suono al ritmo interno del vulcano utilizzando lo strumento del pianoforte – spiega l’autore delle musiche – mentre il fagotto e alcuni effetti di percussioni cercheranno di rendere il senso dei colori e delle melodie che le stagioni spalmano sull’Etna”.

Toccherà invece alla voce recitante di Giampiero Cicciò dare vita al variegato campionario di testi (da me selezionato) che spazia da Verga con la sua Capinera ubriaca di bellezza a Monte Ilice, sino alla poesia in dialetto di Salvo Drago che gioca e si diverte intorno al rapporto di amore-odio che scatena l’Etna quando sparge sabbia e lapilli su tutti i versanti. Ci sarà alla fine anche un citazione dal mio L’Etna che vorrei, quale testimonianza della complessità del rapporto che ogni innamorato del vulcano mantiene con una creatura sostanzialmente imprevedibile. Contribuiranno allo spettacolo anche gli interventi di Sonia Barbadoro che introdurrà ogni nuovo tassello del mosaico-spettacolo.

Giovanni Tomarchio

Seguendo questo schema prenderà forma il Concerto per l’Etna programmato per due sere consecutive all’Odeon Romano di Taormina, piccolo ma prezioso spazio scenico recuperato da Taormina Arte proprio nel cuore della città. E il finale dello spettacolo sarà affidato alle immagini di Giovanni Tomarchio, per decenni foto-giornalista della RAI, questa volta accompagnate dal vivo dalle musiche originali di Luciano Troja al pianoforte e Antonino Cicero al fagotto.

Per acquistare i biglietti: http://www.ctbox.it/C27/4079/Content.aspx/Eventi/Rassegne/Fondazione_Taormina_Arte_Sicilia-Estate_2021

Con il titolo: le prove all’Odeon Romano di Taormina

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“La mia Etna”: una nuova “elegia d’amore” 17 anni dopo. Intervista all’autore https://ilvulcanico.it/la-mia-etna-una-nuova-elegia-damore-17-anni-dopo/ Thu, 13 May 2021 05:08:48 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=19270 di Giuseppe Riggio  Un mini libro per aggiornare l’opera stampata diciassette anni fa. Questa l’originale decisione assunta da Gaetano Perricone, che di questo blog è l’infaticabile ispiratore, nel momento in cui è tornato a scrivere di Etna. Anzi della “sua” Etna, perchè questo era il senso e la motivazione del volume uscito nel 2004: raccontare […]

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di Giuseppe Riggio 

Giuseppe Riggio con Gaetano Perricone

Un mini libro per aggiornare l’opera stampata diciassette anni fa. Questa l’originale decisione assunta da Gaetano Perricone, che di questo blog è l’infaticabile ispiratore, nel momento in cui è tornato a scrivere di Etna. Anzi della “sua” Etna, perchè questo era il senso e la motivazione del volume uscito nel 2004: raccontare la scoperta, in età anagraficamente e professionalmente matura, del vulcano e l’inizio di quella che si può definire la sua seconda vita.

La svolta avvenne infatti nel gennaio del 1998 quando Perricone, dopo lunghi anni in prima linea nella redazione palermitana del giornale L’Ora, diventò responsabile dell’ufficio stampa del Parco dell’Etna. Non un posto qualunque dunque, nel quale si trovò a dover raccontare agli altri la bellezza e l’originalità di una terra che fino a qualche giorno prima non era la sua. L’operazione, dal punto di vista umano e culturale, gli riuscì talmente bene da ritrovarsi a scrivere, qualche anno dopo, un libro che gli venne spontaneo definire “una elegia d’amore”. Una sorta di dichiarazione di incondizionata appartenenza sentimentale al vulcano, che nel frattempo si è anche trasformata in scelta di vita e di radicamento etneo.

Ispirato dalle recenti attività pirotecniche che hanno reso l’Etna ancora una volta protagonista del web, Gaetano Perricone ha deciso di aggiungere un nuovo capitolo a quella ormai lontana “La mia Etna” del 2004 e lo ha fatto mandando in libreria un mini-libro (La mia Etna. Diciassette anni dopo. Patrimonio dell’Umanità, pagine 22, euro 6, Giuseppe Maimone Editore) che può essere acquistato anche in abbinamento con l’opera originaria al prezzo speciale di 12 euro. In questo nuovo scritto Perricone sente il bisogno – quasi fosse un instant book- di dare conto delle sensazioni percepite durante le spettacolari attività vulcaniche avvenute negli scorsi mesi. Quando l’Etna creava quasi giornalmente enormi fontane di lava e gigantesche emissioni di cenere, ma senza che vi fossero praticamente presenze turistiche alle sue pendici a causa della pandemia. Con le guide che salivano in solitudine ad ammirare la forza della natura, mentre qualche intraprendente appassionato inondava il web di foto e video impressionanti.

Per altro verso l’autore manifesta la necessità di aggiornare il lettore su incontri e fatti cruciali avvenuti sul vulcano da quel lontano inizio secolo quando uscì il primo volume, a cominciare dall’iscrizione dell’Etna tra i siti ritenuti dall’UnescoPatrimonio dell’Umanità”. Un prestigioso riconoscimento arrivato il 21 giugno del 2013, cui l’autore del volume diede un supporto diretto appunto quale responsabile della comunicazione del Parco. Di quei giorni Perricone ricorda le faticose giornate della squadra che si dedicò per mesi ad allestire tutta la imponente documentazione richiesta dall’Unesco. Ma ama anche ricordare una lontana dichiarazioni del primo commissario, poi divenuto presidente, dell’Ente Parco, Bino Li Calsi, che già nel 1992 lasciava presagire quello che sarebbe avvenuto molti anni dopo: “Nel nostro Parco, la storia degli elementi naturali e la storia dell’uomo si fondono e si confondono…”.

Insomma i due libri, organicamente connessi tra di loro, non fanno altro dimostrare quanto un incontro può cambiare la vita. In particolare quanto può essere sconvolgente sperimentare un territorio vivente come quello Etneo, che da semplice sede di lavoro è diventato “il luogo” insostituibile per il nostro Gaetano Perricone.

(Gaetano Perricone). Grazie dal profondo del cuore a Giuseppe Riggio, grandissimo conoscitore e narratore dell’Etna e amico di vecchia data, per queste splendide parole dedicate al mio ultimo librino, che ne colgono magnificamente il senso, le motivazioni, il messaggio, soprattutto la continuità piena con il volume del 2004, di cui è di fatto un capitolo aggiuntivo. Grazie ancora di più per avermi regalato questa intensa e appassionata recensione sul mio blog per tutti voi che mi onorate di seguirmi costantemente. Naturalmente spero che Giuseppe vi abbia incuriosito al punto giusto, insieme ad altri colleghi giornalisti che mi già hanno onorato con i loro splendidi commenti,  ad acquistarlo (nelle librerie e in tutte le piattaforme online) e a trovargli un piccolo spazio tra i vostri libri.

Con il titolo la foto nella copertina del libro “La mia Etna. Diciassette anni dopo”: fontana di lava prodotta dal Cratere di Sud Est, 16 febbraio 2021 (la suggestiva foto è di Vincenzo Greco, che ringrazio moltissimo per avercela concessa) 

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Parchi siciliani: né terzo polo sciistico, né nuovo cemento, per il CAI l’economia verde è possibile https://ilvulcanico.it/parchi-siciliani-ne-terzo-polo-sciistico-ne-nuovo-cemento-per-il-cai-leconomia-verde-e-possibile/ Sun, 21 Mar 2021 06:18:06 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=19002 di Giuseppe Riggio Vanno, vengono…a volte tornano. I progetti di sviluppo turistico che interessano i Parchi siciliani hanno un andamento carsico, sembra che scompaiano sotto terra affondati dal buonsenso e dai vincoli esistenti e poi improvvisamente riemergono. Il gruppo regionale dei Club Alpino Italiano se ne è accorto e ha deciso di redigere un documento […]

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di Giuseppe Riggio

Vanno, vengono…a volte tornano. I progetti di sviluppo turistico che interessano i Parchi siciliani hanno un andamento carsico, sembra che scompaiano sotto terra affondati dal buonsenso e dai vincoli esistenti e poi improvvisamente riemergono. Il gruppo regionale dei Club Alpino Italiano se ne è accorto e ha deciso di redigere un documento “in difesa dei Parchi siciliani”.

La minaccia questa volta sembra strettamente collegata alla maggiore disponibilità di fondi pubblici resa possibile dai progetti di rilancio post Covid. Non appena intraviste nuove possibilità di finanziamento gli enti locali siciliani stanno insomma semplicemente riesumando vecchie idee che sembravano definitivamente archiviate, anziché immaginare nuove iniziative per lo sviluppo al passo con i tempi. Il documento del CAI (diffuso da pochi giorni) cita un esempio per ogni grande area protetta della nostra regione:  per l‘Etna il cosiddetto “terzo polo sciistico” sul versante nord-occidentale, per i Nebrodi il rifacimento delle vecchie trazzere per renderne più agevole la percorrenza in automobile e per le Madonie un eliporto da realizzare a fianco di Piano Battaglia.

Il rifugio di Poggio La Caccia e sullo sfondo i canaloni che scendono dai crateri sommitali

Di certo il progetto etneo è quello che ha una storia più antica visto che si parlava di “terzo polo” sopra Bronte già negli anni in cui nacque il Parco, quindi intorno al 1985. E poi ancora nel 2003/2004. Tutte le volte gli ambientalisti hanno issato le barricate perché si tratterebbe di cancellare la parte naturalisticamente più integra dell’intera area protetta. In estrema sintesi, l’idea dell’attuale sindaco di Bronte, Pino Firrarello, è di costruire nuovi impianti di risalita sul versante nord orientale con piste che nella proposta di 17 anni fa sembravano dover raggiungere Punta Lucìa e che nella versione attuale sembrerebbero dover traversare l’intero versante settentrionale di uno dei vulcani più attivi al mondo sino ai Fratelli Pii, intorno a 2600 metri di quota. Tutta l’area al di sopra di Monte Scavo verrebbe sbancata per realizzare non solo la seggiovia, ma anche le indispensabili opere di servizio. In più dovrebbero essere edificate anche delle strutture ricettive in quota.

Un progetto che era vecchio già 17 anni fa quando il senatore Firrarello, anche allora nella funzione di sindaco di Bronte, lo volle proporre, ma che oggi appare veramente fuori dal tempo. Basta considerare che l’industria dello sci ha seri problemi in tutta Italia. E’ considerata ormai un’attività economica matura che presto entrerà in una fase di declino, soprattutto in un contesto climatico come il nostro nel quale -per esempio- negli ultimi due anni sull‘Etna non c’è stata praticamente neve sciabile, se non a fine stagione con fenomeni meteorologici giunti ampiamente fuori tempo massimo.

Il versante nord occidentale dell’Etna ripreso dai Nebrodi, zona del Lago Biviere

La delegazione regionale del Club Alpino, presieduta da Francesco Lo Cascio,  ha anche organizzato un confronto on line sul documento (che si può leggere integralmente sul sito di CAI Sicilia https://www.cai.it/gruppo_regionale/gr-sicilia/). Al dibattito è intervenuto, fra gli altri, il presidente del Parco Etna, Carlo Caputo, che ha ringraziato l’associazione ambientalista per il sostegno e ha sottolineato l’assurdità di prevedere alberghi in alta quota che distruggerebbero l’ambiente, senza peraltro assicurare una piacevole esperienza ai turisti che dovrebbero soggiornarvi. Interessante anche la valutazione sul documento CAI Sicilia che ha voluto dare Dario Teri, attuale presidente regionale di Federescursionismo, nonché maestro di sci: “Nel 2003 – ha spiegato Teri- ero un accanito fautore del cosiddetto “terzo polo”, organizzai persino una raccolta di firme. Ma oggi mi sono reso conto che il valore dell’Etna sta nell’unicità del suo patrimonio naturalistico e che la conservazione dei suoi molteplici ambienti è la nostra più grande risorsa da spendere sui mercati internazionali”.  Del resto è noto che le attuali stazioni sciistiche etnee hanno già evidenti difficoltà di sopravvivenza causate dalla  carenza di manto nevoso e dalle continue attività vulcaniche.

Il documento CAI sottolinea inoltre che suscita preoccupazione l’apertura di credito che il presidente della Regione Musumeci ha voluto sottoscrivere in favore del “terzo  polo” nel corso di una recente visita effettuata a Bronte. Tutto questo quando le alternative esistono e sono realizzabili velocemente. Da questo punto di vista il CAI è voluto scendere nel dettaglio e ha indicato le iniziative che possono valorizzare turisticamente il versante nord occidentale etneo senza devastare l’ambiente. Invece dei mega progetti “diamo spazio all’economia verde – scrive l’associazione ambientalista- e lasciamo che la Sicilia segua gli indirizzi che arrivano dalla politica nazionale e che spingono verso una transizione ecologica”. Quindi invece di aprire strade e stendere funi di acciaio su paesaggi bellissimi, il CAI propone di sistemare e rendere gestibili i rifugi già esistenti, creando subito posti di lavoro, chiede di far istituire al Parco dei servizi navetta sino a dove consentito dalla normativa vigente in modo da agevolare l’escursionismo a piedi e in bici, invita a promuovere i trekking di lunga percorrenza – come il Sentiero Italia– che portano turismo pulito e duraturo.

Discorso simile per i Nebrodi dove il rischio è di far diventare il Parco un’area intensamente motorizzata, anziché un’oasi di natura. La cosiddetta Dorsale dei Nebrodi è già in corso di sistemazione,  con il risultato che anziché appassionati di Cammini che restano sui luoghi per diversi giorni ci saranno sempre più visitatori in auto attratti dal “mordi e fuggi”, salvo che il Parco riesca ad intervenire con mano ferma nella gestione della fruizione. La stessa progettata sistemazione di vecchie trazzere (come la ManiaceLongi) indurrà anch’essa ulteriore traffico motorizzato e susciterà effetto emulazione per gli altri Comuni.

Nulla di più lontano dai modelli di sviluppo eco-compatibile che un’area protetta può sviluppare con successo e che altrove hanno già portato lavoro e benessere

Con il titolo: l’area di Punta Lucia interessata dai progetti del Terzo Polo sull’Etna

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Divieti sull’Etna, istruzioni per l’uso https://ilvulcanico.it/divieti-sulletna-istruzioni-per-luso/ Sun, 08 Nov 2020 07:05:48 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=18106 di Giuseppe Riggio Di recente 14 guide alpine e vulcanologiche sono state denunciate perché accusate di non rispettare le ordinanze comunali dedicate a regolare l’accesso alle zone sommitali dell’Etna. Siccome è una questione che riguarda anche tutti noi “ordinari” fruitori del vulcano può essere interessante provare a riepilogare i termini della vicenda. Cerchiamo insomma di […]

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di Giuseppe Riggio

Di recente 14 guide alpine e vulcanologiche sono state denunciate perché accusate di non rispettare le ordinanze comunali dedicate a regolare l’accesso alle zone sommitali dell’Etna. Siccome è una questione che riguarda anche tutti noi “ordinari” fruitori del vulcano può essere interessante provare a riepilogare i termini della vicenda. Cerchiamo insomma di costruire una specie di libretto di istruzioni da utilizzare per provare ad avvicinarsi al vulcano Etna.

Iniziamo dall’aspetto dell’informazione. Sulla dozzina di Comuni che hanno competenza a vario titolo sulla parte alta del vulcano attualmente sono sei (Nicolosi, Biancavilla, Bronte, Maletto, Castiglione di Sicilia, Sant’Alfio) quelli che emanano ordinanze sindacali. Il bravo cittadino prima dell’escursione dovrà quindi provare a collegarsi ai vari siti internet per capire fin dove può arrivare la sua gita. Il 6 novembre abbiamo fatto un tour telematico e la risposta informativa è stata sconfortante. Nessun Comune inserisce  l’ordinanza in home page, neanche Nicolosi che è la “porta dell’Etna”  e che emana provvedimenti anche per conto di altre cinque comunità locali. Su Nicolosicura che dovrebbe essere il sito dedicato all’argomento, viene riportato il provvedimento del 2017. Per sapere come comportarsi sul versante sud occorre quindi conoscere il numero dell’ordinanza sindacale (la 16 del 2019) altrimenti l’impresa resta  impossibile. Per gli altri Comuni storia simile. Nessuno la mette in evidenza, occorre andare sui provvedimenti amministrativi, scegliere il tipo di atto (attenzione ordinanza e non determina) e finalmente si avrà accesso alla disposizione.

Seconda sorpresa: ancora il 6 novembre 2020 l‘interesse dei sindaci alla tutela della nostra incolumità è differenziata. Quello di Castiglione ha colto la variazione del 6 ottobre del livello di allerta diramato dalla protezione civile (un mese prima) per confermare autorizzazione alle guide a salire al Cratere di Nord Est, mentre l’autorità di Nicolosi nega qualsiasi alleggerimento della precauzione. Proviamo ad andare sul sito del Parco dell’Etna, ma il link in bella mostra alla Protezione civile regionale oggi non funziona.

Ancora più complesso l’accesso al documento che sta alla base di tutta questa giungla di disposizioni: quello formulato dal Dipartimento regionale di Protezione civile nel 2013. Sono in tutto 41 pagine dove si dettano le regole, ma sono praticamente introvabili sul sito istituzionale. Eppure quel documento intitolato “Procedure di allertamento rischio vulcanico e modalità di fruizione per la zona sommitale del vulcano Etna” contiene le fondamenta del sistema attuale di divieti vigenti sul vulcano. Si tratta della disposizione che ha escluso ogni fruizione individuale della zona sommitale, stabilendo che si può andare -nel migliore dei casi- solo con le guide, che sono dei professionisti che operano secondo un loro listino. Ma appena il livello di rischio si alza da “attenzione” a “pre-allarme” non possono andare neanche loro. E’ quello che è successo da luglio 2019 a ottobre 2020, almeno per la gran parte della zona sommitale. Il comune di Castiglione ha invece mantenuto la possibilità di accesso alle guide. Oltre un anno durante il quale la Protezione civile ha mantenuto a “pre-allarme” il livello di rischio. Quindi tutti quelli che sono saliti hanno violato i divieti, a meno che non hanno programmato l’ascensione esattamente nello spicchio di territorio di pertinenza del comune di Castiglione.

E qui si apre un’altra interessante breccia nella falla del sistema messo in piedi dalla Protezione civile. Come fa la guida a sapere in quale territorio comunale si trova in quel momento? E se la strada fa una svolta e attraversa per qualche centinaio di metri un altro Comune l’accompagnatore diventa perseguibile per inosservanza?  Oppure dove si colloca fisicamente il limite dei 2450 (!) metri fissato dal regolatore a Monte Pizzillo in caso di pre-allarme per accesso senza guida?  Resta soprattutto  irrisolto l’interrogativo di fondo: la Protezione civile è nata per avvisarci dei pericoli e per intervenire in caso di calamità. Perché in presenza di rischio vulcanico deve prevedere invece l’accompagnamento obbligatorio e coatto degli escursionisti invece della ordinaria scelta da parte del turista, come avviene su tutte le montagne?

Si dirà che l’Etna è pericolosa. Le statistiche dicono il contrario. Il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico registra purtroppo ogni anno quasi 500 incidenti mortali sulle montagne italiane, quelli avvenuti sull’Etna sono pochissimi negli ultimi 30  anni. L’unica vera strage è avvenuta nel 1979, quando morirono 9 persone, ma sono passati 40 anni ed in quel caso le guide erano presenti, benché impotenti di fronte ad un evento imprevedibile.

In più resta irrisolta un’altra grande questione etica e giuridica: è corretto stabilire che i cittadini non sono eguali di fronte ai divieti e che se non posso pagare un centinaio di euro a persona non posso visitare i crateri? Anche dal punto di vista delle guide il sistema alla fine non funziona: vero è in linea di massima che godono di una “riserva di caccia”, ma nel momento in cui la Protezione civile non aggiorna i parametri di rischio per oltre un anno anche loro o diventano fuorilegge o rinunciano a fare il mestiere per il quale si sono preparati. Ed in ogni caso molte guide percepiscono che non è bello, né necessario essere scelti per obbligo di legge. In più il Club Alpino Italiano ricorda che esiste il diritto sacrosanto all’autodeterminazione del montanaro, quella che consente a chiunque di provare a scalare qualsiasi cima alpina, misurandosi con le sue capacità. Sull‘Etna questo è impedito, anche se il Monte Bianco – per dire-  è ben più complicato da salire.

Si dirà che sull’Etna in caso di liberalizzazione il numero degli escursionisti sarebbe eccessivo. Ma anche questo problema è  risolvibile: occorre stabilire un  numero massimo giornaliero che andrà verificato con registrazione telematica e controllo tramite app da scaricare. Una procedura ormai banale dal punto di vista tecnico. Se voglio salire sull‘Etna mi collego ad un sito istituzionale, dichiaro di aver verificato il livello di rischio che deve ovviamente continuare a pubblicizzare efficacemente la Protezione Civile, dichiaro di essere consapevole dei pericoli che corro e scarico un’ app che consentirà alle autorità di sorveglianza di sapere dove mi trovo durante l’ascensione. Soluzione troppo semplice? In  altre zone fanno già così.

Questo libretto di istruzioni si conclude con le avvertenze che si trovano anche sui medicinali: i vulcani vanno usati con adeguata attrezzatura e con cautela, sapendo che un certo grado di rischio non si potrà mai eliminare.

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L’Etna degli scoop folgoranti: quelle nuove fantasiose teorie intorno alle “turrette” https://ilvulcanico.it/letna-degli-scoop-folgoranti-quelle-nuove-fantasiose-teorie-intorno-alle-turrette/ Tue, 22 Sep 2020 06:45:38 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=17754 di Giuseppe Riggio La particolare atmosfera che regna intorno all’Etna a volte può suscitare inaspettate rivelazioni, improvvise intuizioni destinate a cambiare il corso del sapere. E’ successo  di recente all’autore notoriamente … scooppista di una trasmissione  televisiva che ha deciso di dedicare un lungo e articolato servizio alle “turrette“, quelle che secondo la moda corrente […]

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di Giuseppe Riggio

La particolare atmosfera che regna intorno all’Etna a volte può suscitare inaspettate rivelazioni, improvvise intuizioni destinate a cambiare il corso del sapere. E’ successo  di recente all’autore notoriamente … scooppista di una trasmissione  televisiva che ha deciso di dedicare un lungo e articolato servizio alle “turrette“, quelle che secondo la moda corrente ormai bisogna definire “piramidi”.

Un quarto d’ora di prezioso tempo televisivo è stato utilizzato dall’ineffabile personaggio per creare un crescendo di suspense  intorno all’origine degli accumuli di pietre più o meno rifiniti e articolati che si trovano disseminati intorno al vulcano. Per andare “oltre il confine” è stato ovviamente subito banalizzata l’ipotesi che si possa trattare di semplici depositi di pietre. E già dopo pochi minuti di trasmissione, vista l’atmosfera magistralmente creata dal conduttore, mi aspettavo l’entrata in scena di misteriosi popoli sbarcati da pianeti lontani o di indigeni dediti alla venerazione del dio del fuoco.  Invece sono stato deluso.

Devo ammettere che se avessi scommesso sul finale del lungo servizio avrei platealmente sbagliato. La folgorante rivelazione sull’origine di quella che noi banalmente chiamiamo “turrette” è stata finalmente articolata intorno al minuto quattordici del filmato: le “piramidi” che vediamo sparse nei vecchi vigneti sono state costruite  per creare “scogli artificiali destinati a separare le colate“. Con tanto di scritta in sovrimpressione sulle immagini, giusto per non generare nessun tipo di dubbio interpretativo. Un vero scoop …

D’ora in poi non avremo più dubbi. Gli uomini (ma anche tante donne e bambini) che hanno costruito nei secoli questi accumuli di rocce laviche, le ciurme di robusti spietratori assoldati per dissodare le falde del vulcano stavano in realtà realizzando delle chiare direttive di protezione civile. Tiravano via le pietre dai terreni, ma le andavano a sistemare in modo tale da proteggere i centri abitati qualora fosse arrivata all’improvviso una colata.

Ringraziamo gli autori della trasmissione televisiva che ci hanno donato una nuova fantasiosa congettura. Non altari preistorici dunque ma, pensate un po’, baluardi destinati a far disperdere la lava verso i terreni che erano stati appena faticosamente dissodati! Sotto a chi tocca. Avanti il prossimo e che la spari bella grossa.

La foto con il titolo dal web 

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Le guide contro i divieti, i paradossi della fruizione dell’Etna affidata alla Protezione Civile https://ilvulcanico.it/le-guide-contro-i-divieti-i-paradossi-della-fruizione-delletna-affidata-alla-protezione-civile/ Wed, 19 Aug 2020 05:22:40 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=17598 di Giuseppe Riggio Ufficialmente la vetta dell’Etna è ormai chiusa da un anno. Non si può andare. Vietata da varie ordinanze fotocopia che emettono i sindaci competenti sull’area sommitale. Alla base di tutto c’è sempre una specie di catena di S.Antonio che si origina dai comunicati scientifici redatti da INGV e che sostanzialmente si conclude […]

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di Giuseppe Riggio

Ufficialmente la vetta dell’Etna è ormai chiusa da un anno. Non si può andare. Vietata da varie ordinanze fotocopia che emettono i sindaci competenti sull’area sommitale. Alla base di tutto c’è sempre una specie di catena di S.Antonio che si origina dai comunicati scientifici redatti da INGV e che sostanzialmente si conclude sempre allo stesso modo: vietato salire.

Da un anno non potrebbero andare neanche le guide professioniste con i loro clienti. Usiamo il condizionale perché il Collegio delle guide siciliane, oggi guidato dall’ex presidente nazionale Cesare Cesa Bianchi dopo le accuse di “parentopoli” che sono tuttora all’esame della magistratura, sta cercando di porre nuovamente sul tavolo la questione “accesso alle quote sommitali”. Come del resto aveva già fatto anni fa lo stesso Cesa Bianchi quando  aveva manifestato solidarietà alla campagna per “Etna Libera, nella consapevolezza che la preziosa attività degli accompagnatori non può essere imposta per decreto.

Va detto che la campagna 2020 delle guide è iniziata un po’ in sordina a luglio, con la pubblicazione di un articolato intervento che riguardava sia lo Stromboli che l’Etna. Dalla lettura del documento sembrava di capire che le guide volessero rivendicare (giustamente) una sorta di autodeterminazione. In buona sostanza: a cosa serve la guida se non può decidere almeno sino alla fase di “allerta” conclamata se può salire o no con i suoi clienti ? E’ del resto il tipo di attività che comunemente svolgono gli accompagnatori su tutte le montagne dove non detta legge la Protezione Civile.

Invece sull’Etna no, questo non è possibile. Non solo quindi è ormai annullata l’autodeterminazione del montanaro che può decidere di scalare da solo il Monte Bianco, ma non l’Etna (e di certo i rischi qui sono largamente più bassi), ma anche i lavoratori del vulcano sono costretti ad attendere visti e ordinanze sindacali, frammentate tra tredici (13) spicchi di territori comunali. Una situazione veramente grottesca che il collegio delle guide sta cercando di affrontare con armi diverse: ora minacciando una sorta di indipendenza in nome della competenza professionale, ora paventando il blocco dell’attività di accompagnamento (che alcuni mezzi di comunicazione davano per certa lo scorso 7 agosto), sino a quando è arrivato un filmato dedicato dalla stessa Protezione civile regionale alle guide l’undici agosto e pubblicato su facebook che potrebbe preludere ad una momentanea pacificazione tra i due soggetti. Nel frattempo circolano tante immagini di ospiti illustri che hanno raggiunto la sommità del vulcano in compagnia delle guide.

Non sappiamo se alla fine la soluzione sarà trovata semplicemente abbassando di un punto lo stato di allerta e quindi consentendo di svolgere l’accompagnamento professionale verso la vetta in maniera pienamente legale. Oppure se le guide troveranno il modo per riproporre in maniera seria la questione fruizione di un’area “patrimonio dell’Umanità”. Del resto lo snodo centrale resta sempre lo stesso: la Protezione Civile (e non il Parco che ne avrebbe da 33 anni la titolarità per legge) si è di fatto appropriata della fruizione di un’area turisticamente così importante e di così grande rilievo simbolico per tutte le comunità che vivono sul vulcano. Di conseguenza l’approccio applicato alle visite delle zone sommitali non può che essere quello di minimizzare il rischio, massimizzando i divieti. Un pò quella che di recente Massimo Gramellini definiva “la politica della protezione del fondo schiena”, ovviamente riferendosi in primo luogo allo stesso organo decisorio.

Si arriva così a decretare l’esclusione totale della presenza umana dalla zona sommitale dell’Etna che indubbiamente è un ottimo modo per eliminare ogni pericolo, quando invece una inevitabile percentuale di rischio viene invece comunemente accettata in numerosi altri ambienti naturali (mare, ghiacciai, piste di sci, etc). Peccato che proprio l’Etna rappresenta una delle più grandi attrazioni naturali siciliane e che i dati statistici mostrino una pericolosità assolutamente contenuta.

Attenzione: alla base di queste considerazioni che stiamo cercando di esporre resta la consapevolezza che il rischio in montagna si può contenere, ma mai eliminare. Non si può mettere “in sicurezza” un vulcano. Chi sale verso un cratere deve sapere che ci sono rischi imprevedibili, che nessun strumento è in grado di rilevare, né è sufficiente l’esperienza e la competenza delle guide. Ma la consapevolezza che una certa dose di pericolo è ineliminabile non può indurre ad affidare la fruizione turistica  del nostro magnifico vulcano a chi per mandato istituzionale si occupa esclusivamente di rischi. Sono mestieri diversi. Sarebbe come affidare le visite guidate del museo degli Uffizi ai carabinieri del nucleo belle arti, lo studio di un commercialista ad un funzionario dell’agenzia delle Entrate o ancora la musica di una discoteca ai buttafuori. Una volta esautorato di fatto il Parco da parte della Protezione civile (entrambi in realtà emanazione della medesima Regione Siciliana) il risultato è che le guide non sanno più a che santo rivolgersi per poter far visitare una risorsa turistica conosciuta in tutta il mondo, ma in sostanza costantemente vietata al popolo dei montanari (ledendo un principio costituzionale) e ormai anche ai professionisti della fruizione.

Con il titolo: una immagine di una storica manifestazione del 2003 per la libera fruizione dell’Etna

 

 

 

 

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