teatro Archivi - Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/category/teatro/ Il Blog di Gaetano Perricone Wed, 24 May 2023 04:37:55 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.1 Angelo Sicilia e e i suoi emozionanti pupi antimafia ci raccontano Giovanni e Paolo https://ilvulcanico.it/angelo-sicilia-e-e-i-suoi-emozionanti-pupi-antimafia-ci-raccontano-giovanni-e-paolo/ Tue, 23 May 2023 04:46:19 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23460 di Angelo Sicilia* Lo spettacolo dei pupi antimafia Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è dedicato alla vicenda umana ed all’impegno dei due giudici simbolo della lotta alla criminalità organizzata. È uno dei nostri spettacoli più rappresentati, l’abbiamo portato in giro in ogni parte d’Italia ed in diverse parti d’Europa in questi ultimi quindici anni. […]

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di Angelo Sicilia*

Il puparo antimafia Angelo Sicilia

Lo spettacolo dei pupi antimafia Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è dedicato alla vicenda umana ed all’impegno dei due giudici simbolo della lotta alla criminalità organizzata. È uno dei nostri spettacoli più rappresentati, l’abbiamo portato in giro in ogni parte d’Italia ed in diverse parti d’Europa in questi ultimi quindici anni. La rappresentazione è toccante ed emozionante e racconta la storia dei due eroi-antimafia fin dal periodo della loro giovinezza. Si racconta dell’incontro con la mafia, del lavoro all’interno delle  istituzioni, della complessa vicenda del pool antimafia e dell’istruzione del Maxiprocesso. Tutte le scene vengono raccontate con il linguaggio semplice e diretto del teatro dei pupi.

Come in tutte le nostre storie raccontiamo i grandi personaggi che hanno combattuto contro la mafia cercando di renderli vicini al pubblico che ci segue, ovvero cercando di umanizzarli piuttosto che mitizzarli. Quando mettiamo in scena questo tipo di trasposizione – e utilizzare le marionette facilita il nostro compito – li rendiamo più simili a noi. Per cui prediligiamo questo punto di vista intimo piuttosto che la fredda cronaca.

Questo non vuol dire che non vengano rappresentate tutte le vicende salienti legate alla loro storia, ma ci sono soprattutto dei momenti e degli spazi all’interno dello spettacolo riservati ai dubbi e alle incertezze che appartengono appunto al lato umano di questi personaggi. Nella parte finale di Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino c’è, per esempio, una lunga scena dedicata alla solitudine del giudice Borsellino dopo la morte di Falcone, la cominciare dalla famosa serata di giugno a Casa Professa, durante la quale il giudice racconta le sue sensazioni e lascia il suo testamento spirituale a tutti i palermitani.  Ma ce n’è una che preferisco particolarmente e che mi piace particolarmente recitare al mio pubblico: è la scena in cui si incontrano Giovanni e Paolo davanti l’austero Palazzo di Giustizia di Palermo. Falcone è stato appena trasferito a Roma al Ministero di Grazia e Giustizia e si confronta col suo amico Borsellino. In questo momento sono due uomini soli, con le loro paure e tensioni. Sono soli, ma veri. Sono soli, ma proprio per questo più vicini a noi. Sono in carne ed ossa questi pupi: ci parlano direttamente al cuore ed alla testa, perché parlano di speranze, di sentimenti, d’amore. Parlano a noi e noi siamo li con loro. Ecco il brano dell’incontro.

Falcone e Borsellino passeggiano davanti il Palazzo di Giustizia di Palermo

G:      Caro Paolo, pagherei per poter passeggiare liberamente nella nostra Palermo come stiamo facendo oggi…

P:       Liberamente? Siamo controllati a vista dai ragazzi della scorta, ma proviamo ad immaginare d’essere soli come due amici che si incontrano all’aria aperta per salutarsi…

G:      Tra qualche giorno parto per Roma, mi mancherà questa terra e anche tu amico mio! Ma chissà… al Ministero di Grazia e Giustizia potrò fare le cose giuste, quelle di cui abbiamo bisogno per cambiare la Sicilia!

P:       Era qui il tuo posto, dovevi guidare la macchina che hai creato e invece dai troppo fastidio e non solo ai mafiosi!

G:      Paolo, come lo vedi il tuo futuro?

P:       Giovà, mi basterebbe accompagnare i miei figli a scuola, portarli in barca, stare disteso sulla spiaggia a godermi il sole! Vivono come reclusi e questo mi fa sentire in colpa. Vorrei invecchiare e conoscere i miei nipotini.. E poi mi chiedo cosa faranno da grandi il mio Manfredi, la mia Lucia e la piccola Fiammetta…cosa ricorderanno di loro padre…

G:      Paolino che fa vuoi morire prima dei tuoi giorni? Tu hai la pelle dura e sono certo che festeggerai i tuoi 100 anni!

P:       Sai cosa ti dico? Io amo il nostro lavoro e questi sacrifici saranno ripagati, pensa questa città libera e felice come una volta! La mafia è riuscita a distruggerne la bellezza, ma prima o poi questo popolo alzerà la testa!

G:      E allora Paolo salutiamoci come abbiamo fatto da bambini, prima d’essere stati sfollati a causa della guerra con l’augurio di rivederci ancora qua, tra le rovine di una città tutta da ricostruire…

P:       E con la stessa promessa di combattere sempre per la giustizia! A presto amico mio e fa buon viaggio!

Si abbracciano

* Direttore della compagnia dell’Opera dei Pupi Antimafia di Palermo

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“Io, Primo levi sul palcoscenico a Londra. Racconto la storia di un uomo che non va dimenticata”. “I, Primo Levi on stage in London. I am telling the story of a man who should not be forgotten” https://ilvulcanico.it/io-primo-levi-sul-palcoscenico-a-londra-racconto-la-storia-di-un-uomo-che-non-va-dimenticata-i-primo-levi-on-stage-in-london-i-am-telling-the-story-of-a-man-who-should-not-be-forgotten/ Wed, 21 Nov 2018 07:28:28 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=10084 di Marco Gambino Voi che vivete sicuri  nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo… Se questo è un uomo è il racconto che Primo Levi pubblicò nel 1947, a circa due anni dal suo ritorno da Auschwitz. Lo avevo letto da […]

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1 MARCO PRIMO LEVI

di Marco Gambino

Voi che vivete sicuri 

nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo…

Se questo è un uomo è il racconto che Primo Levi pubblicò nel 1947, a circa due anni dal suo ritorno da Auschwitz. Lo avevo letto da ragazzo molti anni fa. Di quel libro mi è sempre rimasto impresso l’incipit: Shema,  la poesia all’inizio del racconto. Versi crudi, forti, che anticipano una delle testimonianze più incredibili che siano mai state scritte.

Alcuni mesi fa andai a vedere in un piccolo Teatro di Londra Drowned or Saved ? ( Sommersi o salvati?), uno spettacolo su Primo Levi in cui recitava un mio amico. Rimasi colpito da come il giovane drammaturgo / regista di origine sudafricana Geoffrey Williams era riuscito in poco più di un ora a raccontare l’immenso dramma di Levi. L’infinito senso di colpa che lo avrebbe portato al suicidio 40 anni dopo. Levi era sopravvissuto mentre milioni di ebrei morivano.

Dopo lo spettacolo andai a parlare con l’autore inondandolo di domande sul perché di certe scelte e sopratutto perché Primo Levi. Scoprii subito che la sua origine ebrea e la sua personale ossessione sulla colpa dell’essere sopravvissuto erano alla base del lavoro che da anni conduceva su Primo Levi. Ma sopratutto mi colpì una frase: “Le vive voci dei sopravvissuti dell’Olocausto stanno sparendo, tocca adesso a noi, al Teatro, onorarli e preservarne la memoria”. 

Nella corso della vita di un attore sono rari quei personaggi che “ti calzano” a pennello. Se sei molto fortunato, forse un paio. Per il resto c’è “il mestiere” che c’insegna a diventare un altro.

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Qualche mese dopo quell’incontro Geoffrey mi propone un provino per la parte di Primo in una nuova produzione del suo lavoro. Fin dal primo istante non ho il minimo dubbio: Primo Levi è un personaggio fatto su misura per me. Vaga somiglianza fisica a parte, Drowned or saved ? parla alla mia anima. Non sono ebreo, ma i miei primi amici a Londra  sono stati e continuano ad essere ebrei. Diventare Primo significa avvicinarmi a loro intimamente, a quella loro speciale umanità, al loro senso dell’amicizia che per anni mi ha affascinato e protetto.

Pochi giorni dopo vengo confermato nel ruolo di Primo Levi.

Dai primi di ottobre vivo con Primo. Cerco di pensare come lui. Cerco di muovermi come lui, di stancarmi come lui. Ogni sera sono in scena con i fantasmi del Profeta Elia, di Hoss, di Null Achtzen, del Rabbino , di Wanda Maestro (l’amore esangue di gioventù ). E Benjamin,  il sopravvissuto di cui Primo non riesce a raccontare la storia. Poi ci sono anche Lucia Morpurgo  ( la moglie ), la Signora Giordanino ( l’infermiera della madre ) che con la loro umanità cercano di arginare una schizofrenia galoppante che condurrà Primo al suicidio.

CAST MARCO
Il cast di “Drowned or Saved ?”

Ogni sera, insieme ad un cast straordinario (Eve Nicker, Paula Cassina, Alex Marchi ), racconto la storia di uomo che non va dimenticata.

Sono dentro di lui. Mi muovo con lui. Mi stanco come lui. Gli assomiglio ogni giorno di più.

(Gaetano Perricone).Puoi aggiungere una bella news per un gran finale: il 2 dicembre prossimo riceverò a Roma il premio Vincenzo Crocitti alla carriera internazionale”, mi scrive orgoglioso e felice Marco con WhatsApp.
Certo che aggiungo, con immenso piacere, è un premio artistico prestigioso.  
E aggiungo anche altre due parole per dire che Marco Gambino, se non lo conoscete, è un bravissimo e sempre più affermato attore palermitano che vive da oltre vent’anni a Londra. Sono dunque davvero onorato di ospitare sul Vulcanico, dopo gli articoli precedenti sulle sue brillanti performances, quest’altra straordinaria testimonianza “da dentro” su questo nuovo, importantissimo e quanto mai prestigioso impegno teatrale londinese, nei panni di un personaggio straordinario sotto il profilo letterario e umano.
Tra le varie sue interpretazioni, Marco ha avuto un grandissimo successo recitando sui palcoscenici di mezza Europa le “Parole d’onore” dal libro di Attilio Bolzoni, grande giornalista di “Repubblica”, sul linguaggio mafioso. E poi ancora la magnifica interpretazione nei panni di “Pio La Torre, Orgoglio di Sicilia” e di Ferruccio Mezzadri, il maggiordomo di Maria Callas.  In Tv ha avuto parti nelle popolari fiction “Il Capo dei Capi” e “Squadra Antimafia”.  
Scrivo queste righe su di lui con più che un pizzico di orgoglio familiare: Marco, artista di razza  con un notevole talento naturale e una enorme passione coltivata da bambino, è mio cugino di primo grado, siamo figli di sorelle. Siamo cresciuti insieme a Palermo e questa sua progressiva affermazione a livello internazionale mi fa un immenso piacere, ma in fondo non mi sorprende. E’ sempre stato attore, vero, con enormi capacità di cogliere i caratteri e interpretarli. Vedendolo recitare le Parole d’onore e Pio La Torre, mi sono entusiasmato e commosso. Ad maiora, Marco Gambino, grande attore e carissimo cugino.

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by Marco Gambino

You who live secure

In your warm houses

Who return at evening to find

Hot food and friendly faces:

Consider whether this is a man,

If this is a man, is the story that Primo Levi published in 1947, about two years after his return from Auschvitz. I had read it as a boy many years ago. Of that book I particularly recall Shema the poem at the beginning of the story. Raw, strong verses that anticipate one of the most incredible testimonies that have ever been written.

A few months ago I went to see a production of Drowned or Saved in a small Theatre in London. A show on Primo Levi in which a friend of mine was playing. I was struck by how the young South African playwright /director Geoffrey Williams managed ,in just over an hour, to tell Levi’s immense drama. That infinite sense of guilt that would have led him to commit suicide 40 years after his return from Auschvitz. Levi had survived while millions of Jews died.

After the show I went to talk to the author and amongst other questions I asked him why did he want to tell a story on Primo Levi. I found out that his Jewish origins and his personal obsession with the guilt of being a survivor were the basis of a project he had been working on for many months. Geoffrey’s words at the end of our chat particularly struck me: The voices of the Holocaust survivors are disappearing, now it’s up to us, and to the Theatre, to honour them and preserve their memory.

A few months later,  Geoffrey calls me to audition for the part of Primo in a new production of his work. From the first moment I haven’t the slightest doubt: Primo Levi is a character tailored for me. Vague physical likeness aside, Drowned or saved? speaks to my soul. I am not Jewish, but most of my friends in London are jewish. Approaching Primo’s character  means becoming them, embrace their special humanity and all of those characteristics which have fascinated and protected me for years.

A few days later I am confirmed for the role of  Primo Levi.

Since the beginning of October I live with Primo. I try to think like him. I try to move like him and get tired like him. Every night I am on stage with the ghosts of Prophet Elias, Rudolph Hoss, Null Achtzen, the Rabbi, Wanda Maestro (the love of his youth). And Benjamin, the survivor of whom Primo can’t write the story.

I am also joined by Lucia Morpurgo (Primo’s wife), Signora Giordanino ( Primo’s  mother’s nurse), who’s humanity tries to contain an increasing schizophrenia that will eventually lead Primo to his suicide.

Every night  together with an extraordinary cast (Eve Nicker, Paula Cassina, Alex Marchi) I tell the story of a man that should not be forgotten.

I am inside him. I move with him. Every day more I get closer to Primo.

 

 

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E i Malavoglia a Belpasso parlarono … palermitano https://ilvulcanico.it/e-i-malavoglia-a-belpasso-parlarono-palermitano/ Tue, 04 Sep 2018 16:55:55 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=9016 di Gaetano Perricone Se all’immortale fascino di un capolavoro assoluto della letteratura italiana, al pathos di un dramma infinito come quello de I Malavoglia di Giovanni Verga, scrittore straordinario e massimo esponente del verismo, aggiungi la bravura, l’esperienza, la capacità recitativa, la simpatia, il carisma di due “vecchi lupi” del palcoscenico come Mario Pupella e Benedetto […]

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di Gaetano Perricone

Se all’immortale fascino di un capolavoro assoluto della letteratura italiana, al pathos di un dramma infinito come quello de I Malavoglia di Giovanni Verga, scrittore straordinario e massimo esponente del verismo, aggiungi la bravura, l’esperienza, la capacità recitativa, la simpatia, il carisma di due “vecchi lupi” del palcoscenico come Mario Pupella e Benedetto Raneli – rispettivamente Padron ‘Toni e il vecchio strozzino Zio Crocifisso, personaggi chiave della storia- , insieme a quella i tutti gli altri ottimi attori della compagnia teatrale palermitana “Sant’Eugenio” ( tutti i nomi sulla nostra presentazione http://ilvulcanico.it/domenica-sera-allarena-a-belpasso-co…/), il risultato è uno spettacolo appassionante e intenso, ma anche quanto mai accattivante e godibile.

Mi è piaciuto davvero molto questo allestimento andato in scena a Belpasso, all’Arena comunale Caudullo domenica scorsa, dopo lo sfortunato rinvio per il maltempo del 4 agosto, davanti a un pubblico attento e discretamente numeroso, nonostante la forse non felicissima scelta del giorno e dell’ora. Mario Pupella, direttore artistico e leader della compagnia – che, da palermitano, conosco e apprezzo da tempo insieme a Raneli e ad altri attori del gruppo, come veri e propri veterani e artisti di rilievo nel panorama del teatro popolare siciliano-, lo ha costruito in forma di tanti “quadri” diversi , 38 scene e un prologo, che si succedono sul palco con grande dinamismo, rendendo vivo e palpitante il racconto del dramma della famiglia di Padron ‘Toni, con i protagonisti in lotta contro da un destino tragico ed inevitabile.

PUPELLA
Mario Pupella

I momenti di buio in dissolvenza tra una scena e l’altra, sempre accompagnati dallo “scruscio” del mare, sono brevi e cadenzati in modo impeccabile. “Da ragazzo sono sempre stato molto affascinato dalla storia dei Malavoglia ed è stato per me un piacere e un onore avere l’opportunità di portarla sul palcoscenico, insieme ai bravissimi ragazzi della nostra compagnia – ci ha spiegato Pupella dopo lo spettacolo – Spero di essere riuscito a cogliere e conservare in questo mio adattamento l’intimo e musicale ritmo che è il fulcro della potenza e della suggestione del romanzo di Verga ed anche quel tono “fatale”, da antica tragedia, di quel giuoco di destini che si incrociano senza incontrarsi mai”.

Bella rappresentazione, bella davvero, resa certamente più originale e dal mio personale punto di vista più divertente dall’uso del dialetto e dell’accento palermitano da parte dei protagonisti. “Siamo nella “tana del lupo” – ha detto alla fine Mario Pupella nel saluto al pubblico, riferendosi all’ambientazione del romanzo di Verga ad Acitrezza, nel Catanesee allora, a un cattivo catanese, abbiamo preferito un buon palermitano“.

Il risultato, è la mia opinione personale, grazie alla bravura degli attori è stato brillante comunque e ha reso onore alla storia e alla trama de I Malavoglia, che è sempre un grande piacere rivedere in teatro.

Nei miei scatti nella fotogallery, alcuni momenti dello spettacolo di Belpasso, con un meritato omaggio ai suoi protagonisti. Grazie Mario Pupella e grazie a tutti gli altri attori, in modo particolare Francesco Grisafi, che si è prodigato con grande impegno, al di là del suo ruolo sul palcoscenico, per promuovere lo spettacolo

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Domenica sera all’Arena a Belpasso con “I Malavoglia” https://ilvulcanico.it/domenica-sera-allarena-a-belpasso-con-i-malavoglia/ Sat, 04 Aug 2018 05:29:48 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=8611 FONTE: brochure “I Malavoglia a Belpasso” Dopo il successo di Catania, stasera, domenica 2 settembre, alle 21,15 all’Arena Caudullo, anche a Belpasso andranno in scena “I MALAVOGLIA” di Giovanni Verga, grande affresco sulla vita della gente di mare nell’interpretazione di Mario Pupella, attore di grande esperienza e molto noto. Biglietto 8 euro – Posto unico. Info […]

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FONTE: brochure “I Malavoglia a Belpasso”

Immagine

Dopo il successo di Catania, stasera, domenica 2 settembre, alle 21,15 all’Arena Caudullo, anche a Belpasso andranno in scena “I MALAVOGLIA” di Giovanni Verga, grande affresco sulla vita della gente di mare nell’interpretazione di Mario Pupella, attore di grande esperienza e molto noto. Biglietto 8 euro – Posto unico. Info e prenotazioni 3202746916


(Mario Pupella). Questo allestimento è un atto d’amore verso un capolavoro della nostra letteratura, ma anche la realizzazione di un sogno. Da più di vent’anni pensavo di estrarre da “I Malavoglia” una trasposizione teatrale nel convincimento che il TEATRO possa e debba contribuire a salvare dalle ingiurie del tempo e dall’oblio i grandi episodi della letteratura.

Come tutti i veri atti d’amore è stato anche una (entusiasmante) fatica: dalle innumerevoli albe  dedicate alla scrittura del testo, agli ultimi convulsi giorni di prove.

 Raccontare in un palcoscenico la saga di una famiglia di poveri pescatori vinti che “soffrono e sperano ” non è stato facile. Nell’assoluta mancanza di unità di tempo, di luogo e di azione (la vicenda si svolge in un periodo compreso fra il 1863 ed il 1875), ho dovuto, come al cinema, seguirne l’evolversi cronologico in 38 scene ed un prologo.

 Ho cercato di alleviarvi il disagio di una eccessiva frammentazione riducendo al minimo indispensabile i momenti di buio in dissolvenza che, come in un film, segnano il passaggio da una scena all’altra, da uno spazio temporale all’altro. Ai miei attori ho chiesto una recitazione di verità che vi faccia quasi sentire l’aumento del “battito cardiaco” del personaggio all’esplodere di una emozione, per meglio restituirVi i sapori e profumi di una cultura ormai scomparsa,
distrutta dalla plastica e dalla televisione. Spero di essere riuscito a cogliere e conservare in questo mio adattamento l’intimo e musicale ritmo che è il fulcro della potenza e della suggestione del romanzo di Verga ed anche quel tono “fatale”, da antica tragedia, di quel giuoco di destini che si incrociano senza incontrarsi mai.

MARIO PUPELLA

 Nei tre minuti di pantomima della seconda parte ho racchiuso circa 60 pagine del romanzo: è il momento in cui le cose per i MALAVOGLIA sembrano andare bene. Padron’Toni guarisce dall’incidente, le attività di pesca e del negozio di frutta prosperano, ma nel contempo cresce l’odio di ’NToni per Don Michele.

 Poesia degli umili, “I MALAVOGLIA” mi hanno suggerito di “cantare “il motivo del mare“…che non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo sanno ascoltare, di qua e di là, dove nasce e muore il sole…” e che domina nell’ampio cenario del romanzo “…ora russando in fondo alla stradicciuola, adagio, adagio, ora muggendo attorno ai faraglioni che pareva ci fossero riuniti i buoi della fiera di Sant’Alfio.”

Io e tutti coloro che hanno, a vario titolo, collaborato alla messa in scena ci sentiremo appagati se saremo riusciti ad accendere in Voi, anche in piccola parte, le emozioni bellissime che il profondo incontro/confronto con il capolavoro di Verga ci ha regalato.

 

“I MALAVOGLIA” di Giovanni Verga
adattamento di Mario Pupella
con 

ASSUNTA BATTAGLIA                     MARUZZA
ALESSIO CORSO                                ALESSI
PAOLA DI MARCO                             MENA
MARTINA GALIONE                          LIA
FRANCESCO GRISAFI                       ALFIO MOSCA
MIRKO INGRASSIA                           ‘NTONI
DANIELA PUPELLA MELLUSO        LA VESPA
LAVINIA PUPELLA                             BARBARA
MARIO PUPELLA                                PADRON ‘NTONI
BENEDETTO RANELI                        ZIO CROCIFISSO
ANTONIO RIBISI LA SPINA              PIEDIPAPERA
AGNESE RINCIONE                           VENERA 
CICCIO RUSSO                                   LUCA
MASSIMILIANO SCIASCIA              DON MICHELE

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Un grande giornalista, un grande attore e le parole del disonore … https://ilvulcanico.it/un-grande-giornalista-un-grande-attore-e-le-parole-del-disonore/ Mon, 02 Apr 2018 06:00:05 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=6786 di Marco Gambino “Sono voci che provengono da un altro mondo. Salgono minacciose, stordiscono. A volte arrivano sfuggenti e all’apparenza innocue, a volte sono volutamente cariche di presagi. Nascondono sempre qualcosa, portano sempre un messaggio” (Attilio Bolzoni) “Parole d’onore è un grido di rabbia rivolto a me stesso e ad un sistema che mi  ha […]

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1 PAROLE D'ONOREdi Marco Gambino

“Sono voci che provengono da un altro mondo. Salgono minacciose, stordiscono. A volte arrivano sfuggenti e all’apparenza innocue, a volte sono volutamente cariche di presagi. Nascondono sempre qualcosa, portano sempre un messaggio” (Attilio Bolzoni)

“Parole d’onore è un grido di rabbia rivolto a me stesso e ad un sistema che mi  ha consentito di vivere quegli anni terribili della mia Palermo da cieco” (Marco Gambino)

Agosto 2009. Festival fringe di Edimburgo. E’  lì  che inizia il viaggio dell’adattamento teatrale in lingua inglese di Parole d’onore, le voci della Mafia, di Attilio Bolzoni.

Avevo letto quel libro qualche mese prima. Il mio amico Vittorio Bongiorno me lo aveva regalato con le parole “Leggilo e fanne un lavoro teatrale, è un libro troppo importante“. Lo leggo d’un fiato. Quell’antologia di voci mi entusiasma. Quelle testimonianze, con la loro terribile sobrietà, m’ispirano.

Bolzoni, firma storica del giornalismo italiano, siciliano, ripercorre in quel testo gli appunti accumulati in trent’anni di reportage: conversazioni, registrazioni, interviste a boss “pentiti” e ad altri mafiosi che mantenevano la loro autorità pur stando dietro le sbarre.

3 PAROLE d'ONORE

Nessuno prima di A.B. ha provato a raccontare Cosa Nostra in maniera così “schietta” e scevra da giudizi. La mafia senza orpelli non può non diventare il soggetto per uno spettacolo universale destinato a debuttare in un paese che non sia l’Italia. Trovo il numero di Attilio Bolzoni e chiamo chi fino a quel momento era per me soltanto un nome, una firma di cui avevo letto qualche articolo in giro.

Dall’altro capo del filo la voce di Attilio, mi dice che è pronto a lavorarci insieme a me quando voglio. Ha la mia stessa idea. Non ci conosciamo, ma è come se ci conoscessimo da sempre. Pochi giorni dopo sono a Roma seduto insieme a lui alla sua scrivania di Repubblica. Siamo d’accordo su molte cose, ma in particolare su due principi fondamentali: semplicità a livello drammaturgico e rigore nell’interpretazione.

In meno di una settimana l’adattamento è pronto. Rientrato a Londra riesco a mettere insieme in tempo record una squadra fantastica: Manuela Ruggiero, regista; Gabriel Zagni, proiezioni video; Giorgio Palmera, luci; Daria Battilana, scenografie. Trovo anche i fondi necessari allo sviluppo ed alla messa in scena. Sono passati appena 6 mesi da quando ho letto il libro. In agosto, Parole d’onore debutta ad Edimburgo. Un piccolo miracolo.

MARCO

Da quell’ormai lontano 2009 è un continuo susseguirsi di repliche in inglese, in italiano, in francese. Londra, Roma, Palermo, Parigi, Bruxelles sono soltanto alcune delle piazze toccate da Parole d’onore negli anni. E non solo teatri, ma anche scuole, università , carceri, centri di recupero per un totale, ad oggi,  di oltre seicento repliche.

Il tempo passa. Pur restando intatto l’ordito, Parole d’onore si evolve, cresce, si raffina, si adatta. La crisi economica, con i conseguenti tagli alla cultura, mi costringono a ridurlo ad un monologo che oggi porto in valigia con me.

Marco e Attilio

Marzo 2018. A quasi dieci anni dal debutto al Piccolo Eliseo, il Teatro di Roma, nella persona di Antonio Calbi, m’invita con Parole d’onore nel delizioso Teatro di Villa Torlonia.

E se per quest’occasione proponessi ad Attilio di recitare con me? Lo chiamo e mi risponde di sì.

Qualche giorno fa, a Roma, Attilio ed io siamo andati in scena insieme. Io vestito dei miei personaggi, lui con il suo abito da giornalista. Alla fine della replica, dopo gli applausi, Attilio mi dice: “Dobbiamo aggiornare il testo. Aggiustare un po’ il tiro. Mi bastano poche ore per fare il lavoro”. Attilio non molla mai ed io lo seguo a ruota.

4 PAROLE d'ONOREHo appena ricevuto  il nuovo adattamento per il 19 Luglio, quando andremo in scena a Gibellina per l’anniversario della morte di Paolo Borsellino.

Parole d’onore continua il suo viaggio.

Foto/immagini courtesy of Carlo Bolzoni

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Io e Ferruccio, fedele guardiano e custode di memorie della “Divina” Maria Callas / Being Ferruccio. The faithful keeper of Maria Callas’s memories https://ilvulcanico.it/io-e-ferruccio-fedele-guardiano-e-custode-di-memorie-della-divina-maria-callas-being-ferruccio-the-faithful-keeper-of-maria-callass-memories/ Tue, 06 Mar 2018 07:28:12 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=6382 di Marco Gambino “Il cappuccino era rimasto fumante sul tavolo; se ne era bagnata appena le labbra. Non mi sento bene, dice a un certo punto. In quel momento, mi è sembrato di vedere uno spettro sul suo volto. Bianco, teso, spaventato… “ Parigi , 16 Settembre 1976.  Maria Callas muore nel suo appartamento di […]

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di Marco Gambino

“Il cappuccino era rimasto fumante sul tavolo; se ne era bagnata appena le labbra. Non mi sento bene, dice a un certo punto. In quel momento, mi è sembrato di vedere uno spettro sul suo volto. Bianco, teso, spaventato… “

Parigi , 16 Settembre 1976.  Maria Callas muore nel suo appartamento di Parigi, al N.36 di Avenue George Mandel. Il grande soprano ha soltanto 53 anni. Accanto a lei quella mattina c’è soltanto il suo maggiordomo, Ferruccio Mezzadri.

“Maria Callas , the black pearl”, così s’intitola il monologo scritto da Federica Nardacci in cui a raccontarci  “la Divina sono i ricordi del fedele maggiordomo che la serve da vent’anni.

Ferruccio gioca a poker con Maria. L’accompagna  nei suoi viaggi. Le sta vicino durante gli ultimi anni parigini che trascorre dietro i vetri del suo appartamento, ad aspettare che il mondo che l’ha venerata si ricordi di Maria Callas anche solo per un istante.

Mi entusiasmo alla prima lettura. Quando Federica mi chiama per chiedermi se il testo mi piace e se ho voglia d’interpretare Ferruccio Mezzadri, le rispondo subito di sì. Raccontare Maria Callas é una tentazione troppo grande. Inizio subito a leggere le innumerevoli biografie, a guardare tutto il materiale possibile su di lei. Interviste, documentari, film. Per settimane penso solo a Maria, vedo solo Maria, sento solo Maria. Entro dentro la sua disperata solitudine, ma anche dentro la sua incomparabile tenacia, dentro quella fierezza che non tradisce mai debolezza. Nello stesso tempo cerco d’immaginarmi Ferruccio nel suo ruolo di custode di memorie, di guardiano fedele, di amante platonico vittima di un amore irraggiungibile eppure vicinissimo.

La regia di Sophie Aldred sposa la mia idea di minimalismo estremo. Il racconto si svolge tra una sedia ed il proscenio, mentre sullo schermo scorrono le immagini di Maria al colmo di una bellezza conquistata con fatica insieme a quelle della sua gioventù devastata da una madre padrona.

La musica incidentale di Claudio Di Meo fa eco alla voce di Maria, che cerco di trovare dentro di me in alcuni momenti del racconto. Quando Ferruccio s’incarna in lei. Dopo una convivenza durata vent’anni può succedere. Involontariamente ti muovi, pensi, parli come chi ti sta accanto. E se chi ti sta accanto è Maria Callas il gioco diventa ancora più accattivante.

In fondo questo è il mio mestiere. Entrare dentro un altro. Un altro che non ti somiglia. Un altro che  ha sofferto in maniera diversa. Un altro che ha avuto un coraggio diverso. Un altro che si è spento nel fiore degli anni o che ha vissuto troppo a lungo.

Ferruccio è tornato a Piacenza, la città in cui è nato e dove ad oggi vive. Ha 83 anni ed è di poche parole. Federica è riuscita a parlargli al telefono un paio di volte. Da lui ha ottenuto soltanto il lasciapassare per raccontare una storia che lui non avrebbe mai potuto raccontare. Per lui il ricordo di Maria, da quel lontano 16 settembre, vive nel silenzio il silenzio di Maria Callas. La conquista più grande di Ferruccio: la sua perla nera.

Mi sono chiesto molte volte cosa fosse. L’ho cercato disperatamente. Ho provato a cercarlo nella solitudine, nell’immobilità, nell’assenza…ora ho scoperto che esiste. Il silenzio esiste”

Maria Callas, the black pearl”                                         final_poster

di Federica Nardacci 

con Marco Gambino 

Regia di Sophie Aldred

Musiche di Claudio Di Meo 

Il monologo e’ stato presentato per la prima volta il 23 Febbraio 2018 al Teatro della Steiner School. King’s Langley ( Uk ). Prossima presentazione. 19 Marzo 2018. Tristan Bates Theatre. Londra. 

 

ENGLISH VERSION

by Marco Gambino

“ …That morning I left the steaming cappuccino on the table, but she only had one sip. I am not feeling very well she said. At that moment it was as if a ghost had appeared on her face …”
Paris, 16th September 1976. Maria Callas dies in her Paris apartment at N 36 Avenue George Mandel. The great soprano is only 53 years old. Ferruccio Mezzadri, her faithful butler, is beside her.

Maria Callas, the black pearl, is a theatre monologue by Federica Nardacci in which the “Divina”  comes alive through the memories of Ferruccio Mezzadri who served Maria Callas for twenty years.

Ferruccio plays poker with Maria. He accompanies her on her travels. He looks after her during the last years she spends behind the windowpanes of her apartment waiting to be remembered, even for one moment, by that same world which once adored her.

After a first reading I am taken.  When Federica calls me to ask if I like her script and if I want to play Ferruccio I immediately say yes. It’s an offer I cannot refuse. I immediately start reading numerous biographies on Callas. I watch whatever I can find on her : interviews, documentaries, films. For weeks I only think about Maria, I only listen to Maria, I only see Maria. I get inside her desperate solitude, but also inside her incomparable tenacity, inside  her pride which never betrays the slightest weakness. At the same time I try to imagine Ferruccio in his role of keeper of memories, of faithful guardian, of platonic lover, victim of an impossible love.

Sophie Aldred’s direction shares my idea of extreme minimalism. The story unfolds between a chair and the front of the stage whilst in the background images of Maria keep running showing her at the peak of a beauty conquered through amazing sacrifices and also as a young woman crushed by her mother’s vanity.

Claudio Di Meo’s incidental music echoes Maria’s voice which in some parts of the play resonates in me. At times in fact Ferruccio becomes Maria. After twenty years of coexistence that’s perfectly plausible.  Inadvertently Ferruccio moves like her, thinks like her, speaks with Maria’s words. A fascinating game.

That’s the essence of an actor’s work.  Becoming someone else.  Someone different from you. Someone who has suffered more deeply. Someone who has been more daring. Someone who died in the prime of life or lived for too long and so on.

Ferruccio went back to Piacenza, the town where he was born and where he lives today. He is 83 years old and doesn’t talk much. Federica spoke to him on the phone a couple of times. She got from him the green light to tell a  story he can’t tell.  Since16th September 1976, Maria’s memory lives in silence: Maria Callas’s  silence. Ferruccio’s biggest achievement : the black pearl.

“I have asked myself many times what it truly was. I have searched desperately for it. I have tried to find it in the solitude , in the immobility , in the absence …and I finally found it : Silence”.

The black pearl by Federica Nardacci

with Marco Gambino

directed by Sophie Aldred

Incidental music by Claudio Di Meo.

The monologue was presented for the first time at the Steiner school Theatre in Kings Langley on 23rd February 2018.

Next presentation on 19th March at the Tristan Bates Theatre. London.

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Metti una sera Vulcanica nel risorto teatro di Naso, al compleanno di Oriana, Artista con la A maiuscola https://ilvulcanico.it/metti-una-sera-vulcanica-nel-risorto-teatro-di-naso-al-compleanno-di-oriana-artista-con-la-a-maiuscola/ Sat, 02 Dec 2017 07:15:00 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=5310   di Sara La Rosa Canto di una vita qualunque e di una serata speciale. Mettiamo un compleanno: quello di una Artista con la “A” maiuscola, Oriana Civile, giovane figlia della nostra Terra, desiderosa di una festa speciale, con i suoi concittadini. Aggiungi due Vulcanici: Gaetano Perricone o meglio, il “Maestro”, come lo chiamo io […]

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CON SARA E ORIANA
Buon compleanno a Oriana Civile, foto ricordo con Sara La Rosa al Teatro di Naso

di Sara La Rosa

Canto di una vita qualunque e di una serata speciale.

Mettiamo un compleanno: quello di una Artista con la “A” maiuscola, Oriana Civile, giovane figlia della nostra Terra, desiderosa di una festa speciale, con i suoi concittadini. Aggiungi due Vulcanici: Gaetano Perricone o meglio, il “Maestro”, come lo chiamo io affettuosamente da tanti anni e una liberissima giornalista, amante della sua Sicilia e delle tradizioni. Io.

ORIANA BIANCO E NERO

Metti che l’Artista, per il suo compleanno, decide di fare un regalo a tutti, con una superba esibizione nel Teatro Vittorio Alfieri di Naso, risorto dopo oltre 60 anni di inattività e restauri. Metti anche un pomeriggio a Naso, piccolo centro del Messinese, con le Isole Eolie di fronte e una nebbia che lentamente, ammanta i monti Nebrodi alle spalle. Un paesaggio di altri tempi, alla ricerca della Cripta di San Cono, Patrono della città che meritava una visita da parte dei Vulcanici.

La Cripta di San Cono
La Cripta di San Cono

Detto, fatto, trovata: e ammirata, accompagnati da un disponibilissimo custode “prelevato” dalla sua abitazione e desideroso di parlare di “quel” Santo, scambiando descrizioni e ricordi con l’altra Vulcanica, Orlandina pura, che descriveva da par suo la storia di San Cono e della Madonna di Capo d’Orlando. E poi quella Cripta, che custodisce le reliquie del Santo: una meraviglia da non perdere! E pensare che nei viaggi di istruzione delle scuole si finisce sempre per programmare gite in luoghi lontani, trascurando i tesori dietro l’angolo.

San Cono
San Cono, patrono di Naso

Come Oriana: un tesoro di casa nostra che ci incanta con il suo spettacolo, che descrive una vita qualunque, quella di don Ciccino. Canta e ci incanta: da “Rè Befè, viscottu e minè”, scioglilingua che da solo merita l’intero spettacolo all’ironia dedicata ai … “picciotti che v’aviti a maritari…” . Ma anche denuncia sociale per Concettina e la satira per “a pila pi lavari”.

Oriana suona

C’era tutto. C’eravamo anche noi che abbiamo “adottato” Oriana, siciliana innamorata della Sicilia.

Cento di questi giorni Oriana: e tutti in musica!

Con il titolo, Oriana nella sua esibizione con Ciccio Piras

(Gaetano Perricone). Al delizioso ricordo di una bella domenica di cultura nel suggestivo scenario autunnale di Naso, così ben tratteggiato dalla carissima amica Sara La Rosa – che non finirò di ringraziare per le continue attestazioni anche pubbliche di stima nei miei riguardi -, voglio aggiungere un ulteriore apprezzamento per un’altra, notevole qualità che ho ritrovato nel modo di porgersi della formidabile, istrionica, coinvolgente Oriana Civile: l’umiltà e la voglia di crescere. Abbiamo un po’ parlato dei frequenti paragoni sulla stampa tra lei e la grande Rosa Balistreri e Oriana, che ha fatto la splendida scelta di festeggiare il compleanno davanti alla sua gente e nel suo teatro, appena riaperto dopo sessant’anni  e dove dunque si è potuta esibire per la prima volta (riscuotendo l’affetto e le ovazioni del pubblico),  ha voluto sottolineare che “non è possibile un accostamento con un’artista unica e inimitabile come Rosa. Certamente mi fa piacere leggere queste cose, ma io sono me stessa, con il mio stile e le mie caratteristiche e spero di andare avanti e di essere conosciuta per quello che sono e per le mie qualità”.  Tanti cari auguri e ad maiora a Oriana Civile, Artista davvero con la A maiuscola, studiosa e interprete di prim’ordine della tradizione popolare siciliana. Credo proprio che di lei sentiremo parlare sempre di più.

Oriana ringraziaLOCANDINA ORIANA CIVILETeatro di Naso

 

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Simone e l’incredibile vicenda del “secondo figlio di Dio” https://ilvulcanico.it/simone-e-lincredibile-vicenda-del-secondo-figlio-di-cristo/ Sat, 25 Nov 2017 08:47:49 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=5226 di Antonella De Francesco Una bella performance, l’ultima fatica teatrale di Simone Cristicchi, dal titolo Il secondo figlio di Dio, scritto a quattro mani con Manfredi Rutelli, che narra la storia di Davide Lazzaretti. Da solo sul palco e con l’ausilio di un carretto, trasformato secondo il fluire della storia, Cristicchi ci racconta l’incredibile vicenda […]

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di Antonella De Francesco

Antonella De Francesco

Una bella performance, l’ultima fatica teatrale di Simone Cristicchi, dal titolo Il secondo figlio di Dio, scritto a quattro mani con Manfredi Rutelli, che narra la storia di Davide Lazzaretti.

Da solo sul palco e con l’ausilio di un carretto, trasformato secondo il fluire della storia, Cristicchi ci racconta l’incredibile vicenda di un mistico visionario, meglio conosciuto come il Cristo dell’Amiata, nato e vissuto nella seconda metà dell’Ottocento in Toscana .

All’inizio della narrazione , appena giunto sul palco, Cristicchi, nelle vesti del narratore, introduce la storia dicendo che sovente nel buio di certi periodi storici emergono inaspettatamente figure “illuminate” che scelgono di guidare gli altri e lì mi sono subito detta che da tempo in Italia, con buona pace di tutti, questo non succede!

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Il risultato di questa lunga maratona teatrale, ben recitata e per nulla noiosa, è duplice: da un lato si conosce la vera storia di un uomo assolutamente particolare, dall’altra si riscoprono il valore e il fascino del teatro e delle sue suggestioni. Cristicchi si muove instancabilmente sul palco e senza sosta per interpretare non solo il protagonista, ma, addirittura, l’intero paese e poi tutti i seguaci di Davide e spiegare la sua idea di socialismo ante litteram, fondato su quegli stessi principi che più avanti avrebbero divulgato Gramsci e lo stesso Carlo Marx. L’uomo come valore assoluto, l’uguaglianza tra i sessi, l’importanza della cultura per la liberazione delle masse, il valore della spiritualità di ciascuno di noi, fino alla teoria che poi fu reputata eretica e che costò a Davide la scomunica, che noi siamo uguali a Cristo e, quindi, ognuno di noi è Cristo.

Il clima che si respira sembra del Medioevo, quando la Sacra inquisizione la faceva da padrona, se non fosse che il periodo storico è molto diverso e che la vicenda accade all’indomani dell’unità d’Italia. Che si sia trattato di un genio o di un folle come lo definì Cesare Lombroso (fondatore dell’antropologia criminale), quest’uomo dalla forte spiritualità, ebbe un folto seguito e visse per i suoi ideali o per le sue visioni, dove il giudizio, come spesso accade, dipende solo da come si guarda a chi è diverso e più avanti di noi.

Perché sognatori indomabili e testardi si nasce e solo a costoro, forse, si dovrebbero affidare le redini del presente, se si vuole tentare di cambiarlo e guardare senza paura al futuro.

Al Teatro Biondo di Palermo fino al 26 novembre

 

 

 

 

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“Oggi vediamo in giro tanti moderni, piccoli Zatopek, convinti di essere i più furbi o i migliori”. Parola di Epruno https://ilvulcanico.it/oggi-vediamo-giro-tanti-moderni-piccoli-zatopek-convinti-piu-furbi-migliori-parola-di-epruno/ Tue, 17 Oct 2017 09:42:10 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=4754 di Gaetano Perricone Tanta gente, tanti applausi e consensi. Uno splendido ed emozionante palcoscenico in un grande teatro storico di Palermo. Un modo assolutamente speciale di tornare nella mia città, ancora da protagonista, ma in una veste inconsueta e accattivante e in un contesto del tutti diverso dalla mia professione di “vecchio” giornalista. E’ stata […]

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IO LEGGO
Mentre leggo “Emil e io” al Real Teatro Santa Cecilia

di Gaetano Perricone

Tanta gente, tanti applausi e consensi. Uno splendido ed emozionante palcoscenico in un grande teatro storico di Palermo. Un modo assolutamente speciale di tornare nella mia città, ancora da protagonista, ma in una veste inconsueta e accattivante e in un contesto del tutti diverso dalla mia professione di “vecchio” giornalista.

E’ stata ancora una volta una esperienza straordinaria – insieme entusiasmante, divertente, stravagante, quanto mai gratificante – la mia  terza volta in teatro all’interno del formidabile team di Leggendo Epruno, l’”originalissimo e coinvolgente” (così lo ha definito un mio caro amico di una certa età, uomo molto colto e attento alle novità culturali) format pensato, scritto e organizzato da qualche anno, con successo sempre più evidente e crescente, dal bravissimo, generosissimo e appassionatissimo Renzo Botindari, ingegnere palermitano nonché vecchio amico, con lettori non professionisti che fanno mestieri completamente diversi e variegati e che per una sera diventano lettori-attori dei brani dello spettacolo, tutti scritti da Renzo e accompagnati da brani musicali e da eccellenti supporti multimediali.

EPRUNICI 1

Siamo dunque tornati insieme, con grande piacere e rinnovato entusiasmo, sul palcoscenico del magnifico Real Teatro Santa Cecilia, nel centro storico di Palermo, per lo spettacolo “Leggendo Epruno 6. La Misura“, scritto e interamente ideato da Epruno, al secolo Renzo Botindari, che ringrazio di cuore insieme a tutti gli altri amici per avermi nuovamente coinvolto. “La Misura” è stato il 6° episodio di “Leggendo Epruno”, con un tema molto importante e profondo sviluppato in modo intenso e brillante, tra il serio e l’ironico, dai dodici lettori in altrettanti brani, divisi in tre quadri narrativi. In estrema sintesi e avendo osservato i comportamenti umani, l’autore, Epruno, uscendo fuori da una razionale formazione e concedendosi spazi di ironica “denuncia” si è chiesto: “Esiste un punto oltre il quale non ci si deve spingere?” Esiste una “Misura”?. La risposta nelle letture.

Per lasciare su questo blog una traccia concreta della nuova, bellissima avventura Eprunica del 15 ottobre 2017 a Palermo e per rendere omaggio alla intelligenza e creatività dell’autore Renzo Botindari, propongo ai lettori del Vulcanico “Emil e io”, il brano che ho avuto l’onore e il piacere di interpretare. E’ una bella storia di sport con una morale estremamente significativa.

IO SUL PALCO E DIAPOSITIVA EPRUNICA

Emil e io

“Minchia! Ma cu è Zatopek?”

Il ragazzo era alla sua prima corsa in quel grande stadio, lui che nel suo contesto era stato da sempre il più veloce, ma da velocista per la prima volta e per una serie di circostanze fortuite, si confrontava con una prova di mezzofondo.

Pur di esserci e per prendersi ciò che gli spettava, decise di partecipare e fu così che si ritrovò in fuga da solo, per 800 metri, dal momento della partenza, con davanti soltanto 200 metri all’arrivo e solo una curva per tagliare il traguardo.

Non so se si sentì per prima quella esclamazione da parte dell’omino al bordo della pista o giunse prima quel boato assordante, ma so solo che il ragazzo non alzò più un piede e quegli ultimi 200 metri sembrarono una eternità, mentre vedeva svanire la medaglia d’oro, superato dal primo atleta, la medaglia d’argento, superato dal secondo ed infine anche il bronzo di consolazione, superato dal terzo, poi dal quarto ed infine dal quinto, finendo miseramente sesto, dopo aver dominato la sua prima gara.

L’omino si addannava la vita ed imprecava all’indirizzo del ragazzo chiedendogli di come mai gli fosse passato per la mente di partire a razzo come se stesse correndo la sua gara naturale, gli 80 metri!

Emil Zatopek, la "locomotiva umana" (dal web)
Emil Zatopek, la “locomotiva umana” (dal web)

Ma chi era questo Zátopek che da quel momento entrò nella sua vita?

Emil era un uomo di oltre cortina, un cecoslovacco noto per ansimare pesantemente mentre correva, tanto da esser soprannominato “la locomotiva umana”.

Emil era un eroe nel suo Paese e fu una figura influente del Partito Comunista.

Il mondo dell’atletica lo conobbe alle Olimpiadi di Londra 1948, dove vinse i 10.000 m. (alla sua seconda gara su quella distanza) e arrivò secondo nei 5.000 m. piani.  Era una forza della natura e nei quattro anni seguenti infranse più volte i record mondiali dei 5.000 e 10.000 m., dei 20, 25 e 30 km e dell’ora di corsa, spesso andando in fuga ad inizio gara per vincere in solitudine.

Ma la sua fama è legata principalmente alla straordinaria impresa alle Olimpiadi di Helsinki del 1952, dove vinse tre medaglie d’oro stabilendo tre record olimpici, nei 5.000 e nei 10.000 m., oltre che nella maratona, gara mai fatta prima, decidendo di competere all’ultimo minuto. Prima di ritirarsi nel 1957, vinse ancora ai Campionati europei del 1950, i 5.000 e i 10.000 m. e i 10.000 m. nel 1954.

Due settimane prima delle Olimpiadi del 1956, Zátopek venne operato di ernia, ciononostante finì sesto nella maratona olimpica. Dopo la Primavera di Praga, venne rimosso da tutti gli incarichi importanti e costretto a lavorare in una miniera di uranio come punizione.

Ecco perché Zatopek.

Ma quel ragazzo non aveva colpa, guardatosi attorno dopo pochi metri e vedendo che gli altri andavano piano, da velocista e alla sua prima gara di mezzofondo, si convinse che costoro erano più deboli e andò in fuga, non sapendo che gli altri, più allenati e conoscendo la distanza, andavano a ritmo per dosare le forze. Ancora oggi vediamo in giro moderni piccoli Zatopek giungere in un ambiente, convincersi di essere i più furbi o i migliori della situazione.

Da quell’episodio il ragazzo imparò una cosa importante, qualunque sia il contesto, guardarsi sempre intorno e chiedere, chi sono gli altri? E in presenza di sconosciuti, non prendere mai per primi l’iniziativa, perché ahimè non siamo Zatopek.

Nella foto con il titolo, il “team” di Epruno al completo sul palcoscenico del Real Teatro Santa Cecilia. Da sinistra, in piedi: Manfredi Agnello, Andrea Sorci, Antonella De Francesco, Totò Cianciolo Nadia Spallitta, Renzo Botindari, Maria Luciardello,  Gaetano Perricone, Tiziana Caccamo, Mariella Vanadia, Silvia Testa, Mario Caminita, Carmelo Castronovo. Accosciati: Fabio Cocchiara e Maurizio Salustri
Eprunici forever !!! Alla prossima …

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Domenica 15 ottobre noi Eprunici torniamo sul palcoscenico del Real Teatro Santa Cecilia, alla ricerca … della giusta Misura https://ilvulcanico.it/domenica-15-ottobre-noi-eprunici-torniamo-sul-palcoscenico-del-real-teatro-santa-cecilia-alla-ricerca-della-giusta-misura/ Fri, 13 Oct 2017 13:33:58 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=4711 di Gaetano Perricone Domenica prossima  15 ottobre rivivrò una esperienza certamente gratificante, divertente, amabilmente stravagante, come componente – per la terza volta, con piacere e passione sempre crescente – del gruppo Leggendo Epruno, l’originale format teatrale pensato e messo in piedi da qualche anno con successo da Renzo Botindari, ingegnere palermitano nonché vecchio amico, con lettori non professionisti che fanno tutt’altro mestiere […]

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Al Real Teatro Santa Cecilia, il 23 ottobre dello scorso anno

di Gaetano Perricone

Domenica prossima  15 ottobre rivivrò una esperienza certamente gratificante, divertente, amabilmente stravagante, come componente – per la terza volta, con piacere e passione sempre crescente – del gruppo Leggendo Epruno, l’originale format teatrale pensato e messo in piedi da qualche anno con successo da Renzo Botindari, ingegnere palermitano nonché vecchio amico, con lettori non professionisti che fanno tutt’altro mestiere e che accettano per una sera di essere protagonisti dello spettacolo, accompagnati da brani musicali e da supporti multimediale.

Alle 18 torneremo dunque, con rinnovato entusiasmo, sul palcoscenico del magnifico Real Teatro Santa Cecilia, nel centro storico di Palermo, per lo spettacolo “Leggendo Epruno 6. La Misura“, scritto e interamente ideato da Epruno, al secolo Renzo Botindari, straordinario e generosissimo artefice e mente pensante dello spettacolo, che ringrazio di cuore per avermi nuovamente coinvolto. Con me, sul palco, gli altri amici Eprunici: Tiziana Caccamo, Antonella De Francesco, Mario Caminita, Andrea Sorci,  Carmelo Castronovo, Manfredi Agnello, Fabio Cocchiara, Maurizio Salustri, Nadia Spallitta, Totò Cianciolo, Silvia Testa, Mariella Vanadia e naturalmente Renzo Botindari.

EPRUNONE

LO SPETTACOLO

“La Misura”, come detto, è il 6° episodio di “Leggendo Epruno”.

Avendo osservato i comportamenti umani, l’autore, uscendo fuori da una razionale formazione, concedendosi spazi di ironica “denuncia” si è chiesto: “Esiste un punto oltre il quale non ci si deve spingere?” Esiste una “Misura”?

E in più, l’uso di questa “misura” è frutto di “cultura filosofica”, di “saggezza popolare” o di qualcos’altro?

Il format originale ormai consolidato si snoda attraverso 12 quadri di narrazione (costituiti da 12 editoriali scritti dall’autore nel tempo), accompagnati da sottofondo musicale e immagini, uniti sulla traccia dell’argomento da una narrazione che descrive il senso della misura nelle varie accezioni, nella convinzione che la nostra società abbia da qualche tempo perso il senso della misura, risultando spesso spropositati o a volte inadeguati.

1 EPRUNICI

Consapevoli che la vita è spesa a misurarsi e misurando c’è anche un momento in cui le tolleranze vengono superate.

“Il viaggio”, “la pazzia” e “il sogno“ ci faranno sempre compagnia come nei precedenti incontri nelle serate di “Leggendo Epruno” e pertanto accogliendo il consiglio di Erasmo da Rotterdam (nominato eprunista antelitteram ad honorem) divenuto il motto Eprunico “chi sembra saggio fra voi, diventi folle per essere saggio“, misureremo la nostra “pazzia”.

Ci concederemo le consuete stravaganze ironiche insieme a momenti seri, leggendo quell’antologia di pasquinati brani, buona parte inediti e scritti per l’occasione, divenuti dei “pensieri” (già mai delle verità assolute), con la certezza dataci da Erasmo che “trattare argomenti leggeri in modo da creare l’impressione che si è fatto tutto fuorché parlare a vanvera è invece l’apice della finezza briosa.”

Leggendo Epruno è una occasione d’incontro degli amici ed estimatori dell’autore, rappresenta un periodico momento d’incontro per la comunity mediatica e nella volontaria partecipazione dilettantistica dei lettori basa la sua unicità di genere.

EPRUNO
La penna del bravissimo Franco Donarelli …

http://www.epruno.it/ leggendo-epruno/

Se domenica 15 ottobre avete tempo e voglia, noi Eprunici (quasi tutti nella gioiosa foto con il titolo, scattata dopo l’ultimo spettacolo) vi aspettiamo alle 18 al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo per “Leggendo Epruno 6- La Misura“. Certamente non vi annoierete  …

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