Senza categoria Archivi - Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/category/senza-categoria/ Il Blog di Gaetano Perricone Tue, 18 Jan 2022 11:16:11 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.1 Hunga Tonga – Hunga Ha’apai, un’eruzione “atomica” https://ilvulcanico.it/hunga-tonga-hunga-haapai-uneruzione-atomica/ Tue, 18 Jan 2022 11:15:01 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=21018 FONTE: INGVVulcani di Boris Behncke Una nube vulcanica che ricorda un “fungo atomico”, detonazioni udibili a migliaia di chilometri di distanza, tsunami che colpiscono le coste dell’Oceano Pacifico, onde di shock atmosferico che fanno il giro del mondo – sembrano gli ingredienti perfetti per uno di quei film catastrofisti specializzati in disastri naturali, che periodicamente […]

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FONTE: INGVVulcani

di Boris Behncke

Boris Behncke

Una nube vulcanica che ricorda un “fungo atomico”, detonazioni udibili a migliaia di chilometri di distanza, tsunami che colpiscono le coste dell’Oceano Pacifico, onde di shock atmosferico che fanno il giro del mondo – sembrano gli ingredienti perfetti per uno di quei film catastrofisti specializzati in disastri naturali, che periodicamente ci vogliono dimostrare quanto siamo esposti ad una natura capace anche di distruggere ed uccidere.

Il responsabile? Un vulcano che per gran parte si nasconde sotto il mare, in una regione remota dell’Oceano Pacifico, dal nome insolito di Hunga Tonga – Hunga Ha’apai. Un vulcano diverso da quelli che negli ultimi mesi hanno illuminato i media, con immagini e video ripresi anche a distanze estremamente ravvicinate, grazie ai nuovi mezzi di cui disponiamo quali i droni. Vulcani come il Fagradalsfjall – nome ancora non ufficiale – in Islanda, il Piton de la Fournaise sull’isola francese della Réunion nell’Oceano Indiano, il Wolf nelle isole Galápagos (Ecuador), il nuovo cono della Cumbre Vieja sull’isola canaria di La Palma, il Kīlauea in Hawai’i, il Nyiragongo in Congo, e non ultimo anche la nostra Etna, che hanno prodotto fontane di lava ed emesso colate di lava molto fluida, in alcuni casi anche molto distruttive.

Il vulcano Hunga Tonga – Hunga Ha’apai è più misterioso e oscuro, non emette fontane e colate di lava brillante, e non si fa facilmente vedere – se non agli “occhi” dei satelliti, che ormai sorvegliano ogni angolo del nostro pianeta con una moltitudine di strumenti. Così, l’immensità dell’eruzione che ha scatenato nel tardo pomeriggio (orario locale, circa 12 ore antecedente quello dell’Europa centrale) del 15 gennaio 2022, è stata rivelata quasi esclusivamente grazie alle osservazioni dallo spazio, perché, visto da terra, dalle isole più vicine, il vulcano era avvolto dalla sua enorme nube di cenere e vapore. I suoi “messaggi” sono arrivati in forma di violentissimi boati e tsunami, conosciuti anche come “onde anomale” o “maremoti”.

Hunga Tonga – Hunga Ha’apai: identikit di un vulcano violento

Andiamo per ordine. Il ’Hunga Tonga – Hunga Ha’apai è un vulcano, situato nel territorio del Regno di Tonga, una lunga catena di isole ubicate a nord-est della Nuova Zelanda e poste sopra una zona di subduzione, dove la placca pacifica si spinge sotto quella australiana. Come molti vulcani legati a zone di subduzione, anch’esso produce magmi con una composizione andesitica, una composizione tipica di molte eruzioni violentemente esplosive. Questo vulcano si eleva per circa duemila metri sopra il fondo marino circostante e la sua sommità è troncata da una caldera di circa 5 km di diametro, che giace quasi interamente sotto il livello del mare. Solo alcune creste dell’orlo calderico appaiono dalla superficie marina, formando le isole conosciute come Hunga Tonga e Hunga Ha’apai (Figura 1; vedi qui per un’animazione di tutto l’edificio vulcanico), fortunatamente disabitate. Studi sulla storia eruttiva di questo vulcano indicano che le eruzioni più frequenti avvengono ai margini della grande caldera sommitale ma, circa ogni millennio, questo vulcano produce eruzioni molto violente e voluminose, come quella del 15 gennaio 2022, che coinvolgono la caldera principale.

Hunga 2022 01

Figura 1 –
 Mappa della caldera del Hunga Tonga – Hunga Ha’apai, che indica le profondità del mare (specificata con diversi colori come da legenda) intorno all’isola dopo l’eruzione del 2014-2015 e all’interno della caldera (di Shane Cronin, Università di Auckland, Nuova Zelanda).

 

Le poche eruzioni storiche documentate cominciano con eventi di cui si sa pressoché niente, avvenute nel 1912 e nel 1937 (o 1938). Una breve eruzione sul lato sud-orientale della caldera all’inizio di maggio del 1988 è rimasta confinata sotto il livello del mare, formando una piccola catena di crateri (“1988 craters” nella Figura 1). Molto più cospicua, invece, l’eruzione di marzo 2009, che apre una serie di bocche nelle immediate vicinanze dell’isola Hunga Ha’apai: grazie al passaggio di una nave da crociera, le immagini di una tipica attività esplosiva “surtseyana”, causata dall’interazione tra magma e acqua di mare, si sono diffuse in tempo reale nel mondo. Quella eruzione aveva notevolmente allargato l’isola di Hunga Ha’apai, però il mare e le tempeste hanno rapidamente eroso il nuovo terreno.

Una nuova eruzione, questa volta centrata precisamente fra le isole Hunga Tonga e Hunga Ha’apai, comincia il 19 dicembre 2014 e, durante un mese di attività, costruisce un cono piroclastico molto largo e alto più di 120 m, connettendo le due isole, Hunga Ha’apai e Hunga Tonga. Anche questa volta le bocche eruttive sono a contatto con l’acqua del mare, provocando una spettacolare attività “surtseyana”, con getti “cipressoidi”, con “digitazioni” di cenere nera frammiste a vapore bianco. Questa volta, ad eruzione finita, l’edificio vulcanico resiste all’erosione, molto più di quanto si pensasse. Rapidamente, su questo nuovo terreno si sviluppa la vegetazione e viene colonizzato da varie specie di animali, fra cui anche alcuni esemplari di barbagianni.

L’eruzione di dicembre 2021 – gennaio 2022

Dopo quasi 7 anni di calma, il Hunga Tonga – Hunga Ha’apai si risveglia il 20 dicembre 2021, producendo una nube eruttiva che si innalza fino a 16 km sopra il livello del mare. Durante le successive due settimane, si osserva nuovamente la tipica attività “surtseyana”, che fa crescere ulteriormente l’isola, con un nuovo grosso cono posto immediatamente a nord-est di quello del 2014-2015. L’attività, apparentemente, si conclude fra il 3 e il 4 gennaio 2022.

Nelle ore mattutine (ore locali) del 14 gennaio, il vulcano si risveglia, questa volta in maniera più violenta. Le immagini satellitari mostrano una nube a forma di ombrello alta circa 20 km. Nel pomeriggio dello stesso giorno, una squadra del Servizio Geologico di Tonga si avvicina con una nave e documenta un’attività “surtseyana” molto intensa, che, oltre ai classici getti “cipressoidi”, produce anche flussi piroclastici che si estendono ben oltre le coste dell’isola. O meglio: le isole, perché il giorno dopo, un’immagine acquisita dal satellite Skysat (della compagnia Planet) mostra un’ampia lacuna fra Hunga Tonga e Hunga Ha’apai: l’attività esplosiva del 14 gennaio mattina ha fatto scomparire gran parte della nuova terra creata dalle eruzioni del 2014-2015 e dicembre 2021. L’attività nel primo pomeriggio del 15 gennaio sembra essere nuovamente cessata ed il vulcano appare completamente calmo.

Nel tardo pomeriggio del 15 gennaio, verso le ore 17:00 locali, gli abitanti delle isole più vicine – fra cui Tongatapu, dove si trova la capitale di Tonga, Nuku’alofa – percepiscono numerosi boati, alcuni estremamente violenti. Vedono una nube minacciosa espandersi nel cielo, che getterà l’oscurità sulle isole ancora prima dell’arrivo della notte. Dopo poco, le zone costiere delle isole vengono investite da uno tsunami, che invade case, scuole e chiese. La popolazione, già abituata a frequenti cicloni e periodici terremoti che causano inondazioni, cerca riparo nelle aree più alte. Questo sembra aver salvato molte vite: le informazioni, ancora molto incomplete, che vengono da Tonga indicano che ci siano state poche vittime (al momento si conferma solo la morte di una cittadina britannica).

Allo stesso tempo sulle isole vicine cadono frammenti di roccia vulcanica: lapilli e cenere, che lasciano un deposito grigio scuro su paesaggi che erano verdi pochi attimi prima, su case, strade e sull’aeroporto di Tongatapu. Le connessioni internet con il resto del mondo vengono tagliate, probabilmente perché l’eruzione ha danneggiato il cavo sottomarino, lasciando le isole letteralmente in quasi totale isolamento.

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Figura 2 – La parte marginale dell’immensa nube eruttiva prodotta dall’eruzione del 15 gennaio 2022, vista dall’isola principale di Tonga, Tongatapu. Foto del Project Coordinator for the Tonga Parliament Buildings Project, Dr. Faka’iloatonga Taumoefolau 
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Figura 3 – Impatto dello tsunami sull’isola di Tongatapu, nel tardo pomeriggio del 15 gennaio 2022. Foto del Project Coordinator for the Tonga Parliament Buildings Project, Dr. Faka’iloatonga Taumoefolau

 

Ma la storia di questa eruzione è solo cominciata. Presto iniziano a diffondersi animazioni di immagini satellitari che mostrano lo sviluppo dell’impressionante nube eruttiva, larga alcune centinaia di chilometri e alta circa 30 km. Nella nube eruttiva si scatena una tempesta elettrica senza precedenti, con 5000-6000 fulmini al minuto. Ancora più straordinarie, però, sono le onde di shock, onde di pressione atmosferica, che si allontanano radialmente ad alta velocità (più di 1000 km/h) dal vulcano, e che proseguono visibilmente al di sopra dell’Oceano Pacifico raggiungendo e superando il Sud America. Nelle ore successive, strumenti su tutto il pianeta registreranno le variazioni barometriche causate dal passaggio di queste onde.

Il suono delle esplosioni non viene solo percepito nelle isole più vicine, ma nettamente anche in Nuova Zelanda, a distanze fra 1600 e 2000 km, e diverse ore dopo persino in Alaska, a più di 9300 km di distanza! Ciò supera di gran lunga la distanza alla quale si sono sentite le famose detonazioni del Krakatau nel 1883 (circa 4000 km), finora considerate il “suono più forte mai udito”.

Gli tsunami causati dall’eruzione hanno attraversato l’intero oceano Pacifico; su tutte le coste limitrofe è stata lanciata l’allerta. Gli tsunami sono stati registrati particolarmente in Giappone (dove non hanno causato danni significativi) e lungo le coste del continente americano. L’impatto più severo sembra essersi prodotto nei litorali di Ecuador, Perù e Cile, e si parla di due morti sulla costa del Perù a causa dell’onda anomala. I danni nelle isole Tonga, invece, sembrano notevoli, secondo le informazioni ancora molto limitate.

Il danno più catastrofico lo ha subito il vulcano stesso. La nuova terra creata dalle attività del 2014-2015 e dicembre 2021, è scomparsa, ma non solo: delle due isole che esistevano da tempo, prima delle eruzioni dal 2009 in poi, restano solo piccoli spicchi (Figura 4).

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Figura 4 – Questa serie di immagini radar riprese dal satellite Sentinel 1 mostra i cambiamenti nella morfologia dell’isola formatasi con l’eruzione del 2014-2015 e cresciuta durante l’attività di dicembre 2021. L’ultima immagine (15 gennaio 2022) mostra che non solo tutto il terreno creato dalle eruzioni precedenti è scomparso, ma anche le due isole che esistevano da tempo, prima delle eruzioni del 2009 e 2014-2015, hanno subito una notevole riduzione in superficie.

 

Molti aspetti di questa eruzione restano ancora sconosciuti. Quali cambiamenti avrà subito la morfologia della parte sottomarina del vulcano? Qual è stato esattamente il meccanismo di formazione degli tsunami? Come andrà avanti l’attività del vulcano? Dopo la grande eruzione del 15 gennaio ci sono stati solo alcuni piccoli episodi esplosivi (in rete si trova menzione di una seconda “grande eruzione” il mattino del 17 gennaio, ma questa non è avvenuta; l’informazione era basata sulla notizia che la nube di cenere del 15 gennaio aveva raggiunto l’Australia). Il cataclisma del 15 gennaio potrebbe essere stato il culmine dell’attuale periodo di attività, però le eruzioni di dimensioni simili nel passato sembrano essere consistite in più episodi fortemente esplosivi. Quali saranno gli eventuali effetti sul clima regionale e globale? Le prime informazioni sulla produzione di anidride solforosa in questa eruzione danno una quantità modesta: circa 0.4 Tg (400mila tonnellate – altre fonti parlano di solo 112mila tonnellate o poco più), 50 volte inferiore a quella del vulcano Pinatubo (Filippine) nel 1991. Così sembra che l’impatto sul clima sarà con ogni probabilità trascurabile.

Gli studi di questa straordinaria eruzione devono ancora iniziare, però certamente daranno un tesoro di conoscenza non solo al mondo della vulcanologia ma anche negli ambiti delle scienze meteorologiche ed atmosferiche.

… e il Marsili?

In molti vi sarete chiesti in questi giorni: “Ma un disastro come quello del Hunga Tonga – Hunga Ha’apai può avvenire anche qui da noi?”, pensando al grande vulcano sottomarino del Tirreno, il Marsili, di cui periodicamente si sente dire che è potenzialmente molto pericoloso.

Mentre il Marsili è certamente un vulcano molto giovane e probabilmente attivo (anche se non in eruzione attualmente), si tratta comunque di un tipo di vulcano molto diverso da quello di Tonga. Innanzitutto la sua cima si trova all’incirca a 500 m sotto il livello del mare, dove ogni fenomeno eruttivo esplosivo verrebbe fortemente limitato dal peso della colonna d’acqua sovrastante. Le eruzioni più recenti del Marsili hanno interessato esclusivamente le zone immediatamente circostanti le bocche eruttive e non si hanno evidenze di eruzioni esplosive molto violente nella storia di questo vulcano.

Fra i possibili scenari spesso menzionati a proposito del Marsili, quello più spaventoso è l’ipotesi di un collasso, o franamento, di parte dell’edificio vulcanico, che potrebbe innescare tsunami capaci di raggiungere le coste limitrofe del Tirreno. In realtà, non necessariamente un tale evento deve produrre tsunami, che sono più probabili in caso del collasso di vulcani su isole, e ovviamente ancora molto più comuni durante lo spostamento di grandi volumi di roccia quando si muove una faglia sottomarina durante un grande terremoto.

Bisogna anche tener conto che su scala mondiale, i vulcani sottomarini rappresentano circa l’80 per cento dei vulcani sulla Terra e quindi le eruzioni sottomarine sono molto più frequenti rispetto a quelle che si verificano in superficie sulla terra. Tuttavia quasi tutte queste eruzioni si manifestano a nostra insaputa, senza essere altresì percepite dai nostri strumenti, non producendo quindi effetti dannosi.


Per saperne di più:

Why the volcanic eruption in Tonga was so violent, and what to expect next, di Shane Cronin su The Conversation (15 gennaio 2022).

The Tonga eruption explained, from tsunami warnings to sonic booms, di Robin George Andrews su National Geographic (16 gennaio 2022).

Volcanic Eruption of the 15th of January 2022 and induced tsunami, Hunga Tonga-hunga Ha’apai Volcano. Preliminary Satellite-Derived Damage Assessment, di United Nations Institute for Training and Research (17 gennaio 2022).

Hunga Tonga – Hunga Ha’apai sul Global Volcanism Program (Smithsonian Institution) 

Con il titolo: la immensa nube della grande eruzione del vulcano Hunga Tonga – Hunga Ha’apai del 15 gennaio 2022, ore 17:00 locali (06:00 UTC), vista dal satellite giapponese Himawari. Le sagome verdi indicano le posizioni delle isole Fiji, in alto a sinistra, e sotto la nube eruttiva, le isole Tonga

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Mattarella ai sindaci: “Mai dimenticare il dolore delle tante vite spezzate. A riprogettare l’Italia siamo chiamati tutti, senza esclusioni” https://ilvulcanico.it/mattarella-ai-sindaci-mai-dimenticare-il-dolore-delle-tante-vite-spezzate-a-riprogettare-litalia-siamo-chiamati-tutti-senza-esclusioni/ Wed, 18 Nov 2020 07:32:06 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=18165 FONTE: www.quirinale.it Il testo integrale dell’intervento in videoconferenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla sessione di apertura della XXXVII Assemblea annuale ANCI  Palazzo del Quirinale, 17/11/2020 Rivolgo un saluto di grande cordialità al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente della Regione, alla Sindaca di Roma, al Presidente dell’ANCI Lazio. Ringrazio il Presidente Bianco; […]

L'articolo Mattarella ai sindaci: “Mai dimenticare il dolore delle tante vite spezzate. A riprogettare l’Italia siamo chiamati tutti, senza esclusioni” proviene da Il Vulcanico.

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FONTE: www.quirinale.it

Il testo integrale dell’intervento in videoconferenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla sessione di apertura della XXXVII Assemblea annuale ANCI 

Palazzo del Quirinale, 17/11/2020

Rivolgo un saluto di grande cordialità al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente della Regione, alla Sindaca di Roma, al Presidente dell’ANCI Lazio.

Ringrazio il Presidente Bianco; ringrazio il Presidente Decaro per l’invito. Rivolgo a lui un saluto particolarmente cordiale e, attraverso di lui, a tutti i sindaci d’Italia.

Le modalità di questa assemblea sono anch’esse un segno delle difficoltà che stiamo affrontando, ma allo stesso tempo esprimono la comune volontà di andare avanti, di contrastare l’epidemia, di consolidare le reti di reciproco sostegno, di porre le basi per la ripartenza del nostro Paese.

Come il Presidente Bianco ha avuto poc’anzi la cortesia di ricordare, in questi anni del mio mandato sono sempre stato presente all’assemblea dell’Anci, e vi tenevo ancor più quest’anno.

Avete scelto come tema: “L’Italia al passo dei sindaci”: ne risulta evocata una constatazione e, insieme, un auspicio. Avete camminato molto in questi mesi tra i vostri concittadini colpiti, condizionati, allarmati dal diffondersi del contagio. Il “passo” degli amministratori locali, a partire da quelli dei Comuni più piccoli, si è rivelato una risorsa quanto mai preziosa per l’intero Paese.

Siete stati il presidio più prossimo ai bisogni immediati delle persone, delle famiglie, delle attività imprenditoriali e commerciali in affanno. I Comuni e i loro servizi sono divenuti il primo punto di riferimento e il primo supporto; hanno consentito al sistema delle istituzioni di stare accanto a quanti chiedevano aiuto; hanno contribuito ad arginare le conseguenze sociali della crisi sanitaria.

Si è posto in azione un capitale di risorse, di esperienze, di capacità, che dobbiamo alla dedizione con cui tante donne e tanti uomini, come amministratori, pongono al servizio della cittadinanza intelligenza ed energie e lo dobbiamo alla tradizione autonomistica del nostro Paese, che nasce dal sentirsi comunità nell’ambito municipale.

I Comuni hanno affrontato – e stanno affrontando – un sovrappiù di sfide, di aggravi e di responsabilità. Nei confronti di chi li guida, e di chi svolge al loro interno ruoli di opposizione, desidero manifestare sentimenti di riconoscenza, che so essere condivisi dai nostri concittadini.

Gli esempi, poc’anzi ricordati dal Presidente Decaro, sono rappresentativi, emblematici di tanti comportamenti generosi da parte dei sindaci.

Un pensiero commosso rivolgo ai sindaci, agli assessori, ai consiglieri comunali – purtroppo non pochi – che hanno perso la vita a causa della malattia da Covid e che, fin quando han potuto, hanno continuato a impegnarsi per organizzare al meglio la vita nel paese o nel borgo, per rassicurare le persone, per affrontare le improvvise e impreviste difficoltà.

Non dovremo mai dimenticare il dolore delle tante vite spezzate. E dovremo sempre esprimere riconoscenza per l’impegno generoso, e sovente instancabile, di tanti medici, infermieri e addetti alle varie funzioni della sanità: la considerazione nei loro confronti è massima, come lo è stata nel corso della prima fase dell’epidemia.

Questo virus è ancora in parte sconosciuto, ma, tra gli altri aspetti, ci rendiamo conto che tende a dividerci. Tra fasce di età più o meno esposte ai rischi più gravi, tra categorie sociali più o meno colpite dalle conseguenze economiche, tra le stesse istituzioni chiamate a compiere le scelte necessarie – talvolta impopolari – per ridurre il contagio e garantire la doverosa assistenza a chi ne ha bisogno.

Il pluralismo e l’articolazione delle istituzioni repubblicane sono e devono essere moltiplicatori di energie positive, ma questo viene meno se, nell’emergenza, ci si divide.

Dobbiamo far ricorso alle nostre capacità e al nostro senso di responsabilità, per creare convergenze e collaborazione tra le forze di cui disponiamo perché operino nella stessa direzione. Anche con osservazioni critiche, sempre utili, ma senza disperderle in polemiche scomposte o nella rincorsa a illusori vantaggi di parte, a fronte di un nemico insidioso che può travolgere tutti.

La libertà rischia di indebolirsi quando si abbassa il grado di coesione, di unità tra le parti. E’ questa la prima responsabilità delle istituzioni democratiche, a tutti i livelli, e questa è la lezione che la pandemia ribadisce con durezza.

Vorrei parlare anche di un altro aspetto di questa dialettica, che talvolta può rimanere in secondo piano: quel che ciascuno di noi cittadini può e deve fare per la sua comunità.

Vi sono le norme, le ordinanze, le regole dettate e applicate dalle istituzioni. Ma, insieme, è necessario l’impegno convinto di ciascuno di noi. La responsabilità personale, che in larga misura abbiamo apprezzato nei mesi scorsi.

Dobbiamo, tutti, adottare i comportamenti di prudenza suggeriti: le mascherine, l’igiene, il distanziamento, la scelta di fare a meno di attività e incontri non indispensabili.

Non per imposizione, non soltanto per suggerimento o per disposizione delle pubbliche autorità ma per convinzione. Liberi, e per questa ragione appunto, responsabili.

Con senso di responsabilità verso gli altri e anche verso se stessi. Per convenienza se non si avverte il dovere della solidarietà.

Nessuno si lasci ingannare dal pensiero “a me non succederà”: questo modo di pensare si è infranto contro casi innumerevoli di disillusione, di persone che la pensavano così e sono state investite dal coronavirus.

Abbiamo dovuto – e purtroppo dobbiamo tuttora – piangere la morte di tante persone; di ogni età, anche tra i giovani. E non dobbiamo dimenticarcene, per rispetto nei loro confronti.

In questa occasione, desidero dunque rivolgere – questa volta attraverso i sindaci – un nuovo appello ai nostri concittadini perché ci si renda conto, tutti, della gravità del pericolo del contagio che sta investendo l’intera umanità, ovunque, mettendo in difficoltà e bloccando la normalità della vita in gran parte dei Paesi in tutti i Continenti.

In questi giorni i Comuni possono ricorrere al potere sindacale di ordinanza prevedendo disposizioni più puntualmente legate alle condizioni del loro territorio rispetto a quelle nazionali o regionali. La salute è un diritto fondamentale. Il dovere di difenderla richiede che non si esiti ad assumere le necessarie decisioni.

Proprio muovendo da questa esigenza si manifesta il bisogno di un più stretto raccordo fra i livelli di governo che sono impegnati a fronteggiare l’emergenza; così da non pregiudicare la coerenza complessiva delle azioni e delle strategie poste in essere.

In questo senso, è importante che i prefetti e i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica sostengano – come avviene – i sindaci e le autorità sanitarie locali nel garantire l’efficacia di misure di distanziamento e, dove richiesto, di chiusura di determinate aree.

Le difficoltà hanno provocato incomprensioni, che talvolta hanno reso ruvide le relazioni tra i diversi livelli di governo. Il principio di leale collaborazione istituzionale, che i Comuni conoscono bene e praticano – a partire dalla stessa Anci – resta la direttrice su cui costruire costantemente le linee efficaci per superare la crisi in atto, rifuggendo dalla tentazione di lasciare ad altri le responsabilità delle più difficili decisioni. La cooperazione e l’assunzione di responsabilità sono apprezzate dai cittadini e generano fiducia, perché tutti sanno che una partita come questa si vince soltanto insieme e che nessuno può pretendere di avere ragione da solo.

Di cooperazione abbiamo bisogno per superare l’emergenza sanitaria, e ne abbiamo bisogno per ripartire progettando un domani sereno. E i Comuni, sentinelle della coesione – secondo la bella definizione dell’Anci – ne avvertono pienamente l’esigenza.

I Comuni, storici fondamenti di prossimità, sono anche veicoli di innovazione nella vita amministrativa, sociale ed economica.

La pandemia ha modificato i ritmi della nostra vita, ha inciso su tempi e luoghi di lavoro e con essi sull’uso di spazi e infrastrutture, pensati e costruiti per altre esigenze. Appartiene alla Repubblica saper leggere i segni dei mutamenti, e saper creare i percorsi affinché gli obiettivi di libertà, giustizia, coesione sociale, che la Costituzione ci affida, trovino applicazione nel tempo nuovo.

Dobbiamo essere protagonisti del cambiamento, e non succubi degli eventi.

Ai Comuni, espressione delle rispettive comunità, compete la responsabilità di essere intelligenti artefici del loro futuro.

I nostri territori recano i segni della rivoluzione industriale, vissuta in particolare nel secondo dopoguerra, con tutto il loro portato sociale, compresi gli squilibri causati dalle migrazioni interne, dall’accelerato urbanesimo, dallo spopolamento di aree rurali e montane.

Negli ultimi decenni le innovazioni nel manifatturiero e nelle fabbriche hanno già largamente cambiato il volto delle città. Ora la pandemia ci sta abituando a nuove modalità di lavoro e di produzione, che pongono in discussione il modello degli addensamenti urbani per come li abbiamo conosciuti. In discussione è l’alta concentrazione di risorse umane, intellettuali e finanziarie in spazi relativamente ristretti, per passare a una riorganizzazione residenziale su basi diverse che può interessare altri territori.

Anche l’offerta di servizi, pubblici e privati, cambia con il mutare della domanda. I nostri centri abitati sono, in realtà, creature viventi: nel corso del tempo crescono, si espandono, si assottigliano; si modifica la loro stessa vocazione prevalente. Da quanto sta avvenendo possiamo trarre la spinta per un rilancio e per un miglioramento del nostro sistema sociale.

I Comuni sono la frontiera di questa sfida che riguarda tutto il Paese. Le nuove economie, i nuovi modi di produzione e distribuzione, la rete dei servizi ai cittadini possono essere ripensati per rispondere a bisogni sociali nuovi, evitando le diseconomie che ereditiamo da modelli precedenti.

In questa prospettiva quei centri, e quelle aree interne, che non hanno partecipato adeguatamente alle precedenti fasi di sviluppo, e anzi ne hanno sofferto svantaggi, possono riscoprire e valorizzare tutto il loro patrimonio ambientale e culturale.

Le potenzialità sociali ed economiche di questi territori, per esprimersi appieno, hanno ovviamente bisogno di una progettualità regionale e nazionale.

Richiedono scelte eque e lungimiranti nella realizzazione – doverosamente veloce – della rete digitale, un miglioramento dei servizi di mobilità, una valorizzazione dei beni storici, artistici, paesaggistici, un deciso potenziamento dello stesso welfare di comunità, in modo da affrontare con una visione integrata i bisogni di cura e di assistenza.

Decisivo per la ripartenza del Paese, e per quell’idea di sviluppo sostenibile che l’Unione Europea ha deciso di porre al centro delle sue politiche, è ovviamente la digitalizzazione della Pubblica amministrazione, e dunque il potenziamento delle infrastrutture di comunicazione tra territori, tra enti, tra cittadini e servizi. Superare il divario digitale è oggi condizione per rispettare quel principio di uguaglianza e quei diritti di cittadinanza, che sono garantiti dalla Costituzione.

Sarà la premessa di un rilancio anche economico, e una opportunità per tanti territori. E quindi una grande occasione per un Paese come il nostro, che ha proprio nelle diversità parte rilevante del suo grande patrimonio.

L’innovazione coinvolge, e coinvolgerà sempre più, anche i centri maggiori, le metropoli che sono agli snodi delle reti principali. Sempre più la qualità della vita, dell’aria che respiriamo, del lavoro che facciamo nostro, del tempo che liberiamo, incideranno sugli stessi indici di sviluppo. Così come già accade per la difesa della salute, che richiede rafforzamento della medicina territoriale, sostegno alla ricerca, crescita nella cultura della prevenzione e stili di vita più sani.

Su questa direttrice si muove l’Unione europea, che si sta assumendo responsabilità importanti in questo passaggio storico e finalmente si mostra, come in altri momenti di crisi del Continente, all’altezza dei suoi compiti.

Il Recovery Plan segnerà i prossimi anni. I Comuni dovranno essere parte importante di questa ripartenza che può restituire alle giovani generazioni opportunità che rischiavano di venir meno. È un contributo significativo quello fornito dall’Anci con “Città Italia”.

Investire bene vuol dire compiere scelte, guardando lontano e attuandole velocemente.

Il passo dei sindaci, come dite. Che devono rispondere al bisogno quotidiano dei cittadini, dare avvio a lavori e investimenti locali perché sono carburante essenziale in questa fase, e al tempo stesso progettare, senza egoismi di parte o territoriali – come ricordava il Presidente Decaro -, le grandi infrastrutture materiali e immateriali decisive per sospingere il Paese in una nuova stagione di modernità. Una modernità che vogliamo più sostenibile.

Stiamo fronteggiando una grave epidemia. Ma abbiamo davanti a noi anche una sfida storica e l’opportunità di ripensare quel che vogliamo essere.

All’impresa di riprogettare l’Italia siamo chiamati tutti, senza esclusioni. I Comuni, di questa impresa, rappresentano motore essenziale.

Grazie per il vostro impegno e auguri.

 

 

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