in evidenza Archivi - Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/category/in-evidenza/ Il Blog di Gaetano Perricone Sun, 25 May 2025 16:19:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 Creta chiama, Etna risponde. ERO “sente” il rumore del sisma a 1000 km di distanza https://ilvulcanico.it/creta-chiama-etna-risponde-ero-sente-il-rumore-del-sisma-a-1000-km-di-distanza/ Sun, 25 May 2025 05:29:24 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25591 di Rosario Catania (team ERO) Alle pendici dell’Etna è attivo da un decennio il progetto del team E.R.O. acronimo di Etna Radio Observatory, un osservatorio per lo studio dei segnali radio di origine naturale Creando una stazione così vicina all’Etna, il team intende analizzare tutte le possibili sorgenti radio che un vulcano attivo potrebbe emettere, […]

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di Rosario Catania (team ERO)

Alle pendici dell’Etna è attivo da un decennio il progetto del team E.R.O. acronimo di Etna Radio Observatory, un osservatorio per lo studio dei segnali radio di origine naturale

Grafica che mostra i campi di indagine del progetto Etna Radio Observatory (cortesia E.R.O)

Creando una stazione così vicina all’Etna, il team intende analizzare tutte le possibili sorgenti radio che un vulcano attivo potrebbe emettere, dalle frequenze molto basse alle microonde. L’osservatorio svolge quindi un’attività al confine tra le misure fisiche di monitoraggio ambientale e la radioastronomia, passando per la vulcanologia.

Il campo principale di ricerca di E.R.O. è quello delle onde radio a bassissima frequenza (Very Low Frequencies, VLF) che forniscono informazioni sugli eventi fisici che si verificano sulla Terra, nella sua atmosfera e nella magnetosfera circostante. Quello delle basse frequenze è un tema che ha sempre affascinato i ricercatori, perché alle basse frequenze corrispondono onde molto lunghe, in grado di penetrare dove le normali trasmissioni radio si fermano e per lo stesso motivo è una regione di frequenze a lungo studiata in relazione agli eventi sismici. Infatti, solo un segnale a bassissima frequenza proveniente dalle rocce delle faglie in pressione, nelle fasi che precedono un evento sismico, sarebbe in grado di raggiungere la superficie attraversando chilometri di crosta terrestre! I segnali ricevuti a queste frequenze sono quindi definiti “la voce della Terra”, una sorta di finestra sull’attività temporalesca globale del pianeta, sull’attività della magnetosfera che circonda la Terra, sugli effetti dell’attività solare che interagisce con la magnetosfera terrestre, e forse anche una possibile chiave di lettura di alcuni eventi geofisici come terremoti ed eruzioni. Ma non solo basse frequenze!

Alcune misure vengono fatte direttamente sul campo (cortesia E.R.O)

Il progetto ERO vanta oggi due  stazioni funzionanti 24 ore al giorno, (di cui una completamente automatica ad energia solare), per la rilevazione di segnali radio naturali e rappresentano un laboratorio sperimentale per lo sviluppo di nuovi campi di indagine; sono a gestione remota e i segnali sono visibili pubblicamente online. Le stazioni prendono il nome dalla località in cui operano e sono, ERO-ETNAPARK, ERO-SANLEO, in quest’ultima è operativo un sistema per lo studio delle radiazioni a microonde per le emissioni termiche dell’Etna durante le fasi di una eruzione, con lo scopo di rilevare spot caldi sulla superficie, intesi come temperatura di brillanza di un corpo che emette calore, ancor prima dell’ episodio eruttivo stesso. In costruzione anche un ricevitore per indagini astrofisiche, nello specifico, un ricevitore per l’emissione dell’idrogeno neutro della nostra galassia, operante nelle microonde, conosciuta come riga a 21cm.

L’ERO-ETNAPARK è attrezzato per ricevere, analizzare e registrare questi segnali radio-naturali, con un sensore principale chiamato tecnicamente “SEARCH o INDUCTION COIL”, tradotto “Bobina di ricerca”, affiancato da altri due dispositivi. Il primo è un sistema costituito da due antenne che funzionano come una sorta di bussola (IDEAL LOOP): si tratta di una coppia di spire ortogonali, come quelle montate sulle imbarcazioni per identificare la posizione dei radiofari e far puntare la nave, anche in assenza di un segnale GPS. Il secondo è un geofono verticale, che non è altro che un microfono a pavimento, ma invece di catturare i suoni che viaggiano nell’aria come un microfono tradizionale, cattura i suoni e le vibrazioni che si propagano nel terreno. Le vibrazioni vengono trasformate in un debole segnale elettrico che viene poi amplificato, analizzato e registrato dalla stazione di monitoraggio. Lavorando su frequenze di pochi Hz, il geofono è in grado di “sentire” i terremoti che si verificano in un raggio che può arrivare a mille chilometri, ma è anche un orecchio sul vulcano, pronto a cogliere il minimo sussurro o tremore scatenato dall’Etna nel corso delle eruzioni (specialmente quelle a carattere parossistico-esplosivo). Dai dati raccolti negli anni infatti, si è osservato che quando il magma inizia a salire lungo i condotti eruttivi, ancor prima di vedere la superficie, può essere rilevato dal geofono della postazione, apparendo come un rombo alla frequenza di pochi Hertz. Tuttavia, lo studio comparativo di questi segnali microfonici con i campi elettromagnetici rilevati dal SEARCH COIL non ha ancora rilevato correlazioni tra tremori vulcanici e campi magnetici a bassa frequenza. Ma gli eventi di una certa gravità finora monitorati sono stati pochi (per fortuna!) e solo nel corso di anni di ricerca si potrà capire se campi magnetici ed eruzioni sono in qualche modo collegati e se possono essere utilizzati come allerta per un imminente fenomeno eruttivo. Per ora… sembrerebbe di no.

Evento sismico Mw 6.0 a Creta (Grecia), 22 maggio 2025

Distanza tra epicentro e stazioni E.R.O. (tratto da Google Earth)

Alle ore 05:19 italiane del 22 maggio 2025 si è generato un terremoto di magnitudo Mw 6.0 nel mare antistante l’isola di Creta (Grecia) a circa 62 km di profondità.

L’area interessata è inserita nella regione dell’arco ellenico, che interessa tre grandi placche, l’Africa, l’Eurasia ed l’Arabia. In particolare, Creta si colloca nella parte superficiale di quest’arco, con eventi sismici storici di magnitudo fino ad 8.

Nonostante la distanza tra l’epicentro e le stazioni E.R.O. (circa 1000Km), gli strumenti hanno registrato l’evento sismico in modo chiaro e direi in questo caso senza precedenti, in termini di definizione dell’impronta sismica, sia sui sismometri che sui magnetometri, in quest’ultimi determinata dall’effetto microfonico.

L’effetto microfonico in un magnetometro si riferisce alla risposta del sensore alle vibrazioni meccaniche. In pratica, il magnetometro, progettato per misurare variazioni nel campo magnetico terrestre, può interpretare le scosse sismiche e le vibrazioni del terreno come segnali magnetici, generando così “rumore” o artefatti nelle sue misurazioni. Le vibrazioni non sono solo le scosse dirette del terremoto, ma anche le vibrazioni strutturali dell’edificio o della piattaforma su cui è installato il magnetometro. Anche le onde acustiche a bassa frequenza (infrasuoni) generate dal sisma possono indurre vibrazioni meccaniche nel sensore. I magnetometri sono strumenti estremamente sensibili e qualsiasi vibrazione fisica o movimento del sensore o dei suoi componenti (cavi, involucro, ecc.) può indurre piccole variazioni nel campo magnetico locale o nel modo in cui il sensore interagisce con esso. Dopo un sisma, le vibrazioni possono essere intense e persistenti, causando una “rumorosità” significativa nel segnale di uscita del magnetometro.

Ed è il caso di questo evento sismico le cui onde giunte fino ai sensori ne hanno determinato lo scuotimento, marcando il loro passaggio in modo indelebile sui segnali registrati e visualizzati nelle immagini seguenti.

Sismogramma del sima di Creta catturato dal sensore LEGO (cortesia E.R.O)
Sismogramma del sima di Creta catturato dal sensore SISMUS NEODIMIO (cortesia E.R.O)
Spettrogramma del sima di Creta catturato dal sensore GEOFONO VERTICALE (cortesia E.R.O)

 

 

 

 

 

 

 

Spettrogramma del sima di Creta catturato dal magnetometro IDEAL LOOP (cortesia E.R.O)
Spettrogramma del sima di Creta catturato dal magnetometro SEARCH-COIL (cortesia E.R.O)

 

 

 

 

 

 

Conclusioni

La chiarezza con cui si è manifestato questo evento sismico nei grafici elaborati dalle stazioni E.R.O. mostra come un fenomeno naturale, seppur distante, può rappresentare un’occasione di approfondimento nello studio dei segnali radio naturali. Il geofono, che è un sensore geofisico adatto a registrare i movimenti del suolo, conferma che l’impronta visibile sia sul magnetometro lineare che sul magnetometro ortogonale, è quella di  un terremoto, che se anche avvenuto a 1000Km di distanza, ha prodotto lo scuotimento del suolo a tal punto da far muovere letteralmente i sensori con tale energia. E’ la prima volta che sul magnetometro ortogonale viene visualizzato un effetto microfonico con una tale definizione! Un motivo di orgoglio per tutto il team ed un episodio che arricchisce il database che Etna Radio Observatory ha costruito in 10 anni di applicazione.

Oggi Etna Radio Observatory collabora con l’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il Parco dell’Etna ed STMicroelectronics, grazie a convenzioni stipulate per attività di studio sui segnali radio naturali, coadiuvata dall’utilizzo di tecnologia MEMS e Microcontrollori.

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Piatti “a comegghiè” di vecchio chef solitario, se medesimo https://ilvulcanico.it/piatti-a-comegghie-di-vecchio-chef-solitario-se-medesimo/ Mon, 05 May 2025 16:19:03 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25532 di Gaetano Perricone Non avrei mai pensato nella mia carriera giornalistica di scrivere un pezzo del genere. Ma la vita,  con i suoi risvolti amarissimi, ci costringe improvvisamente a darci da fare per la nostra sussistenza. E così, nella tragica vicenda della malattia della mia adorata Daniela, sono diventato per necessità vecchio chef solitario, me […]

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di Gaetano Perricone
Non avrei mai pensato nella mia carriera giornalistica di scrivere un pezzo del genere. Ma la vita,  con i suoi risvolti amarissimi, ci costringe improvvisamente a darci da fare per la nostra sussistenza. E così, nella tragica vicenda della malattia della mia adorata Daniela, sono diventato per necessità vecchio chef solitario, me medesimo, cucinandomi un po’ di piatti “a comegghiè”, a come vengono dal dialetto siciliano, cose semplici di mio gusto che ho potuto realizzare senza troppe difficoltà, che da un lato mi hanno consentito di compiere l’atto indispensabile di cibarmi, dall’altro mi hanno dato anche la possibilità di distrarmi da pensieri dolorosissimi.  In oltre un anno ho preparato tante cose diverse, pubblicando i piatti sul mio profilo Facebook. La mia guerriera sfortunata sarebbe orgogliosa di me. E adesso, come mi è stato più volte richiesto da alcune care amiche e sperando di fare loro cosa gradita, vecchio chef se medesimo ha deciso di raccogliere tutto e metterlo insieme in questo inimmaginabile articolo qui sul mio blog abbastanza seguito. L’ordine è sparso, mi sono rifatto al social senza pensarci troppo, senza prenderlo sul serio ovviamente, qualche piatto è ripetuto in modo diverso, altri se ne aggiungeranno. Cosa aggiungere? Divertitevi, buon appetito e non criticatemi, sono solo un vecchio chef inventato.
FAVE CON ATTUPPATEDDI DI VECCHIO CHEF
Vecchio chef solitario, se medesimo aveva assai spinno (desiderio, nordici) di fave e ne accatto’ mezzo chilo per farle con la pasta nica (piccola). Con forte prevalenza della fava.
Avevo anche molta voglia di tornare a cucinarmi per mettere da parte cattivissimi pensieri. Le fave ben lavate le ho riversate in una padella alta, con alla base un soffrittino di cipolle, ho aggiunto acqua e coperto la padella. Cottura di mezz’ora circa, il tempo di scunchiere (restringere), poi li ho mescolati con gli attuppatteddi (tubetti rigati marca R …o) preparati a parte, con tanticchia di salsetta di datterini a insaporire ulteriormente. Risultato più che lusinghiero, le fave erano belle citrigne e gustosissime. Complimenti a vecchio chef me medesimo.
Ps: stasera mi sono lasciato andare a descrizione sicula un pochino strascicata, montalbanesca direi, perché il piatto magnifico e affascinante m’ispirava molto così. Buona cena, amiche e amici cari
POLPETTE E PATATE FRITTE, COME I PICCIRIDDI
Ma quanto mi piacevano quando era bambino! Le preparava la nonna Giovanna, mamma di mio papà, fritte erano anche le polpette. Una goduria.
Oggi vecchio chef me medesimo si è scialato: le più che squisite polpette erano in umido, gentile omaggio della mia adorabile vivandiera Virginia (la mamma di mio nipote Andrea) e io mi sono limitato a friggere una montagnola di patate come eccellente contorno. Mi sono calato il tutto con lo stesso entusiasmo che avevo da picciriddo e che ho continuato ad avere in ogni età per polpette e patate fritte, accoppiata vincente. Buon pranzo, amiche e amici cari
IL CENONE DEL VECCHIO CHEF 
Vecchio chef me medesimo non ha voluto annegare nella struggente malinconia di questo tristissimo Capodanno solitario, nella nostra bella casa vuota con Daniela ricoverata in riabilitazione. Ho deciso dunque di auto gratificarmi come merito, com’è giusto che sia. Mi sono messo ai fornelli senza piangermi di sopra, non l’ho mai fatto e non apprezzo chi lo fa.
Il risultato sono questi eccellentissimi spaghettoni Rummo con salsa di datterino con tanta anciova (acciuga, per le amiche nordiche che mi seguono con entusiasmo), con ampissima spruvulazzata di mollica atturrata. Sono venuti troppo buoni, di cottura e di gusto. Ne calai assai, come vedete dalla padellona. Assai me ne sono pure divorati, ma altrettanti ne sono rimasti per l’adorabile rito della rivisitazione del giorno dopo, quando “riposati” sono ancora più gustosi. Li ha accompagnati la Birra Castello, che sarà volgare ma a me piace molto, poi una banana e un mezzo pandorino Bauli hanno completato il più che dignitoso e soddisfacente cenone del vecchio chef solitario. Buon cenone a tutti voi, non strafogatevi
LA GODURIA DEGLI ATTUPPATEDDI COI CECI 
Vecchio chef oggi si è super arricriato con una delle pietanze che più ama in assoluto. In realtà i ceci già pronti me li ha preparati e omaggiati un’adorabile vivandiera, la mamma di mio nipote. Io ci ho calato i magnifici “tubetti rigati” della Rummo, molto somiglianti a quelli che una volta chiamavamo “attuppateddi” (chissà come rideranno Roberta e Leila, le meravigliose amiche fisioterapiste di Daniela al Besta, alle quali ho somministrato un corso veloce e vastasello di dialetto siciliano) e per finire un filo di olio come Dio comanda. Cose troppe buone, con gusto speciale senza tempo
MA ANCHE LE TAGLIATELLE CON I CECI AL VECCHIO CHEF 
Passano i giorni e senza Daniela la nostra amata casa, che abbiamo voluto e realizzato con gioia ed entusiasmo, sembra sempre più vuota, un vuoto assordante. Ancora molti ne passeranno per la sua necessaria riabilitazione e dovrò sempre più adeguarmi a questa situazione di solitudine non scelta.
Mi manca moltissimo anche la sua passione e capacità culinaria. L’impegno e l’applicazione del vecchio chef me medesimo, oltre che per necessità, serve dunque anche per colmare per quanto possibile parte di questo grande vuoto, almeno in cucina. Ed è un vero piacere ogni giorno regalarle un sorriso facendole vedere in foto i piatti prodotti dal vecchio chef.
Oggi mi ispirarono le tagliatelle con i ceci, che amo moltissimo e il risultato fu ancora eccellente. Mi complimento con me stesso gustando, anzi ammuccando con estrema soddisfazione
2 – PENNETTE AL VECCHIO CHEF FRITTE
Eccole, dal frigorifero alla padella, le risaglie – come le definirebbe una mia carissima e simpaticissima amica – delle ottime pennette al sugo dell’altra sera. Come faceva mia nonna Giovanna, mamma di mio padre, suscitando la mia golosa ammirazione fin da bambino, doverosamente riciclate e fritte con tanticchia di olio, un uovo rotto di sopra, una spruzzata di parmigiano. Goduria autentica, sempre, viri chi manci. Il vecchio chef solitario si dà da fare.
Buona serata e buona cena. Adesso mi aspetta “Maigret e il condannato a morte”, in compagnia del mitico commissario su TOPCrime
ANELLETTI SENZA FORNO DI VECCHIO CHEF 
Su espressa e insistente richiesta di qualche amica, ma anche con lo spirito giusto, torna a farsi vivo vecchio chef solitario, me medesimo. Lo faccio alla fine di una giornata un po’ più serena, nella quale l’aria di mare mi fece smorcare il pititto, come avrebbe detto il commissario Montalbano.
E dunque stasera, con atavica ispirazione palermitana, ho aperto un pacco di anelletti della mia marca preferita, quella che comincia con R e finisce con O, e volendo evitare il forno li ho sottoposti a lunga e soddisfacente cottura (una ventina di minuti) e poi amalgamati con abbondante salsa di datterino. L’ampia spruvulazzata di parmigiano ha reso quanto mai gratificante la vorace ammuccata. Buona cena da vecchio chef, amiche e amici cari
1- PENNETTE AL VECCHIO CHEF
La mia autosufficienza alimentare per necessità migliora cena dopo cena: cose semplici, ma buone. Come le ottime pennette al sugo di stasera, cotte in pentola e poi ben rifinite e impregnate di salsa nella padella, che mi sono venute buonissime. Non posso che ribattezzarle, prendendomi adeguatamente per i … fornelli (più che i fondelli), “pennette al vecchio chef”. E con questo vi augurai ottima cena
Ps: non le ho mangiate tutte, anticipo qualche osservazione in proposito. Erano effettivamente assai, da buon palermitano abituato a porzioni generose mi abbucco’ la mano. Un po’ sono in frigorifero
PENNOTTI AL VECCHIO CHEF 
Si chiama così questa pasta della Rummo: pennotti rigati, penne in formato gigante, tredici minuti di cottura. Vecchio chef solitario me medesimo, sempre più a proprio agio tra i fornelli, li ha super conditi con una ben riuscita salsa di pomodorini piccadilly al tonno, con abbondante spruvulazzata finale di mollica atturrata (pan grattato abbrustolito, cari nordici). Me ne calai di gran gusto un piatto robusto, ma ne sono rimasti per un accattivante riciclaggio serale. Riempio il vuoto sempre più assordante e pesante lasciato dalla mia adorata guerriera in riabilitazione, cercando di mettercela tutta per non rimpiangere la sua maestria culinaria. È un impegno piacevole e rilassante, ma che pure mi commuove
ADORATE TRIGLIE FRITTE AL VECCHIO CHEF: CIAVURU DI MARE 
Oggi il vecchio chef Montalbano fu. Ho rivisto dopo otto mesi il nostro eccellentissimo pescivendolo di San Giovanni La Punta, che dopo avermi fatto festa chiamandomi “signor Lupo” – mi capita in varie putie (botteghe, nordici) locali e naturalmente lascio fare – e avermi chiesto di salutare Daniela, con lo sguardo rivolto verso le triglie, tornando alle vecchie abitudini, mi ha sussurrato: “Si pigghiassi”, se le prenda cari nordici, questo potete capirlo.
Detto fatto. Dopo un po’ sono finite nel posto giusto, nella padella con la giusta quantità di olio e hanno fatto la loro morte: fritte al naturale, come piace a me, senza passare dalla pur gradevolissima farina. Forse fu solo l’illusione di un entusiasta adoratore della triglie fritte (ma com’è ghiè, pure alla livornese), ma vi giuro che mentre le mangiavo facevano un ciavuru – profumo, cari nordici – di mare frastornante. E sempre di più mi sentii il mitico Commissario Salvo, facendo contemporaneamente la sua parte e prima, nel prepararle, quella di Enzo, il suo ristoratore preferito. Mi faccio applausi da me stesso.
Dedicato in particolare ad alcune mie amiche nordiche: Roberta Cazzaniga, Leila Parma, Monica Ballerini e qualche altra, che penso si mangerebbero direttamente il post con la foto.
TAGLIATA AL VECCHIO CHEF
Stasera ottima carne by Iperal, il supermercato di fronte alla casa di Lecco dove risiedo. Gustosissima la tagliata, che visto lo spessore il vecchio chef solitario, sempre più intrippato, divertito e magari convinto, ha stracotto in padella. Contorno doveroso di patate lesse homemade, che adoro. E anche per stasera ce la siamo cavata e goduta
PASTA E LENTICCHIE DI CONFORTO PER VECCHIO CHEF
La mia pasta e lenticchie di stasera by Iperal, sconfezionata e arriquariata (riscaldata, cari nordici), maccosa al punto giusto, non solo era buonissima, ma ha avuto anche un effetto terapeutico sul mio provatissimo fisico. Vecchio chef si è limitato ad aggiungere un’insalata e un pezzetto di ottimo Emmenthal per completare la sua cena solitaria, ma ancora decisamente gustosa.
E tra poco, come ogni sabato, su Top Crime tocca al grande Bruno Cremer con “Maigret in Finlandia”. Buon sabato sera e buona cena, amiche e amici.
PS. non ho voluto mancare all’appuntamento, ma stasera vecchio chef non aveva neanche la forza di inventarsi qualcosa
RISO SQUARATO DI VECCHIO CHEF 
Non proprio squarato: accarezzato da un filo di profumato e gustoso olio della pace from Castiglione di Sicilia e spolverato di parmigiano. Vecchio chef solitario se medesimo ama moltissimo il riso, in qualsiasi espressione, lo mangerei ogni giorno. Ma così, semplicissimo in bianco, è di grande piacevolezza e leggerezza. Cena ottimale, dunque, non solo per gli anziani come me. In particolare in una serata come questa, per tutelarmi dal voltastomaco incipiente e isolarmi da un mondo che trovo sempre più orrido. E ora aspettiamo la seconda parte del Conte di Montecristo. Buona serata e buona cena, amiche e amici cari
CALAMARATA DEL VECCHIO CHEF 
Si chiama proprio così, questa corposa pasta della Rummo: evidente la somiglianza con il mitico mollusco, gettonatissimo nelle pietanze di pesce. Abbondantemente impregnata dell’ottimo ragù della mamma di mio nipote, la calamarata cotta al punto giusto dal vecchio chef me medesimo ha fatto la sua eccellente figura e soprattutto la fine che meritava nella mia pancia
PESCE SPADA AL VECCHIO CHEF 
Stasera l’anziano chef solitario, dopo la pesante domenica in ospedale a Milano, aveva bisogno di conorto (conforto, nordici) significativo e allora fu pesce spada. By Iperal, il mitico supermercato mio dirimpettaio, ma veramente gustosissimo. Lo chef si è limitato a grigliarlo per il tempo giusto, a irrorarlo lievemente con olio Barbera e spruzzarlo di limone e ad accompagnarlo con insalata bella fresca. Per fortuna m’arricriai anche stasera, la cena fu più che dignitosa, con tanti complimenti al mio alter ego vecchio chef . Buona serata e buona cena a voi, amiche e amici cari
UOVA E PATATE AL VECCHIO CHEF 
Il vostro anziano chef è un gran patataro e anche picciriddo, perché le patate le ama troppo e come i bambini le vuole soprattutto fritte. Stasera ne sentivo voglia homemade, cioè fatte a casa e non congelate: ho pelato con pazienza tre patate, le ho tagliate sfantasiando e senza pignoleria e le ho fritte come Dio comanda in padella, con i tempi giusti per farle venire magnifiche.
Abbandonato il ruolo di vecchio chef e passato a quello più suggestivo di consumatore, le ho messe di contorno a due belle uova sode e mi ammuccai il tutto con consistente soddisfazione e autocompiacimento.
E per non farmi mancare nulla, ho innaffiato con ottima birra Raffo e mi sono concesso pure il dolcino, un po’ di mini mandorlato Balocco troppo buono. Per stasera è tutto amiche e amici cari, buona cena da vecchio chef
COTOLETTA E PATATE FRITTE DI VECCHIO CHEF PICCIRIDDO
Pranzo della domenica come i picciriddi, i bambini, per vecchio chef solitario, me medesimo: una squisitissima cotoletta by I Vitelloni (la eccellentissima macelleria puntese a due passi da casa, la cito perché la qualità della carne e la gentilezza dei ragazzi che la gestiscono lo meritano) con abbondante contorno di patatine fritte. È il piatto preferito anche da mio nipote Andrea, come tanti ragazzini, e sono stato sempre molto contento di dargli compagnia quando cucinava la nonna. Adesso toccherà a me. Buon pranzo, amiche e amici e … cotolette e patate fritte for ever 😋😋😋
PASTA E LENTICCHIE DI VECCHIO CHEF
Ritorna con voi vecchio chef solitario, se medesimo, con uno dei suoi cibi preferiti, amatissimo. Le squisite lenticchie arrivano a sorpresa da una generosa vivandiera, la mia carissima amica Marisa Mazzaglia; come pasta, mi è venuta l’ispirazione di calarci stavolta le mini pennette -non so se hanno un nome specifico- e ho fatto bene, il risultato fu eccellente. Gustosissimo e profumato valore aggiunto il magnifico olio from Ragalna di Chiara Longo. Insomma, tra madre e figlia oggi super coccola, c’è chi mi pensa per fortuna. Buon pranzo, amiche e amici cari
ORECCHIETTE SPINACI E POMODORO DI VECCHIO CHEF 
Dopo un pomeriggio assai impegnativo, vecchio chef solitario, se medesimo, s’ispiro’ così. Ho preparato un’ottima salsa di pomodoro con gli spinaci, ho cotto al punto giusto le orecchiette, tipo di pasta pertinente e dopo averle ben scolate le ho impregnate di condimento. Risultato eccellente, decisamente. Ne è rimasto un altro piatto abbondante per domani. Buona cena e buon Festival, amiche e amici cari
PENNOTTI CON TONNO E LIMONE DI VECCHIO CHEF 
Poco da aggiungere su quest’altro pranzo semplice e più che gustoso, realizzato e consumato da vecchio chef solitario, me medesimo. Da sottolineare che il tipo di pasta della R…o si è confermata ottima scelta e che la spremuta del limone sul tonno è stata certamente valore aggiunto. La prossima volta, con più tempo, aggiungerò anche la scorza. Buon pranzo, amiche e amici cari
COSTATA E SPINACI DI VECCHIO CHEF 
La eccellente e cotta al punto giusto costata di maiale by “I Vitelloni”, ottima macelleria puntese, è stata degnamente accompagnata dalla verdura di Popeye: il pranzo di Vecchio Chef solitario, se medesimo è stato dignitoso e gustoso, mentre la cena è stata il doveroso e sempre accattivante riciclaggio degli spaghetti al pomodoro di ieri. Buona cena, amiche e amici cari
RISO E PISELLI DI VECCHIO CHEF 
Stasera vecchio chef solitario me medesimo aveva voglia di cucinare e di mangiare riso, lo amo moltissimo. C’erano gli ottimi piselli omaggiati per Pasqua dalla carissima Virginia, mamma di Andrea e dunque non ho dovuto fare altro che cuocere con tempi perfetti il riso, mescolarlo abbondantemente con i bisi, li chiamano così gli amici veneti, aggiungere un profumato filo d’olio DOP Monte Etna e una spruvulazzata di parmigiano. La consumazione è stata più che soddisfacente e un altro piatto è in frigorifero per domani. Buona cena, amiche e amici cari
CAPPELLETTI IN BRODO DI VECCHIO CHEF
In realtà per questo ottimo pranzo vecchio chef solitario, se medesimo, ci ha messo solo un’agevole mano d’opera: bollire l’acqua, sciogliere il mitico dado vegetale e calare per due minuti due gli eccellenti cappelletti di un’azienda del centro della Sicilia. Sostanza e gusto notevolissimi e mi sono pure spicciato. E anche per oggi la missione cibo è compiuta
ORECCHIETTE ALLE “CEME DE REPE” AL VECCHIO CHEF 
Devo proprio dirvelo, senza presunzione e con tanta soddisfazione: oggi vecchio chef solitario, me medesimo, si è superato, con un piatto leggendario e di valore assoluto.
Adoro le orecchiette alle cime di rape e dunque non mi è sembrato vero di trovarle già pulite e belle e pronte dal mio grande fruttivendolo puntese Claudio. E oggi ho deciso di farle fuori: le ho bollite, saltate in padella con aglio, olio della pace from Castiglione di Sicilia, anciove e pezzettini di pomodorini, mescolandole alla fine con le orecchiette cotte nell’acqua usata per la verdura (suggerimento della mia guerriera Daniela, di grande maestria culinaria) per insaporirle adeguatamente.
Risultato brillante, da vero cuoco, di ciavuru e immagine molto accattivanti: con le cime deliziose, il condimento giusto e i tempi di cottura impeccabili, la pasta alle cime di rape del vecchio chef è venuta gustosissima, anche se non ho testimoni che possano confermarlo. Ma alla fine meglio così
PACCHERI CON AGGRASSATO DI VECCHIO CHEF 
Stasera cena regale per vecchio chef solitario, se medesimo: ho mangiato quella che per i miei gusti è la pasta più buona tra tutte le paste buonissime che ci sono.
Ho aspettato, per rispetto a quello che vedevo e perché non era il caso di mangiare, la fine del “Caro Marziano” di Pif da Auschwitz, che ha ricordato ai troppi con la memoria corta gli orrori del nazismo e poi mi sono dedicato al sublime agglasso – lo scrivo in dialetto – con patate, che con pensiero dolcissimo e affettuosissimo mi ha preparato la mia super amica e formidabile cuoca Monica Maimone.
Ho cotto al punto giusto i magnifici e più che pertinenti paccheri di quella marca che comincia con la R e finisce con la o e li ho immersi nel nobile aggrassato, prelibatezza di antica tradizione siciliana una volta considerata cucina povera, che adoro fin da bambino quando nella grande casa di famiglia di Palermo lo preparava in modo incantevole la nonna paterna, poi molto bene anche la mia mamma e il mio papà.
Mi ammuccai in abbondanza cotanta magnificenza e infinita bontà con gioia e soddisfazione, alla salute della cara Monica, che conoscendo la mia predilezione mi ha dedicato questa splendida coccola, della mia guerriera e naturalmente anche del vecchio chef, se medesimo.
Rimando a Internet amiche e amici nordici, o anche siciliani poco avvezzi alle nostre migliori tradizioni culinarie, per la ricetta dell’agglasso, il post diventerebbe troppo lungo. E non è il caso.
Finisco in bellezza parlando con me stesso: caro vecchio chef te medesimo, ta futti a spisa, alla facciazza di guai e camurrie. Buona serata e buona cena a voi
FUSILLI AI POMODORINI DI VECCHIO CHEF 
Cose semplici e genuine per gusti semplici, è la filosofia di vecchio chef solitario, me medesimo. E dunque oggi ho preparato in padella una bella salsetta di ottimi pomodorini piccadilly, suggeriti dal mio super fruttivendolo Claudio, che ha accolto al punto di cottura giusto i fusilli della mia marca preferita (non la cito, l’ho già fatto varie volte, comunque comincia con la r e finisce con la o), un tipo di pasta che amo molto. Un minuto abbondante di mescolata per amalgamare bene e via sul piatto, con carezzine di basilico e spruvulazzata di grana padano, per consumarla con gusto e soddisfazione. Ne lasciai un poco per la ripassata serale. Anche per oggi il pranzo è servito, buon appetito a voi.
ATTUPPATEDDI CON BROCCOLI DI VECCHIO CHEF 
Amo molto i broccoli in tutte le versioni: le mie origini mi fanno prediligere quello verde palermitano, ma nella mia “second life” etnea mi sono affezionato anche al “bastardo” viola.
E dunque vecchio chef solitario, se medesimo, ha accolto con entusiasmo il cavolfiore (cugino strettissimo del signor broccolo) omaggiato dalla generosissima vivandiera Virginia, mamma di mio nipote Andrea. Ci ho voluto calare gli attuppateddi- tubetti rigati il nome ufficiale- e, con lieve spruvulazzata di parmigiano, risulto’ idea brillante e primo, ma anche unico piatto di gusto eccellentissimo.
Buon pranzo, amiche e amici cari
NATALE DEL VECCHIO CHEF CON “MUFFULIETTE” E VINO PERRICONE
Pur invitatissimo, con grande affetto e attenzioni, al pranzo di Natale di famiglia, non me la sono sentita di partecipare. Oggi per per me è un 25 dicembre estremamente triste, con il cuore molto piccolo e un grande senso di vuoto a casa per la mancanza della mia adorata guerriera, ricoverata in riabilitazione. E dunque, per solidarietà con Daniela, ho scelto di restare solo.
Ma al vecchio chef me medesimo la fantasia non manca. Il mio menù natalizio è stato quest’anno a dir poco originale, ma decisamente gustoso: due moffolette, tipo di pane di tradizione palermitana che adoro, una con mortadella, l’altra classica con olio della pace dall’ulivo Polifemo by Pippo Raiti, sale e origano, purtroppo mi mancarono le acciughe ma fu ottimo lo stesso; eccellente mandarancio e fettona di pandoro; il tutto irrorato da un bel bicchiere del vino del “mio” vitigno, ho aperto un formidabile Perricone Soria di Firriato datato 2014, dieci anni che si sentono tutti e dunque non ho esagerato nel mescere, ma mi sono auto bevuto con molto piacere. Sono più che soddisfatto: cosa vuoi di più dalla vita? ci ricorda la nota pubblicità. Mi basterebbe la mia Daniela con me, ma ancora dovrò aspettare un bel po’. Intanto vecchio chef cerca di non soffrire la fame
SPAGHETTI ALL’ATTURRATA DEL VECCHIO CHEF 
Niè, stasera mi faccio gli applausi da solo: il vecchio chef solitario me medesimo, sempre più ispirato davanti ai fornelli, ha superato se stesso con una pasta da leccarsi i baffi, anzi da calarsela tutta.
Con la salsa di pomodorini ciliegini preparata all’alba, ho mescolato un bel po’ di filetti di anciova (acciuga, nordici) e dopo avere cotto al punto giusto gli spaghetti, ho dato l’ultima arriminata alla pasta nella padella piena di sugo profumato e più che invitante. Dulcis in fundo, come da seconda foto, ho abbondantemente sprovolazzato con tanta mollica atturrata (pan grattato abbrustolito, amici del nord).
Risultato decisamente soddisfacente per un piatto siciliano sublime. Li ho ribattezzati spaghetti all’atturrata e, come detto, me li sono ammuccati tutti, arricriandomi (ricreandomi) notevolmente e chiudendo la serata in bellezza. Domani vecchio chef mostrerà questo magnifico spettacolo in foto alla sua guerriera Daniela, che ne sarà più che contenta e soprattutto avrà sempre maggiore consapevolezza di avere un brillante vice, che se la spirugghia (se la cava) adeguatamente, per il ritorno a casa
SPAGHETTI SEMPLICIOTTI AL VECCHIO CHEF 
Stasera mi auto applaudo: la cottura degli spaghetti, rigorosamente Rummo (amo questa pasta e faccio volentieri pubblicità), è stata veramente … da vecchio chef.  Scesi dalla pentola al momento giusto, un pochino prima dei nove minuti scritti sulla confezione, li ho buttati nella passata di salsa in padella e arriminati con perizia per il tempo necessario. Talmente gustoso il risultato, che me li ammuccai tutti belli pieni di parmigiano con immensa soddisfazione, tanto a pranzo mangio quasi nulla e mi tiro almeno quattro chilometri a piedi al giorno.
Il vecchio chef solitario si rilassa e si diverte assai, soprattutto migliora di giorno in giorno. Si sta preparando al meglio a fare il vice chef alla leonessa più che ottima cuoca, in attesa che riprenda pieno possesso dello scettro in cucina. Ma ci vorrà tempo, intanto il vecchio chef diventerà super chef
VECCHIO CHEF COME I BAMBINI: BASTONCINI E PATATINE
Pranzo di facile fattura, poca fatica e molto gusto per vecchio chef me medesimo: bastoncini di pesce (rigorosamente Frosta, ottimi) e patatine fritte, menu molto ambito dai picciriddi e dai vecchi picciriddi come me. Adoro i bastoncini e ogni tanto ne ho voglia: non saranno da cucina gourmet, ma li trovo molto gratificanti non solo per i bambini
MAFALDA CON MORTADELLA: WORLD HERITAGE LIST
Sublime gusto per una cena minimalista. Vecchio chef solitario, se medesimo, in serata molto triste si siddiava (scocciava, nordici) di cucinare e allora … mafaldina con mortadella fu, magnifica e inestimabile, sempre. Patrimonio mondiale dell’umanità. Buona cena, amiche e amici cari, farete certamente meglio di me
PACCHERI AL RAGÙ E POLPETTINE DI VECCHIO CHEF 
Vecchio chef, solitario e pure vedovo, sé medesimo, ha deciso oggi di rompere gli indugi e riprendere le sue attività culinarie di sopravvivenza e di cura per l’anima affranta.
Il meraviglioso ragù con polpettine by Virginia, mamma di mio nipote Andrea, ha chiamato autorevolmente i sostanziosi paccheri marca R…o. La cottura perfetta di 13 minuti e l’arriminata intensa nella pignata con il ragù, con adeguata spruvulazzata di parmigiano, ha reso il mio pranzo di oggi più che gustoso, anche se tanticchia pesante.
Evviva vecchio chef se medesimo, da solitario vedovo dovrà rafforzare e perfezionare il suo impegno ai fornelli
PASTA CON ANCIOVA E MUDDICA ATTURRATA DI VECCHIO CHEF
Vecchio chef vedovo solitario, se medesimo, si è esibito alla grande, con uno dei primi piatti che adora e che adorava Daniela sua.
Torno a scrivere in prima persona, mi viene meglio. Ho preparato prima con calma l’ottima salsa di ciliegino con un bel po’ di filetti di acciuga disciolti per il tempo necessario. E contemporaneamente ho atturrato (tostato, nordici) in una padella una buona quantità di muddica, mollica scusate ma mi piace troppo dirlo in dialetto.
Cotti gli spaghetti marca P …..i in doppia porzione, li ho cafuddati, buttati nel padellone con la salsa, mescolando in modo da amalgamare magnificamente con un altro minuto di cottura. Poi nel piatto, con abbondante spruvulazzata di muddica atturrata e … viri chi manci, applausi a vecchio chef, troppo buoni, m’arricriai letteramente e feci pure scarpetta con la salsa. Ovviamente c’è un altro piatto bello pieno in frigorifero per domani, per il bis più che doveroso.

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Etna, 11 aprile 2025: magia di una notte https://ilvulcanico.it/etna-11-aprile-2024-magia-di-una-notte/ Sat, 12 Apr 2025 18:39:30 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25512 (Gaetano Perricone) Godiamoci senza troppe parole le meravigliose immagini, piene di infinita bellezza e potenza dell’attività eruttiva dell’Etna della serata dell’11 aprile 2025, che ancora una volta la bravissima e appassionatissima Giovinsky Aetnensis, con questo breve ma intenso video, ha reso pubbliche su Youtube per la gioia di chi ama in ogni parte del mondo il […]

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(Gaetano Perricone) Godiamoci senza troppe parole le meravigliose immagini, piene di infinita bellezza e potenza dell’attività eruttiva dell’Etna della serata dell’11 aprile 2025, che ancora una volta la bravissima e appassionatissima Giovinsky Aetnensis, con questo breve ma intenso video, ha reso pubbliche su Youtube per la gioia di chi ama in ogni parte del mondo il Vulcano sito naturale del Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco. Con l’ennesimo grazie di vero cuore a Giovinsky a  nome anche dei lettori del Vulcanico.

Vale la pena, per completezza d’informazione, riportare una parte del testo del comunicato dell’INGV Osservatorio Etneo delle 23,59 dell’11 aprile, che descriveva così l’attività già conclusa: “L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo, comunica che dalle telecamere di sorveglianza si osserva un flusso lavico da tracimazione dal cratere di sud-est, contestualmente continua l’attività stromboliana alimentata dallo stesso cratere con un regime ed intensità variabile. Dal punto di vista sismico, il tremore vulcanico ha mostrato dopo le 17:30 UTC una fase di decremento mantenendosi tuttavia ancora su valori alti. La localizzazione delle sorgenti del tremore permane in corrisponde Cratere di Sud-Est ad una quota di circa 2900 metri s.l.m”

 

 

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Etna, natura straordinaria non da “consumare”, ma da rispettare e proteggere https://ilvulcanico.it/etna-natura-straordinaria-non-da-consumare-ma-da-rispettare-e-proteggere/ Tue, 11 Mar 2025 08:57:27 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25446 di Itala Calabrese Oggetto dell’attività: escursione sull’Etna con visita al fronte lavico spento Partenza dal primo sentiero dell’ Etna, creato nel 1991, “Monte nero degli Zappini” e arrivo alla pista Altomontana interrotta dal fronte lavico, fermo dal 20 febbraio 2025. Compito principale della guida ambientale escursionistica, è quello di accompagnare, informare e sensibilizzare i gruppi […]

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di Itala Calabrese

Oggetto dell’attività: escursione sull’Etna con visita al fronte lavico spento

Partenza dal primo sentiero dell’ Etna, creato nel 1991, “Monte nero degli Zappini” e arrivo alla pista Altomontana interrotta dal fronte lavico, fermo dal 20 febbraio 2025. Compito principale della guida ambientale escursionistica, è quello di accompagnare, informare e sensibilizzare i gruppi di escursionisti durante le escursioni, favorendo una fruizione consapevole e sicura dell’ambiente naturale. Le responsabilità includono vari aspetti, tra cui

•Sicurezza: conoscenza del territorio e delle condizioni meteo.
•Educazione ambientale: fornire informazioni dettagliate sulla flora, fauna, geologia, storia e cultura del territorio, stimolando il rispetto per l’ambiente.

•Gestione del gruppo: assicurarsi che tutti siano adeguatamente equipaggiati e che nessuno venga lasciato indietro. •Rispetto dell’ambiente: non disturbare la fauna, non lasciare rifiuti e camminare solo su sentieri segnati per evitare danni alla vegetazione e al suolo.

Riflessioni di una Guida ambientale escursionistica AIGAE 
Noi apparteniamo alla Natura, ma lo abbiamo dimenticato. Vivere in città ci ha sicuramente allontanato da una connessione diretta e profonda con l’ambiente naturale, facendoci perdere di vista il rispetto e la cura che dovremmo avere per esso. La Natura è la nostra casa comune, e dovremmo trattarla con la stessa attenzione che riserviamo alla nostra casa, prevenendo danni o incidenti. Purtroppo, spesso trattiamo la Natura come se fosse un parco giochi, un luogo da esplorare senza un vero rispetto delle sue regole e dei suoi rischi. La non conoscenza del territorio, l’uso di attrezzature inadeguate o il sottovalutare le condizioni atmosferiche sono solo alcuni degli errori che possono mettere in pericolo chi si avventura senza la dovuta preparazione. La natura non è un luogo da conquistare, ma un ambiente di cui far parte in armonia, comprendendo i suoi ritmi e rispettandone i limiti.
Vorrei sollevare una questione, un’attenzione fondamentale sul cambiamento del rapporto che le persone, soprattutto i siciliani, hanno con l’Etna. “A muntagna” è sempre stata un simbolo di maestosità e un’opportunità di avventura per tutti, senza restrizioni particolari, il che ha reso l’Etna un luogo facilmente accessibile e amato da tanti. Tuttavia, con il passare degli anni, si è perso un po’ il senso del rispetto e della consapevolezza che dovremmo avere nei confronti di un fenomeno naturale così potente e imprevedibile. Il cambiamento, cioè un approccio meno rispettoso e più superficiale alla montagna e alle sue eruzioni, è purtroppo un fenomeno comune in molte aree naturali. L’accesso facilitato e l’abbondanza di informazioni ha portato molte persone a sottovalutare i rischi o a trattare la montagna come una semplice attrazione turistica. Questo, unito alla mancanza di un adeguato messaggio educativo sul rispetto della natura, ha contribuito a una gestione poco armoniosa e talvolta irresponsabile.
La mia osservazione su quest’ultima eruzione, vista da parecchie persone perché a portata di mano e facilmente accessibile, è un esempio concreto di come la gestione della sicurezza e dell’informazione possa risultare inefficace, soprattutto quando manca un corretto coordinamento tra le autorità e una chiarezza sui ruoli delle guide professioniste. In effetti, la presenza di confusione e polemiche alimenta solo incertezze e comportamenti poco consapevoli, mettendo a rischio la sicurezza di tutti. È indispensabile un impegno maggiore per educare alla responsabilità e promuovere un’idea di Natura che non sia solo da fruire, da “consumare”, ma da rispettare e proteggere. Noi siamo Natura, ci nutriamo di Natura, respiriamo Natura, in un equilibrio molto delicato, un tempo rispettato, oggi rotto dalla smania consumistica dell’uomo moderno. Pur essendo noi parte del Pianeta Terra, ne siamo diventati predatori.
Le foto sono di Itala Calabrese

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Etna in eruzione: gestione, sicurezza, approccio responsabile. Un evento straordinario e le sue implicazioni https://ilvulcanico.it/etna-in-eruzione-gestione-sicurezza-approccio-responsabile-un-evento-straordinario-e-le-sue-implicazioni/ Sat, 08 Mar 2025 05:45:07 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25431 di Vincenzo Greco L’ultima eruzione dell’Etna ha rappresentato uno degli eventi più seguiti e condivisi dell’epoca moderna, grazie alla grande accessibilità della colata lavica e alla diffusione virale delle immagini sui social media. Questo fenomeno ha generato una forte attrazione per escursionisti, appassionati e semplici curiosi, ma al tempo stesso ha evidenziato importanti criticità nella […]

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di Vincenzo Greco

L’ultima eruzione dell’Etna ha rappresentato uno degli eventi più seguiti e condivisi dell’epoca moderna, grazie alla grande accessibilità della colata lavica e alla diffusione virale delle immagini sui social media. Questo fenomeno ha generato una forte attrazione per escursionisti, appassionati e semplici curiosi, ma al tempo stesso ha evidenziato importanti criticità nella gestione dell’afflusso di persone, nella sicurezza e nella percezione del rischio. L’Etna, come tutti i vulcani attivi, presenta dinamiche imprevedibili e situazioni che possono variare anche nel giro di poche ore. Per questo motivo, l’approccio corretto all’ambiente vulcanico non può essere improvvisato, ma deve basarsi su conoscenza, preparazione e consapevolezza. Tuttavia, l’ampia diffusione di video e immagini ha portato molte persone ad avvicinarsi al fenomeno senza un’adeguata preparazione, generando situazioni di potenziale pericolo sia per chi era presente, sia per chi successivamente ha emulato comportamenti rischiosi. È stato questo, più di ogni altra cosa, a spingere le autorità a intervenire con ordinanze restrittive, limitando l’accesso all’area. Ma il problema non è mai stato chi, come le guide o gli appassionati esperti, conosce e rispetta il vulcano. Il vero nodo della questione è stato l’approccio incontrollato di chi si è avventurato senza preparazione, mettendo a rischio sé stesso e indirettamente influenzando le decisioni istituzionali

Il ruolo delle guide vulcanologiche: tra responsabilità e sicurezza. Le guide vulcanologiche sono figure professionali riconosciute da una legge regionale e nazionale. Abbiamo scelto questo mestiere per passione, formazione ed esperienza, esattamente come chiunque sceglie una professione nella propria vita. Accompagniamo le persone in sicurezza, trasmettiamo conoscenze, valutiamo i rischi e, quando la situazione lo richiede, siamo i primi a decidere di non avvicinarci se il pericolo è elevato. L’idea che le ordinanze siano state fatte per “favorire” le guide è una percezione errata e fuorviante. Non siamo noi a stabilire le restrizioni, ma le autorità competenti, sulla base delle evidenze e delle criticità emerse sul campo. Emerge però una questione importante: se il rischio non è tale da giustificare un blocco totale, perché impedire a professionisti certificati di fare il loro lavoro? Allo stesso tempo, se un appassionato esperto e consapevole sa come muoversi, perché non permettergli di vivere il vulcano nel rispetto delle regole e della sicurezza? Le guide non sono un ostacolo, ma un punto di riferimento. Nell’ultima eruzione, oltre a svolgere il nostro lavoro, abbiamo fornito assistenza a numerose persone impreparate: escursionisti senza attrezzatura adeguata, gruppi disorientati che si sono uniti ai nostri tour per non perdersi, persone in difficoltà a causa del freddo o del terreno accidentato. Abbiamo agito per senso di responsabilità, oltre che per dovere professionale. Tuttavia, questo ha generato discussioni anche all’interno dei gruppi accompagnati, con clienti che si sono chiesti perché parte del nostro tempo fosse dedicato ad aiutare estranei in difficoltà. La risposta è semplice: davanti a una situazione di rischio, il dovere morale e umano viene prima di tutto.

I social media e l’effetto emulazione: un problema da affrontare. L’epoca digitale ha reso l’Etna più visibile che mai, ma ha anche favorito un fenomeno preoccupante: l’emulazione di comportamenti rischiosi. Quando sui social si vedono persone avvicinarsi alla lava, cucinare sopra le colate, lasciare segni indelebili sul terreno, si trasmette un messaggio distorto: quello di un ambiente privo di pericoli, dove chiunque può muoversi liberamente senza conseguenze. Ma la realtà è ben diversa. Chi si è trovato sul campo nei giorni dell’eruzione sa quanti interventi di soccorso sono stati necessari per persone che si sono spinte oltre il limite, senza avere le competenze per gestire l’imprevisto. E non è solo una questione di sicurezza personale: gli atteggiamenti superficiali hanno portato a decisioni istituzionali che hanno penalizzato anche chi avrebbe potuto vivere l’evento in modo consapevole e rispettoso.

Gestire le eruzioni future: una proposta per un approccio più equilibrato. L’Etna continuerà a eruttare, e il problema non si risolverà semplicemente con divieti e ordinanze. È necessario un cambio di mentalità e di gestione, che tenga conto delle esigenze di tutti: ✅ Presidi di controllo nei punti di accesso, con figure che possano monitorare e fornire informazioni. ✅ Distinzione tra chi è preparato e chi no, per evitare restrizioni indiscriminate. ✅ Collaborazione tra guide, enti di ricerca e protezione civile, per garantire sicurezza senza eccessi di rigidità. ✅ Regolamentazione chiara dell’uso dei social media, con campagne di sensibilizzazione per evitare la promozione di comportamenti rischiosi. ✅ Educazione e informazione sul vulcano, per creare una cultura del rispetto e della consapevolezza. L’obiettivo non deve essere quello di impedire l’accesso, ma di permettere a chi è preparato di vivere il vulcano in sicurezza, evitando al tempo stesso che il fenomeno venga banalizzato o spettacolarizzato senza coscienza.

Conclusione: un invito alla coerenza e alla responsabilità. L’Etna è un patrimonio straordinario, ma anche un ambiente che richiede rispetto. Non è una competizione tra guide, appassionati e istituzioni: è una questione di gestione intelligente e di approccio responsabile. Nessuno deve essere messo contro nessuno. Non esistono “caste” o privilegi, ma ruoli e competenze che devono essere riconosciuti e valorizzati. Il messaggio è chiaro: non basta limitare, bisogna educare. Non basta vietare, bisogna fornire alternative sicure. E, soprattutto, non si può permettere che le decisioni prese in emergenza diventino la norma per il futuro. L’Etna continuerà a offrirci spettacoli incredibili. Sta a noi scegliere se viverli con consapevolezza o con superficialità.

Con il titolo e nell’articolo: le spettacolari foto dell’eruzione di Vincenzo Greco

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Etna, febbraio 2025: tutta l’eruzione minuto per minuto https://ilvulcanico.it/etna-febbraio-2025-tutta-leruzione-minuto-per-minuto/ Fri, 07 Mar 2025 06:27:45 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25424 FONTE: https://ingvvulcani.com/ di Boris Behncke, Massimo Cantarero, Danilo Cavallaro, Emanuela De Beni, Gaetana Ganci, Marco Neri, Mario Paratore, Cristina Proietti  Dall’8 febbraio 2025 è in corso sull’Etna un’eruzione subterminale prevalentemente effusiva alimentata da bocche situate a quota 3050 m s.l.m, allineate lungo una fessura eruttiva alla base meridionale del cratere sommitale Bocca Nuova. L’eruzione è stata accompagnata […]

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FONTE: https://ingvvulcani.com/

di Boris Behncke, Massimo Cantarero, Danilo Cavallaro, Emanuela De Beni, Gaetana Ganci, Marco Neri, Mario Paratore, Cristina Proietti 

Dall’8 febbraio 2025 è in corso sull’Etna un’eruzione subterminale prevalentemente effusiva alimentata da bocche situate a quota 3050 m s.l.m, allineate lungo una fessura eruttiva alla base meridionale del cratere sommitale Bocca Nuova. L’eruzione è stata accompagnata episodicamente anche da attività stromboliana di modesta intensità e, il 24 e il 28 febbraio, da due limitati trabocchi lavici al Cratere di Sud-Est. La colata lavica emessa da questa fessura si è propagata in direzione sud-ovest ricoprendo principalmente aree desertiche e solo marginalmente un piccolo bosco tra 1900 e 1800 m s.l.m. Sebbene l’evento eruttivo non abbia minacciato aree antropizzate, ha comunque interrotto un breve tratto della “pista Altomontana” all’interno del Parco dell’Etna. La pista Altomontana si sviluppa ad una quota media di 1750 m s.l.m e circumnaviga l’area sommitale dell’Etna dal fianco Sud a quello Nord-est. La colata, attraversando aree densamente innevate, ha prodotto frequenti esplosioni dovute all’interazione lava-neve. L’eruzione ha, inoltre, rappresentato una straordinaria attrazione turistica richiamando migliaia di persone ai fronti lavici in avanzamento.

Nel seguito descriveremo l’eruzione, focalizzando l’attenzione sulla cronologia degli eventi nel contesto della più recente attività eruttiva del vulcano.

Attività eruttiva precedente

Nell’estate del 2024, l’Etna ha offerto uno straordinario spettacolo naturale, con una fase di attività stromboliana ed emissione di colate laviche dal cratere sommitale Voragine, che hanno formato spettacolari cascate tuffandosi nell’adiacente cratere Bocca Nuova. Nelle  settimane seguenti, tra luglio ed agosto, l’intensità dell’attività alla Voragine è aumentata fino a ha produrre sei episodi parossistici con alte fontane di lava, trabocchi lavici e colonne eruttive cariche di materiale piroclastico, che è stato distribuito dai venti nei settori orientale, sud-orientale e meridionale del vulcano. Dopo l’ultimo di questi parossismi è seguita una fase di minore attività esplosiva al Cratere di Nord-Est. Infine, il 10 novembre 2024 è avvenuto un episodio di intensa attività esplosiva in zona Bocca Nuova – Voragine, che ha prodotto una colata lunga meno di 400 m propagatasi in direzione sudovest; tale evento è stato praticamente invisibile anche per le telecamere di sorveglianza dell’INGV-OE a causa delle cattive condizioni meteo.

Da allora, l’Etna è rimasta in uno stato di equilibrio, che è durato fino ai primi giorni di febbraio 2025. Infatti, tutti i segnali registrati dalle reti strumentali di monitoraggio – attività sismica, deformazioni del suolo, emissioni di gas, dati termici e altri – indicavano che il vulcano era in una fase di relativa quiete.

Tuttavia a partire dal 5 febbraio sono state osservate alcune deboli emissioni di cenere scura da un punto sul fianco nord-occidentale del Cratere di Sud-Est (punto rosso di Figura 1), in corrispondenza della sommità del vecchio cono che si era accresciuto tra la fine degli anni 70 e il 2007. Contemporaneamente, l’ampiezza del tremore vulcanico ha cominciato a mostrare fluttuazioni e un trend di progressivo incremento. La mattina del 7 febbraio sono avvenute alcune piccole esplosioni stromboliane dall’alto fianco nord-occidentale del Cratere di Sud-Est. L’arrivo di una perturbazione meteo ha impedito di monitorare l’evoluzione dell’attività fino al pomeriggio dell’8 febbraio.

Figura 1 - Rilievo ombreggiato dell’area sommitale dell’Etna ottenuto dall’elaborazione delle immagini acquisite da drone il 12 settembre 2024, per i crateri BN, VOR e CNE, e il 31 luglio 2024 per il CSE. Le isoipse sono tracciate ogni 100 m. CSE= cratere di Sud Est, CNE= cratere di Nord Est, VOR= Voragine, BN= Bocca Nuova. Il punto rosso indica la bocca che ha emesso attività stromboliana a partire dal 5 febbraio.
Figura 1 – Rilievo ombreggiato dell’area sommitale dell’Etna ottenuto dall’elaborazione delle immagini acquisite da drone il 12 settembre 2024, per i crateri BN, VOR e CNE, e il 31 luglio 2024 per il CSE. Le isoipse sono tracciate ogni 100 m. CSE= cratere di Sud Est, CNE= cratere di Nord Est, VOR= Voragine, BN= Bocca Nuova. Il punto rosso indica la bocca che ha emesso attività stromboliana a partire dal 5 febbraio.

L’eruzione di febbraio 2025

Quando al tramonto dell’8 febbraio le nuvole si sono diradate, le telecamere di sorveglianza poste sulla Montagnola, sull’alto versante meridionale dell’Etna, hanno permesso di osservare un bagliore nella zona conosciuta come “Cratere del Piano” (Figura 2a). Si tratta di un ampio pianoro alla base meridionale dei crateri sommitali, ad una quota tra 2950 e 3100 m. Là, proprio alla base del ripido pendio meridionale del cratere Bocca Nuova, si era aperta una fessura con alcune bocche effusive dalle quali usciva una colata di lava diretta verso sud-ovest (Figura 2b).

Figura 2 - (a) Bagliori (frecce gialle) visibili nelle prime immagini della telecamera di sorveglianza sulla Montagnola dopo il ritiro delle nuvole, la sera dell’8 febbraio 2025. (b) Una lingua di lava si espande dalle bocche eruttive verso l’alto versante sud-occidentale dell’Etna (foto di Francesco Ciancitto, INGV-OE). BN = Bocca Nuova, VOR = Voragine, SEC = Cratere di Sud-Est

Figura 2 – (a) Bagliori (frecce gialle) visibili nelle prime immagini della telecamera di sorveglianza sulla Montagnola dopo il ritiro delle nuvole, la sera dell’8 febbraio 2025. (b) Una lingua di lava si espande dalle bocche eruttive verso l’alto versante sud-occidentale dell’Etna (foto di Francesco Ciancitto, INGV-OE). BN = Bocca Nuova, VOR = Voragine, SEC = Cratere di Sud-Est.

Durante i giorni successivi la colata si è rapidamente espansa sul ripido versante sud-occidentale dell’Etna, formando un unico flusso largo poche decine di metri, per poi riversarsi nella vallata tra la fessura eruttiva del 1610 a est (conosciuta per la grotta di scorrimento denominata “Grotta degli Archi”) e l’antico cono del Monte Pecoraro a ovest (Figura 3). Nel frattempo si è anche osservato, un progressivo aumento  dell’attività esplosiva sul lato nord-occidentale del Cratere di Sud-Est, dove erano attive almeno due bocche che producevano nubi di cenere, bombe e blocchi, scuri di giorno e incandescenti al buio (Figura 4a). Da queste bocche, un sistema di fratture e fessure si estendeva verso nord-ovest, tagliando l’orlo sud-orientale del cratere Bocca Nuova, curvando poi verso sud-ovest fino a raggiungere l’estremità della fessura dove era in corso l’emissione di lava (Figura 3; Figura 4b). Nella sella posta tra i crateri Bocca Nuova e Sud-Est, ovvero lungo il sistema di fratture sopra descritto, una piccola bocca stava inoltre producendo attività stromboliana.

Figura 3 - Mappa della colata aggiornata al 24 febbraio, sovrapposta al rilievo ombreggiato del terreno ottenuto dall’elaborazione delle immagini acquisite da drone il 12 settembre 2024, per i crateri BN, VOR e CNE, e il 31 luglio 2024 per il CSE. Le isoipse sono tracciate ogni 100 m. CSE= cratere di Sud Est, CNE= cratere di Nord Est, VOR= Voragine, BN= Bocca Nuova. Le due immagini, visibile e termica acquisite da drone il 19 febbraio 2024, mostrano la porzione più bassa del campo lavico.
Figura 3 – Mappa della colata aggiornata al 24 febbraio, sovrapposta al rilievo ombreggiato del terreno ottenuto dall’elaborazione delle immagini acquisite da drone il 12 settembre 2024, per i crateri BN, VOR e CNE, e il 31 luglio 2024 per il CSE. Le isoipse sono tracciate ogni 100 m. CSE= cratere di Sud Est, CNE= cratere di Nord Est, VOR= Voragine, BN= Bocca Nuova. Le due immagini, visibile e termica acquisite da drone il 19 febbraio 2024, mostrano la porzione più bassa del campo lavico.
Figura 4 - Teatro eruttivo nella serata del 12 febbraio. (a) Attività stromboliana ed emissione di cenere da due bocche sull’alto fianco nord-occidentale del Cratere di Sud-Est (a destra) e da una bocca posta nella sella tra il Cratere di Sud-Est e la Bocca Nuova (a sinistra). (b) Attività effusiva alle bocche poste alla base meridionale del cratere Bocca Nuova. (Foto di Boris Behncke, INGV-OE).
Figura 4 – Teatro eruttivo nella serata del 12 febbraio. (a) Attività stromboliana ed emissione di cenere da due bocche sull’alto fianco nord-occidentale del Cratere di Sud-Est (a destra) e da una bocca posta nella sella tra il Cratere di Sud-Est e la Bocca Nuova (a sinistra). (b) Attività effusiva alle bocche poste alla base meridionale del cratere Bocca Nuova. (Foto di Boris Behncke, INGV-OE).

L’emissione di cenere dalle bocche esplosive sul Cratere di Sud-Est è aumentata il 14 febbraio e ancora una volta il 16, producendo leggere ricadute di cenere sui settori sud ed est dell’Etna. Il 17 febbraio l’emissione di cenere è diminuita, ma è aumentata l’attività stromboliana prodotta da una delle bocche poste sull’alto fianco nord-occidentale del Cratere di Sud-Est e da quella che è conosciuta come la “bocca della sella”, nella parte occidentale della sommità del cratere (Figura 5). Tale attività è continuata con fluttuazioni fino al pomeriggio del 19 febbraio.

Figura 5 - Attività stromboliana al Cratere di Sud-Est ed effusiva alla base della Bocca Nuova (a sinistra), nelle prime ore del 17 febbraio 2025 (Foto di Boris Behncke, INGV-OE).
Figura 5 – Attività stromboliana al Cratere di Sud-Est ed effusiva alla base della Bocca Nuova (a sinistra), nelle prime ore del 17 febbraio 2025 (Foto di Boris Behncke, INGV-OE).

Negli stessi giorni il flusso lavico si è progressivamente allungato verso sud-ovest, raggiungendo e tagliando la pista forestale altomontana nel pomeriggio del 16 febbraio e bruciando alcuni pini prima di arrestarsi il giorno successivo (Figura 6). Un nuovo braccio lavico, accostatosi sul lato nord-occidentale di quello precedente, ha coperto un’altra sezione della pista e distrutto un piccolo pioppeto nonché parte di un boschetto di pini nel mattino del 19 febbraio. Anche più a monte si stavano formando diverse piccole ramificazioni parallele al flusso principale.

Figura 6 - (a) Fronte lavico in zona Galvarina, dove ha tagliato la pista forestale altomontana, 16 febbraio 2025 (Foto di Rosanna Corsaro, INGV-OE). (b) e (c) Fronte lavico in zona Galvarina, la sera del 19 febbraio 2025 (Foto di Catherine Lemercier).
Figura 6 – (a) Fronte lavico in zona Galvarina, dove ha tagliato la pista forestale altomontana, 16 febbraio 2025 (Foto di Rosanna Corsaro, INGV-OE). (b) e (c) Fronte lavico in zona Galvarina, la sera del 19 febbraio 2025 (Foto di Catherine Lemercier).

Nel pomeriggio del 19 febbraio, l’ampiezza del tremore vulcanico ha subito un brusco calo, che è continuato nella notte, portandolo su un livello medio basso, simile a quello precedente all’inizio dell’eruzione. Nel mattino del 20 febbraio un debolissimo flusso lavico era ancora presente alle bocche effusive, mentre i fronti lavici erano fermi e la colata in progressivo raffreddamento.

Dopo due giorni di ridotta o assente attività effusiva, nel pomeriggio del 22 febbraio si è osservata una ripresa dell’emissione di lava, accompagnata da un lento incremento dell’ampiezza del tremore vulcanico. Il giorno successivo è anche ricominciata l’attività esplosiva al Cratere di Sud-Est, dove tre bocche sul fianco nord-occidentale stavano producendo esplosioni stromboliane. Il 24 si è attivata anche la “bocca della sella” del Cratere di Sud-Est, uno dei due principali centri eruttivi di questo cratere, con esplosioni stromboliane ed emissione di una piccola colata di lava verso l’alto fianco meridionale del cratere. Inoltre, una delle quattro bocche aveva formato un cratere di forma ellittica con asse maggiore di circa 100 m (Figura 7). Nel frattempo la lava aveva formato nuovi bracci nella parte alta della colata dell’8-20 febbraio, raggiungendo una quota minima di 2480 m s.l.m. Nel mattino del 25 febbraio, l’attività ha subito un brusco calo, e l’ampiezza del tremore vulcanico è diminuita, attestandosi su un livello basso. Ancora una volta, nella serata del 27 febbraio, ha ripreso l’attività stromboliana alla “bocca della sella” del Cratere di Sud-Est. Il 28 febbraio si è osservato un nuovo trabocco lavico dalla “bocca della sella”, che ha fatto lo stesso percorso di quello del 24, sull’alto fianco meridionale del CSE. L’attività effusiva sotto la Bocca Nuova ha generato molteplici rami lavici, che si sono espansi sull’alto versante sud-occidentale, allargando la parte alta del campo lavico in formazione dall’8 febbraio. L’attività esplosiva alla “bocca della sella” è progressivamente diminuita nella serata del 28 febbraio e si è arrestata nella notte. Il 2 marzo è stato osservato un debole flusso lavico attivo alla fessura effusiva sotto la Bocca Nuova.

Figura 7 - Immagini termiche del Cratere di Sud Est, acquisite da drone il 24 febbraio, che mostrano le quattro bocche esplosive, la tracimazione lavica da una delle bocche e il nuovo cratere formato da una di esse, il cui orlo è delimitato dal tratteggio in verde.
Figura 7 – Immagini termiche del Cratere di Sud Est, acquisite da drone il 24 febbraio, che mostrano le quattro bocche esplosive, la tracimazione lavica da una delle bocche e il nuovo cratere formato da una di esse, il cui orlo è delimitato dal tratteggio in verde.Con il titolo: la spettacolare foto è di Vincenzo Greco

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Etna: un piano per la fruizione degli eventi eruttivi, anziché il caos per niente calmo dei divieti https://ilvulcanico.it/etna-un-piano-per-la-fruizione-dei-divieti-eruttivi-anziche-il-caos-per-niente-calmo-dei-divieti/ Tue, 18 Feb 2025 12:01:20 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25413 LETTERA APERTA ALLE AUTORITA’ ETNEE  di Giuseppe Riggio Sull’Etna ritorna il solito caos. Un ingorgo di auto, persone e informazioni che genera, ancora una volta, un’immagine confusa e contraddittoria della terra straordinaria in cui ci troviamo ad abitare. Gli attori sul palcoscenico si muovono in maniera disordinata, recitano tutti insieme senza badare a ruoli e […]

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LETTERA APERTA ALLE AUTORITA’ ETNEE 

di Giuseppe Riggio

Sull’Etna ritorna il solito caos. Un ingorgo di auto, persone e informazioni che genera, ancora una volta, un’immagine confusa e contraddittoria della terra straordinaria in cui ci troviamo ad abitare. Gli attori sul palcoscenico si muovono in maniera disordinata, recitano tutti insieme senza badare a ruoli e tempi di entrata in scena. Sullo sfondo ‘a Muntagna fa il suo solito mestiere, antichissimo e in questo caso neanche particolarmente sorprendente, dando vita a una spettacolare colata iniziata l’8 febbraio alla base della bocca Nuova. L’afflusso di questi giorni conferma che gli abitanti delle pendici etnee restano, per fortuna, ancora una volta incantati di fronte alle manifestazioni che avvengono dietro alle loro case e sulle loro teste. Non è una novità: quando possibile gli etnei accorrono in massa laddove il vulcano regala spettacolo, perché “vedere la lava” resta comunque un evento che segna la memoria, che si tramanda ai figli (quando ci sono) o si condivide comunque con amici vicini e lontani. È un rito identitario prezioso, che va tutelato anche quando esercitato in onore dei selfie. Anche quando viene vissuto in maniera spontanea e improvvisata.

Lo sanno tutti che, se l’Etna si manifesta, abitanti e turisti hanno voglia di andarci, di assistere a uno spettacolo che colpisce direttamente la nostra sfera emotiva. Anche perché si tratta in fondo dell’unico corrispettivo positivo, rispetto ai danni arrecati dalle cadute della cenere, dall’aeroporto che opera a singhiozzo.

Fuoco e neve. Magnifico scatto di Itala Calabrese (Ita Ca)

Chi dovrebbe governare territorio e fenomeni si svela invece puntualmente impreparato in occasione di ogni ricorrente eruzione. Come se in occasione di un derby calcistico fosse strano veder accorrere decine di migliaia di spettatori. Come se i primi giorni di agosto di ogni anno non fossero quelli del “bollino rosso” sulle autostrade. Invece gli uomini che rappresentano le cosiddette autorità civili sembra che scoprano per la prima volta l’esistenza stessa dell’Etna, delle sue ricorrenti attività. Si sorprendono, vengono a sapere che i cosiddetti “curiosi” si assiepano nei pressi del flusso lavico (come se non fosse sempre successo) e infine dispongono divieti perentori e lanciano l’allarme. Mai nessuno che abbia pensato per tempo a predisporre uno straccio di piano di fruizione, anziché di divieto. I vari sindaci hanno imposto restrizioni a raffica in questi giorni. Si sono sbizzarriti nel porre limiti: vietato avvicinarsi a più di 500 metri dalla colata, ha scritto il sindaco di Biancavilla. Altri hanno stabilito genericamente che non si può salire e basta, oppure hanno introdotto l’immancabile obbligo di accompagnamento coatto con guida.

Ma perché tutto questo?  Il pericolo certamente esiste, ma non viene spiegato nei modi adeguati. Si utilizza il criterio della massima prudenza: scriviamo 500 metri, che è evidentemente esagerato, ma almeno nessuno potrà dire- se succede qualcosa- che è colpa del sindaco. Tanto poi è difficile, se non impossibile controllare il territorio. Nei giorni scorsi è arrivato anche l’attivo capo della protezione civile regionale, Salvo Cocina: giustamente ha scritto su Facebook che in realtà non si tratta di un evento di cui la sua struttura dovrebbe occuparsi, visto che di sua competenza sono disastri e vere emergenze. La colata sulla neve, così telegenica, dovrebbe essere roba da Parco dell’Etna, che per legge dovrebbe occuparsi di fruizione dell’area protetta. Peccato che per la Regione la “governance” dei Parchi non sembra sia al momento una priorità.

L’eruzione in corso, splendida immagine notturna di Giovinsky Aetnensis

Il dottor Cocina si è anche fatto intervistare con alle spalle la colata, che a me è parso un modo per dire “vedete che in fondo qui è bellissimo e neanche tanto pericoloso”. Un po’ come la sindaca di Parigi che si è fatta il bagno nella Senna durante le Olimpiadi o il presidente dell’agenzia turistica della riviera romagnola che bevve il famoso bicchiere d’acqua alla mucillagine. Nel frattempo, occorre ovviamente ricordare a quelli che vanno a rendere omaggio alla Montagna-Vulcano, che le esplosioni freatiche, generate dal contatto tra lava e accumuli di acqua, possono costituire un pericolo gravissimo. L’ultimo episodio avvenne nel 2017, con una troupe della BBC che finì in ospedale insieme ad altre persone che assistevano all’evento e con l’operatore che lasciò la camera accesa mentre avveniva l’esplosione. Occorre quindi grande prudenza e misura ed è bene rivolgersi alle guide se non si conoscono i luoghi. Così come sarebbe opportuno che la Regione pensasse finalmente di chiedere le spese del soccorso, così come fanno in tante altre parti d’Italia, per chi si avventura senza nessun criterio e poi si attacca al telefonino per chiedere aiuto. Sarebbe un modo concreto per invitare a essere più misurati, evitando anche qualche rischio inutile ai preziosi volontari del Soccorso alpino.

Un piano di fruizione degli eventi eruttivi, organizzato per tempo, allevierebbe molti dei problemi che si stanno evidenziando in questi giorni. Siamo arrivati persino all’accostamento mediatico, francamente inaccettabile, tra Etna e Roccaraso, tra rito del “vedere la lava” e assalto domenicale ai campi innevati.

Accompagnare, consigliare, guidare anziché vietare. Offrire l’opportunità di tornare a casa con un ricordo bellissimo e indelebile, anziché con la memoria di un caos per niente calmo.

Con il titolo: foto di Giovinsky Aetnensis

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Meraviglia Etna: video, il fuoco sulla neve. Lo spettacolo unico del vulcano Patrimonio dell’Umanità https://ilvulcanico.it/meraviglia-etna-video-il-fuoco-sulla-neve-lo-spettacolo-unico-del-vulcano-patrimonio-dellumanita/ Tue, 11 Feb 2025 11:37:34 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25403 di Giovinsky Aetnensis Non servono parole per commentare questo magnifico video della bravissima, appassionatissima, carissima, generosissima  Giovynsky Aetnensis. Quando ho visto sul suo profilo Facebook la sua stupenda foto sulla nuova colata lavica partita l’8 febbraio sull’Etna innevato, le ho chiesto se avesse un piccolo video per gli appassionati della Muntagna che seguono questo blog: […]

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di Giovinsky Aetnensis

Non servono parole per commentare questo magnifico video della bravissima, appassionatissima, carissima, generosissima  Giovynsky Aetnensis. Quando ho visto sul suo profilo Facebook la sua stupenda foto sulla nuova colata lavica partita l’8 febbraio sull’Etna innevato, le ho chiesto se avesse un piccolo video per gli appassionati della Muntagna che seguono questo blog: ed ecco, stamattina, questo splendido e prezioso documento sull’attività in corso nel nostro vulcano Patrimonio dell’Umanità, per il quale io e IlVulcanico.it ringraziamo ancora una volta Giovinsky. Per dovere di corretta informazione, aggiungo il comunicato dell’INGV Osservatorio Etneo sull’inizio dell’attività vulcanica (Gaetano Perricone)

IL COMUNICATO INGV DELL’8 FEBBRAIO 2025, ORE 20,14, SULL’AVVIO DELLA COLATA. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo, comunica dall’analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza e da osservazioni di personale INGV in campo, si osserva a partire da circa le 17:35 (UTC) l’emissione di una colata lavica ad una quota stimata di ~3000 metri sul livello del mare tra la base del cratere Bocca Nuova e quella del cratere di Sud-Est. Il flusso lavico si espande in direzione di Monte Frumento Supino. Questa attività è stata preceduta dal 6 febbraio da una modesta ed episodica attività esplosiva dal Cratere di Sud-Est.
Dal punto di vista sismico, l’ampiezza media del tremore vulcanico si mantiene con modeste oscillazioni all’interno dell’intervallo dei valori medi. Le localizzazioni del centroide delle sorgenti del tremore risultano ubicate in corrispondenza del Cratere di Sud-Est ad una elevazione compresa tra 2800 e 3000 m sopra il livello del mare. L’attività infrasonica allo stato attuale risulta essere quasi del tutto assente, mentre per i giorni precedenti ad oggi si segnala una modesta attività infrasonica prodotta dal Cratere di Sud-Est.
Per quanto riguarda il monitoraggio delle deformazioni la rete GNSS non registra variazioni significative, mentre nelle ultime ore la rete clinometrica registra una variazione molto modesta (decimi di microradiante) solo alla stazione sommitale di Cratere del Piano (ECP)

Con il titolo: foto di Giovinsky Aetnensis 

 

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Etna, l’eruzione di 160 anni fa: così nacquero i Monti Sartorius https://ilvulcanico.it/etna-leruzione-di-160-anni-fa-cosi-nacquero-i-monti-sartorius/ Thu, 30 Jan 2025 06:15:41 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25349 di Santo Scalia  Centosessanta anni fa, il 30 gennaio 1865, sull’Etna cominciò un’eruzione che si protrasse per 150 giorni, terminando il 28 giugno. Nel versante nord-orientale, lungo una estesa frattura eruttiva allungata in direzione ENE-WSW, tra quota 1825 e 1625 m, si ebbe la formazione di una serie di coni di scorie, denominati successivamente Monti […]

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di Santo Scalia

 Centosessanta anni fa, il 30 gennaio 1865, sull’Etna cominciò un’eruzione che si protrasse per 150 giorni, terminando il 28 giugno. Nel versante nord-orientale, lungo una estesa frattura eruttiva allungata in direzione ENE-WSW, tra quota 1825 e 1625 m, si ebbe la formazione di una serie di coni di scorie, denominati successivamente Monti Sartorius in onore dello studioso tedesco barone Von Waltershausen.

L’area interessata dall’eruzione del 1865, e le successive colate del 1928 e 1971 (da Bull. Volcanolog. 2011 [4])
«I primi sintomi di un’incipiente eruzione si manifestarono alle 14,30 di sabato 28 gennaio 1865: gli abitanti di alcuni villaggi ubicati sul versante orientale dell’Etna osservarono nuvole di fumo sollevarsi da Monte Frumento delle Concazze; durante la notte successiva si udirono rombi sotterranei e furono avvertiti tremori del terreno. Il giorno dopo, 29 gennaio, la frequenza e l’intensità delle scosse sismiche, accompagnate da rombi sotterranei, aumentarono; il sisma più forte, avvenuto intorno alle 23 e avvertito fino ad Acireale, spinse gli abitanti di San Giovanni, di Sant’Alfio e della zona dei Monti Arsi ad uscire dalle loro case in preda al panico» (1).

È il vulcanologo Orazio Silvestri, testimone oculare degli avvenimenti di quegli anni, che descrive le fasi salienti dell’inizio dell’evento, il 30 gennaio: «[…] Alle dieci e mezzo una scossa più forte delle altre si fece sentire e poco dopo una vivissima luce rischiarò la base di un punto culminante di questo banco, la base del Monte Frumento. […] Il comparire di quella luce vivissima accompagnata dalla forte scossa di suolo, fu per ognuno un segnale indubitabile di una eruzione ed infatti dopo quel momento dalla base del monte Frumento per lunga fenditura di suolo ivi avvenuta, impetuosamente sgorgava tra nuvoli di denso fumo, con proiezioni a grande distanza di arene, scorie, e blocchi voluminosi di materia fusa con detonazioni spaventose un fiume di infuocata lava […]» (3).

Silvestri aggiunge ancora: «Ecco il gridoA Muntagna scassau ddà banna e jetta focusi propaga per tutte le popolazioni etnicole e le mette in apprensione per gli effetti imprevedibili nella loro specialità, ma pur troppo quasi sempre funesti di cui può esser causa l’ignivomo Monte» (3).

“Illustrated London News” del 15 aprile 1865

Nei giorni seguenti, lungo la frattura eruttiva, si generarono circa sette coni piroclastici la cui attività spettacolare impressionò non poco la stampa straniera: l’Illustrated London News del 15 aprile 1865 dedicò loro un’incisione, nella quale venivano evidenziati anche i notevoli danni apportati all’area boschiva nella quale si era aperta la frattura.

 

Anche la stampa transalpina si occupò dell’eruzione: tra le tante testate giornalistiche, la parigina Le Monde Illustré (N. 420 del 29 aprile 1865) pubblicò due splendide incisioni dell’attività eruttiva in corso sull’Etna, una delle quali è stata presentata in apertura.

 

 

Orazio Silvestri, nella sua relazione presentata all’Accademia Gioenia di Catania, produsse anche delle interessanti foto del teatro eruttivo. Queste tre da Memorie dell’Accademia Gioenia di Catania – 1867 – Orazio Silvestri.

Alcune di queste fotografie, insieme a tante altre, furono realizzate da Paul-Marcellin Berthier che visitò la Sicilia insieme al vulcanologo Ferdinand Fouqué ed ebbe modo di fotografare l’Etna in eruzione

Paul-Marcellin Berthier – Senza titolo. 1865Alcune di queste fotografie, insieme a tante altre, furono realizzate da Paul-Marcellin Berthier che visitò la
Paul-Marcellin Berthier – Alberi carbonizzati. 1865 (fonte MutualArt)

Le colate di lava dell’eruzione si estesero per circa 7,5 Km, raggiungendo quota 770 m s.l.m.

Cosa rimane oggi dell’eruzione del 1865? Oltre al vasto campo lavico e all’insieme dei coni piroclastici facilmente raggiungibili attraverso il sentiero natura Monti Sartorius (una facile escursione dalla lunghezza di 4 chilometri con un dislivello 100 metri), lungo la strada provinciale 59 Milo-Linguaglossa, nel tratto Fornazzo-Bivio Vena (la SP 59iii), si può osservare un altarino votivo che ricorda l’arresto (miracoloso?) della colata che stava per ricoprire quelle ubertose terre. Una lapide, posta nel 1936, riporta le seguenti parole: «Qui in loro difesa con fiducia ricondotta dai figli di chi prodigiosamente liberasti dalla minacciosa lava antistante 6 – febbr. – 1865»

Altarino votivo lungo la strada provinciale 59 Milo-Linguaglossa (Foto S. Scalia)

Riferimenti Bibliografici:

  • – Giovanni Tringali – Oronimi, toponimi e speleonimi etnei – Accademia Gioenia di Catania – 2012
  • – Orazio Silvestri – Sulla eruzione dell’Etna nel 1865; studi geologici e chimici – Il Nuovo cimento – 1865-66
  • – Orazio Silvestri – I fenomeni vulcanici presentati dall’Etna nel 1863-64-65-66 –Memorie dell’Accademia Gioenia di Catania – 1867
  • – P.Carveni, G.Mele, S.Benfatto, S.Imposa, M.Salleo Puntillo – Chronicle of the 1865, NE flank eruption of Mt. Etna and geomorphologic survey of the Mts. Sartorius area – Bull Volcanol 2011
  • Le Mont Etna et l’eruption de 1865 – Revue des deux mondes 1865/07-1865/08.
  • – Mariano Grassi – Relazione storica ed osservazioni sulla eruzione etnea del 1865 – Catania 1865
  • – M. Fouqué – Rapport sur l’éruption de l’Etna en 1865 – Archives des missions scientifiques et littéraries – 1865

Con il titolo: Le Monde Illustré (N. 420 del 29 aprile 1865)

 

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Gino Menza, caduto sull’Etna un secolo fa https://ilvulcanico.it/gino-menza-caduto-sulletna-un-secolo-fa/ Sat, 18 Jan 2025 06:07:56 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25324 di Santo Scalia Gino Menza, chi si ricorda di lui? Questo era il quesito che mi ponevo sette anni fa, in occasione del 93° anniversario della sua tragica scomparsa sull’Etna, e che mi ripongo oggi, nell’occorrenza del centesimo anno dalla sua scomparsa. Per i più anziani il nome MENZA evoca indimenticabili, faticose ma bellissime escursioni […]

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di Santo Scalia

Gino Menza, chi si ricorda di lui?

Questo era il quesito che mi ponevo sette anni fa, in occasione del 93° anniversario della sua tragica scomparsa sull’Etna, e che mi ripongo oggi, nell’occorrenza del centesimo anno dalla sua scomparsa.

La Valle del Bove, nel corso delle prime fasi dell’eruzione 1991-93 (foto S. Scalia)

Per i più anziani il nome MENZA evoca indimenticabili, faticose ma bellissime escursioni nella Valle del Bove: infatti, a Gino Menza erano dedicati un rifugio (distrutto poi definitivamente, dopo anni di abbandono, nel corso dell’eruzione del 1991-93) e una Croce di ferro posta ai piedi del Monte Zoccolaro, scomparsa anch’essa nel corso della stessa eruzione.

Per i più giovani, invece, il nome di Menza probabilmente non dice nulla, essendo scomparso il suo ricordo anche dalle carte topografiche.  È quindi un nostro impegno quello di tramandare conoscenze e ricordi che altrimenti andrebbero perduti.

Gino Menza era un attivo socio della sezione catanese del Club Alpino Italiano, il C.A.I. Il 18 gennaio del 1925 mentre era impegnato in una attività alpinistica sulla parete del Monte Zoccolaro, nella bassa Valle del Bove, perse la vita cadendo insieme ad altri due suoi compagni, Umberto Sapienza e Filippo Perciabosco. Gino morì in seguito alla caduta, mentre i due suoi amici si salvarono.

“Sciagura di escursionisti sull’Etna”, così titolava il quotidiano La Stampa di Torino del 20 gennaio di quell’anno, riportando la tragica notizia: «I giovani Menza, Perciaboschi Flippo e Sapienza Umberto erano ieri mattina partiti in automobile per Zafferana, donde avrebbero dovuto iniziare l’ascensione del monte Pomiciara [sic!], posto sulle falde orientali dell’Etna. I giovani, dopo una faticosa ascensione, raggiunsero felicemente la vetta. Quindi si accingevano alla discesa lungo il primo canalone che conduce alla profonda valle del Bove. Il canalone era completamente ghiacciato. I tre giovani si tenevano accordati, ma uno di essi, il Sapienza, prima che gli altri fossero pronti, si lasciò andare per la pericolosa discesa, tirandosi dietro i compagni. I tre ruzzolarono per 300 metri precipitando fino al fondo del burrone. Il Perciaboschi riportò fortunatamente contusioni non molto gravi e, visti i compagni in grave stato, si diede a gridare chiamando aiuto. Un’altra comitiva di gitanti, che si trovava in fondo alla valle del Bove, e colla quale era il prof. Beccari, immediatamente accorso sul posto recando aiuto. Il Menza era moribondo, mentre il Sapienza era irriconoscibile per le numerose lesioni riportate al viso ed agli arti. Il Perciaboschi venne subito trasportato a dorso di mulo, mentre il Sapienza venne portato in barella. Sul posto si recarono le autorità per le necessarie constatazioni di legge e per disporre la rimozione del cadavere del povero Menza».

Altre fonti, però, precisano che i tre «[…] in cordata, arrampicano lungo un canalone ghiacciato della Serra del Salifizio all’interno della Valle [del Bove, n.d.A.]» (da una delle pagine web della sezione C.A.I. di Catania).

Un po’ di confusione rimane, in merito all’esatta dinamica dell’incidente: dallo stesso sito, in una pagina successiva, apprendiamo che «[…] Gino Menza, […] aveva perso la vita nel 1925 durante una discesa della parete della Serra del Salifizio, mentre si trovava in cordata con altri due escursionisti».

Allora, si trattava di un’arrampicata o di una discesa? Poco importa, rimane il tragico esito dell’escursione, col decesso del solo Menza e il ferimento degli altri due compagni di avventura.

Altre testimonianze verbali, da me raccolte nel tempo, confermerebbero la seconda tesi: sembra infatti che durante la discesa i tre fossero legati in cordata e che aprisse la discesa Umberto Sapienza, che scavava i gradini; seguiva Perciabosco e in ultimo, Gino Menza. Ma all’improvviso Sapienza iniziò a scivolare trascinando nella rovinosa caduta i compagni di cordata, e tutti e tre, dopo un salto spaventoso, andarono a sbattere contro un masso alla base del Trifoglietto. Vennero raccolti dai compagni di gita che avevano invece seguito un percorso più sicuro. Sapienza e Perciabosco erano feriti ma il giovane Menza era morto.

Accanto Alla Croce Menza, agosto 1981

Sul luogo dell’incidente, per iniziativa sella Sezione catanese del CAI, venne in seguito collocata una Croce metallica, che rimarrà nella valle fino al 1992: la più lunga eruzione del XX secolo, quella del 1991-93, la farà sparire per sempre.

La distruzione del Rifugio Menza, da un frame di un servizio televisivo della RAI (realizzato da Giovanni Tomarchio)

Al nome di Menza è legata anche la realizzazione, nei primi anni degli anni trenta del secolo scorso, di un rifugio a quota 1680, circa 300 m ad est del cosiddetto Castello del Trifoglietto. Anche il rifugio, comunque da tempo in stato di abbandono, è stato sepolto completamente dalle lave della stessa eruzione.

Quella del Rifugio Menza è però un’altra storia, che si può leggere nell’ottimo articolo di  Grazia Musumeci.

Con il titolo: particolare della Croce Menza in Valle del Bove, non più esistente (foto S. Scalia)

 

(Gaetano Perricone). Voglio aggiungerle due mie parole. Questo bellissimo, emozionante articolo è memoria collettiva di tutti i figli dell’Etna, nativi e acquisiti, che hanno imparato a considerare il Rifugio Menza una vera leggenda del nostro vulcano Patrimonio dell’umanità. E dunque facciomo ancora una volta i complimenti di vero cuore al grandissimo Santo Scalia, che rende viva e palpitante questa memoria con il suo straordinario archivio e la sua appassionata penna o tastiera come oggi si deve dire, ma siamo anche molto contenti di ospitare sul Vulcanico.it l’eccellente articolo sulla storia del Rifugio dell’amica Grazie Musumeci, anima etnea davvero speciale 

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