confronti Archivi - Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/category/confronti/ Il Blog di Gaetano Perricone Fri, 06 Oct 2023 05:39:04 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Ecologia ed empatia globale per sostenere la salute mentale. Sabato 7 ottobre a Catania Convegno Nazionale di Analisi transazionale https://ilvulcanico.it/ecologia-ed-empatia-globale-per-sostenere-la-salute-mentale-sabato-7-ottobre-a-catania-convegno-nazionale-di-analisi-transazionale/ Fri, 06 Oct 2023 05:39:04 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=24042 Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo, ringraziando Gabriella Magistro per il prezioso contributo Sabato 7 ottobre, alle 9, presso il Teatro Maria Ausiliatrice di Via Caronda 224,  a Catania e in Live streaming, si terrà il  XV Convegno Nazionale di Analisi Transazionale, dal titolo “Per un’ecologia e un’empatia globali: crescere, riparare, ricostruire”. La crisi ambientale, il […]

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Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo, ringraziando Gabriella Magistro per il prezioso contributo

Sabato 7 ottobre, alle 9, presso il Teatro Maria Ausiliatrice di Via Caronda 224,  a Catania e in Live streaming, si terrà il  XV Convegno Nazionale di Analisi Transazionale, dal titolo “Per un’ecologia e un’empatia globali: crescere, riparare, ricostruire”.

La crisi ambientale, il post pandemia e la guerra sono elementi di particolare rischio per la salute mentale. Affrontare determinati temi, approfondire, creare momenti di incontro, informazione, formazione e dibattito è di certo uno dei rimedi più validi per fronteggiare questa situazione. PerFormat propone, costantemente, dei momenti di confronto e dibattito su tematiche specifiche sempre molto attuali e di grande impatto nell’ottica di acquisire nuove conoscenze e fare rete per prepararsi al futuro, usando il dialogo aperto come strumento di crescita e arricchimento perché, come sostiene Anna Emanuela Tangolo, fondatrice di Performat, scuola di psicoterapia, network di centri psicologici e business school, oltre che psicoterapeuta analista transazionale, didatta e supervisore dell’ EATA (European Association of tansactional analysis): “Solo in connessione con gli altri esseri viventi ritroviamo il senso e la direzione. Solo nell’empatia globale con gli uomini e il mondo ritroveremo il futuro e le ragioni per districarsi nel presente oscuro di questi anni. E se in tempi di crisi globale quindi la salute mentale e relazionale sono messe fortemente alla prova, le patologie mentali sono molto aumentate e le risorse per la prevenzione e la cura diminuite, sostenere la salute mentaledice Tangolosta proprio qui: nel non arrendersi alla violenza, nel lottare politicamente, nell’impegnarsi a salvare la nostra mente e la nostra vita, uscendo dall’isolamento e quindi accompagnando il salvataggio dei bambini, dei giovani e delle persone che vengono negli studi di psicoterapia con i loro drammi, perché è la solidarietà, è l’apertura, è la rete, è una politica differente che vincerà. Ai professionisti della salute mentale – continua la fondatrice di Performat – si pongono, quindi, nuove sfide per dare un contributo costruttivo alla crescita delle nuove generazioni e alla riparazione delle ferite che restano come ombre anche oltre il tempo delle minacce alla sopravvivenza”.

William Cornell

Al convegno interverranno molti ospiti di spicco nel mondo della psicologia e della psicoterapia, ricercatori e docenti noti sul panorama nazionale ed internazionale, come William Cornell, psicologo, psicoterapeuta analista transazionale, didatta e supervisore dell’EATA, che parlerà dell’ Impatto valoriale e politico dell’Analisi Transazionale tra etica e deontologia. Anna Emanuela Tangolo e Francesca Vignozzi, psicologa, psicoterapeuta, didatta e supervisore dell’EATA (European Association Transactional Analysis), oltre che vice direttrice della Scuola di specializzazione, parleranno dell’Incubo come inquinamento e il sogno come desiderio: riflessioni.

Durante il loro intervento, le due analiste transazionali presenteranno il libro Analisi Transazionale dei sogni, appena pubblicato ed edito da Performat. Un testo che, come scrive Cornell nella prefazione, “offre un importante approccio globale al lavoro sul sogno che interesserà e informerà chi lavora come psicoterapeuta o psicanalista con qualunque orientamento teorico”. Maria Salvina Signorelli, psichiatra, psicoterapeuta e Professoressa di Psichiatria presso l’Università di Catania, invece, interverrà sul tema del  Disagio psichico contemporaneo: tra la necessità di definizione e la ricerca di normalità. Nel corso della giornata, modereranno Andrea Guerri, psicologo e psicoterapeuta ad indirizzo analitico transazionale, docente di psicologia sociale presso l’Università di Pisa, Marina Zazo psichiatra e psicoterapeuta ad indirizzo analitico transazionale e Anna Massi psicologa, psicoterapeuta analista transazionale, didatta e supervisore dell’EATA.

Il pomeriggio sarà dedicato, invece, alla presentazione del libro Inquadrando Palestina di Marco Pirrello, regista e filmmaker freelance, all’intervento di Renato Scifo, direttore Unità Operativa complessa Neuropsichiatra Infanzia e Adolescenza presidio Ospedaliero di Acireale (CT).  Periferie del mondo, periferie della mente e a diverse attività laboratoriali condotte da preparati e attenti analisti transazionali, fra cui alcuni dirigenti nel settore pubblico. Emanuela Tangolo e Francesca Vignozzi terranno un laboratorio dal nome Sogni e gruppi, Salvo Toscano, Marina Toro, Marika Greco ed Enza Castelluzzo condurranno Mindfulness e danza movimento terapia, Barbara Nannini e Andrea Guerri: Immagine Corporea e Giovanni Rapisarda e Francesco Guarnieri, condurranno Analisi transazionale e Adolescenti. Questo evento è lo spazio per approfondire temi trasversali e pluridisciplinari grazie alla presenza tra gli oratori e gli ospiti di studiosi e scienziati che con i loro interventi saranno fonte di stimolo e riflessione per i partecipanti

PS. Analisi transazionale:  teoria della personalità elaborata dallo psichiatra e psicanalista Eric Berne (Montréal 1910 – San Francisco 1970), basata sulla postulazione di tre diversi stati fondamentali dell’Io: Bambino (archeopsiche), Genitore (eteropsiche), Adulto (neopsiche), in relazione tra loro. Mentre l’analisi strutturale ha per oggetto i conflitti interni, l’analisi transazionale esamina i rapporti interpersonali (per transazionale s’intende il rapporto tra i vari stati o livelli di una persona e quelli di un’altra). Nella psicoterapia di gruppo, che si propone di portare il paziente al raggiungimento del controllo sociale attraverso varie fasi (analisi strutturale, analisi transazionale propriamente detta, analisi dei giochi, analisi del copione), i pazienti sperimentano le diverse t. possibili, giungendo a prendere coscienza dell’inadeguatezza alla realtà di scenari di vita personali fissati fin dall’infanzia (fonte: Treccani.it)

 

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Riolo investe contro il caldo in officina: lavorare freschi, lavorare meglio https://ilvulcanico.it/riolo-investe-contro-il-caldo-in-officina-lavorare-freschi-lavorare-meglio/ Thu, 04 Aug 2022 10:17:11 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=21989 INSTALLATI IN TUTTE LE SUE OFFICINE GLI INNOVATIVI RAFFRESCATORI ADIABATICI PER IL BENESSERE DEI SUOI OPERAI FONTE: Ufficio Stampa Riolo PALERMO – Riolo investe oltre 120 mila euro per il benessere di oltre 100 meccanici. Il gruppo di concessionarie automobilistiche ha installato in tutte le sue officine, nella carrozzeria e nel suo centro consegne sei […]

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INSTALLATI IN TUTTE LE SUE OFFICINE GLI INNOVATIVI RAFFRESCATORI ADIABATICI PER IL BENESSERE DEI SUOI OPERAI

FONTE: Ufficio Stampa Riolo

PALERMORiolo investe oltre 120 mila euro per il benessere di oltre 100 meccanici. Il gruppo di concessionarie automobilistiche ha installato in tutte le sue officine, nella carrozzeria e nel suo centro consegne sei innovativi impianti di trattamento aria realizzati con raffrescatori adiabatici. Attraverso il principio fisico naturale per il quale l’acqua evaporando abbassa la temperatura dell’ambiente circostante, all’interno di questi locali è stato ricreato un luogo confortevole in cui nonostante il caldo estivo è possibile lavorare al meglio e volgere ogni tipo di mansione richiesta con una temperatura adeguata.

Un investimento necessario per il Gruppo Riolo che da sempre pensa al comfort dei suoi dipendenti. “Il rispetto delle persone non resta soltanto all’interno degli uffici e della zona vendita ma si estende anche a tutti gli altri comparti dell’azienda – spiega Iolanda Riolo, titolare delle aziende del gruppo -. Una soluzione di questo tipo permette ai nostri meccanici di lavorare in condizioni ottimali nonostante le temperature di queste estati ormai tropicalizzate. L’investimento permette di mettere al centro delle nostre aziende, ancora una volta, i lavoratori che sono il motore della nostra realtà”.

Il processo è semplice, altamente tecnologico ma ancora poco diffuso in Sicilia. Riolo è infatti l’unico gruppo del settore auto dell’Isola a godere di questi impianti industriali all’avanguardia. L’aria prelevata dall’esterno passa attraverso dei pannelli di cellulosa bagnati d’acqua, cede parte del suo calore durante il processo di evaporazione abbassando la sua temperatura. Un ventilatore, incorporato al raffrescatore, provvede poi a immettere nell’ambiente l’aria raffreddata attraverso canali e diffusori, espellendo l’aria calda esausta attraverso i portoni. “I raffrescatori adiabatici risultano particolarmente adatti ad ambienti di lavoro ubicati in capannoni industriali e locali nei quali, per esigenze logistiche e produttive, è necessario tenere aperte porte o finestre – spiega Gianluca Trapani, responsabile del service Riolo -. In ambienti di tal genere, il raffrescamento realizzato con sistemi tradizionali a ciclo frigorifero ha scarsissima efficienza, oltre ad avere costi d’impianto, di esercizio e di manutenzione molto elevati”.

Ora l’idea, invece, è quella di migliorare il comfort per effetto della riduzione della temperatura nell’ambiente di lavoro. “Il sistema, realizzato dalla FuturClima, con la consulenza tecnica e sotto la supervisione dell’ingegnere Baldassare Bua della EcoEnerSol, consente di ricambiare l’aria nei nostri locali di officina e carrozzeria circa 17 volte ogni ora, realizzando un lavaggio continuo dell’intero volume d’aria – prosegue Trapani -. Nonostante nei nostri locali siano installati secondo normativa gli aspiratori per i gas di scarico in ogni postazione di lavoro, il costante e veloce ricambio dell’aria consente di spingere fuori anche i gas di scarico generati dagli spostamenti dei veicoli e dai ristagni d’aria. Questo determina anche un miglioramento della salubrità dell’aria e dell’igiene ambientale, aumentando anche la sicurezza anti-Covid”.

Il miglioramento delle condizioni ambientali crea così un ambiente di lavoro molto più confortevole, garantendo anche produttività e concentrazione dei tecnici e di conseguenza abbattendo anche il rischio d’infortuni. “Il rispetto dell’ambiente è un tema molto caro alla nostra azienda e ai marchi che rappresentiamo – conclude Trapani -. L’assenza di macchine frigorifere riduce dell’80% il consumo di energia elettrica. È infatti richiesta la sola energia elettrica necessaria al funzionamento dei ventilatori che servono a spingere l’aria raffrescata all’interno dei locali. Consumi di energia notevolmente ridotti e assenza di gas refrigeranti (notoriamente molto inquinanti) equivalgono quindi ad un notevole abbattimento dell’impatto ambientale”.

(Gaetano Perricone). Ringrazio l’ufficio stampa di Riolo e Federica Virga per quest’ottimo e prezioso comunicato stampa, che ci informa di una brillante e innovativa scelta aziendale per rendere migliori le condizioni ambientali di lavoro nelle officine del Gruppo con il caldo sempre più feroce e in prospettiva ahimè sempre più intenso in futuro, con l’incalzare delle conseguenze del riscaldamento globale. Lo pubblico integralmente per i lettori del Vulcanico non solo perché trovo la notizia interessante in assoluto, ma anche e soprattutto perché in tempi di sfruttamento bieco del lavoro e dei lavoratori una iniziativa del genere va in direzione del tutto opposta e dunque credo vada adeguatamente divulgata e valorizzata. Pubblicità occulta? Se un’azienda decide di promuoversi rendendo migliori le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, ben venga un scelta del genere 

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Quando dall’Etna arrivò “u focu a mari” https://ilvulcanico.it/quando-dalletna-arrivo-u-focu-a-mari/ Fri, 15 Oct 2021 04:45:36 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=20341 di Santo Scalia Il contatto tra le colate laviche e le acque del mare è un fenomeno molto comune nelle Isole Hawaii, in particolare a Big Island, isola nella quale si trovano alcuni dei vulcani più grandi ed attivi del pianeta Terra: il Kilauea ed il Mauna Loa. Recentemente, però, i mezzi d’informazione sono stati […]

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di Santo Scalia

Il contatto tra le colate laviche e le acque del mare è un fenomeno molto comune nelle Isole Hawaii, in particolare a Big Island, isola nella quale si trovano alcuni dei vulcani più grandi ed attivi del pianeta Terra: il Kilauea ed il Mauna Loa.

La Palma: una delle numerosissime immagini rilanciate da vari organi di informazione (foto reperita sul web)

Recentemente, però, i mezzi d’informazione sono stati impegnati nel descrivere l’attività di un altro vulcano, Cumbre Vieja (ovvero “Pizzo Vecchio”) dell’isola La Palma nell’arcipelago delle Isole Canarie. Il vulcano era rimasto quieto per cinquant’anni. L’eruzione è iniziata il 19 settembre 2021, e nella notte tra il 28 e il 29 settembre – alle 23 ora locale – la colata lavica del Cumbre Vieja è arrivata all’oceano Atlantico, dopo soli dieci giorni dall’inizio dell’eruzione.

E sull’Etna è mai accaduto qualcosa del genere? Quando è arrivato “u focu a mari” ?

Tralasciamo di soffermarci sull’analisi delle colate preistoriche (delle quali cioè non abbiamo notizie riportate nelle fonti scritte) che abbiano raggiunto le coste prospicienti il Mare Jonio; ricordiamo soltanto che furono diverse. Seguendo la costa da nord a sud, ciò è avvenuto: presso Capo Schisò a Naxos; in corrispondenza dell’abitato di Pozzillo; a Santa Maria La Scala; a Capo Mulini (contrada Gazzena); ad Acicastello e alla Scogliera di Cannizzaro.

Inoltre, nell’area oggi ricoperta dagli edifici della città di Catania, si trova la cosiddetta Lava dei Larmisi, una delle più antiche eruzioni a raggiungere il territorio catanese: essa costituisce una scogliera lunga circa 2 km, la cui età – secondo recentissimi studi, risale a più di 5000 anni fa.

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In tempi storici (cioè sin da quando abbiamo delle testimonianze scritte) le colate dell’Etna hanno raggiunto il mare quattro volte, ed esattamente: nel 396 a.C; intorno al 1030 (con un errore di ±30 anni); nel 1160 (±20 anni); ed infine nel 1669.

Per la realizzazione del presente articolo, oltre che delle fonti storiche della letteratura vulcanologica etnea, ci siamo avvalsi dei dati riportati nella pubblicazione Carta Geologica del vulcano etna7 – l’attività eruttiva dell’Etna degli ultimi 2700 anni di Stefano Branca e Jean-Claude Tanguy; della Mappa schematica dei prodotti vulcanici dell’Etna eruttati durante gli ultimi 2400 anni (modificata da Tanguy et alii, 2012, allegata alla suindicata pubblicazione, figura 98 – esposta nella fotogallery); e della  Carta geologica del vulcano Etna, scala 1:50.000 pubblicata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia  – Sezione di Catania, (consultabile al seguente link: INGV).

«[…] I documenti storici riguardanti le eruzioni dell’epoca Greco-Romana (e maggiormente del Medioevo) sono scarsi e generalmente non danno precisioni sull’ubicazione dei prodotti, tanto che solo una colata lavica di questo periodo può essere attribuita a una data precisa riportata nelle fonti storiche. Si tratta di quella che ha raggiunto il mare nel 396 a.C. e bloccato l’avanzamento dell’esercito cartaginese, in accordo con quanto narrato da Diodoro. Questa eruzione corrisponde al vasto campo lavico presente presso l’attuale villaggio di Santa Tecla, generato dal cono di scorie del Monte Gorna, in quanto è l’unica colata lungo la costa la cui età archeomagnetica è compatibile con l’evento riportato da Diodoro.» (tratto dalla pubblicazione di Branca-Tanguy)

Diodòro Siculo (Treccani) fu uno storico greco di Agirio (oggi Agira, in Sicilia), vissuto tra l’80 e il 20 a. C. Scrisse una storia universale in cui registrò analiticamente gli avvenimenti dall’età mitica fino alla spedizione di Cesare in Gallia (59 a. C.). Da lui apprendiamo che, negli anni della XCVI Olimpiade (cioè nel 396 a.C.), era in corso la guerra tra Dionisio (o Dionigi, tiranno di Siracusa) ed i Cartaginesi. Le lave prodotte dall’Etna –  avendo invaso le spiagge ed essendo ancora calde – impedirono al generale cartaginese Imilcone e alle sue truppe di arrivare a Catania costringendolo ad aggirare il vulcano attraversando le sue regioni occidentali.

Scrive infatti Diodoro: «[…] Imilcone adunque, preso seco l’esercito, a marcie sforzate giunse al già indicato luogo de’ Nassj [l’odierna Naxos – n.d.A.], mentre Magone colle navi radeva la costa. Ma perché l’Etna di recente avea vomitato fuoco sino alla costa marittima, l’esercito non poteva più marciare in modo da avere vicina al lido l’armata; perciocché abbruciati e rotti i luoghi marittimi dal diluvio di fuoco uscito dell’Etna, la necessità obbligava le truppe a piedi a circuir la montagna. Dà egli dunque ordine a Magone di navigar verso Catania; ed egli per l’interno del paese camminando sollecito, s’affrettava ad unirsi coll’armata presso la spiaggia di quella città […]». (da Biblioteca Storica di Diodoro Siculovolgarizzata dal Cav. Compagnoni – Milano 1820, Libro XIV).

Le colate del 396 a.C. e del 1030 d.C nella Mappa schematica dei prodotti vulcanici dell’Etna eruttati durante gli ultimi 2400 anni (modificata da Tanguy et alii, 2012)

Nel 103030 anni) si formò il grande cono del Monte Ilice (a 800 m di quota nel versante sudorientale dell’Etna), producendo un ampio campo lavico che raggiunse la costa in corrispondenza dell’attuale località di Stazzo. Per lungo tempo queste lave sono state considerate come prodotti dell’eruzione del 1329, ma le analisi archeomagnetiche le hanno riposizionate temporalmente a circa tre secoli prima. Le lave dell’eruzione del 1329 sono invece quelle emesse dal cono di Monterosso, presso l’omonimo centro abitato del Comune di Aci S. Antonio.

Le colate del 1160 e del 1669 nella Mappa schematica dei prodotti vulcanici dell’Etna
 eruttati durante gli ultimi 2400 anni (modificata da Tanguy et alii, 2012)

Circa trent’anni dopo, avvenne l’eruzione dei Monti Arsi di Santa Maria (nel  1160±20). Originatasi nel basso versante meridionale del vulcano, tra 460 e 360 metri di quota, nelle vicinanze dell’attuale Gravina di Catania, produsse una breve colata lavica che raggiunse la costa presso Guardia, a circa 2,3 km a nord-est della città medioevale di Catania, generando la cosiddetta lava del Rotolo.

Sempre dalla citata pubblicazione di Branca e Tanguy apprendiamo che detta colata lavica, nella precedente cartografia geologica (Waltershausen 1843-1861, Sciuto Patti 1872, Romano et alii 1979, Romano & Sturiale 1981, Monaco et alii 2000) era stata attribuita all’eruzione del 1381 in base alla scarna fonte di Simone da Lentini, nella quale  però non c’è alcun riferimento ad una colata che abbia raggiunto la costa nei pressi di Catania.

L’ultima volta che le lave dell’Etna hanno raggiunto il mare è stata nel corso della devastante eruzione del 1669. Questa eruzione costituisce l’evento eruttivo più distruttivo avvenuto in epoca storica: nel suo corso, in soli quattro mesi, furono eruttati circa 600 milioni di m3 di lava, che generarono un vasto un campo lavico di circa 40 km2 che raggiunse una lunghezza massima di quasi 17 km.

Nel 1815 venne pubblicata, postuma, l’opera del Canonico Giuseppe Recupero Storia naturale e generale dell’Etna; nel tomo II, descrivendo la cronologia dell’eruzione, il Canonico così scrive: «[…] Finalmente a 23 Aprile circa le ore due della notte cominciò il gran fiume ardente ad introdursi nel Mare. Ed oh quanto fu superba non men che spaventevole questa scena! Il solo Signor Mancini fra tutti gli Scrittori di quel tempo ebbe premura di descriverla secondo fu da esso veduta, e perciò mi sia lecito riferire qui tal’avvenimento colle medesime sue parole».

Il Recupero riporta quindi quanto descritto da Mancini, testimone oculare dell’avvenimento: «“Quello fuoco, che altro non è che fecciosa materia, e metallica nel cammino, che fa perché scende da parte alta, e crescesi, che ad ora si vede d’altezza di palmi 50 e ad ora più, è densa e soda la materia, e però nell’entrar che fece in Mare per la profondità di quello, dalla parte più alta del fuoco raffreddato dall’ambiente frigido convertito in nere pietre, precipitando quelle dall’alto in Mare, andava riempiendo la profondità di quello sino alla superficie delle acque, sopra delle quali guidava il resto del fuoco acceso, che per essere superiore, cioè in luogo più alto della superficie del Mare, non veniva offeso dall’acqua, e di questa maniera si vedevano l’acqua, e il fuoco che sono contrarii nel stesso soggetto… ed intanto progressò più giorni nel Mare facendo di camino (sic) più di 700 passi…[…]”».

Dettaglio della Tavola 11 dell’Atlante dell’Etna di Sartorius von Waltershausen: la lava del 1669 entrata in mare a sud della città Catania

La lava, entrata in mare il 23 aprile, avanzò per circa 1,5 km, spostando la linea di costa.

La colata lavica a La Palma (Isole Canarie)  si inoltra nell’oceano (foto reperita sul web)

Cosa avviene quando la lava e le acque del mare si incontrano? La prima cosa che si osserva è una enorme produzione di vapore acqueo. Tornando al vulcano dell’isola di La Palma, oltre all’anidride solforosa (o biossido di zolfo, SO2) emessa dal nuovo cratere, che si stima in 13.100 tonnellate al giorno (dato dell’ Instituto Volcanológico de Canarias), si teme per la presenza di acido cloridrico e di acido solforico (principale responsabile delle piogge acide) nel pennacchio che si forma all’entrata della lava in mare.

Oltre alle considerazioni relative all’interazione acqua-lava ed ai pericoli ad essa connessi (esplosioni dovute all’accumulo di sacche di vapore sotto la colata che avanza, getti di vapore, lancio di scorie calde anche a notevoli distanze), c’è da tener conto dei danni meccanici causati dall’attività esplosiva ed effusiva: su una superficie di poco superiore a 708 km² vivono circa 82.000 abitanti, ed il numero di edifici distrutti dalla lava del vulcano Cumbre Vieja dall’inizio della sua eruzione (il 19 settembre) è di 1548 (secondo l’ultimo aggiornamento del sistema satellitare europeo Copernicus Earth monitoring).

Anche l’area coperta dalla lava continua ad aumentare: secondo i dati aggiornati al 14 ottobre, essa risulta stimata in 680,4 ettari, mentre l’estensione della cenere pare essere di circa 4.819 ettari [1 ettaro, ha nel Sistema internazionale di unità di misura, è pari a 10000 m², cioè all’area di un quadrato con lato lungo 100 metri – n.d.A]. Il volume di lava emessa finora è tra gli 8 e i 9 milioni di metri cubi (fonte INVOLCAN, Istituto Vulcanologico delle Canarie).

Il tracciato della colata lavica a La Palma (fonte Copernicus)

Intanto il delta lavico ai primi di ottobre aveva raggiunto la superficie di 36 ha, cioè circa 0,36 km². È evidente che questi dati sono provvisori e riportati solo per dare un’idea dell’entità del fenomeno eruttivo. Infatti un nuovo ramo della colata attualmente si sta indirizzando verso l’Oceano.

Nei giorni scorsi, su alcuni organi di informazioni sono apparse delle interessantissime interviste a vulcanologi (Stefano Branca e Boris Behncke dell’Ingv Osservatorio Etneo), che prendendo spunto dall’attuale situazione alle Canarie hanno espresso il loro parere su cosa accadrebbe se un’attività simile si verificasse alle basse pendici etnee.

Cumbre Veja, mappa aggiornata delle colate (fonte Copernicus)

«Quel che stupisce, guardando le immagini che vengono da La Palma, è quanto simile questa eruzione sia a una tipica eruzione laterale dell’Etna” […]. Una frattura eruttiva con diverse bocche allineate “a bottoniera”, con piccole fontane di lava ed esplosioni stromboliane, colate di lava a blocchi, che avanzano lentamente attraverso terreni, “mangiandosi villette come quelle che abbiamo nelle nostre ‘zone di villeggiatura’”. “Come nelle Canarie, per decenni non si è sprecato un pensiero al rischio vulcanico, e ancora si sta costruendo a tappeto, riempendo quei pochi spazi di terreno che restano fra gli abitati, soprattutto sul versante sud dell’Etna” ». [da livesicilia.it]

E ancora: «Comunque la storia dell’Etna è fatta di eruzioni sommitali ed eruzioni laterali. Quindi l’eventuale rischio di una colata laterale sul vulcano è sempre esistente a prescindere dall’attività che oggi sta facendo il cratere di sud est». [da lasicilia.it]

Queste realistiche considerazioni dovrebbero spingerci a prendere coscienza di cosa significhi vivere sui fianchi di un vulcano attivo, e a riflettere “su quanto siamo pronti noi ad affrontare una situazione simile, quanto siamo preparati, quanto siamo consapevoli di vivere su un vulcano che di queste cose ne ha fatte decine di volte negli ultimi secoli». [da livesicilia.it]

Vivere su un vulcano che queste cose le ha fatte decine di volte negli ultimi secoli, e che sicuramente tante altre ne farà.

Con il titolo: le lave del 1669 si inoltrano nel mare a sud di Catania, particolare da Willem Schellinks  (fonte: isprambiente.gov.it)

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Etna, ma quant’è cresciuto il Cratere di Sud-Est https://ilvulcanico.it/etna-ma-quante-cresciuto-il-cratere-di-sud-est/ Wed, 05 May 2021 13:50:20 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=19202 di Antonio De Luca Durante il 2021 il Cratere di Sudest ha prodotto una serie di parossismi vulcanici tra i più violenti e frequenti degli ultimi 20 anni, con l’emissione di grandi quantità di lava (sono stati calcolati circa 33.000.000 metri cubi). Questi episodi eruttivi hanno accresciuto notevolmente il cono del Cratere di Sudest, che […]

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di Antonio De Luca

Durante il 2021 il Cratere di Sudest ha prodotto una serie di parossismi vulcanici tra i più violenti e frequenti degli ultimi 20 anni, con l’emissione di grandi quantità di lava (sono stati calcolati circa 33.000.000 metri cubi). Questi episodi eruttivi hanno accresciuto notevolmente il cono del Cratere di Sudest, che a partire dal 2007 ha apportato dei cambiamenti veloci e notevoli. I cambiamenti più importanti si sono avuti nella sequenza di attività tra il 2011 ed il 2014, poi nel 2017 ed ora nel 2021, con una serie di attività che ne hanno cambiato forma e altezza. Non ci sono ancora dati ufficiali che possano dirci se il Cratere di Sudest abbia superato l’altezza di 3320 metri del Cratere di Nordest, diventando la massima cima dell’Etna, in ogni caso però il cambiamento è stato notevole.

Email: [email protected] Facebook: https://www.facebook.com/PassioneEtna… Instagram: https://www.instagram.com/passioneetna/

ETNA – SICILIA – ITALIA

Copyright – 2020 PassioneEtna ®

Con il titolo: il professore Jean-Claude Tanguy,  francese, tra i più grandi studiosi dell’Etna, osserva il complesso del Cratere di Sud Est nel 2012 (Foto di Santo Scalia)

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Oggi sarò a Biancavilla, unico (forse) tifoso rosanero. Forza Palermo ! https://ilvulcanico.it/oggi-saro-a-biancavilla-unico-forse-tifoso-rosanero-forza-palermo/ Sun, 13 Oct 2019 05:35:14 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=14453 di Gaetano Perricone E’ quasi una notizia, curiosa e per quanto riguarda decisamente divertente: più tardi, alle 15, allo stadio “Orazio Raiti” di Biancavilla, sarò probabilmente l’unico palermitano – o comunque uno dei pochissimi, ci saranno certamente alcuni inviati miei concittadini e forse una decina di tifosi mischiati tra il pubblico di casa – ad assistere alla partita tra la squadra locale e la […]

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di Gaetano Perricone

GAETANO TASCIO ROSANERO

E’ quasi una notizia, curiosa e per quanto riguarda decisamente divertente: più tardi, alle 15, allo stadio “Orazio Raiti” di Biancavilla, sarò probabilmente l’unico palermitano – o comunque uno dei pochissimi, ci saranno certamente alcuni inviati miei concittadini e forse una decina di tifosi mischiati tra il pubblico di casa – ad assistere alla partita tra la squadra locale e la capolista rosanero, valida per la settima giornata del girone I del campionato di Serie D.

In altre parole, avrò l’onore quasi solitarion certamente isolato, di essere presente in nome del popolo rosanero, che per motivi di ordine pubblico non potrà esserci. Il Prefetto di Catania, Claudio Sammartino ha infatti disposto il divieto di vendita dei tagliandi ai residenti nella provincia di Palermo. “La partita, alla luce dell’attività informativa svolta dalle forze di polizia -si legge in una nota della Prefettura- era stata qualificata ad alto profilo di rischio dal Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive, con determinazione n. 23 dello scorso 3 ottobre, per l’accesa rivalità tra le tifoserie palermitana e catanese”. Il provvedimento è stato adottato, su richiesta del Questore, per prevenire situazioni che potrebbero mettere in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica; si è voluto in pratica evitare, prevenendolo, un possibile, pericoloso “contatto” tra gli ultras rosanero e rossoazzurri. Una decisione che oggettivamente è motivata dal buon senso e da precedenti, drammatiche esperienze, ma che mortifica e penalizza – oltre agli appassionati fans palermitani – soprattutto la società e i tifosi del Biancavilla, che attendono questa partita con grande entusiasmo.

RICCIARDO GOL
Giovanni Ricciardo

Il rinato Palermo di Serie D di Dario Mitri e Rosario Pergolizzi ci sta abituando troppo bene (o male, se la si vede con l’approccio dei prudenti). Vince sempre, sei partite su sei, 18 punti, 14 gol realizzati e quattro subiti, in questo momento è la squadra di calcio più vittoriosa d’Italia. Un record che ci piace assai, una medaglietta che ci appendiamo con orgoglio al petto che porta le cicatrici di tante, dolorose e mortificanti ferite sportive. E’ una squadra che sembra crescere partita dopo partita, con un prezioso cannoniere come Giovanni Ricciardo che finora ha confermato tutte le ottime referenze di goleador e con altri giocatori (Martin, Felici, Crivello, Accardi, il vecchio Santana) che, nel loro ruolo, fanno la differenza con i colleghi delle squadre avversarie. Il Palermo, insomma, vince abbastanza facile e autorevolmente ed è certamente, come era prevedibile e del tutto normale, la regina del campionato. Guai se non fosse così, con il suo blasone e la sua storia.

SCUDETTO BIANCAVILLA

Ma per questa squadra da record oggi arriva la prima trasferta che in qualche modo può essere considerata insidiosa, che va presa molto sul serio dai rosanero: si va a Biancavilla, alle pendici dell’Etna fumante, contro la formazione che ha clamorosamente eliminato il Palermo dalla Coppa Italia, vincendo 5-3 ai rigori addirittura alla stadio Barbera. E, come ho detto, nella cittadina ai piedi dell’Etna, io ci sarò: ho deciso, devo dire con molto e imprevedibile entusiasmo e con tanta curiosità, di andare a vedere per la prima volta “dal vivo” la squadra rinata dalle ceneri del dopo Zamparini.

Sono un palermitano-etneo da quasi ventidue anni, vivo tra Mascalucia e Nicolosi, sulle pendici del meraviglioso vulcano Patrimonio dell’umanità, ho il cuore rosanero da sempre, per un po’ di anni memorabili della mia vita professionale ho raccontato, da cronista del giornale L’Ora, le vicende sportive del Palermo e per un altro po’ ho narrato non solo all’Italia la Grande Bellezza della nostra Muntagna. Dunque non posso esimermi dall’andare a vedere Biancavilla-Palermo.

Debbo dirvi che tutto mi sembra surreale e, fino a un paio di mesi fa, assolutamente inimmaginabile: dal profumo di Serie A  alla partita, da non prendere per nulla sottogamba, contro la squadra quarta in classifica a 5 punti dalla capolista, sul campo in erba sintetica dello stadio Orazio Raiti di Biancavilla, cittadina che in quest’ultimo ventennio ho conosciuto abbastanza bene, dove ho anche buoni e cari amici e dove ho tanti bei ricordi professionali e umani.

Ho provveduto ad accreditarmi per la partita e, devo dire con orgoglio ma anche tenerezza, parlando con la gentilissima responsabile della comunicazione del club gialloblu, ho colto, anzi respirato fin dall’inizio della settimana l’aria del grande evento non soltanto sportivo. Arriva il Palermo, squadra del capoluogo della Sicilia dal recentissimo passato in Serie A: per il Biancavilla, promosso quest’anno nel girone I della Serie D dal campionato di Eccellenza, sarà un momento storico da incorniciare, “una grande festa”, sottolinea Stefania Cosentino, che aggiunge “noi giochiamo partita dopo partita, viviamo alla giornata”. Come dire: siamo pronti anche a farla al Palermo la festa; anche se, quando le dico sinceramente che per la corazzata rosanero è la prima sfida da non sottovalutare, mi risponde con semplicità e umità: “Siete in tanti a dire così, ma non è certo la partita con il Palermo quella che noi del Biancavilla dobbiamo vincere”.

Orazio Pidatella
Orazio Pidatella
Peppe Mascara
Peppe Mascara

Vedremo, vedremo. Io ci sarò certamente, con la gioia, grande anche se siamo in Serie D, di vedere il mio Palermo, ma anche con la curiosità di ammirare l’approccio battagliero del Biancavilla, che sogna di diventare un novello Davide del pallone, fermando per la prima volta lo squadrone rosanero. Tra l’altro, c’è anche un nuovo, grande e clamoroso motivo di curiosità e interesse,  che mette altro pepe in  questa sfida: da ieri sera, dopo l’improvviso e incomprensibile esonero del tecnico Orazio Pidatella – che pure aveva fatto finora molto bene – il nuovo allenatore della squadra di casa è nientedimeno che Peppe Mascara da Caltagirone, popolare ex giocatore di PalermoCatania, autore del famoso gol da metà campo nel famoso derby dell’umiliante 0-4 allo stadio della Favorita il 1 marzo 2009.

Ci sarà certamente il pienone nella “bomboniera” biancavilllese, con una capienza di circa un migliaio di spettatori, che farà “sold out” nella giornata gialloblu, dove non saranno validi gli abbonamenti e chi vorrà vedere la partita dovrà pagare 10 euro. Io, in ogni caso, ci sarò. Per una domenica, ripenserò e in un certo senso rivivrò i miei vecchi tempi da inviato, quando seguivo il Palermo in tanti posti anche “difficili”, ma sempre con passione, entusiasmo, divertimento.

Biancavilla-Palermo: una sfida che per me sarà come ho detto abbastanza surreale, ma da palermitano che ha il privilegio di vivere ai piedi dell’Etna sarà anche molto speciale.

Con il titolo: lo stadio “Orazio Raiti” di Biancavilla

 

 

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Ecco “las Tortas de Alcazar”, parente spagnola della filletta di Bronte https://ilvulcanico.it/ecco-las-tortas-de-alcazar-parente-spagnola-della-filletta-di-bronte/ Sun, 15 Sep 2019 08:17:29 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=14092 di Gaetano Perricone Quella “rete” straordinaria che è il web con i social network, creando contatti planetari continui e costanti, produce spesso risultati imprevedibili e sorprendenti. Accade così, ad esempio che un articolo che ho scritto e pubblicato, con un discreto successo, su questo  blog il 5 dicembre 2018 sulla “filletta“, tradizionale e squisitissimo dolce di Bronte, ( […]

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di Gaetano Perricone

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Quella “rete” straordinaria che è il web con i social network, creando contatti planetari continui e costanti, produce spesso risultati imprevedibili e sorprendenti.

Accade così, ad esempio che un articolo che ho scritto e pubblicato, con un discreto successo, su questo  blog il 5 dicembre 2018 sulla “filletta“, tradizionale e squisitissimo dolce di Bronte, ( http://ilvulcanico.it/il-fascino-discreto-della-filletta-antico-e-vulcanico-dolce-brontese/)  ha “riempito di curiosità” (così mi hanno scritto) gli amici feisbuc spagnoli della Sociedad Cervantina de Alcázar de San Juan, cittadina di quasi 30.000 abitanti nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia, perchè hanno trovato la filletta “molto simile al dolce noto come Tortas de Alcázar, prodotto principalmente nello stabilimento di Las Canteras, con ascendente italiano, Carrazzone”.

Vogliamo stabilire – mi ha ancora scritto Costantino Lopez della Sociedad Cervantinase qualcuno di Alcázar de San Juan abbia portato la ricetta in Sicilia al tempo dell’età d’oro spagnola (Vicereame di Sicilia, Napoli e Milano) o se invece sia venuto in Spagna copiando la ricetta dall’Italia. Forse hai documenti storici sul dolce chiamato filletta (di cui abbiamo sentito parlare da un parente il cui padre è di Bronte) e potremmo stabilire lì la vera origine del dolce che è il segno distintivo della nostra città, Alcazar de San Juan”.

TORTAS DE SAN JUAN
Il dolce di Alcazar de San Juan

Una storia molto interessante, davvero … gustosa, che certifica la dimensione internazionale dell’amatissima e deliziosa filletta. Naturalmente giro il quesito della Sociedad Cervantina (intitolata a Miguel Cervantes, autore del celeberrimo “Don Chisciotte della Mancia“) agli amici brontesi, per aiutarci a trovare, se esiste, qualche documento illuminante sull’eventuale collegamento storico tra Sicilia e Spagna anche per l’origine del tipico e squisito dolce.

Intanto, con estrema gentilezza, Costantino Lopez – che voglio ringraziare di cuore – mi ha dato anche l’onore di pubblicare integralmente, tradotto in lingua spagnola, sul blog “Cosas de Alcazar del San Juan” il mio articolo dello scorso su IlVulcanico.it, regalando visibilità internazionale alla filletta e alla sua storia (ma anche a me e al mio blog) e ricordandoci che “las Tortas de Alcázar es un dulce muy típico de esta ciudad…”.

Ecco il link all’articolo sul blog spagnolo:

https://cosasdealcazardesanjuan.wordpress.com/2019/09/14/el-discreto-encanto-de-la-filletta-el-antiguo-y-volcanico-dulce-brontes-extraordinariamente-parecido-a-la-torta-de-alcazar/

Con il titolo: la filletta di Bronte appena cotta

 

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Odisseo e Felice. Eroi che restano, eroi che se vanno … https://ilvulcanico.it/odisseo-e-felice-eroi-che-restano-eroi-che-se-vanno/ Sat, 17 Aug 2019 08:35:31 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=13763 di Gaetano Perricone Lo dico sempre e sempre ne ho conferma: nulla succede per caso. Mai. Il destino o chi per lui si diverte a mettere in scena strani e imprevedibili copioni, coincidenze che sembrano incredibili, che lasciano tracce più o meno profonde nelle nostre vite. E’ accaduto, mi è accaduto – dato che sono […]

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di Gaetano Perricone

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Lo dico sempre e sempre ne ho conferma: nulla succede per caso. Mai. Il destino o chi per lui si diverte a mettere in scena strani e imprevedibili copioni, coincidenze che sembrano incredibili, che lasciano tracce più o meno profonde nelle nostre vite.

E’ accaduto, mi è accaduto – dato che sono io a scrivere e testimoniare sul mio blog – ancora ieri sera, mi ha molto colpito, anzi turbato. E ancora adesso, mentre scrivo queste righe al mio computer che avevo inizialmente pensato come una recensione o qualcosa di simile su uno spettacolo e che invece saranno una cosa diversa, mi viene quasi la pelle d’oca a pensarci.

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Mi trovavo in un posto meraviglioso, ieri sera, per un appuntamento culturale speciale: l’omerica Odissea, adattata e diretta dal bravissimo Giovanni Anfuso nel magico scenario notturno delle Gole dell’Alcantara, ideale e assolutamente fantastico per rappresentare l’epico poema che ogni volta e dovunque, con impressionante attualità, ci ripropone alcuni dei temi più pregnanti della nostra esistenza: il coraggio e l’astuzia, il viaggio e l’avventura, l’amore, il distacco e il ritorno, la vendetta, l’amicizia, il dolore per la perdita, l’attaccamento alle radici e tanto altro ancora, attraverso una storia e dei protagonisti dal fascino eterno.

Così è stato anche ieri, con un adattamento originale e accattivante della narrazione, attori eccellenti e quanto mai motivati anche in considerazione della fatica di una recitazione prevalentemente acquatica e, lo ripeto, il valore aggiunto straordinario del teatro naturale delle Gole.

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Odisseo maturo, interpretato da Davide Sbrogiò

Tutto magnifico, insomma, in una serata memorabile con lui ovviamente protagonista assoluto: Odisseo, in una interessantissima doppia presenza da giovane per le perigliose avventure del suo viaggio e da vecchio per il ritorno a Itaca, la vendetta, la strage dei Proci, i commoventi abbracci con il figlio Telemaco e la moglie Penelope. Lui, Odisseo, Ulisse, eroe di ogni tempo che ho sempre amato e che ancora amo e amiamo moltissimo grazie alle immortali pagine di Omero, alla letteratura e al mito e a ottime performances artistiche come quella di Giovanni Anfuso e dei suoi attori, che lo rendono vivo, forte, attualissimo dentro di noi. “Io sono nessuno“, grida forte la celeberrima frase, nella emozionante notte dell’Alcantara, rispondendo al gigantesco e orrendo Polifemo. Ma lui è ancora tanto per tutti noi.

Tutto magnifico, sì. Tranne l’incredibile coincidenza messa in scena a sorpresa dal Dottor Destino: mentre ero lì alle Gole lo smartphone mi ha informato che a brevissima distanza da quel luogo, durante un bagno nel mare di Giardini Naxos, era morto improvvisamente un altro mio grande eroe, il mitico ciclista Felice Gimondi. Sì, proprio lui, Nuvola Rossa e Felix De Mondi come lo chiamava Gianni Brera, l’adorabile campione italiano della bicicletta degli anni Settanta  che osò sfidare e riuscì anche a battere il Cannibale Eddy Merckx, il mostruoso asso pigliatutto belga.

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Felice, il grande signore del pedale sobrio e gentile che vinse Giro, Tour, Vuelta e fu Campione del mondo, che sconfisse con formidabili vittorie la leggenda che lo voleva eterno secondo. Sono stato un suo grandissimo tifoso, ho scritto di lui da cronista sportivo, ho continuato a volergli bene perché lui era e resterà il simbolo dei secondi che, con infinita determinazione e coraggio e contro tutto e tutti, riescono a diventare primi. Volevo così tanto bene a Gimondi che quando il mio nipotino Andrea ha cominciato a prendere confidenza con la bicicletta gli dicevo: Vai Gimondino, vai !

Felice Gimondi e Eddy Merckx
Felice Gimondi e Eddy Merckx

Da ieri sera Felice non c’è più. E mentre guardavo, anzi ammiravo davanti alle acque fascinosamente scure e silenziosamente scroscianti dell’Alcantara le gesta di Odisseo, eroe eterno che resta e sempre resterà grazie alla meravigliosa eternità della letteratura, pensavo con commozione e nostalgia che l’eroe Felice se n’è andato con le sue gesta sportive e umane e con lui se n’è andato un altro pezzetto bellissimo della mia vita.

Odisseo che sopravvive al mare e Felice che muore a mare. Eroi che restano, eroi che se ne vanno … Anche se tutti insieme hanno un posto nel nostro cuore, anzi nella nostra anima e la riempiono fortunatamente di luce, in mezzo all’enorme buio che tenta di avvolgerci.

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Un momento dello spettacolo (foto di Giuseppe Mazzola)

Ps: andate a vedere l‘Odissea di Omero alle Gole dell’Alcantara, non mancate, è un’opportunità culturale originale, bella e significativa, ma anche l’occasione speciale per godervi le Gole di notte.

Con il titolo: gli applausi a fine spettacolo per gli attori dell’Odissea alle Gole dell’Alcantara (mio scatto). Nel video, scene dal debutto

 

 

 

 

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Felice 70esimo compleanno a Franco Causio, il grande “Barone” del calcio. Gli auguri e i ricordi del suo rivale Claudio Sala, il “poeta del gol” https://ilvulcanico.it/felice-70esimo-compleanno-a-franco-causio-il-grande-barone-del-calcio-gli-auguri-e-i-ricordi-del-suo-rivale-claudio-sala-il-poeta-del-gol/ Fri, 01 Feb 2019 05:48:41 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=11186 di Adolfo Fantaccini (ANSA) Il compleanno di Franco Causio, per tutti il ‘Barone’, è quasi un enigmistico rompicapo che ruota attorno al 7, il numero cucito sulla sua maglia bianconera, e al 70, il numero dei suoi anni. Nato il primo febbraio 1949, settanta anni fa come oggi, a Lecce, Causio è pronto a tagliare […]

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di Adolfo Fantaccini (ANSA)

ADOLFO TISTUZZA DI MINCHIA

Il compleanno di Franco Causio, per tutti il ‘Barone’, è quasi un enigmistico rompicapo che ruota attorno al 7, il numero cucito sulla sua maglia bianconera, e al 70, il numero dei suoi anni. Nato il primo febbraio 1949, settanta anni fa come oggi, a Lecce, Causio è pronto a tagliare un altro importante traguardo in una vita fin troppo intensa, vissuta fra serpentine sulla fascia destra, colpi di tacco e veroniche, saltando avversari come birilli.

In questa foto ormai leggendaria per gli appassionati di calcio, Franco Causio gioca con Zoff, il ct. Bearzot e il presidente Sandro Perini in aereom dopo la vittoria dell'Italia ai Mondiali '82 in Spagna
In questa foto ormai leggendaria per gli appassionati di calcio, Franco Causio gioca con Zoff, il ct. azzurro Bearzot e il Presidente Sandro Pertini in aereo, dopo la vittoria dell’Italia ai Mondiali ’82 in Spagna

Ha sbeffeggiato i terzini di tutto il mondo, non è riuscito però a dribblare il tempo, che gli pone una destinazione simbolo di saggezza. Anche per questo, ma non solo, ha organizzato una megafesta nel cuore della Dacia arena, a Udine, la città dove vive, chiamando a raccolta i campioni del mondo dell’82 per un brindisi solenne. Ci saranno anche i suoi tre figli e gli amici di sempre, anche quelli che arriveranno da Palermo, giocò in maglia rosanero in Serie A nella stagione  1969-70 (22 presenze, 3 gol) e dove è ancora molto popolare e amato .

il "Barone" nel Palermo 1969-70: è il terzo da destra, accosciato
il “Barone” nel Palermo 1969-70: è il terzo da destra, accosciato

Causio è sinonimo di calcio spumeggiante e spettacolare, di tecnica sopraffina, ma anche di eleganza (non a caso gli è stato affibbiato il soprannome ‘Barone‘) e savoir-faire. Non solo: è stato uno degli interpreti più significativi del ruolo di ala tattica, che ha segnato gli anni ’70 (riecco il 7) del calcio italiano.

Sono contento che anche lui sia entrato a far parte del clan dei 70enni, io ci sono da un paio di anni. Lo saluto con affetto e grandissima stima“. Claudio Sala è l’uomo giusto per dipingere i tratti calcistici – e non solo – del ‘Barone‘, al quale contese per alcune stagioni la maglia azzurra. Causio era parte integrante della Juve di Trapattoni e Boniperti, Sala – denominato il ‘Poeta del gol’ – era il capitano del Torino di Radice, apostrofo granata (1976) fra gli scudetti bianconeri del 1975, 1977 e ’78. “Perdemmo il titolo 1977 per un solo punto: loro arrivarono a 51 su 60, noi a 50 – ricorda Sala -: quella fu la nostra rovina. Frequentai Causio in Nazionale, lui ha condizionato la mia carriera. Prima c’erano riusciti Mazzola e Rivera: io giocavo da 10, Radice arrivò al Toro e mi spostò sulla fascia destra. Divenni così rivale diretto di Causio in azzurro, ma da lui e dall’allora ct (Bearzot, ndr) ricevetti le briciole. In Nazionale c’era il blocco Juve, noi del Toro faticavamo a trovare spazio, sebbene fossimo in otto (Patrizio e Claudio Sala, Zaccarelli, Castellini, Mozzini, Pecci, Pulici e Graziani). Otto juventini erano titolari, noi faticavamo a trovare spazio”.

Franco Causio e Claudio Sala, grandi rivali in maglia bianconera e granata
Franco Causio e Claudio Sala, grandi rivali in maglia bianconera e granata

Sala ricorda un paio di aneddoti legati alla storia della Nazionale: “Mi lamentai perché, in una partita giocata a Torino contro la Finlandia (6-1 il finale, ndr), pensavo di trovare posto nel secondo tempo, invece rimasi in panchina. Fu una delusione, ci tenevo tanto a giocare al Comunale, il ‘mio’ stadio. In Argentina, ai Mondiali del 1978, venni schierato nel secondo tempo della semifinale persa contro l’Olanda; forse si pensava che l’Italia fosse già in finale, mentre sarebbe stato più logico cambiare formazione nell’ultima delle tre partite di qualificazione contro l’Argentina, visto che eravamo già alla fase successiva”.

Di Franco Causio, Claudio Sala riconosce “la straordinaria professionalità”.Con lui – ricorda – c’è sempre stata ammirazione reciproca, grande rispetto. Io ho sempre cercato di metterlo in difficoltà, di rendergli la vita difficile; la rivalità è sempre stata per lui un incentivo in più a fare meglio. Ripeto: prima di lui mi era capitato con Mazzola e Rivera, entrambi mi chiudevano in un ruolo che successivamente non sarebbe stato più il mio. Il Toro di quei tempi giocava all’olandese, un calcio moderno, con pochi riferimenti tattici: terzini che giocavano all’ala, centrocampisti a tuttocampo, ci divertivamo e divertivamo. La Juve era tradizionalista e la Nazionale lo specchio del campionato: Causio era inserito nel blocco bianconero e, mentre noi del Toro – fatta eccezione per Graziani – sparimmo in blocco, lui diventò campione del mondo in Spagna nell’82, con i compagni di sempre”.

Il gol di Franco Causio che, al 117' dei supplementari, valse la sesta Coppa Italia della storia juventina, nella finale di Napoli contro il Palermo
Il gol di Franco Causio che, al 117′ dei supplementari, valse la sesta Coppa Italia della storia juventina, nella finale di Napoli contro il Palermo

(Gaetano Perricone). Ringraziando il mio carissimo amico e giornalista sportivo con i fiocchi Adolfo Fantaccini –  come sempre miniera di ricordi e splendidi aneddoti del calcio di tutto il mondo – per questo suo magnifico pezzo che con gioia ospito sul mio blog, mi associo di cuore agli auguri di buon compleanno al “Barone” Causio, uno di quei giocatori che da adolescente mi ha fatto divertire con la sua classe e fantasia e i formidabili dribbling. E’ stato uno di quegli assi del pallone che, quando indossò la maglia del Palermo nella stagione 1969-70 e io già andavo sempre allo stadio della Favorita, contribuì a farmi amare questo sport comunque meraviglioso. Lo ricordo con affetto, nonostante il suo odioso e indimenticabile gol allo stadio San Paolo di Napoli, che il 20 giugno 1979 suggellò l’amara fine del sogno rosanero di vincere la Coppa Italia, consegnandola alla Juventus. Tanti cari auguri, grande “Barone”  !

Con il titolo: Franco Causio e Claudio Sala, due storici “baffi” del calcio italiano, grandi rivali in campo. Tutte le foto dal web

 

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L’integrazione, ovvero come le relazioni umane costruiscono legami per affrontare la vita https://ilvulcanico.it/lintegrazione-ovvero-come-le-relazioni-umane-costruiscono-legami-per-affrontare-la-vita/ Tue, 09 Jan 2018 09:34:23 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=5780 di Giovanna Perricone * Con il filmato  “L’integrazione, tra arte e tecnica” si è voluto dare “plasticità” a tutte quelle tipologie di rapporti umani che consentono a persone diverse di potere costruire insieme un modo di assolvere ad un impegno professionale, sociale, di cittadinanza. Il filmato è stato presentato come momento di apertura ideativo del 1° […]

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Con la professoressa Giovanna Perricone
Con la professoressa Giovanna Perricone

di Giovanna Perricone *

Con il filmato  “L’integrazione, tra arte e tecnica” si è voluto dare “plasticità” a tutte quelle tipologie di rapporti umani che consentono a persone diverse di potere costruire insieme un modo di assolvere ad un impegno professionale, sociale, di cittadinanza. Il filmato è stato presentato come momento di apertura ideativo del 1° congresso internazionale della Società Italiana di Psicologia Pediatrica (S.I.P.Ped.) “Prendersi cura della Salute nel Materno-Infantile: quesiti, questioni e procedure nella pratica integrata”, Palermo 30 novembre – 2 dicembre 2017, per animare sul piano del pensiero logico e della rappresentazione metaforica una riflessione sulla ricchezza del lavoro integrato.

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Per rappresentare, allora, l’integrazione come la possibilità di includere l’idea, il pensiero, il modo di affrontare situazioni dell’altro, il filmato si serve di alcuni diversi linguaggi: la forma artistica del ballo, che con la rumba richiama il corteggiare l’altro, sottolineare la bontà dell’idea dell’altro, con il paso doble mette in evidenza l’opposizione, il confronto serrato tra modi di intendere, volere e con il tango si è voluto mettere in risalto la condivisione che caratterizza l’integrazione; infine la blind dance per sottolineare la possibilità che ogni relazione di integrazione porta con sé, e, cioè il piacere di fidarsi e affidarsi all’altro.

Specularmente ognuno di questi significati viene rintracciato in alcuni spaccati di realtà, dalle “abbanniate” che, all’interno del mercato, il venditore utilizza per attirare il cliente e ancora, la competizione del canottaggio, la ricerca della condivisione, gli sbarchi degli immigrati; che consentono a chi arriva e a chi accoglie di cercare e legare “pezzi” della propria storia.

Il filmato ritrova, infine, nella realtà di un eroismo civile quel rapporto del fidarsi e affidarsi per portare avanti una lotta che ha costruito lo scopo di una relazione di fiducia tra due eroi di ieri, oggi e domani: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

La trama diventa, cosi, una storia di significati che consentono alle relazioni umane di costruire legami per affrontare la quotidianità del lavoro, dell’amicizia, dell’impegno umano e sociale.

*Presidente Società Italiana di Psicologia Pediatrica (S.I.P.Ped.)

Università degli Studi di Palermo

(Gaetano Perricone). Aggiungo solo due parole per ringraziare di cuore la professoressa Giovanna Perricone, illustre e autorevolissima docente di psicologia all’Università di Palermo, per avere onorato il mio blog con questo suo articolo, che introduce in modo perfetto il video, intenso, bellissimo e quanto mai suggestivo, a tratti commovente, di Valerio Briulotta. Un ringraziamento, lo dico con estremo piacere, ancora più sentito perché Giovanna è una mia carissima cugina e Valerio è suo figlio: e qualche volta, come nel caso di questo filmato e questo testo, una digressione nel familismo, con un pizzico di orgoglio, vale assolutamente la pena. Buona visione.

Con il titolo e nell’articolo, due appassionante scene di ballo dal video, con Alessandro Napoli e Matilde Giai Baudissard

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“Tutelare il patrimonio può anche significare agire in modo che il turismo diminuisca”. Il punto di vista di un artista tedesco innamorato dell’Etna. “Ein Erbe zu bewahren kann auch bedeuten, dem Tourismus entgegenzuwirken“. Ansichten eines deutschen Künstlers und Ätna-Fans https://ilvulcanico.it/tutelare-il-patrimonio-puo-anche-significare-agire-in-modo-che-il-turismo-diminuisca-il-punto-di-vista-di-un-artista-tedesco-innamorato-delletna/ Sat, 09 Sep 2017 07:14:27 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=4328 (Gaetano Perricone). Dopo avere assistito giovedì scorso, nella sede del Parco, alla conferenza di presentazione dei dati relativi ai flussi turistici sull’Etna e nell’area protetta prima e dopo il riconoscimento Unesco del 2013, con tutti i commenti successivi, il nostro amico Michael Hoyer, musicista tedesco di grande spessore e cultura (il Vulcanico ve lo ha […]

L'articolo “Tutelare il patrimonio può anche significare agire in modo che il turismo diminuisca”. Il punto di vista di un artista tedesco innamorato dell’Etna. “Ein Erbe zu bewahren kann auch bedeuten, dem Tourismus entgegenzuwirken“. Ansichten eines deutschen Künstlers und Ätna-Fans proviene da Il Vulcanico.

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ECCOMI PER VOI

(Gaetano Perricone). Dopo avere assistito giovedì scorso, nella sede del Parco, alla conferenza di presentazione dei dati relativi ai flussi turistici sull’Etna e nell’area protetta prima e dopo il riconoscimento Unesco del 2013, con tutti i commenti successivi, il nostro amico Michael Hoyer, musicista tedesco di grande spessore e cultura (il Vulcanico ve lo ha fatto conoscere in un recentissimo articolo, insieme alla sua compagna Lara Venghaus, eccellente soprano), direttore d’orchestra, studioso di musicologia e filosofia, innamorato conoscitore della Muntagna Patrimonio dell’Umanità, ci ha voluto inviare questa interessantissima riflessione. Un punto di vista che, ringraziando di cuore il Maestro Hoyer, pubblichiamo molto volentieri senza alcun commento, offrendolo alla valutazione dei lettori del Vulcanico.

di Michael Hoyer

Michael Hoyer
Michael Hoyer

Riguardando il rapporto tra lo sviluppo del turismo e l’iscrizione dell’Etna all’elenco del Patrimonio naturale dell’Umanità, ci si deve chiedere prima in che maniera questo evento potrebbe e dovrebbe avere un impatto sul turismo. Il riconoscimento di un paesaggio distinto come patrimonio del mondo non può essere malinteso come aiuto benvenuto per le aziende turistiche che vogliono far crescere il numero dei loro ospiti; è invece il compito di curare questo pezzo del mondo e di conservarne le sue caratteristiche particolari.

Questo compito, s’intende, non è per se stesso in contrasto con uno sviluppo economico del territorio e neanche con il turismo; ma dipende e dalla natura di questo patrimonio e dalla natura del turismo, se lo è o no. Vale la pena dare un colpo d’occhio ai problemi dei beni culturali: la Cappella degli Scrovegni a Padova, che conserva una delle più grandi opere d’affresco di Giotto, non sopporta il grandissimo numero di visitatori perché i gas che escono dalla bocca e dalla pelle dell’uomo causano danni ai colori. Quindi le autorità hanno limitato il numero giornaliero di visitatori e installato una cabina di acclimatazione,  dove ogni visitatore deve passare prima di entrare in cappella. Tutelare il patrimonio può anche voler dire agire facendo in modo che il turismo diminuisca. Dall’altro lato è da riconoscere che la conservazione sia dei beni culturale sia di quelli naturali chiede una notevole quantità di soldi e questa necessità può essere una ragione da non trascurare per rinforzare le attività economiche nella zona, che possono essere anche di carattere turistico. Fra questi due desideri servirebbe  trovare l’equilibrio adeguato.

PRESENTAZIONE DATI TURISMO PARCO 7 settembre 2017
Un momento della conferenza al Parco dell’Etna

Paragonare l’Etna con le Dolomiti come è stato fatto (giovedì scorso al Parco dell’Etna, in occasione della presentazione dei dati sui flussi turistici prima e dopo il riconoscimenti Unesco, n.d.r.) è insensato. Le Dolomiti sono un vastissimo territorio con una centinaia di vette, con valli, torrenti, laghi, paesi di una grandissima varietà. L’Etna invece è una montagna unica, se anche complessa, che offre ad un escursionista delle possibilità di attività molto più limitate. La visita dell’Etna ha come meta predominante la sensazione di recarsi su un vulcano attivo e, se le condizioni lo permettono, di stare sull’orlo del cratere e di guardare nell’interno quasi infernale della nostra pianeta. È un po’ come salire sulla torre pendente di Pisa: la sensazione di una volta non si ripete ogni anno, perché è sempre la stessa; e ci vogliono dieci, venti anni per nutrire la volontà di farla un’altra volta. Acquistare una conoscenza differenziata della terra dell’Etna non risponde al desiderio del turista medio e neanche a quello di chi ama la montagna; è riservato a coloro che sono appassionati di studiare la natura geologica o biologica. E quelli ci sono, ma non sono tanti.

Prestare l’orecchio a quel che ha detto la presidente delle guide turistiche in Sicilia vorrebbe dire cambiare la Sicilia in una provincia della Germania o dell’Olanda. Chi chiede che il mondo da lui visitato deve presentarsi così come si presenta lì dove lui è di casa, è  preferibile che stia dove sta. Viaggiare senza la volontà di conoscere e di imparare è un’attività superflua e un comportamento arrogante. Il turista cui è stato promesso da parte dell’azienda di viaggi una camera di lusso climatizzata e con vista sul mare e che poi si ritrova in un albergo di media qualità con aria soffocante e vista sul parcheggio, richieda pure il rimborso del prezzo pagato; ma un diritto di viaggiare su una strada ben asfaltata, di non vedere quartieri poveri o case distrutte e di non essere confrontato con i problemi della zona dove si mette il piede non esiste.

Non voglio dire che la Sicilia, per rimanere la Sicilia, debba conservare tutti i difetti che ci sono, ma deve essere attenta a non imitare i difetti di altri Paesi o di altre società, che  guardano questi difetti come delle virtù solo perché sono abituati a vivere così. Pur vivendo in un’Europa unita, le popolazioni dei diversi paesi conoscono ben poco l’una dell’altra e questo poco che conoscono, non essendo integrato in un’immagine totale, non permette di scoprire i valori  giusti. Esiste una idea di un Paese straniero che è sotto il livello di un pregiudizio, ma non è neanche un giudizio adeguato. Non hanno sempre ragione quelli che sono ricchi e potenti come noi tedeschi, anche convinzioni sbagliate e princìpi infondati sono talvolta in grado di produrre effetti positivi per coloro che li tengono.

Nach seiner Teilnahme an der am vergangenen Donnerstag am Sitz des Naturparks Ätna stattgefundenen Konferenz aus Anlass der Vorstellung der Ergebnisse einer Untersuchung über die touristische Anziehungskraft des Ätna und des unter Schutz gestellten Gebiets vor und nach der Anerkennung durch die UNESCO im Jahr 2013 und der anschließenden Debatte, hat unser Freund Michael Hoyer, ein überaus gebildeter und nachdenklicher deutscher Musiker, Orchesterleiter, Musikwissenschaftler und Philosoph sowie begeisterter Kenner unseres Vulkans, uns die folgenden interessanten Überlegungen zugesandt. Eine Stellungnahme, die wir, mit herzlichem Dank an Maestro Hoyer, ohne weiteren Kommentar den Lesern des Vulcanico zur Beurteilung anbieten.

Hinsichtlich der Beziehung zwischen der Entwicklung des Tourismus und der Aufnahme des Ätna in die Liste des Weltnaturerbes gilt es zunächst, sich zu fragen, welchen Einfluss dieses Ereignis auf die erstere überhaupt haben könnte und haben sollte. Die Anerkennung einer bestimmten Landschaft als Weltnaturerbe darf nicht als willkommene Hilfe für die Fremdenverkehrsunternehmen missverstanden werden, welche die Zahl ihrer Übernachtungen steigern wollen; sie ist vielmehr ein Auftrag, dieses Stück Erde zu hegen und seine besonderen Eigenschaften zu bewahren. Dieser Auftrag steht natürlich nicht an sich selbst schon im Widerstreit mit einer wirtschaftlichen Weiterentwicklung des Gebiets und auch nicht mit jener des Fremdenverkehrs; aber es hängt vom Wesen dieses Erbes und von der Art und Weise des Fremdenverkehrs ab, ob zwischen ihnen ein Widerspruch besteht oder nicht. Es lohnt sich hier, einen Blick auf die Probleme mit dem kulturellen Erbe zu werfen: Die Cappella degli Scrovegni in Padova, in der sich eines der bedeutendsten Werke der Freskenmalerei Giottos befindet, verträgt keinen gewaltigen Ansturm von Besuchern, weil der Atem und die verschiedenen Hautausdünstungen der Menschen Schäden an den Farben hervorrufen. Daher haben die Behörden eine Tageshöchstgrenze für Besichtigungen festgesetzt und eine Kabine errichtet, welche jeder Besucher vor dem Betreten der Kapelle durchlaufen muss, um sich zu akklimatisieren. Ein Erbe zu bewahren, kann also auch bedeuten, Maßnahmen zu ergreifen, die den Fremdenverkehr verringern. Auf der anderen Seite ist anzuerkennen, dass die Pflege sowohl des Natur- als auch des Kulturerbes finanzielle Mittel in nennenswertem Umfang erfordert, und dieser Bedarf kann ein nicht zu vernachlässigendes Motiv dafür sein, die Wirtschaftskraft eines Gebiets, die auch auf touristischem Felde liegen kann, zu stärken. Zwischen diesen beiden Zielen muss das notwendige Gleichgewicht gefunden werden.

Den Ätna mit den Dolomiten zu vergleichen, wie es in der Diskussion geschehen ist (vergangenen Donnerstag am Sitz des Naturparks Ätna anlässlich der Vorstellung einer Studie über die Veränderung der Touristenströme durch die Aufnahme des Ätna in die Liste der UNESCO, Anm. d. R.), ist unsinnig. Die Dolomiten umfassen ein riesiges Gebiet mit Hunderten von Gipfeln, mit Tälern, Bächen, Seen, Dörfern von einer immensen Vielfalt. Der Ätna hingegen ist ein einziges, wenngleich komplexes Bergmassiv, das für den Ausflügler ein viel schmaleres Angebot an möglichen Aktivitäten bereithält. Das vorherrschende Ziel einer Besteigung des Ätna ist das Gefühl, einen aktiven Vulkan zu betreten und, sofern die Bedingungen es gestatten, am Rand des Kraters zu stehen und in das höllenartige Innere unseres Planeten zu blicken. Im Prinzip ähnelt sie der Besteigung des schiefen Turms von Pisa: Hat man das Erlebnis einmal gemacht, wiederholt man es nicht alle Jahre, da es immer dasselbe ist, und es bedarf eines ganzen Jahrzehnts oder deren zwei, um das Bedürfnis zu nähren, es erneut zu machen. Eingehende Kenntnis von der Landschaft des Ätna zu erwerben aber ist kein Anliegen, das den durchschnittlichen Touristen antreibt, und nichteinmal der Bergfreund wird dem besonders aufgeschlossen sein. Die Zahl derer aber, die ein Gebiet aus leidenschaftlichem Interesse für seine belebte oder unbelebte Natur bereisen, dürfte eher gering sein.

Sich aufgeschlossen zu verhalten gegenüber dem, was die Päsidentin des Verbands der Fremdenverkehrsfürer von Sizilien vorgetragen hat, hieße, Sizilien in eine Provinz Deutschlands oder der Niederlande zu verwandeln. Wer verlangt, dass die Weltgegend, die er bereist, sich in derselben Weise darstellt wie die, in der er zuhause ist, sollte lieber dort bleiben, wo er sich befindet. Eine Reise zu unternehmen ohne dass da ein Wille ist, etwas zu erfahren und etwas zu lernen, ist Anmaßung und Zeitverschwendung zugleich. Natürlich hat der Tourist, dem von seinem Fremdenverkehrsunternehmen ein Luxusappartement mit Klimaanlage und Blick aufs Meer versprochen wurde und der sich nun in einem Mittelklassehotel mit stickiger Luft und Aussicht auf einen Parkplatz wiederfindet, Anspruch auf Schadenersatz; aber ein Recht, sich auf gut asfaltierten Straßen bewegen zu können, keine Armeleuteviertel und keine verfallenen Häuser zu Gesicht zu bekommen und nicht mit den Problemen der Gegend konfrontiert zu werden, in die er seinen Fuß setzt, gibt es nicht. Ich will damit nicht sagen, dass Sizilien, um Sizilien zu bleiben, alle Unzulänglichkeiten bewahren muss, die man dort antrifft; aber es muss achtgeben, dass es nicht die Fehler anderer Länder oder anderer Gesellschaften imitiert, welche diese als Tugenden erachten, nur weil man dort aus langer Tradition an sie gewöhnt ist. Obwohl wir in einem vereinten Europa leben, wissen die verschiedenen Bevölkerungen recht wenig voneinander, und weil das Wenige, das sie wissen, nicht in ein Gesamtbild integriert ist, lässt sich sein wirklicher Wert nicht annähernd einschätzen. Die Vorstellung, die jemand von einem anderen Land hat, bleibt zwar meist unterhalb eines Vorurteils, aber doch deutlich entfernt von einem angemessenen Urteil. Nicht immer haben jene Recht, die, wie wir Deutschen, reich und mächtig sind – auch irrige Überzeugungen und unhaltbare Grundsätze vermögen zuweilen für die, welche sie pflegen, nützliche Wirkungen zu entfalten.

L'articolo “Tutelare il patrimonio può anche significare agire in modo che il turismo diminuisca”. Il punto di vista di un artista tedesco innamorato dell’Etna. “Ein Erbe zu bewahren kann auch bedeuten, dem Tourismus entgegenzuwirken“. Ansichten eines deutschen Künstlers und Ätna-Fans proviene da Il Vulcanico.

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