Technology Archivi - Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/category/technology/ Il Blog di Gaetano Perricone Thu, 04 Aug 2022 10:18:20 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Riolo investe contro il caldo in officina: lavorare freschi, lavorare meglio https://ilvulcanico.it/riolo-investe-contro-il-caldo-in-officina-lavorare-freschi-lavorare-meglio/ Thu, 04 Aug 2022 10:17:11 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=21989 INSTALLATI IN TUTTE LE SUE OFFICINE GLI INNOVATIVI RAFFRESCATORI ADIABATICI PER IL BENESSERE DEI SUOI OPERAI FONTE: Ufficio Stampa Riolo PALERMO – Riolo investe oltre 120 mila euro per il benessere di oltre 100 meccanici. Il gruppo di concessionarie automobilistiche ha installato in tutte le sue officine, nella carrozzeria e nel suo centro consegne sei […]

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INSTALLATI IN TUTTE LE SUE OFFICINE GLI INNOVATIVI RAFFRESCATORI ADIABATICI PER IL BENESSERE DEI SUOI OPERAI

FONTE: Ufficio Stampa Riolo

PALERMORiolo investe oltre 120 mila euro per il benessere di oltre 100 meccanici. Il gruppo di concessionarie automobilistiche ha installato in tutte le sue officine, nella carrozzeria e nel suo centro consegne sei innovativi impianti di trattamento aria realizzati con raffrescatori adiabatici. Attraverso il principio fisico naturale per il quale l’acqua evaporando abbassa la temperatura dell’ambiente circostante, all’interno di questi locali è stato ricreato un luogo confortevole in cui nonostante il caldo estivo è possibile lavorare al meglio e volgere ogni tipo di mansione richiesta con una temperatura adeguata.

Un investimento necessario per il Gruppo Riolo che da sempre pensa al comfort dei suoi dipendenti. “Il rispetto delle persone non resta soltanto all’interno degli uffici e della zona vendita ma si estende anche a tutti gli altri comparti dell’azienda – spiega Iolanda Riolo, titolare delle aziende del gruppo -. Una soluzione di questo tipo permette ai nostri meccanici di lavorare in condizioni ottimali nonostante le temperature di queste estati ormai tropicalizzate. L’investimento permette di mettere al centro delle nostre aziende, ancora una volta, i lavoratori che sono il motore della nostra realtà”.

Il processo è semplice, altamente tecnologico ma ancora poco diffuso in Sicilia. Riolo è infatti l’unico gruppo del settore auto dell’Isola a godere di questi impianti industriali all’avanguardia. L’aria prelevata dall’esterno passa attraverso dei pannelli di cellulosa bagnati d’acqua, cede parte del suo calore durante il processo di evaporazione abbassando la sua temperatura. Un ventilatore, incorporato al raffrescatore, provvede poi a immettere nell’ambiente l’aria raffreddata attraverso canali e diffusori, espellendo l’aria calda esausta attraverso i portoni. “I raffrescatori adiabatici risultano particolarmente adatti ad ambienti di lavoro ubicati in capannoni industriali e locali nei quali, per esigenze logistiche e produttive, è necessario tenere aperte porte o finestre – spiega Gianluca Trapani, responsabile del service Riolo -. In ambienti di tal genere, il raffrescamento realizzato con sistemi tradizionali a ciclo frigorifero ha scarsissima efficienza, oltre ad avere costi d’impianto, di esercizio e di manutenzione molto elevati”.

Ora l’idea, invece, è quella di migliorare il comfort per effetto della riduzione della temperatura nell’ambiente di lavoro. “Il sistema, realizzato dalla FuturClima, con la consulenza tecnica e sotto la supervisione dell’ingegnere Baldassare Bua della EcoEnerSol, consente di ricambiare l’aria nei nostri locali di officina e carrozzeria circa 17 volte ogni ora, realizzando un lavaggio continuo dell’intero volume d’aria – prosegue Trapani -. Nonostante nei nostri locali siano installati secondo normativa gli aspiratori per i gas di scarico in ogni postazione di lavoro, il costante e veloce ricambio dell’aria consente di spingere fuori anche i gas di scarico generati dagli spostamenti dei veicoli e dai ristagni d’aria. Questo determina anche un miglioramento della salubrità dell’aria e dell’igiene ambientale, aumentando anche la sicurezza anti-Covid”.

Il miglioramento delle condizioni ambientali crea così un ambiente di lavoro molto più confortevole, garantendo anche produttività e concentrazione dei tecnici e di conseguenza abbattendo anche il rischio d’infortuni. “Il rispetto dell’ambiente è un tema molto caro alla nostra azienda e ai marchi che rappresentiamo – conclude Trapani -. L’assenza di macchine frigorifere riduce dell’80% il consumo di energia elettrica. È infatti richiesta la sola energia elettrica necessaria al funzionamento dei ventilatori che servono a spingere l’aria raffrescata all’interno dei locali. Consumi di energia notevolmente ridotti e assenza di gas refrigeranti (notoriamente molto inquinanti) equivalgono quindi ad un notevole abbattimento dell’impatto ambientale”.

(Gaetano Perricone). Ringrazio l’ufficio stampa di Riolo e Federica Virga per quest’ottimo e prezioso comunicato stampa, che ci informa di una brillante e innovativa scelta aziendale per rendere migliori le condizioni ambientali di lavoro nelle officine del Gruppo con il caldo sempre più feroce e in prospettiva ahimè sempre più intenso in futuro, con l’incalzare delle conseguenze del riscaldamento globale. Lo pubblico integralmente per i lettori del Vulcanico non solo perché trovo la notizia interessante in assoluto, ma anche e soprattutto perché in tempi di sfruttamento bieco del lavoro e dei lavoratori una iniziativa del genere va in direzione del tutto opposta e dunque credo vada adeguatamente divulgata e valorizzata. Pubblicità occulta? Se un’azienda decide di promuoversi rendendo migliori le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, ben venga un scelta del genere 

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A Catania la prima Rete Sismica Urbana d’Italia. Venti stazioni monitorano lo “stato di salute” del centro storico https://ilvulcanico.it/a-catania-la-prima-rete-sismica-urbana-ditalia-venti-stazioni-monitorano-lo-stato-di-salute-del-centro-storico/ Thu, 30 Dec 2021 06:31:31 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=20844 FONTE: [email protected] Una nuova analisi del rischio sismico nell’area del centro storico di Catania ottenuta con le stazioni della prima Rete Sismica Urbana d’Italia Attraverso le 20 stazioni sismiche della prima Rete Sismica Urbana d’Italia, realizzata a Catania, sono stati monitorati alcuni edifici di carattere storico-monumentale della città siciliana durante il terremoto di magnitudo 4.3 […]

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FONTE: [email protected]

Una nuova analisi del rischio sismico nell’area del centro storico di Catania ottenuta con le stazioni della prima Rete Sismica Urbana d’Italia

Domenico Patanè

Attraverso le 20 stazioni sismiche della prima Rete Sismica Urbana d’Italia, realizzata a Catania, sono stati monitorati alcuni edifici di carattere storico-monumentale della città siciliana durante il terremoto di magnitudo 4.3 dello scorso 23 dicembre 2021.

Mappa (shakemap) delle accelerazioni di picco del suolo (Peak Ground Acceleration, PGA) dell’evento di magnitudo 4.3 registrato alle ore 21:33 (UTC) del 23 dicembre 2021 (http://shakemap.ingv.it/shake4/data/29284471/current/products/pga.jpg). Le isolinee riportano i valori di PGA in % g (accelerazione di gravità).

La Rete, che costituisce l’Osservatorio Sismico Urbano di Catania (OSU-CT), è stata sviluppata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) nell’ambito del progetto PON eWAS “an Early WArning System for cultural heritage”. Essa ha lo scopo di monitorare lo stato di salute delle strutture e delle infrastrutture cittadine, di sperimentare un sistema automatico di allarme rapido on-site per i terremoti, di valutare in tempi rapidi l’eventuale danno alle strutture attraverso la generazione automatica di mappe di scuotimento (shakemaps) e, infine, arricchire gli studi sulla microzonazione sismica del territorio.

“Il 23 dicembre scorso con il terremoto di Motta Sant’Anastasia (CT) di magnitudo 4.3 la rete dell’OSU-CT ha permesso un’analisi del rischio sismico particolarmente dettagliata sulla risposta all’evento delle strutture del centro storico di Catania”, spiega Domenico Patanè, responsabile del progetto. “La rete, infatti, è caratterizzata da un’elevata densità di stazioni sismo-accelerometriche, la maggior parte delle quali situate nel centro storico in corrispondenza di edifici di carattere storico-monumentale”.

“Le mappe di scuotimento (ShakeMap)”, prosegue il ricercatore, “forniscono un’immediata visualizzazione del livello di scuotimento di una zona colpita o interessata da un terremoto. L’INGV da diversi anni calcola le ShakeMap per i terremoti a partire di magnitudo 3.0. Esse riportano i valori di picco registrati dagli accelerometri e dai sismometri della Rete Accelerometrica Nazionale (RAN) del Dipartimento per la Protezione Civile e dalla Rete Sismica Nazionale (RSN) dell’INGV, presenti nella zona del terremoto”.

Ubicazione delle stazioni OSU nel centro storico del comune di Catania (sinistra) e mappa (shakemap) delle accelerazioni di picco del suolo (Peak Ground Acceleration, PGA) dell’evento di magnitudo 4.3 registrato alle ore 21:33 (UTC) del 23 dicembre 2021. Le isolinee riportano i valori di PGA in cm/sec². 1 g (accelerazione di gravità) = 980,665 cm/s². Nella tabella in alto a destra sono riportati alcuni valori di PGA (in %g e in cm/sec2) registrati a 3 delle stazioni di OSU-CT.

“Per il centro storico di Catania”, aggiunge Domenico Patanè, “l’elaborazione della mappa di scuotimento a scala urbana ha permesso di evidenziare come in alcune zone dell’abitato siano stati registrati maggiori risentimenti rispetto ai valori riportati nella mappa elaborata a scala più ampia che si riferisce alle osservazioni delle stazioni di rilevamento più vicine ubicate a Paternò e a sud della città nella Piana di Catania. Il maggior dettaglio ottenuto dall’OSU-CT è conseguenza proprio dei numerosi dati accelerometrici ricavati dalle stazioni della rete urbana”.

L’indicazione sul livello di scuotimento osservato, e quindi del potenziale impatto sugli edifici, rappresenta una informazione particolarmente utile alla Protezione Civile per il coordinamento e l’organizzazione delle squadre di soccorso nel caso di terremoti rilevanti. “Altre 20 stazioni sismiche saranno collocate nei primi mesi del 2022 e ottimizzeranno l’attuale copertura del centro storico, estendendosi oltre la cintura comunale di Catania. Saranno inseriti, infatti, altri siti pilota in analogia a quanto già fatto per il centro abitato del porto dell’isola di Vulcano e il centro storico di Ragusa sviluppando la rete OSU nei territori a maggior rischio sismico ma anche vulcanico della Sicilia”, continua Patanè.

Gli investimenti volti all’incremento della resilienza dell’intero patrimonio costruito, con reti come la OSU, possono rappresentare un moderno e praticabile cambio di passo nella complessa problematica della mitigazione del rischio sismico e aiutare gli organi di governo all’adozione delle migliori scelte nelle politiche di prevenzione da adottare.

I recenti terremoti che hanno colpito centri urbani densamente popolati come quello dell’Irpinia nel 1980, dell’Umbria-Marche nel 1997, de L’Aquila nel 2009, dell’Emilia nel 2012 e di una vasta area del centro Italia del 2016-2017, hanno dimostrato che l’inconsapevolezza delle prestazioni sismiche degli edifici in cui si vive o si lavora e delle infrastrutture del territorio ha determinato il collasso delle comunità che, in alcuni casi, ha prodotto anche la distruzione di interi paesi.

Registrazioni accelerometriche della componente verticale a diverse stazioni della rete OSU-CT.

“È con tale obiettivo”, sottolinea Domenico Patanè, “che è stata sviluppata una rete di monitoraggio a basso costo, potenzialmente applicabile in tutti gli edifici, costituita da sistemi standardizzati per il monitoraggio dinamico. Essa consente di acquisire informazioni utili alla valutazione della vulnerabilità e integrità delle strutture a seguito di un evento sismico. Tali stime, nell’ambito di eWAS, sono condotte in collaborazione con Ivo Caliò e Francesco Cannizzaro del Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania e Giuseppe Occhipinti del Consiglio Nazionale delle Ricerche istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria, IGAG-CNR, attraverso la modellazione numerica degli edifici monumentali e la loro calibrazione sulla base di modelli numerici avanzati. È ovvio che conoscere lo “stato di salute” di una struttura (Structural Health Monitoring, SHM) in un territorio fortemente esposto al rischio sismico, consente di valutare ed adottare politiche di resilienza ben prima che un evento critico si verifichi, consentendo in tal modo non solo di ridurre e/o di ottimizzare gli investimenti ma, soprattutto, di ridurre le conseguenze associate all’evento”. Concludendo, afferma: “Similmente, in uno scenario post terremoto, sistemi e reti di monitoraggio potranno consentire di ottenere utili informazioni per stimare rapidamente (quasi in tempo reale) il livello di danneggiamento degli edifici e delle infrastrutture (ponti, viadotti, ecc.), accelerando così la macchina della gestione dell’emergenza e riducendo i tempi di intervento e di ripresa”.

Con il titolo: Catania e l’Etna, la splendida foto del grande Fabrizio Villa

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L’Italia riaccende le macchine, si risente il “rumore elettromagnetico” https://ilvulcanico.it/litalia-riaccende-le-macchine-si-risente-il-rumore-elettromagnetico/ Mon, 01 Jun 2020 15:56:00 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=17065 FONTE: INGVVulcani di Alessandro Bonforte, Salvatore Caffo, Rosario Catania, Luca Catania, Flavio Falcinelli, Alessandro Longo, Roberto Maugeri, Renato Romero, Nunzio Sambataro, Federico Scremin, Salvo Spina Il “silenzio elettromagnetico” che ha caratterizzato i giorni del lock-down italiano è stato chiaramente registrato dai sensori dell’Etna Radio Observatory (ERO) ubicati a Nicolosi, sul basso versante meridionale dell’Etna. La drastica […]

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FONTE: INGVVulcani

Adesso che l’Italia riparte, cosa sta succedendo al rumore elettromagnetico? Nella figura, sono nuovamente a confronto il segnale (sempre sotto forma di spettrogramma come nell’articolo citato) registrato durante il lock-down con uno più recente, di giorno 23 maggio 2020, dopo la riapertura delle attività.

Spettrogramma a strisce orarie, relativo all’attività magnetica a bassissima frequenza nell’arco temporale che va dalle 19:00 alle 24:00 UTC, di tre sabato pomeriggio. Il primo spettrogramma in alto è relativa al 21 febbraio, quello centrale al 21 marzo (durante il lock-down) e quello in basso al 23 maggio 2020. Le risonanze di Schumann sono visibili al centro come delle bande orizzontali, che corrispondono alla frequenza di base e i suoi multipli armonici. Prima e dopo, tali segnali sono per la maggior parte oscurati dal dominante rumore antropico.

 

Durante il confinamento, il fondo naturale costituito dalle risonanze di Schumann era chiaramente visibile, con quasi totale assenza di disturbi (le bande di rumore orizzontali nello spettrogramma al centro). Le risonanze di Schumann sono risonanze elettromagnetiche globali e rappresentano il fondo di rumore naturale della parte dello spettro elettromagnetico compreso tra 5 e 60 Hz. Si formano nella cavità tra la superficie terrestre e la ionosfera, che quindi agisce come una cassa armonica, e sono generate ed eccitate dalle centinaia di scariche di fulmini che ogni secondo avvengono su tutto il pianeta. La ripresa delle normali attività ha implicato la ricomparsa di rumori periodici che si ripropongono a cadenza quasi oraria (le bande giallo-verdi), accompagnati da un rumore di fondo disturbato che maschera per la maggior parte del tempo la ricezione del fondo naturale.

Questo dimostra che la quasi totalità del rumore elettromagnetico registrato dalle stazioni di ERO è generato dalle attività industriali ed artigianali. Durante il lock-down, infatti, non si è fermato l’utilizzo di tutte le apparecchiature ed utenze elettriche; in ogni casa, ad esempio, l’utilizzo di elettrodomestici non è stato ridotto. Quello che è cambiato, durante il periodo di quarantena, è stato l’utilizzo delle macchine industriali. La variazione del rumore registrata dimostra che non tutte le utenze generano necessariamente disturbi significativi bensì, l’attivazione di queste apparecchiature che, avendo potenze nettamente superiori e concentrando un carico maggiore sulle linee di distribuzione, sono in grado di generare campi elettromagnetici tali da propagarsi per lunghe distanze ed essere registrate dai sensori.

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Una app per osservare i vulcani dallo spazio https://ilvulcanico.it/una-app-per-osservare-i-vulcani-dallo-spazio/ Mon, 11 May 2020 13:57:29 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=16875 FONTE: INGVVulcani Un “open tool” basato su dati satellitari e Google Earth per lo studio dell’attività vulcanica a scala globale di Nicola Genzano, Francesco Marchese e Marco Neri Alzando lo sguardo in una bella giornata di sole vediamo un cielo limpido e azzurro. Mai potremmo immaginare, però, che in quello stesso cielo viaggiano numerosissimi, sofisticati […]

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FONTE: INGVVulcani

Un “open tool” basato su dati satellitari e Google Earth per lo studio dell’attività vulcanica a scala globale

di Nicola Genzano, Francesco Marchese e Marco Neri

Alzando lo sguardo in una bella giornata di sole vediamo un cielo limpido e azzurro. Mai potremmo immaginare, però, che in quello stesso cielo viaggiano numerosissimi, sofisticati satelliti artificiali invisibili ad occhio nudo, lanciati in orbita per i più svariati usi e motivi. Questi satelliti sono in grado di fornire una grande quantità di dati, che vengono  poi utilizzati usualmente da tutti noi, anche se non sempre ce ne rendiamo conto.

I satelliti Sentinel, del Programma Europeo di Osservazione della Terra Copernicus, forniscono un’enorme mole di dati geospaziali resi disponibili in modo aperto e gratuito, utilizzabili per una vastissima gamma di applicazioni che vanno dal monitoraggio ambientale al controllo del territorio, dallo studio dei rischi naturali alla sicurezza civile. In particolare, i satelliti Sentinel 2A/2B attraverso il sensore MSI (MultiSpectral Instrument) che fornisce dati in banda ottica ad alta risoluzione spaziale (fino a 20 m nelle bande dell’infrarosso), stanno assumendo un ruolo chiave nello studio dell’attività vulcanica. Allo stesso tempo, si stanno sviluppando piattaforme informatiche in grado di garantire l’accesso semplice, sistematico e continuo, a queste grosse moli di dati anche abilitando soluzioni di cloud computing, cioè una sorta di elaborazione dati realizzata direttamente nella rete internet, per facilitarel’impiego di questi strumenti in maniera operativa e gratuita.

Sistemi in grado di “intercettare” una grande disponibilità di dati e di risorse e di trasformarle in “informazioni” utilizzabili da tutti gli utenti rappresentano un valore aggiunto ed un’opportunità unica nell’ambito del monitoraggio dell’attività vulcanica, anche a supporto dei sistemi tradizionali di sorveglianza.

In tale contesto è stato appena proposto l’applicativo NHI (Normalized Hotpsot Index), basato su un algoritmo originale recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Remote Sensing (Marchese et al., 2019). Questa App sfrutta la densità degli archivi e le elevate capacità computazionali offerte da Google Earth Engine per analizzare e mappare le anomalie termiche vulcaniche a scala globale, integrando i dati satellitari Sentinel 2 e Landsat 8 (della missione americana NASA/USGS), con elevata accuratezza e bassi tempi di elaborazione. La semplice interfaccia grafica garantisce, inoltre, un utilizzo user-friendly dell’applicativo, che può essere usato sia da esperti del settore sia da semplici appassionati di vulcanologia.

L’applicativo NHI, disponibile online senza alcuna autenticazione all’indirizzo web   https://nicogenzano.users.earthengine.app/view/nhi-tool, consente di selezionare, a partire da una lista di più di 1400 vulcani attivi, l’area e  il periodo di interesse e l’estensione della regione da investigare (rappresentata da un cerchio di raggio variabile intorno al cratere principale). L’applicazione genera, entro pochi secondi, grafici delle variazioni temporali dell’attività vulcanica mappe tematiche con indicazione della localizzazione e dell’intensità delle anomalie termiche vulcaniche rilevate. Gli utenti possono, quindi, visualizzare i risultati direttamente su Google Map o su un’immagine in falsi colori della scena satellitare selezionata.

Un esempio è mostrato nella Figura 1, in cui l’’analisi dell’immagine Sentinel 2 del 14 aprile 2020 evidenzia la presenza di anomalie termiche a medio-bassa (pixel gialli) e medio-alta (pixel rossi/viola) intensità sui crateri sommitali dell’Etna. A sinistra sono mostrati i grafici generati in automatico dall’applicativo, in riferimento al periodo temporale analizzato (nel caso specifico gennaio 2017-aprile 2020). Nei grafici è riportato sia il numero di “hotspot pixels” identificati, sia la misura della radianza totale nelle due bande spettrali analizzate. L’esempio di Figura 1 mostra un picco di attività eruttiva il 18-19 marzo 2017, determinato dal flusso lavico mappato nell’immagine mostrata in basso.

Figura 1 – Screenshot dell’applicativo NHI utilizzato per analizzare la recente attività vulcanica dell’Etna; in alto, mappa di anomalie termiche dal dato Sentinel 2 MSI del 14 aprile 2020; in basso, mappa di anomalie termiche dal dato Landsat 8 OLI del 18 marzo 2017.

 

Un altro esempio è relativo al vulcano Shishaldin (Alaska), in riferimento alla recente attività eruttiva del 7 gennaio 2020, che ha generato un esteso campo lavico ben rilevato da satellite, come mostrato in Figura 2. Tali esempi dimostrano le elevate potenzialità offerte dall’applicativo NHI nel supportare lo studio ed il monitoraggio dell’attività vulcanica, grazie ad una efficace integrazione dei dati Sentinel 2 e Landsat 8 e all’utilizzo di Google Earth Engine.

Figura 2 – Screenshot dell’applicativo NHI utilizzato per analizzare la recente (7 gennaio 2020) attività eruttiva del vulcano Shishaldin (Alaska).

https://ingvvulcani.com/

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Beacon, un piccolo “faro” super tecnologico a servizio del sito Unesco Mount Etna https://ilvulcanico.it/beacon-un-piccolo-faro-super-tecnologico-a-servizio-del-sito-unesco-mount-etna/ Fri, 25 Oct 2019 05:02:27 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=14793 di Gaetano Perricone È stato bello e appassionante tornare per una mattina nell’antico e fascinoso Monastero di San Nicolò La Rena a Nicolosi, sede del Parco dell’Etna dove ho lavorato per quasi 18 anni, invitato a coordinare un incontro di eccellente qualità, con relatori di grande spessore –  Agata Puglisi e Salvo Caffo dello staff Unesco del Parco, del […]

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di Gaetano Perricone

IO AL PARCO 23 ottobre 2019

È stato bello e appassionante tornare per una mattina nell’antico e fascinoso Monastero di San Nicolò La Rena a Nicolosi, sede del Parco dell’Etna dove ho lavorato per quasi 18 anni, invitato a coordinare un incontro di eccellente qualità, con relatori di grande spessore –  Agata Puglisi e Salvo Caffo dello staff Unesco del Parco, del quale ho avuto in passato l’onore di fare parte, Roberto Visalli dell’Università di Catania, Francesco Leone, presidente del Centro Speleologico EtneoGaetano Giudice, del CSE e dell’INGVDavide Garbo, Project Manager responsabile Sicilia dell’azienda digitale ETT – ,   che ha fatto il punto sulle attività dell’ente per la gestione del Sito naturale Unesco Mount Etna, finanziate dal Ministero dei Beni Culturali e Ambientali con la legge 77/2006.

Temi degli interventi sono stati monitoraggio e fruizione dei sentieri dell’area protetta e della favolosa Grotta del Gelo, divulgazione e comunicazione con il nuovo logo ( il marchio e l’identità visiva del Sito Unesco Monte Etna, spiega un comunicato ETT, sono stati rivisti ripartendo dallo studio del territorio da comunicare, ricca al suo interno di molteplici spunti come la storia geologica del vulcano o la diversità biologica del Parco e sono stati scelti una serie di simboli che raccontano questa trasformazione, dalla genesi dell’Etna alla libertà dell’essere abitante di esso), un nuovo sito web anche in inglese e francese (www.unescoparcoetna.it) e una tecnologia avanzatissima sul territorio (Beacon, in italiano faro).

Screenshot_20191023-181411_Visita al parco dell'Etna

Dunque l’innovazione a braccetto con la natura di uno dei luoghi più belli e amati del Pianeta. Proprio su quest’ultimo punto, grande e importantissima novità per la fruizione del Sito della Word Heritage List e più in generale per le aree del Parco dell’Etna d’alta quota, dove la connessione Internet risulta quasi totalmente assente, per saperne di più abbiamo rivolto alcune domande a Davide Garbo.

DAVIDE GARBO
Davide Garbo

Innanzitutto, possiamo confermare che il sito Mount Etna è il primo tra i siti naturali del Patrimonio Mondiale dell’Umanità a potere usufruire di Beacon ?

“Assolutamente si. Senza dubbio è una delle sperimentazioni di beacon in un sito naturale Unesco tra le più estese in Europa”.

Che tipo di vantaggi e opportunità può offrire Beacon ai fruitori di un sito naturale Unesco così particolare come il Mount Etna, con al centro il più alto vulcano attivo d’Europa ?

“La possibilità di ottenere informazioni in tempo reale sui principali punti di interesse e sentieri del Parco. Grazie all’APP Visita al Parco dell’Etna, infatti il visitatore con il proprio smartphone riesce ad orientarsi e a conoscere le unicità e bellezze di questo territorio senza dover necessariamente essere connesso ad internet, che in alcune zone del Parco, soprattutto in alta quota, non è presente, e senza dover cercare nulla. Sono le informazioni che si “muovono” verso il visitatore”

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Screenshot_20191023-181516_Visita al parco dell'Etna - Copia
Scrrenshot dalla app

E che ulteriori potenzialità può avere questa tecnologia ?

“Soluzioni come quella di un’APP integrata con i beacon sono il modo migliore per arricchire l’esperienza di visita di un territorio come quello dell’Etna, ma anche il punto di partenza. Il coinvolgimento dei Comuni che fanno parte del Parco, evidenziandone le singole peculiarità e l’utilizzo di tecnologie innovative come la Realtà Aumentata e Virtuale, possono trovare la propria naturale collocazione per la valorizzazione di uno dei territori più straordinari e invidiati del mondo”.

Le attualmente 20, tra non molto sessanta piccole apparecchiature sono visibili e dunque soggette a un possibile vandalismo, ahimè diffuso sull’Etna ?

“Con prezioso supporto dello staff del Parco, che ringraziamo nuovamente per la professionalità e profonda conoscenza del territorio dimostrata, abbiamo posizionato i beacon in punti nascosti e difficilmente visibili. Questo è stato possibile grazie alla copertura di questi particolari beacon che hanno un raggio di azione che può superare i 70 metri”.

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Uno dei Beacon localizzati sul territorio

La nuova App ufficiale del sito Unesco “Visita al parco dell’Etna” è già disponibile per Android sullo store. Scaricandola è possibile scoprire i principali punti di interesse e percorsi del Parco. Grazie all’integrazione con i Beacon, i piccoli dispositivi a forma di scatoletta dislocati su tutto il territorio, attivando il bluetooth i visitatori potranno come abbiamo spiegato ricevere informazioni in tempo reale in prossimità del percorso.

Per scaricare l’App “Visita al parco dell’Etna”
https://play.google.com/store/apps/details?id=com.ettsolutions.parcoetna&gl=IT

Con il titolo: una immagine dalla homepage del nuovo sito web

 

 

 

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Fibra ottica come sensore sismico: sull’Etna la prima sperimentazione per il monitoraggio di un vulcano attivo con tecnologia DAS https://ilvulcanico.it/fibra-ottica-come-sensore-sismico-sulletna-la-prima-sperimentazione-per-il-monitoraggio-di-un-vulcano-attivo-con-tecnologia-das/ Fri, 02 Aug 2019 10:08:48 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=13649 FONTE: Ufficio  stampa INGV Un team di ricercatori dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV – OE) e del GeoForschungsZentrum (GFZ, Germania) ha completato l’installazione sull’Etna di un cavo in fibra ottica della lunghezza di 1,5 km. Obiettivo dell’esperimento, testare la tecnologia DAS (Distributed Acoustic Sensing), che utilizza la fibra ottica come sensore […]

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FONTE: Ufficio  stampa INGV

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Un team di ricercatori dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV – OE) e del GeoForschungsZentrum (GFZ, Germania) ha completato l’installazione sull’Etna di un cavo in fibra ottica della lunghezza di 1,5 km. Obiettivo dell’esperimento, testare la tecnologia DAS (Distributed Acoustic Sensing), che utilizza la fibra ottica come sensore sismico distribuito, per monitorare l’attività del vulcano più grande d’Europa.

Si tratta del primo progetto che utilizza questa tecnologia su un vulcano attivo fornendo dati a una risoluzione spaziale senza precedenti. Il cavo in fibra ottica installato sull’Etna è interrogato da un riflettometro ottico (Silixa iDAS) installato presso l’Osservatorio di Pizzi Deneri; le misurazioni DAS sono validate da una serie di 30 sismometri a banda larga e 3 array di sensori infrasonici messi a disposizione dal pool di strumenti geofisici del GFZ di Potsdam (GIPP).

La strumentazione, installata a una quota di 2.800 metri, circa 550 metri sotto la cima dell’Etna, resterà in acquisizione fino alla fine di settembre 2019, e permetterà di rilevare, localizzare e quantificare la deformazione generata da segnali sismo-acustici lungo il cavo consentendo la caratterizzazione strutturale del sottosuolo e dei processi dinamici in atto e il monitoraggio dell’attività sismica e vulcanica.

Subito dopo l’installazione, avvenuta all’inizio del mese di luglio, l’Etna ha ripreso la sua attività con esplosioni stromboliane ed emissioni di cenere dai crateri sommitali, offrendo ai ricercatori un’opportunità unica per testare per la prima volta l’efficacia del monitoraggio dell’attività eruttiva attraverso un cavo in fibra ottica.
Link all’esperimento

http://www.ingv.it/it/stampa-e-urp/

Con il titolo: il gruppo di lavoro sull’esperimento con fibre ottiche sull’Etna dell’Osservatorio Etneo dell’INGV (INGV – OE) e del GeoForschungsZentrum (GFZ) all’Osservatorio di Pizzi dei Neri

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Con PI4, Progetti & Innovazione. Tante idee concrete con ricadute sul territorio. Venerdì 9 marzo workshop a Vizzini https://ilvulcanico.it/con-pi4-progetti-innovazione-tante-idee-concrete-con-ricadute-sul-territorio-venerdi-9-marzo-workshop-a-vizzini/ Thu, 08 Mar 2018 06:54:05 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=6467 di Patrizia Strino CHI SIAMO Obiettivi – scelte – e mission di PI4 L’agenzia di comunicazione PI4 | Progetti & Innovazione, certificata ISO 9001, nasce  da un progetto di co-working tra competenze altamente professionali e diversificate sul piano tecnico e creativo. Scegliamo di fare comunicazione scientifica e tecnologica per due motivi principali: crediamo e sosteniamo […]

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Patrizia Strino e Rita Ricceri a Bruxelles

di Patrizia Strino

CHI SIAMO

Obiettivi – scelte – e mission di PI4

L’agenzia di comunicazione PI4 | Progetti & Innovazione, certificata ISO 9001, nasce  da un progetto di co-working tra competenze altamente professionali e diversificate sul piano tecnico e creativo.

Scegliamo di fare comunicazione scientifica e tecnologica per due motivi principali: crediamo e sosteniamo la capacita dei progetti di ricerca e sviluppo di generare valore e forte impatto sull’economia e sulla società e allo stesso tempo riteniamo necessaria una comunicazione che faccia conoscere i risultati ottenuti da questi progetti di ricerca a tutti i cittadini. Lo facciamo usando un linguaggio semplice e comune che possa via via aiutare a ridurre quella distanza culturale e lessicale tra linguaggio scientifico/burocratico e linguaggio comune. Fare apprezzare divulgando correttamente i risultati di un progetto, come servizi utili alla collettività per migliorare la vita di tutti fa si che si riesca a comprendere meglio la validità degli investimenti pubblici. Siamo certi che una buona comunicazione possa generare una comprensione tale che il cittadino stesso, inteso come società diventi portatore di messaggi positivi.

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Ecco il motivo per cui nell’ambito della comunicazione, abbiamo voluto creare un ponte virtuale tra il pubblico e il laboratorio, tra la gente e le società scientifiche, le università, gli spin-off, le aziende che producono conoscenza scientifica e tecnologia.

Un’interfaccia tra scienza e società, presente al fianco delle realtà che creano know-how e tecnologia per comunicare al cittadino, alle istituzioni (ma anche ad altre aziende che ne vogliono essere partner) le opportunità della loro presenza sul mercato, raccontandone la storia, la missione e le possibilità di collaborazioni e joint venture.

Dunque comunicazione come necessità di promuovere, pubblicizzare e divulgare ma anche e soprattutto comunicazione nel processo inverso: bisogno di conoscenza, di informazione, di partecipazione. La nostra mission è creare un interesse pubblico, informare e rendere attivo e trasparente il dialogo tra ricerca scientifica e tecnologica e cittadino.

DATA HIGHWAY E 3DLAB-SICILIA. VENERDI’ 9 MARZO STAKEHOLDER WORKSHOP A VIZZINI

Abbiamo ideato e stiamo promuovendo una serie di stakeholder workshop, facendo riferimento a due progetti Data-Highway e 3DLab-Sicilia sottoposti a valutazione nell’ambito dell’Azione 1.1.5: “Ricerca, Sviluppo Tecnologico e Innovazione” del PO FESR Sicilia 2014-2020, della Strategia Regionale per la Specializzazione Intelligente (S3-Sicilia).

Gli stakeholder workshop coinvolgono rappresentanti della classe politica, delle imprese, delle istituzioni, dei centri di ricerca e della società civile con lo scopo di identificare, priorità e suggerimenti con cui ispirare eventuali nuovi sviluppi sul territorio siciliano.

Ogni appuntamento si conclude con un dibattito aperto su quanto discusso e con l’obiettivo di raccogliere ulteriori spunti, idee e approfondimenti e con una serie d’interviste per un video disseminativo successivamente pubblicato sui siti web e sui canali social di quanti tra i partecipanti ce ne fanno richiesta.

Nella prima tappa, tenutasi il 27 gennaio scorso a Militello Val di Catania presso il Museo Civico “Sebastiano Guzzone” erano presenti più di 60 rappresentanti del mondo della ricerca, dell’impresa, della pubblica amministrazione e della società civile. La seconda tappa venerdì 9 marzo a Vizzini, Palazzo di Città.

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I DUE PROGETTI – LA SCHEDA

1- Creazione di una rete regionale per l’erogazione di servizi innovativi basati su tecnologie avanzate di visualizzazione (3DLab-Sicilia)

Descrizione sintetica del Progetto: 3DLab-Sicilia intende da un lato creare e sviluppare e dall’altro validare e promuovere la prima rete regionale sostenibile, gestita da imprese e da organismi di ricerca, di centri per la realtà virtuale e aumentata e per la visualizzazione 3D.

Descrizione dettagliata del Progetto: il progetto intende creare, sviluppare, validare e promuovere una infrastruttura regionale sostenibile, la prima del suo genere in Sicilia, costituita da 3 centri per la realtà virtuale e aumentata e per la visualizzazione 3D. Il progetto intende altresì validare le apparecchiature ed i servizi dell’infrastruttura con una serie di “use case” che intercettino in modo coerente i temi della Smart Specialisation Strategy della Regione Siciliana e le cui applicazioni e prodotti possano, dopo la fine del progetto, essere immessi sul mercato e generare profitto. Un elemento saliente del piano di lavoro di 3DLab-Sicilia è quello di creare all’interno dell’infrastruttura un “liquid lab”.

Soggetti proponenti: 1) K.L.A.IN. robotics s.r.l.; 2) Adamo s.r.l.; 3) Behaviour Labs s.r.l.s.; 4) Agroindustry Advanced Technologies s.p.a.; 5) Software Engineering Italia s.r.l.; 6) Università degli Studi di Catania; 7) Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia s.c.p.a.; 8) Università degli Studi di Palermo; 9) Istituto Euro Mediterraneo di Scienza e Tecnologia; 10) Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Associazione Oasi Maria SS. Onlus di Troina.

2 –Creazione di una piattaforma di Linked Open Data per la realizzazione di applicazioni innovative per il turismo e la promozione culturale (Data-Highway)

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Descrizione sintetica del Progetto: il progetto Data-Highway ha l’obiettivo di aumentare in modo tangibile la competitività delle imprese della filiera del Turismo e dei Beni Culturali in Sicilia grazie all’uso sostenibile degli Open Data e di soluzioni altamente innovative.

Descrizione dettagliata del Progetto: Data-Highway intende stabilire un’infrastruttura permanente per la creazione, l’accesso, la condivisione ed il riuso di Open Data. Tale infrastruttura consisterà in una rete di sensori, una federazione di archivi digitali multi-disciplinari arricchiti secondo le specifiche del web semantico ed osservanti il paradigma dei cosiddetti Linked Data e dei servizi software per l’analisi degli Open Data generati dal progetto e/o necessari all’implementazione di casi d’uso validanti. Tale infrastruttura opererà in un ambiente “cloud” sicuro grazie all’uso di Blockchain e promuoverà in Sicilia l’Open Innovation a “tripla” e a “quadrupla elica” ed i concetti di Digital Economy e Knowledge Society.

Soggetti proponenti: 1) NetSense s.r.l.; 2) Elmi s.r.l.; 3) Ricca IT s.r.l.; 4) Itsyn s.r.l.; 5) Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; 6) Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia s.c.p.a.

Prossima tappa dei nostri stakeholders workshop domani, 9 marzo 2018, a Vizzini presso l’Aula Consiliare del Palazzo di Città. Saranno presentate e discusse relazioni su “casi d’uso” della tecnologia digitale in ambito turistico e di promozione della conoscenza e valorizzazione dei siti turistici e in ambito medico, in diagnostica e riabilitazioneNel video, lo spot di presentazione dell’evento e dei progetti.

Il team di lavoro nella foto con il titolo è formato da Patrizia Strino, Rita Ricceri e Francesco Maria Attardi, ma ci sono altri collaboratori. Il team completo è composto da circa 8 persone

Per contatti: http//www.pi4.it

 

 

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“L’Italia va online”: quando l’alternanza scuola-lavoro lascia una traccia importante https://ilvulcanico.it/litalia-va-online-quando-lalternanza-scuola-lavoro-lascia-una-traccia-importante/ Sat, 03 Mar 2018 07:28:13 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=6392 Fonte: Ufficio stampa Flazio.com “L’Italia va online” premia 4 studenti, 16 siti e porta in rete 200 aziende. L’espansione su internet delle PMI produce un miglioramento dei servizi e un aumento delle assunzioni Quattro vincitori, 16 qualificati e 200 aziende andate online con un click. Questi sono i numeri che hanno contraddistinto la tappa nissena […]

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"L'Italia va online" all'Itet di Caltanissetta
“L’Italia va online” all’Itet di Caltanissetta

Fonte: Ufficio stampa Flazio.com

“L’Italia va online” premia 4 studenti, 16 siti e porta in rete 200 aziende. L’espansione su internet delle PMI produce un miglioramento dei servizi e un aumento delle assunzioni

Quattro vincitori, 16 qualificati e 200 aziende andate online con un click. Questi sono i numeri che hanno contraddistinto la tappa nissena di “L’Italia va Onlinepromossa in tutta Italia da Flazio.com, la start up, creata da Flavio ed Elisa Fazio sei anni fa, che ha sviluppato una piattaforma tramite cui si può creare un sito web in modo semplice e intuitivo ed è in grado di competere con piattaforme simili d’oltreoceano.

Un’idea vincente, quella di Flazio, partita da Catania sei anni fa e che dopo aver coinvolto gli studenti delle classi IV e V, sez. A e B, dell’Itet Rapisardi – Da Vinci di Caltanissetta con un percorso di 60 ore inserito nel progetto di Alternanza Scuola-Lavoro, tornerà a Catania per coinvolgere altri Istituti Superiori. Si comincia dall’Istituto Galileo Ferraris di Acireale che sabato 24 febbraio ha già svolto la prima tappa, delle venti ore previste dal percorso, sabato scorso. Poi toccherà all’Istituto Tecnico Industriale Marconi di Catania e subito dopo, ma sempre entro l’attuale anno scolastico, sarà la volta di Giarre all’Istituto Industriale Fermi Guttuso.

Un momento della premiazione
Un momento della premiazione

All’Itet di Caltanissetta si è svolta ieri, davanti alla preside Santa Iacuzzo e al tutor interno Vincenzo Milazzo, la giornata conclusiva di un percorso di 60 ore che ha premiato i migliori 15 siti giudicati da una giuria di esperti e quattro vincitori: Daniel Gaetano Garzia (V B), Serena Anzalone (V B), Luca Pio Schembri (V B), Andrea Pietro Arena (IV A) ai quali sono andati in premio la T-shirt Flazio, l’attestato di Web Designer e un coupon per acquistare la versione PRO del sito web, al costo simbolico di 1€, in luogo dei 99€ normalmente previsti per l’accesso alla piattaforma www.flazio.com in modalità completamente professionale.

I siti web selezionati sono stati giudicati con grande attenzione, in base a criteri di indicizzazione, architettura del sito, funzionalità e comunicazione mirata agli obiettivi. Oltre a un plauso generale che è andato a tutti gli studenti sia per l’impegno che hanno dimostrato sia per la qualità dei lavori presentati.

La premiazione di ieri è stata anche l’occasione per formalizzare una convenzione tra Flazio.com e Confcommercio Caltanissetta, rappresentata dal direttore Alessio Matraxia, utile per le imprese nissene nell’immediato futuro. Sviluppo del territorio, quindi, che potrà essere promosso tramite la partecipazione attiva dei ragazzi che hanno partecipato all’edizione 2017/2018. Ma anche possibilità di crescita e di occupazione per giovani e giovanissimi. Ed ecco perché Elisa Fazio, co-fondatrice di Flazio.com, rivolgendosi ai ragazzi ha commentato: “La possibilità di restare esiste. Ma se volete andar via, fate sapere anche a Milano che qui coltiviamo l’innovazione!”.

Prima fila in classe per "L'Italia va online"
Prima fila in classe per “L’Italia va online”

Il progetto L’Italia Va Online in pillole

Rientra nell’alternanza scuola-lavoro e inaugura un nuovo modo di fare formazione digitale, trasferendo agli studenti degli Istituti Superiori nozioni e competenze del web 4.0. Agli allievi è affidato il compito di coinvolgere le aziende del territorio ancora sprovviste di un sito web o con un sito non aggiornato. Per ogni studente che crea un sito web, quindi, c’è una nuova PMI italiana su Internet. L’obiettivo è quello di mettere in campo strategie e azioni utili a entrare nell’era digitale con il supporto di nuovi strumenti e risorse umane

L’Italia va Online soddisfa le direttive ministeriali del Governo come il Piano Nazionale Industria 4.0 che, focalizzando l’attenzione sul ritardo degli Investimenti in Itc, ha riconosciuto l’importanza di incentivi agli investimenti privati su tecnologie e beni 4.0. Molti studi del Fattore Internet come ad esempio quello commissionato da Google a The Boston Consulting Group, mostrano che essere attivi su Internet genera aumenti di fatturati per enti privati e pubblici con una conseguente espansione e miglioramento dei servizi offerti e un aumento delle assunzioni e della vendita di ulteriori servizi. Per candidare il proprio istituto ed essere aggiornati sulle prossime tappe si può visitare il sito www.italiavaonline.it

Ufficio stampa Flazio.com.

Grazie a Monica Adorno per le dettagliate e precise informazioni su questo progetto di grande rilievo

Con il titolo: la premiazione dei quattro vincitori all’Itet di Caltanissetta

 

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Etna, area sommitale: ecco la nuova mappa topografica https://ilvulcanico.it/etna-area-sommitale-nuova-mappa-topografica/ Thu, 21 Sep 2017 05:46:56 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=4535 FONTE: INGVCOMUNICAZIONE Pubblicata su Journal of Maps una nuova mappa topografica, ad alta risoluzione, della cima del vulcano Etna. A realizzarla un team di ricercatori INGV e Politecnico di Torino. Immagini termiche e video a 360°, integrate da rilievi Laser Scanner Terrestre. Sono gli strumenti che hanno permesso a un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale […]

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Panoramica dell’area sommitale etnea, ripresa da sud-ovest nel dicembre 2015
Panoramica dell’area sommitale etnea, ripresa da sud-ovest nel dicembre 2015

FONTE: INGVCOMUNICAZIONE

Pubblicata su Journal of Maps una nuova mappa topografica, ad alta risoluzione, della cima del vulcano Etna. A realizzarla un team di ricercatori INGV e Politecnico di Torino.

Immagini termiche e video a 360°, integrate da rilievi Laser Scanner Terrestre. Sono gli strumenti che hanno permesso a un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Politecnico di Torino di elaborare una nuova e innovativa mappa topografica dell’area sommitale dell’Etna in scala 1:5000, pubblicata su Journal of Maps (Taylor & Francis Group), e scaricabile gratuitamente sul portale all’indirizzo:
 http://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17445647.2017.1352041?scroll=top&needAccess=true.

Interno del Cratere Centrale dell’Etna, visto dal suo orlo occidentale
Interno del Cratere Centrale dell’Etna, visto dal suo orlo occidentale

“I vulcani attivi cambiano continuamente forma”, spiega Marco Neri, primo ricercatore INGV. “L’Etna non fa eccezione a questa regola. Si trasforma, soprattutto nella zona sommitale del vulcano, la più attiva. Negli ultimi anni, il vulcano ha cambiato volto, assumendo diversi profili morfologici, a seguito della crescita di nuovi crateri e del riempimento di depressioni e bocche più antiche”.

Per i vulcanologi le eruzioni rappresentano, infatti, una occasione per analizzare nuovo materiale, teorie da elaborare, strumenti da progettare, installare e testare sul campo. “Ma questi continui cambiamenti”, prosegue Marco Neri, “rendono rapidamente obsolete le mappe topografiche e geologiche dei luoghi interessati dalle eruzioni. Problema non secondario per chi deve orientarsi in quei luoghi per eseguire monitoraggi e rilievi, e anche per le guide vulcanologiche che accompagnano ogni anno migliaia di turisti in visita al vulcano”.

Approntamento delle telecamere per acquisizione del video a 360°, da cui è stato ricavato il filmato a realtà immersiva
Approntamento delle telecamere per acquisizione del video a 360°, da cui è stato ricavato il filmato a realtà immersiva

I ricercatori hanno, quindi, messo insieme professionalità e competenze diverse, finalizzate alla realizzazione di una nuova mappa dell’area sommitale dell’Etna, corredata anche da ulteriori mappe termiche e morfologiche di maggiore dettaglio. “Utilizzando un elicottero, è stata realizzata una aerofotogrammetria ad altissima risoluzione, integrata con video a 360° (girato con tecniche di realtà immersiva), acquisendo anche immagini termiche per individuare le zone più attive del vulcano. Contemporaneamente, da terra, è stato eseguito un rilievo topografico con Laser Scanner Terrestre di alcune aree-chiave che ha costituito la base di riferimento geodetico per l’appoggio a terra delle immagini acquisite da elicottero”, spiega ancora  Marco Neri.

L’approccio metodologico utilizzato ha fornito dati affidabili, precisi, acquisiti rapidamente e in sicurezza.  Un aspetto, quest’ultimo, di cui tenere conto quando si lavora in zone esposte a potenziali pericoli, come le aree sommitali di vulcani attivi. “Lo stesso approccio di acquisizione da elicottero”, conclude Marco Neri, “è attualmente in fase di test anche su immagini acquisite da satellite a elevata risoluzione spaziale (50-30 cm), per la generazione di DEM (Digital Elevation Model) e immagini 3D ad altissima risoluzione, mediante tecniche d’integrazione di foto riprese da terra, da aereo e da satellite”.

comunicazione.ingv.it; [email protected]

Area_sommitale_Etna_4Area_sommitale_Etna_5Area_sommitale_Etna_6Da sinistra: acquisizione dati con Laser Scanner Terrestre (modello Riegl VZ-4000), lungo il fianco meridionale del Nuovo Cratere di Sud-Est; attività stromboliana ed effusiva prodotta dal Nuovo Cratere di Sud-Est la notte del 7 Dicembre 2015, vista dl versante nord-orientale dell’Etna; immagine del satellite PLEIADES (ortofoto 50 cm di risoluzione), acquisita in Luglio 2015, (credits AIRBUS Defence and Space)

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Simulato in laboratorio il comportamento della pioggia nera di cenere vulcanica https://ilvulcanico.it/cenere-vulcanica/ Wed, 01 Feb 2017 17:52:36 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=2307 di Gaetano Perricone “… Un fenomeno davvero particolare e certamente inusuale: mai e poi mai, nella mia vita, avrei potuto immaginare di dovermi coprire la testa e il corpo, difendendomi da una … pioggia di cenere. Sono stati giorni tristi e, diciamolo pure, particolarmente stressanti. Il sottile pulviscolo grigio-scuro la fece letteralmente da padrone nella vita […]

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di Gaetano Perricone

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“… Un fenomeno davvero particolare e certamente inusuale: mai e poi mai, nella mia vita, avrei potuto immaginare di dovermi coprire la testa e il corpo, difendendomi da una … pioggia di cenere. Sono stati giorni tristi e, diciamolo pure, particolarmente stressanti. Il sottile pulviscolo grigio-scuro la fece letteralmente da padrone nella vita della gente del luogo: insinuandosi implacabile tra i capelli e i vestiti; accumulandosi pesantemente su tetti e grondaie delle case; entrando beffardamente negli appartamenti, indifendibili con qualsiasi tipo di chiusura; devastando i campi e le colture, danneggiate in modo pesantissimo. Perfino le automobili non furono risparmiate: la cenere-killer, oltre a rendere pericolosa la guida soprattutto nei giorni di pioggia, si insinuava spietata nei motori e perfino nei filtri dei climatizzatori … Gli scenari erano surreali: un cielo perennemente cupo, per via della enorme nube grigio-giallastra che fuoriusciva dalla cima della montagna; … gente per strada con gli ombrelli per coprirsi la testa dalla strana pioggia e con le mascherine per non respirarne le polveri; operatori ecologici e pesanti mezzi dei Comuni del territorio dispiegati per le strade, nel costante e faticoso impegno di ripulirle dalla cenere; casalinghe disperate nel ritrovarsi gli appartamenti pieni di pulviscolo, dopo averli puliti da cima a fondo il giorno prima; grande business per le piccole imprese edili, al lavoro da mattina a sera per sgombrare i tetti a rischio di cedimento; gran da fare per i medici oculisti e specialisti di patologie respiratorie, preoccupati per il possibile insorgere di una nuova malattia da … cenere vulcanica”.

Descrivevo così nel mio libro “La mia Etna. Dialogo con la Muntagna” (Giuseppe Maimone Editore, 2004, pag. 65-66), in maniera apparentemente esagerata e un pò pittoresca ma in realtà quanto mai rispettosa dei fatti, i pesanti effetti sulla vita quotidiana della gente della imponente dispersione di cenere vulcanica, “materiale piroclastico”, a seguito dell’eruzione della Muntagna del 2002-2003. Effetti che, in differente misura ma con gli stessi disagi, compresa la frequente chiusura dell’aeroporto catanese di Fontanarossa per ragioni di sicurezza, si sono spesso ripetuti e si ripetono in occasione di altre eruzioni che portano con sé dispersione di cenere.

Ecco perché, considerato il particolare interesse pubblico dell’argomento, riteniamo utile pubblicare integralmente il comunicato che segue dell’Ufficio Stampa dell’Istituto  Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sugli ultimi studi relativi al comportamento delle piogge nere di cenere vulcanica.

(Fonte INGV). Simulare in laboratorio il comportamento della cenere vulcanica durante le eruzioni esplosive per migliorare l’accuratezza delle previsioni della dispersione delle particelle: è quanto si prefigge lo studio firmato INGV e Università di Monaco di Baviera, recentemente pubblicato su Scientific Reports.

Eruzione dell’Etna del novembre 2002: dopo forti esplosioni come questa, spesso il pennacchio di cenere raggiunge la città di Catania
Eruzione dell’Etna del novembre 2002: dopo forti esplosioni come questa, spesso il pennacchio di cenere raggiunge la città di Catania

È possibile prevedere come e dove cadranno le ceneri emesse durante una eruzione vulcanica esplosiva dell’Etna o del Vesuvio? Un recente studio, condotto da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Roma, Pisa e Catania, in collaborazione con l’Università di Monaco di Baviera, ha simulato in laboratorio il comportamento delle ceneri vulcaniche, per migliorare l’accuratezza delle previsioni della dispersione delle particelle durante le eruzioni esplosive. Lo studio, Effect of particle volume fraction on the settling velocity of volcanic ash particles: insights from joint experimental and numerical simulations (http://www.nature.com/articles/srep39620), è stato pubblicato su Scientific Reports.

“La cenere vulcanica è costituita da piccoli frammenti di vetro e cristalli – spiega Jacopo Taddeucci, ricercatore dell’INGV – Queste particelle vengono generate in grande quantità durante le eruzioni vulcaniche esplosive. Immesse nell’atmosfera, le particelle formano una nube vulcanica che viene trasportata e dispersa dai venti, per poi depositarsi al suolo anche a migliaia di chilometri di distanza e mesi dopo l’eruzione”.

La cenere vulcanica ha effetti deleteri sulla salute dell’uomo, l’ambiente, e le infrastrutture (basti ricordare i disagi al traffico aereo nel 2010 dovuti all’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull).

Islanda, eruzione dell’Eyjafjallajökull, maggio 2010: campionamento della cenere ai piedi del vulcano. I ricercatori sono avvolti dalla cenere fine in sospensione nell'aria
Islanda, eruzione dell’Eyjafjallajökull, maggio 2010: campionamento della cenere ai piedi del vulcano. I ricercatori sono avvolti dalla cenere fine

“Per sapere in anticipo dove ricadrà la cenere e in quali quantità e, quindi, fronteggiarne efficacemente gli effetti –  aggiunge Elisabetta Del Bello, ricercatrice dell’INGV – è essenziale conoscere al meglio il comportamento della cenere nelle nubi vulcaniche e nell’atmosfera. In questo studio, il comportamento delle particelle di cenere durante la ricaduta è stato simulato in laboratorio, filmando le particelle in caduta con speciali telecamere ad alta velocità e ad alta definizione, e poi riproducendo gli stessi esperimenti attraverso modelli matematici”.

Grazie a questo approccio combinato il lavoro ha messo in luce come la quantità di cenere che cade dalla nube vulcanica sia in grado di modificare la velocità di caduta delle particelle. “La principale implicazione di questa scoperta è che nelle regioni più vicine a un vulcano in eruzione (a meno di 20-50 km, a seconda dell’eruzione), dove la nube vulcanica è maggiormente carica di cenere, la velocità di ricaduta delle particelle può aumentare notevolmente, con la conseguenza di avere un maggiore accumulo di cenere al suolo” –   aggiunge Del Bello.

Lo studio propone anche un metodo per prevedere la velocità di caduta della cenere in tali condizioni. “Questo metodo” – conclude Taddeucci –  contribuirà a migliorare l’accuratezza delle previsioni della dispersione delle ceneri durante le eruzioni esplosive”.

Il Laboratorio Alte Pressioni – Alte Temperature di Geofisica e Vulcanologia Sperimentali è collocato nella sede di Roma dell’INGV. Il responsabile è Piergiorgio Scarlato. Nel laboratorio si portano avanti alcune ricerche di spicco dell’INGV in ambito vulcanologico, sismico e ambientale, alcune delle quali finanziate nell’ambito di progetti europei. Qui sono concentrate molte attività analitiche e sperimentali dell’INGV a supporto delle ricerche e del monitoraggio, ma anche sviluppo di tecnologie e di nuove metodologie d’indagine. Le più recenti attività sperimentali, svolte anche in collaborazione con laboratori di altri paesi, riguardano simulazioni e misure legate alla fisica delle rocce e dei terremoti, alle proprietà chimico-fisiche dei magmi, e la modellizzazione analogica dei processi vulcanici. Il laboratorio è anche un polo di attrazione per i ricercatori italiani e stranieri.

 

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