cronaca Archivi - Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/category/cronaca/ Il Blog di Gaetano Perricone Sun, 25 Feb 2024 07:57:48 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.1 La notte di Cutro e i migranti nelle strutture d'”accoglienza”: mostra fotografica da stasera a Catania https://ilvulcanico.it/la-notte-di-cutro-e-i-lager-dellaccoglienza-dei-migranti-mostra-fotografica-da-stasera-a-catania/ Sun, 25 Feb 2024 05:51:49 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=24707 FONTE: Onirica-Spazio Creativo Oggi pomeriggio, domenica 25 Febbraio, alle ore 18,30, a Onirica Spazio Creativo – Catania in via Ingegnere 34, angolo via Etnea, alle ore 18,30, inizierà una settimana di mostre e incontri sul tema delle migrazioni, per cercare di dare un senso alla morte di tanti esseri umani. Nella notte tra il 25 […]

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FONTE: Onirica-Spazio Creativo

Oggi pomeriggio, domenica 25 Febbraio, alle ore 18,30, a Onirica Spazio Creativo – Catania in via Ingegnere 34, angolo via Etnea, alle ore 18,30, inizierà una settimana di mostre e incontri sul tema delle migrazioni, per cercare di dare un senso alla morte di tanti esseri umani.

Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, un anno fa, nelle acque di fronte alla frazione di Steccato di Cutro (CZ) un barcone si disintegrò su una secca a poche centinaia di metri dalla spiaggia. Novantotto persone, donne, bambini, uomini, morirono guardando le luci dell’Italia. In quei giorni Domenico Fabiano si trovava sul posto ed ha potuto raccontarci, con i suoi video e le sue fotografie, ciò che rimase di quell’evento tragico. A completare la mostra “La notte di Cutro”, che chiuderà domenica 3 marzo, le foto di Giuseppe D’Amico, per alcuni anni legale in una struttura di accoglienza, che raccontano la condizione sospesa di chi è sopravvissuto al viaggio in mare.

Ringraziamo Giuseppe D’Amico e Domenico Fabiano che ci dà l’opportunità di presentare questa mostra, sicuramente da visitare, di grande significato e valore in questa ricorrenza fra le più tragiche nella storia delle migrazioni: le foto che pubblichiamo nella gallery non sono riprese interamente per non rivelare in anticipo i lavori esposti dai due fotografi.

 

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Tefra (cenere) dell’Etna, da rifiuto a risorsa. In arrivo dalla Regione Sicilia le istruzioni per il riuso https://ilvulcanico.it/tefra-cenere-delletna-da-rifiuta-a-risorsa-in-arrivo-dalla-regione-sicilia-le-istruzioni-per-il-riuso/ Sat, 10 Feb 2024 07:54:37 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=24685 FONTE: https://www.regione.sicilia.it/la-regione-informa/ Le ceneri vulcaniche emesse dall’Etna (scientificamente qualificabili come tefra, dal greco, l’insieme dei materiali piroclastici prodotti durante un’eruzione) potranno essere utilizzate in sostituzione di materie prime nei cicli produttivi. Lo stabilisce un decreto dell’assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro. Il provvedimento indica i procedimenti che Comuni e […]

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FONTE: https://www.regione.sicilia.it/la-regione-informa/

Etna, 16 febbraio 2021, fungo di cenere (foto di Gaetano Perricone)

Le ceneri vulcaniche emesse dall’Etna (scientificamente qualificabili come tefra, dal greco, l’insieme dei materiali piroclastici prodotti durante un’eruzione) potranno essere utilizzate in sostituzione di materie prime nei cicli produttivi. Lo stabilisce un decreto dell’assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro. Il provvedimento indica i procedimenti che Comuni e imprese dovranno seguire per la valorizzazione delle ceneri non contaminate o inquinate depositate su strade, tetti e altre aree aperte in occasione delle eruzioni vulcaniche che dovessero verificarsi in futuro.

«Da problema per i Comuni, per la pulizia e lo smaltimento, le ceneri vulcaniche possono diventare una risorsa per le aziende che potranno utilizzarle nelle fasi di produzione – spiega Di Mauro –. In base alla normativa nazionale, le ceneri vulcaniche sono escluse dalla disciplina dei rifiuti. Era necessario un disciplinare con le opportune precisazioni di carattere operativo per il corretto riutilizzo a fini produttivi che non danneggino l’ambiente o creino rischi per la salute umana. Faremo partire una campagna di comunicazione per sensibilizzare anche i privati cittadini a una raccolta delle ceneri vulcaniche che ne favorisca il riuso».

Le linee guida sono frutto del lavoro svolto dai tecnici dell’assessorato regionale con quelli dell’Arpa, della sezione catanese dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e del dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Catania, che ha curato un progetto di ricerca specifico. Il decreto sarà pubblicato nei prossimi giorni su sito istituzionale della Regione Siciliana.

Sull’effetto-cenere legato all’attività dell’Etna, riproponiamo un brano descrittivo dal libro di Gaetano Perricone “La mia Etna. Dialogo con la Muntagna”, Giuseppe Maimone, 20o4 (https://ilvulcanico.it/etna-effetto-cenere/) e un esplicativo articolo dal sito INGVVulcani di Alessandro Bonforte e Rosario Trovato (https://ilvulcanico.it/etna-quando-la-cenere-si-deposita-un-problema-gestionale/)

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Colletta Alimentare, “oceano di gratuità”: più 22 per cento grazie al grande cuore della Sicilia https://ilvulcanico.it/colletta-alimentare-oceano-di-gratuita-piu-22-per-cento-grazie-al-grande-cuore-della-sicilia/ Tue, 21 Nov 2023 11:41:15 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=24394 FONTE: Ufficio Stampa Banco Alimentare della Sicilia ODV Alla Giornata Nazionale della  Colletta Alimentare di sabato 18 novembre hanno aderito11.800 supermercati (+ 6% sul 2022) e oltre 140.000 volontari che hanno raccolto 7.350 tonnellate (+9% rispetto alla scorsa edizione) di prodotti a lunga conservazione, grazie ai tantissimi cittadini che ancora una volta, con grande generosità, hanno scelto di fare “un gesto concreto […]

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FONTE: Ufficio Stampa Banco Alimentare della Sicilia ODV

Alla Giornata Nazionale della  Colletta Alimentare di sabato 18 novembre hanno aderito11.800 supermercati (+ 6% sul 2022) e oltre 140.000 volontari che hanno raccolto 7.350 tonnellate (+9% rispetto alla scorsa edizione) di prodotti a lunga conservazione, grazie ai tantissimi cittadini che ancora una volta, con grande generosità, hanno scelto di fare “un gesto concreto insieme”, nonostante le difficoltà che in molti stanno incontrando.

I prodotti donati, tra quelli che Banco Alimentare fa più fatica a reperire nella sua attività quotidiana di recupero delle eccedenze, nelle prossime settimane saranno distribuiti a quasi 7.600 organizzazioni partner territoriali convenzionate (mense per i poveri, case-famiglia, comunità per i minori, centri d’ascolto, unità di strada, etc..) che sostengono circa 1.700.000 persone.

In tutta la Sicilia i prodotti donati nella sola giornata della Colletta sono stati 454.664 kg in 1.140 supermercati, contro i 372.723 kg che erano stati raccolti con la Colletta 2022. Un risultato che registra un ottimo +22% sul 2022 e che è stato possibile raggiungere con il grande cuore delle persone, il numero più alto di volontari (oltre 12.000 quest’anno) e di supermercati.

I chilogrammi raccolti corrispondono a 909.329 pasti che verranno distribuiti a 724 organizzazioni caritative, convenzionate con Banco Alimentare in tutta la Sicilia, tramite cui vengono aiutate quotidianamente oltre 284.000 persone.

Questo il dettaglio di quanto raccolto per provincia: Agrigento kg 36.983,80 pari a 73.968 pasti (+12% sul 2022) – Caltanissetta kg 23.102,20 pari a 46.204 pasti (+16% sul 2022) – Catania kg 202.118 pari a 202.118 pasti (+27% rispetto al 2022) – Enna kg 15.086, 30 pari a 30.173 pasti (+34% sul 2022) – Messina kg 62.930,60 pari a 125.861 pasti (+25% sul 2022) – Palermo kg 99.359,60 pari a 198.719 pasti (+21% sul 2022) – Ragusa kg 28.756 pari a 57.512 (+23% sul 2022) – Siracusa kg 34.901,80 pari a 69.804 pasti (+45% sul 2022) – Trapani kg 52.458 pari a 104.970 pasti (+6% sul 2022).

“Sono molto grato per il risultato ottenuto durante questa Colletta – ha commentato Pietro Maugeri, presidente Banco Alimentar della Sicilia ODV -. Al di là dei numeri: +9% a livello nazionale e +22% a livello regionale, sono continuamente sorpreso da questo oceano di gratuità, fatto di volontari, persone comuni e ragazzini di tutte le età che, insieme, hanno donato con gioia. È anche grazie a questi momenti che insegniamo ai più giovani che si può costruire un mondo più giusto e creare reale coesione sociale”.

Ha aggiunto Giovanni Bruno, Presidente di Fondazione Banco Alimentare: Il gesto della Colletta si è ripetuto per il 27esimo anno consecutivo, senza mai interruzioni neanche durante la pandemia. Un “gesto” che porta in sé un significato capace di far sperimentare e indicare la carità come dimensione fondamentale del vivere, come presupposto per una convivenza capace di costruire una prospettiva di pace, di solidarietà e di crescita comune. Con la Colletta Alimentare abbiamo aderito alla Giornata Mondiale dei Poveri indetta  da Papa Francesco. Ringraziamo tutti coloro, in particolare i tantissimi giovani volontari, che con il loro sostegno, il loro impegno e il loro sacrificio hanno reso possibile il manifestarsi di una così grande condivisione e solidarietà” – conclude il Presidente.

Sono sempre di più le persone in povertà assoluta nel nostro Paese: se ne contano oltre 5,6 milioni secondo i dati Istat sul 2022 e per l’anno in corso Banco Alimentare ad oggi registra un incremento di richieste di aiuto di oltre 50mila persone.

E’ ancora possibile donare la spesa online su alcune piattaforme dedicate: per conoscere le varie modalità di acquisto dei prodotti e le insegne aderenti all’iniziativa è possibile consultare il sito https://www.bancoalimentare.it/colletta-alimentare/fai-la-spesa-online

(Gaetano Perricone). Un ringraziamento particolare alla professionalità e disponibilità di Monica Adorno, responsabile dell’ufficio stampa dell’iniziativa, ancora una volta puntuale e precisa nell’informare e documentare 

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Occhio ai Campi Flegrei: origine degli sciami sismici e monitoraggio, tutto quello che c’è da sapere https://ilvulcanico.it/occhio-ai-campi-flegrei-origine-degli-sciami-sismici-e-monitoraggio-tutto-quello-che-ce-da-sapere/ Wed, 27 Sep 2023 06:02:29 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=24008 (Gaetano Perricone). Dal blog INGVVulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dopo la nuova, potente scossa di stanotte e lo sciame sismico che l’ha accompagnata ci sembra molto utile condividere queste importanti informazioni sui Campi Flegrei da fonti autorevolissime, compreso il presidente dell’Istituto e il direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Per il lettori del Vulcanico, tutto quello […]

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(Gaetano Perricone). Dal blog INGVVulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dopo la nuova, potente scossa di stanotte e lo sciame sismico che l’ha accompagnata ci sembra molto utile condividere queste importanti informazioni sui Campi Flegrei da fonti autorevolissime, compreso il presidente dell’Istituto e il direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Per il lettori del Vulcanico, tutto quello che c’è da sapere su questo sito vulcanico, seguito con crescenti attenzioni e anche qualche preoccupazione

FONTE: https://ingvvulcani.com/

LE ULTIME NOTIZIE

Comunicazione del Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, aggiornamento sciame sismico ai Campi Flegrei, 27. settembre 2023, ore 6.30

Dalle ore 05:06 del 26/09/2023 è in corso uno “sciame sismico ai Campi Flegrei” costituito da circa 64 eventi con magnitudo (Md) ≥ 0 e magnitudo massima 4.2 ± 0.3, registrati dalla Rete di Monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Gli epicentri sono localizzati nell’area Accademia-Solfatara (Pozzuoli) e nel Golfo di Pozzuoli. Il terremoto di magnitudo maggiore è avvenuto nell’area compresa tra Bagnoli e Pozzuoli, ad una profondità di 2.7 km. Mauro Di Vito, Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV, dichiara: “La dinamica dei Campi Flegrei è costantemente monitorata dalle reti di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano, in stretto contatto con il Dipartimento della Protezione Civile. I parametri geofisici e geochimici analizzati, sia in pozzo che nelle emissioni idrotermali, indicano il perdurare della dinamica in corso, con sollevamento del suolo, che presenta nell’area di massima deformazione al Rione Terra una velocità media di circa 15 mm/mese dagli inizi del 2023, in lieve incremento negli ultimi giorni, e assenza di variazioni geochimiche significative nell’ultima settimana. Anche l’analisi dei dati di deformazione planimetrica del suolo non mostrano variazioni significative rispetto alla caratteristica forma radiale dall’area centrale di Pozzuoli. Allo stato attuale non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni del sistema a breve termine, fermo restando che una eventuale futura variazione dei parametri monitorati (sismologici, geochimici e delle deformazioni del suolo) può comportare una diversa evoluzione degli scenari di pericolosità”.

L’ORIGINE DEGLI SCIAMI SISMICI

di Mauro Di Vito, Francesca Bianco e Carlo Doglioni

Da millenni la caldera dei Campi Flegrei è sede di intensa attività vulcanica. La vitalità di quest’area irrequieta è manifestata anche dal rilascio concentrato di gas lungo delle sorte di camini che producono le fumarole, e dal bradisismo, cioè il lento sollevamento o abbassamento del suolo, fenomeno quest’ultimo accompagnato anche da attività sismica. Gli episodi più recenti di instabilità che si sono manifestati con sollevamento e sismicità sono stati quelli del 1969-72 e del 1982-84, quando molti abitanti dell’area, soprattutto quelli del centro storico di Pozzuoli, furono costretti ad abbandonare le proprie case. Dal 2005 a oggi è di nuovo in atto un lento sollevamento del suolo che a luglio 2023 ha raggiunto circa 113 centimetri nell’area del Rione Terra.

In questi mesi, come riportato nell’ultimo bollettino settimanale di sorveglianza vulcanica (relativo ai dati rilevati dalle reti di monitoraggio dell’INGV Osservatorio Vesuviano al 3 settembre 2023), il valore medio della velocità di sollevamento nell’area di massima deformazione permane a circa 15±3 mm/mese. Nelle ultime settimane si stanno verificando più frequentemente sciami sismici, come quelli avvenuti il 18 agosto e il 7 settembre, con diverse decine di eventi la cui magnitudo massima è 3.8 ± 0.3. L’area sismogenetica principale, già a partire dalla crisi degli anni 80,  è compresa tra Pozzuoli, Solfatara, Pisciarelli e Agnano, con eventi che dal 2018  sono presenti anche nel Golfo di Pozzuoli. Le profondità raramente superano i 4 km.

L’ultimo evento rilevante (19:45 del 7 settembre 2023) è avvenuto nell’area della Solfatara ad una profondità di 2.5 km ed ha avuto una Magnitudo durata (Md) pari a 3.8, al momento è il più energetico della fase bradisismica attivatasi alla fine del 2005 attualmente in corso. Tale evento è stato percepito non solo nell’area flegrea, ma in tutta la città di Napoli. Le caratteristiche  dell’evento nonché il meccanismo di rottura estensionale sono analoghi a quanto osservato per la maggior parte degli eventi avvenuti nell’area flegrea, in particolare  di quelli più energetici.

Figura 1 – Epicentri (in mappa) e ipocentri (nelle sezioni E-O sotto e N-S a destra) dei terremoti con magnitudo Md≥0.0 localizzati ai Campi Flegrei nel periodo 1 agosto – 7 settembre 2023. L’evento di Md= 3.8 è indicato con il cerchio rosso più grande.

La deformazione del suolo

L’area che si solleva è centrata sul Rione Terra (Pozzuoli, parte storica) o poco più a sud, e presenta una deformazione radiale, in rapida attenuazione verso la periferia della caldera, con una forma “a campana”. I valori di deformazione locale sono misurati attraverso una fitta rete GNSS e tiltmetrica, integrata con osservazioni satellitari. Dal 2005, e in particolare negli ultimi periodi, la forma della deformazione si è mantenuta simile, a testimonianza che il processo, e soprattutto la sorgente, non mostrano modifiche significative.

Figura 2 – Mappa degli spostamenti GNSS orizzontali (a) e verticali (b) registrati nell’area flegrea da gennaio 2016 ad agosto 2023.

 

La causa del sollevamento

Le misure periodiche geochimiche e quelle in continuo da stazioni fisse sia su fumarole che in pozzo continuano a mostrare che il processo di aumento di pressione del sistema geotermico sub-superficiale è ancora in corso e determina una forte risalita di fluidi maggiormente concentrati nell’area di Solfatara-Pisciarelli. Si ricorda che le misure sono effettuate anche nella parte sottomarina della caldera, nel Golfo di Pozzuoli, dove sono presenti punti di fuoriuscita di gas caldi, come il caso delle “Fumose” a sud di Monte Nuovo, l’apparato conico vulcanico formatosi in pochi giorni a fine settembre-primi di ottobre del 1538.

Gli ultimi sciami sismici dimostrano come il fenomeno non mostri cambiamenti sostanziali, seppure avvenga con pulsazioni che si ripetono nel tempo. La causa del sollevamento del suolo e quindi della sismicità può essere dovuta a una forte risalita di gas e una maggiore pressurizzazione del sistema idrotermale profondo. Un’altra possibilità è che si stiano iniettando nel sottosuolo delle lingue di magma alimentate dal sistema magmatico profondo, strutture cosiddette a sill, a circa 3-4 km di profondità. L’origine del sollevamento è dunque legata alla spinta verso l’alto generata dalla messa in posto dei fluidi o fusi magmatici, e il bombamento conseguente genera un inarcamento e allungamento della crosta sovrastante con conseguenti fratture e faglie che generano terremoti e facilitano la risalita dei fluidi idrotermali.

La sismicità è piuttosto concentrata nelle zone di massimo sollevamento e a una bassa profondità (fino a 3-4 km, raramente 5) per l’alta temperatura della crosta terrestre sotto i Campi Flegrei, che fa sì che sotto quelle profondità le rocce si comportino solo in modo visco-plastico; i terremoti avvengono dunque prevalentemente nella stessa area e anche i loro meccanismi sono per lo più gli stessi. Negli ultimi anni la sismicità si è leggermente allargata, evidenza che dimostrerebbe come i fluidi o il magma si stanno lentamente espandendo lungo questa discontinuità orizzontale.

I dati attualmente disponibili indicano perciò che l’origine del sollevamento può essere prodotto da una risalita, probabilmente pulsante, di fluidi di origine magmatica. I fluidi si generano a profondità probabilmente superiori a 6-8 km, all’interno di una vasta e articolata camera magmatica profonda presente sotto i Campi Flegrei, ipotizzata da vari tipi di studi e indagini indirette. Da questo magma provengono le grosse quantità di gas che risalgono per gradienti di densità e quindi di pressione, verso la superficie. In particolare, i gas interagiscono con le rocce superficiali e con il sistema idrotermale superficiale, presente nei primi 2-3 km di profondità. La sorgente di spinta, dedotta dalla modellazione della deformazione del suolo, sembra essere posta intorno a 4 km. La quantità di gas rilasciata è ragguardevole: solo nell’area di Solfatara-Pisciarelli determina, in media, la fuoriuscita di oltre 3000 tonnellate di CO2 al giorno, in buona parte derivante dal degassamento magmatico profondo e dall’interazione del magma con rocce carbonatiche.

La sorveglianza vulcanica ed il monitoraggio, effettuati in continuo dalla sezione dell’INGV-Osservatorio Vesuviano attraverso la sua fitta rete strumentale multiparametrica, mira proprio a definire tutti i possibili cambiamenti nel sistema superficiale e profondo per determinare possibili risalite magmatiche verso la superficie che potrebbero produrre un’eruzione vulcanica.

Figura 3 – Reti di monitoraggio multiparametrico dei Campi Flegrei dell’INGV-Osservatorio Vesuviano.

Evoluzione della crisi bradisismica

Attualmente la probabilità di una eruzione vulcanica è relativamente bassa, proprio perché non vi sono evidenze di risalita di magma verso la superficie. Inoltre, il volume crostale sollevato al momento è pari a dimensioni molto inferiori al km3, vincolando le dimensioni dei fluidi nell’area di alimentazione del sollevamento. I dati sismici, geochimici, le deformazioni del suolo, le variazioni termiche superficiali e in pozzo, le variazioni gravimetriche non forniscono, allo stato attuale, indicazioni che il magma stia risalendo verso la superficie. Tuttavia, il vulcano ha la sua inarrestabile naturale evoluzione e, prima o poi, tornerà a eruttare. L’attenzione dell’INGV-OV è massima nella raccolta, studio e interpretazione dei dati e ogni variazione viene e sarà sempre discussa e comunicata tempestivamente agli organi di Protezione Civile nei suoi vari livelli.

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IL MONITORAGGIO 

di Mauro Di Vito e del personale dell’INGV Osservatorio Vesuviano

Il monitoraggio attraverso reti strumentali multiparametriche, ovvero in grado di misurare più informazioni fisiche e chimiche dei vulcani a cadenza regolare o in tempo reale, è uno dei principali metodi utilizzati dall’INGV-Osservatorio Vesuviano per comprendere lo stato attuale e ipotizzare il comportamento futuro dei vulcani campani. Il monitoraggio è integrato con campagne di misura periodiche ed analisi in situ ed in laboratorio.

I ricercatori dell’INGV-Osservatorio Vesuviano analizzano ed elaborano i dati al fine di individuare possibili variazioni dei principali fenomeni osservati (sismicità, deformazioni del suolo, emissioni idrotermali, temperature del suolo e delle falde acquifere, campo gravimetrico, ecc.), integrandoli con le conoscenze disponibili, con i risultati di campagne di misura geofisiche e con la storia eruttiva del vulcano monitorato. In tal modo è possibile individuare eventuali variazioni nello stato e nel comportamento del sistema vulcanico e possibili segnali di ripresa dell’attività eruttiva.

Le deformazioni del suolo dei Campi Flegrei sono monitorate attraverso la Rete GNSS, che misura le variazioni di quota in corrispondenza di punti specifici grazie a stazioni che sfruttano la rete GPS satellitare, e la Rete Tiltmetrica che misura le inclinazioni del suolo sia in superficie che in pozzo (Figura 1). Misure di deformazioni nel golfo di Pozzuoli sono effettuate utilizzando la rete multiparametrica marina MEDUSA.

Rete GNSS e Tiltmetrica

Figura 1 – Rete GNSS e rete tiltmetrica INGV Osservatorio Vesuviano dei Campi Flegrei

La sismicità dei Campi Flegrei è monitorata dalla Rete Sismica Permanente, che conta 28 siti di installazione terrestre e marina e dalla Rete Sismica Mobile che è costituita da 12 stazioni (Figura 2). Le stazioni sismiche nel golfo di Pozzuoli sono integrate nella rete multiparametrica marina MEDUSA.

Reti sismiche

Figura 2 – Reti sismiche permanente e mobile INGV Osservatorio Vesuviano dei Campi Flegrei

parametri geochimici delle fumarole e della falda acquifera, quali la temperatura, il flusso di CO2, la composizione dei gas, ecc. sono misurati dalla Rete Geochimica Permanente e dalla Rete Permanente all’Infrarosso Termico (Figura 3). Misure di flusso di gas e campionamenti di acque e fumarole sono eseguiti a cadenza almeno mensile anche in aree più ampie. L’ubicazione dei pozzi monitorati è mostrata nella figura 3.

Rete Geochimica e IR

Figura 3 – Rete Geochimica permanente e rete permanente all’infrarosso termico INGV Osservatorio Vesuviano dei Campi Flegrei.

La Rete Gravimetrica e la Rete Mobile all’infrarosso Termico eseguono misure periodiche rispettivamente del campo gravimetrico (cadenza semestrale) e delle temperature di aree fumaroliche (misure mensili) (Figura 4). Le misure all’infrarosso sono eseguite anche con l’ausilio di droni.

Misure periodiche

Figura 4 – Rete Gravimetrica e Rete Mobile all’infrarosso termico INGV Osservatorio Vesuviano dei Campi Flegrei.

Tabella Reti OV

Le Reti di Monitoraggio sono in costante evoluzione: si ha infatti sia il progressivo aumento delle stazioni sia l’aggiornamento tecnologico della parte sensoristica e della modalità di trasmissione e processamento del dato, migliorando così la qualità della misura e aumentando l’estensione delle aree investigate.

Con il titolo: mappa degli eventi sismici avvenuti durante il presente sciame di Magnitudo (Md) ≥ 1

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“Così ho visto morire un olivo secolare dell’Etna” https://ilvulcanico.it/cosi-ho-visto-morire-un-olivo-secolare-delletna/ Sat, 23 Sep 2023 18:48:16 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23954 (Gaetano Perricone). Dal blog del grande collega e amico Enzo Signorelli, fotografo, giornalista e olivicoltore pluripremiato per le sue pregiate produzione, per sua gentile concessione pubblichiamo questa tristissima testimonianza “in diretta” dell’ennesimo, drammatico scempio di ignoti assassini della natura. Con un sentito ringraziamento a Enzo, per lui e per noi a certi fatti orribili va […]

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(Gaetano Perricone). Dal blog del grande collega e amico Enzo Signorelli, fotografo, giornalista e olivicoltore pluripremiato per le sue pregiate produzione, per sua gentile concessione pubblichiamo questa tristissima testimonianza “in diretta” dell’ennesimo, drammatico scempio di ignoti assassini della natura. Con un sentito ringraziamento a Enzo, per lui e per noi a certi fatti orribili va data la massima diffusione

FONTE: https://enzosignorelli.wordpress.com/

di Enzo Signorelli

Un pomeriggio di ordinaria follia: cronaca di un incendio tra gli olivi secolari dell’Etna. I nostri alberi salvati a due metri dal fuoco dalla squadra antincendio della Forestale di Nicolosi. Tutto vero, purtroppo

23/9/2023

Ragalna, Mount Etna, Italy – Wild fire in abandoned olive groves. [© Enzo Signorelli photographer]

Quando sono arrivato in oliveto il cancello era spalancato, la serratura forzata. Lampeggianti accesi, mezzi antincendio, operai della Forestale erano nel pieno di un intervento. Qualcuno nel tardo pomeriggio soffocante aveva pensato bene di dare fuoco ai rifiuti che abbondano ormai da anni lungo la strada che unisce e separa i comuni di S.M. di Licodia e Ragalna. L’incendio è partito da una zona brulla e rocciosa, vastissima e abbandonata, incenerita ogni anno da roghi furiosi e dolosi, dove poi qualcuno porta a pascolare le pecore. Dopo il fuoco si sa, l’erba ricresce. Il nostro amico incendiario ha aspettato il momento propizio, lui è del mestiere, è un habitué del posto. Ha dato fuoco quando si è levato il vento torrido da sud. E così, oltre a bruciare la landa desolata, lunare, dove poi ricrescerà l’erba gratuita e preziosa per fare quattro forme di formaggio, il fuoco inferocito ha attaccato gli olivi secolari, attraversando in pochissimo tempo proprietà coltivate, terreni abbandonati, lambendo casali di pietra che ne hanno viste tante, troppe, negli ultimi cento anni.

Ci sono parecchie aziende agricole in quell’area, piccole e grandi, alcune famose. Ci sono tante famiglie che coltivano la propria terra da generazioni. Gente che lavora tanto e dorme poco, sette giorni su sette. Il paesaggio è bellissimo. Ci siamo anche noi, con i nostri oliveti biologici che hanno ottenuto il Presidio degli Olivi Secolari, arrivato per la prima volta sull’Etna. Ma il fuoco non guarda in faccia nessuno, come il suo padre padrone. Rozzo e ignorante, spietato, avanza divorando tutto quello che incontra.

Ragalna, le 8 avril 2023, Oliveraie de Enzo Signorelli, en Sicile sur l’ Etna © Sedrik Nemeth

All’interno dell’oliveto trovo la squadra antincendio del corpo Forestale di Nicolosi. Con il vecchio Defender sono riusciti ad avvicinarsi al fronte del fuoco. Mi passano una lancia che spara acqua a pressione, voglio aiutarli anch’io, il capo squadra è perplesso, insisto. Gli altri forestali saranno contenendo il fuoco sotto gli alberi spalando terra alla luce delle torce. Non è facile, oltre alle fiamme ci sono pietre, arbusti, ostacoli, spine dappertutto. Ormai è buio e il turno di lavoro sarebbe finito già da un pezzo.

Spruzzo acqua con la lancia nelle della cavità dell’olivo che sta bruciando dentro. Un albero di 150 anni sta morendo, inesorabilmente, a due metri dal nostro oliveto. C’è silenzio, dopo il tramonto il vento è cessato. L’olivo muore e la sua anima sembra andarsene con i tizzoni ardenti sparati rabbiosamente fuori dal getto d’acqua. Accanto un’altro olivo secolare è già morto. Si contorcerà nel corso della notte. Stamattina all’alba lo troveremo riverso sul suolo, nero e fumante. Carbonizzato.

Spargiamo altra acqua. Silenzio intorno, non si sentono gli uccelli. I Forestali ritornano, c’è un altro focolare da spegnere e loro sono di nuovo in turno. Mi fanno notare che non sono solo le piante a morire. Rettili, piccoli animali, tartarughe, conigli, insetti utili, tutto muore insieme alla flora. La Biodiversità che tutti ci invidiano si estingue.

Un imprenditore proprietario di un oliveto, attaccato dal fuoco praticamente ogni anno, mi dice che vuole vendere. I sui alberi sono rigogliosi e carichi di belle olive, nonostante la stagione vedrà pochissimo olio prodotto a causa del clima impazzito. È fortunato. Peso le parole, rispondo con gentilezza che abbiamo tre oliveti sull’Etna, e purtroppo ci bastano. Non possiamo investire i nostri soldi e quelli dei nostri partner, il lavoro di tutta l’azienda su un territorio dove gli olivi bruciano, la biodiversità muore e il formaggio è buonissimo, a buon mercato. Il costo ambientale. Il tempo che ci vorrà affinché tutto torni come prima è meglio non calcolarlo.

Questa è la triste storia che ogni anno si ripete lungo la Strada di fora. Così si chiama questa via tra gli oliveti antichi dove qualcuno getta rifiuti di ogni genere, dove altri appiccano il fuoco, dove altri ancora lavorano e creano reputazione e ricchezza. “Non abbiamo soldi” dicono i sindaci. Ed è vero. Molte volte, a più riprese, imprenditori e proprietari abbiamo chiesto l’installazione di telecamere di sorveglianza. “Non abbiamo soldi” ripete sconsolato un sindaco, “e nemmeno personale”. Ed è così, purtroppo. Un altro primo cittadino preferisce leggere e non rispondere agli appelli di cui è evidentemente stanco e disinteressato. Ci ha provato anche il parco dell’Etna, incassando un “niet” dalla quasi totalità dei comuni che lo costituiscono. Nemmeno dieci anni dell’Etna nella lista UNESCO dei siti Patrimonio dell’Umanità hanno cambiato qualcosa. Nè qui e nemmeno in Regione. Alla cerimonia del decennale per gli enti locali c’era solo il sindaco di Nicolosi, rigorosamente in abito scuro, e la giovane, brava e determinata vicesindaco di Biancavilla a rappresentare l’assessore regionale all’Ambiente. Da Palermo c’era solo lei.

Ragalna, Mount Etna, Italy – The Vincenzo Signorelli family olive groves. [©Valentina di Mauro photographer]

Per il momento terremo i nostri tre oliveti biologici, e difenderemo il Presidio degli Olivi Secolari sull’Etna che ci è stato assegnato da Slow Food. Fino a quando? Nel frattempo cercherò di dimenticare l’olivo che ha visto passare tre o quattro generazioni di uomini, testimone di fatica, dolore e gioia, maestoso, eretto e orgoglioso, scintillante di verde e argento, “vagliardo” si dice in dialetto: valoroso. Morto silenziosamente e senza clamore sotto il mio sguardo. Ci vorrà un po’ di tempo, temo…

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“Io capitano”: prima dello sbarco, quei sogni legittimi che nessuno può spegnere. Neanche uomini malvagi https://ilvulcanico.it/io-capitano-prima-dello-sbarco-quei-sogni-legittimi-che-nessuno-puo-spegnere-neanche-uomini-malvagi/ Tue, 19 Sep 2023 09:55:49 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23943 di Antonella De Francesco Di immagini di sbarchi ne ho viste tante, anche in diretta. Mi capita spesso, infatti, d’estate, di vedere a Lampedusa, queste carrette del mare straripanti di uomini, donne e bambini, scortate dalla Guardia di Finanza in sicurezza fino al molo Favaloro. Se ti avvicini, i più giovani ti salutano e gridano […]

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di Antonella De Francesco
Di immagini di sbarchi ne ho viste tante, anche in diretta. Mi capita spesso, infatti, d’estate, di vedere a Lampedusa, queste carrette del mare straripanti di uomini, donne e bambini, scortate dalla Guardia di Finanza in sicurezza fino al molo Favaloro. Se ti avvicini, i più giovani ti salutano e gridano :”Italia, Italia”, dimenticando per un istante tutto quello che si sono lasciati alle spalle. Ma quello è solo una parte del lungo viaggio che hanno fatto!
Nel Suo ultimo film dal titolo  Io capitano, giustamente premiato con il leone d’argento per la regia e col premio Mastroianni assegnato al protagonista, l’attore esordiente Seydou Sarr, all’ultimo festival del cinema di Venezia, il regista Matteo Garrone porta sul grande schermo, dopo lunghi anni di ricerca e di ascolto le parti mancanti di quelle storie che molti di noi, forse, non hanno neanche immaginato. Quel “prima” dello sbarco che mancava, perché la storia fosse narrata per intero dall’inizio alla fine, affinché nessuno possa ancora dire di non sapere, continuando a girarsi dall’altra parte .
Il viaggio parte da Dakar in Senegal. Non in un paese in guerra, non in un villaggio assediato dai miliziani, ma in un quartiere povero ma dignitoso, allegro e festante, dove è forte il legame della famiglia, il senso dell’amicizia e il valore della condivisione, come sovente accade tra chi ha poco o nulla. In poche scene e con grande maestria, il regista tratteggia la vita di una città, dove tutto è sgargiante: i colori, i sorrisi dei suoi abitanti, la danza, la musica, la gioia malgrado la fatica. Il film è recitato nella lingua originale Wolof ( con sottotitoli), perché il regista non vuole niente di artefatto. Il suono di una lingua racconta già la storia del suo popolo e Garrone lascia che tutto si compia .
Anche nella babele di una prigione o nella stiva soffocante di un barcone, dove si mischiano le etnie, riconoscersi resta importante e le radici vanno difese. Garrone sceglie un punto di partenza del viaggio diverso: il sogno di una coppia di giovani cugini senegalesi, Seydou e Moussa e il loro desiderio “legittimo” di non vivere l’intera esistenza di stenti, il desiderio di mettere a frutto il loro talento nel fare musica. I due ragazzi sognano autografi, il successo in Europa, un mondo solo immaginato, di cui non sanno nulla, ma dove vogliono comunque arrivare. Sono incoscienti come lo sono i giovani, impazienti come lo sono i nostri stessi figli quando ci chiedono di voler partire per realizzarsi lontano da noi. Ecco quale è il punto di vista geniale del regista: guardare al viaggio come la possibilità di realizzare un sogno legittimo che nessuno può spegnere. Non un governo, non la distanza e neanche la povertà!
Man mano che il viaggio procede, le tinte scoloriscono , gli occhi di Seydou si appannano, il coraggio manca, la paura aumenta, la vista ravvicinata della morte fa vacillare il sogno. E qui emerge un altro aspetto importante della narrazione di Garrone: la natura, pur nella sua asprezza non impedisce il viaggio. Il deserto e il mare, magnifici nella loro immensità, non hanno mai costituito nella storia dell’umanità un limite invalicabile per le scoperte dell’uomo. Il limite viene dall’uomo. Le difficoltà e le insidie del viaggio provengono dagli uomini, dalla loro malvagità, dalla loro cupidigia, dalla loro crudeltà, dalle loro false promesse .
Ma ancora una volta, pur tra mille difficoltà, il regista impedisce al sogno di svanire. Lo fa rivivere, come in una favola, tema tanto caro a Garrone, attraverso un paio di visioni oniriche indimenticabili a dimostrazione che il sogno può e deve restare nei giovani , per dare conforto, per superare il dolore, per colmare la malinconia di una mancanza . Il viaggio si compirà e cambierà la vita di Seydou ma anche la nostra percezione di un sbarco, si spera, perché adesso ci hanno raccontato anche cosa c’è prima. Da vedere, imperdibile
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L’EPOPEA DEGLI “INVASORI” COLPEVOLI DI SOGNARE
di Gaetano Perricone
Ho ben poco da aggiungere alle tante parole di elogio che ho letto sullo straordinario film di Matteo Garrone, comprese quelle scritte come sempre con grande sapienza, profondità, cultura e anima dalla mia carissima amica Antonella De Francesco, brava come e più di tanti che i critici cinematografici lo fanno per mestiere, nell’articolo sul mio blog che ripropongo nel link qui sotto.
Prima dello sbarco. Quei sogni legittimi che nessuno può spegnere, neanche uomini malvagi”, titolai quell’articolo su Io Capitano, capolavoro del neorealismo cinematografico del 2023. Dopo averlo visto con i miei occhi e metabolizzato con il mio sentire, lo rifarei identico quel titolo: il tema fondante del racconto è il contrasto tra la commovente pulizia interiore dei due meravigliosi e dolcissimi ragazzi senegalesi, Seydou e Moussa che i loro sogni di una vita nuova fatta di musica e gioia vogliono coltivarli nonostante tutto e tutti e l’orrenda sporcizia degli uomini malvagi e del sistema mafioso, impregnato di disumana violenza e sopraffazione, che sulla pur minima possibilità che quei sogni vengano realizzati specula sui poveri e miseri averi dei migranti che sognano l’Europa con i metodi più spaventosamente coercitivi e intimidatori. Fino all’omicidio brutale, selvaggio, senza alcun rispetto per la vita umana.
E’ davvero un pugno sullo stomaco come hanno detto tutti questo film, questo viaggio verso il sogno prima dello sbarco che non mi ha fatto piangere, ma arrabbiare moltissimo. Non solo per le scene implacabilmente realistiche, soprattutto della epica traversata del deserto e della immane violenza nelle prigioni libiche, ma anche e soprattutto perché oggi sappiamo e vediamo ogni ogni giorno che nella tanto mitizzata Italia, nell’Europa tanto vagheggiata ed evocata da Seydou e Moussa e le loro compagne e compagni, questi sognatori eroici e disperati che arrivano dall’orrore più assoluto per cercare una vita migliore, NON LI VUOLE NESSUNO O QUASI.
Non so se i governanti che vogliono difendere con ogni mezzo i confini del nostro Paese dall’invasione di questi sognatori abbiano visto IoCapitano. Certo, dovrebbero averlo fatto o dovrebbero farlo prima di tutti noi, semplicemente per curiosità se non per l’interesse che un politico dovrebbe avere rispetto a certi temi, ma non ne sono sicuro: con un minimo, non dico tanto, di anima e di umanità, avrebbero fatto o farebbero qualche riflessione a fronte del loro bieco propagandismo quotidiano e della becera ricerca del consenso, guardando il film di  Matteo Garrone. Ma dico cose troppe grosse quando parlo di umanità e anima per certa gente.
Ultima cosa: IoCapitano, secondo me, l’Oscar lo merita tutto, fa piena luce con il realismo più drammaticamente illuminante, con enorme lucidità e coraggio narrativo, ma anche con momenti di altissima poesia, su una delle più dolorose piaghe che affliggono il mondo da oltre un secolo. Per quanto mi riguarda, nella sua devastante crudezza è tra più bei film che abbia visto nella vita, perché è la vita reale, la più brutta, quella che in tanti non vogliono vedere, trasportata sul grande schermo del cinema. Che ci frastorna, ci travolge, ci mortifica, ci umilia perché ci fa sentire colpevoli, almeno su di me ha avuto questo effetto, di permettere tutto quello che vediamo intorno a noi.
L’Oscar lo meriterebbe eccome, IoCapitano. Ma non so se il sistema di Hollywood vorrà dare il giusto riconoscimento a questo capolavoro dirompente. Forse troppo per il gran circo del cinema e i suoi equilibri, dovrebbero avere il giusto coraggio gli illustri giurati per dare un grande messaggio al mondo.
Buona visione, se ancora non l’avete fatto.

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L’ultimo saluto a Tanino Troja, leggendario bomber rosanero, gigante buono. Assenti le istituzioni della città https://ilvulcanico.it/lultimo-saluto-a-tanino-troja-leggendario-bomber-rosanero-gigante-buono-assenti-le-istituzioni-della-citta/ Thu, 22 Jun 2023 06:20:17 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23607 di Francesco Palazzo Due giorni dopo la sua scomparsa il 21 giugno si sono celebrati a Palermo, nella parrocchia Maria SS Madre della Chiesa a piazza S. Marino, viale Francia, i funerali di Tanino Troja, il Nordahl del Sud come giustamente era stato soprannominato per la sua potenza, per il suo micidiale colpo di testa, ma che […]

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di Francesco Palazzo

Francesco Palazzo in una foto recente con Tanino Troja

Due giorni dopo la sua scomparsa il 21 giugno si sono celebrati a Palermo, nella parrocchia Maria SS Madre della Chiesa a piazza S. Marino, viale Francia, i funerali di Tanino Troja, il Nordahl del Sud come giustamente era stato soprannominato per la sua potenza, per il suo micidiale colpo di testa, ma che aveva più di Nordahl, leggendario centravanti svedese a lungo del Milan e poi anche della Roma, una raffinatezza tecnica difficile da trovare in un atleta di quella stazza e, soprattutto, sapeva usare entrambi i piedi, tirava forte sia di destro sia di sinistro.

Il celebrante si è soffermato giustamente sulla bontà dell’uomo, proverbiale, universalmente riconosciuta dai compagni di squadra e dai concittadini della sua borgata, Resuttana, che spesso hanno trovato in lui aiuto anche materiale. Il sacedote ha voluto anche parlare dei grandi meriti sportivi del nostro Tanino e di quanto gli piacesse raccontare le sue imprese, accompagnandosi con l’esibizione di pagine di quotidiani, sportivi e non, dove venivano celebrati i prodigi della domenica (allora, ai suoi tempi, le partite si giocavano solo di domenica e tutte allo stesso orario, contemporaneamente). E cose da ricordare ne aveva, eccome! A cominciare dal gol segnato in amichevole a Palermo contro la Dinamo Mosca, i cui pali erano difesi dal sommo Lev Yashin, il “ragno nero”, pallone d’oro, portiere considerato da molti il più grande di ogni tempo; oppure allo storico gol in rovesciata segnato contro il Genoa, oppure all’altrettanto storico gol segnato di testa contro il Cagliari, portiere Albertosi, che valse la vittoria per il Palermo e l’unica sconfitta di tutto il campionato per il Cagliari di Gigi Riva.

14 dicembre 1969: lo storico gol di testa di Tanino Troja contro il Cagliari

La chiesa era gremita. Riempita da compagni di squadra, da giornalisti sportivi e da tifosi comuni che – glielo si leggeva negli occhi – vedevano ancora scorrere nelle loro menti le immagini delle gran giocate di  Tanino Troja. C’era il prof. Giuseppe Barbera, figlio del Presidentissimo Renzo; c’era il dott. Mirri, attuale presidente del Palermo Calcio, c’era Roberto Gueli, presidente dell’ordine dei giornalisti e gran firma del giornalismo sportivo Rai, c’era l’avv. Salvatore Matta (storico vice presidente e poi anche presidente), c’era Filippo Cammarata (storico dirigente amministratore), c’erano alcuni dei compagni di quel Palermo, con in testa il grande Graziano Landoni, c’era l’altrettanto grande – come giocatore prima e come allenatore poi – Ignazino Arcoleo, sempre in perfetta forma, tanto che secondo me sarebbe in grado di fare impallidire i centrocampisti dell’attuale Palermo Calcio, c’era il Sig. Gen. Giuseppe Governale, pure lui palermitano e tifosissimo del nostro campione. Ancora, c’era Pietro Ruisi, altro indimenticabile giocatore, c’era Benvenuto Caminiti, altra grande e storica penna del giornalismo sportivo, come Carlo Brandaleone, Guido Monastra, Mario Azzolini, c’era il popolare attore e grande tifoso Tony Sperandeo, quello di ghiaccioli all’arancia, u sapuri ri gol. E c’erano tanti altri che magari non ho riconosciuto – cosa per la quale mi scuso ma è dovuta anche al fatto che il tempo passa per tutti, anche per me – ma quello che purtroppo ho notato è che, al di fuori di tre giovanotti della primavera (almeno così mi è sembrato) non ci fossero giocatori dell’attuale squadra, come non c’era il cosiddetto Genio, ma in compenso c’era il grande Pinuzzu u tasciu, storico tifosissimo, armato di sciarpa, bandiera e – soprattutto – di maglia numero 9 regalatagli da Tanino in una memorabile occasione dopo uno dei suoi gran gol in casa.

La bara ieri in chiesa

Quella che secondo me mancava era la città, a cominciare dall’illustre signor sindaco. Palermo è una delle rare città che possano vantarsi di aver dato i natali ad un giocatore che ne è poi diventato una bandiera sportiva; Tanino Troja è stato e resterà per i palermitani come Francesco Totti è per i romani; Milano, Torino, Napoli, ecc. non si possono vantare di altrettanti campioni. E infine, mi meraviglia come non si sia sentito il dovere di omaggiare istituzionalmente un uomo buono, che era sempre pronto ad aiutare gli altri, e che per di più aveva saputo tenere alto il vessillo sportivo della città e con essa della Sicilia intera (aveva giocato anche nel Catania di don Carmelo Di Bella). Mi meraviglia come si sia diluita la memoria di tali meriti o forse le cose che ho raccontato non si considerano più meriti.

Comunque, alla fine della cerimonia, è stato un abbracciarsi di tutti con tutti, un saluto al grande Tanino ed una festa – sì, una festa, può sembrare assurdo che il funerale diventi una festa ma è stato così perché la gioia che ci ha regalato il Signor Centravanti ci ha fatto sognare e ci continua a far sognare; ci ha insegnato che nella vita si possono superare tutti gli ostacoli e si può essere vincenti, proprio come è stato per lui.

Ciao, carissimo Tanino

Con il titolo: il feretro di Tanino Troja ieri in chiesa per i funerali. Tutte le foto sono di Francesco Palazzo

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Quel sorriso semplice di Falcone e Borsellino. Stragi, boss, innominabili. La potente LuceMemoria di Tony Gentile https://ilvulcanico.it/quel-sorriso-semplice-di-falcone-e-borsellino-stragi-boss-innominabili-la-potente-lucememoria-di-tony-gentile/ Wed, 14 Jun 2023 18:01:04 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23526 di Gaetano Perricone Loro due sono lì, in fondo e al centro del piccolo Teatro Garibaldi, un gioiello di Palermo che rivive. Li vedi subito appena entri, ti catturano come una fortissima calamita. Quel loro sorriso, complice e sornione, che ha reso celeberrima nel mondo la straordinaria foto ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino scattata […]

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di Gaetano Perricone

Loro due sono lì, in fondo e al centro del piccolo Teatro Garibaldi, un gioiello di Palermo che rivive. Li vedi subito appena entri, ti catturano come una fortissima calamita. Quel loro sorriso, complice e sornione, che ha reso celeberrima nel mondo la straordinaria foto ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino scattata il 27 marzo 1992, due mesi prima della strage di Capaci, da Tony Gentile – ma che gli ha anche inferto grosse amarezze perché sono ancora in molti, troppi ancora oggi a utilizzarla con estrema disinvoltura senza citare la fonte – , con la sua enorme potenza evocativa è e non poteva essere altrimenti l’attrazione fatale, il simbolo speciale, il riferimento visivo per qualsiasi visitatore da ogni parte del Pianeta della bellissima, magnifica, emozionante, mozzafiato, mostra dal titolo ricco di suggestioni, LuceMemoria, del 59enne fotografo, fotoreporter e videomaker palermitano.

Con un valore aggiunto che dà i brividi: lo scatto di Tony è per la prima volta quella che oggi viene chiamata installazione, è immagine animata, accompagnata da suoni e dalle voci dei due giudici. Ti sembra che sono lì, vivi. Come sono in realtà dentro di noi. “Questa fotografia è stata adottata dalla gente comune che l’ha trasformata in un vessillo di legalità – scrive nel suo sito Tony Gentile – e tutto questo perché, secondo me, racchiude in sé un gesto vero che ciascuno fa nella vita di tutti i giorni: questa semplicità ci avvicina a Giovanni e Paolo, ci fa sembrare simili a loro, dimostrandoci che quello che pensavano e facevano loro possiamo farlo anche noi. In sintesi è una fotografia semplice e non una semplice fotografia”. 

Tony Gentile

“Una esperienza immersiva per un viaggio nella memoria”, viene definita la mostra nella cartolina promozionale. I ventotto pannelli appesi come lenzuoli ai palchi del teatro con altrettante stupende foto in bianco e nero, di grande impatto scenico ed emotivo e che riportano subito alla memoria i lenzuoli della ribellione di Palermo alla  mafia dopo l’attentatuni del 23 maggio 1992 (forse l’autore voleva proprio questo), sono molto di più, perlomeno per un palermitano di 67 anni cronista di lungo corso: ci ricordano – raccontano a quelli più giovani di noi che non sono stati testimoni di quel tempo terribile – quanto la mafia e le mafie, colpevoli dei reati più orrendi che la mente umana possa partorire, siano il vero, profondo, finora inestirpabile cancro della società italiana, anzi mondiale. Lo fanno attraverso le immagini del grande fotoreporter ai fatti di sangue, Capaci e via D’Amelio innanzitutto; dei boss di Cosa Nostra (Totò Riina e Giovanni Brusca) e degli eroi che hanno dato la vita per combatterli (i dottori Falcone, Borsellino, Livatino, gli uomini delle scorte); di quelli che vengono definiti “gli innominabili” (Giulio Andreotti, Salvo Lima, Vito Ciancimino). Immagini di terrore, di morte, di disperazione, ma anche di voglia di riscatto e di speranza attraverso i bambini. Una sintesi formidabile di mezzo secolo della nostra storia, con foto di grande efficacia, che solo un professionista ricca di esperienza sul campo, capacità, profondità, sensibilità poteva realizzare. Luce e memoria insieme, memoria e luce.

EPSON MFP image

Ringrazio moltissimo Tony Gentile, collega e caro amico che ho conosciuto e apprezzato tanti anni fa sulla strada, come anche lui ricorda e come sono le migliori conoscenze e amicizie nel nostro comune mestiere bellissimo nonostante tutto, per avere arricchito la nostra anima e la nostra coscienza con questa carrellata di immagini pieni di potenti ricordi e stimoli a non mollare mai impegno civile contro mafia e illegalità. Ho aspettato oggi per scrivere queste quattro parole per una ragione precisa: rendere omaggio,  attraverso la ormai quasi leggendaria foto che li ritrae insieme e alle altre della mostra, ai dottori Falcone e Borsellino, che il lutto nazionale lo meriterebbero ogni giorno per avere dato la vita per noi e per gli insegnamenti che continuano a trasmettere alle nuove generazioni.

Nella fotogallery qualche mio scatto dalla mostra LuceMemoria, organizzata da Le vie dei Tesori. Poca roba documentata da un dilettante con lo smartphone, che ne rende minimamente la bellezza. Merita sicuramente una visita, possibile fino al prossimo 9 luglio, anche per avere l’opportunità di vedere il delizioso Teatro Garibaldi.

Con il titolo: la foto in occasione della mia visita alla mostra di Francesca Scelfo, che ringrazio moltissimo 

 

 

 

 

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Angelo Sicilia e e i suoi emozionanti pupi antimafia ci raccontano Giovanni e Paolo https://ilvulcanico.it/angelo-sicilia-e-e-i-suoi-emozionanti-pupi-antimafia-ci-raccontano-giovanni-e-paolo/ Tue, 23 May 2023 04:46:19 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23460 di Angelo Sicilia* Lo spettacolo dei pupi antimafia Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è dedicato alla vicenda umana ed all’impegno dei due giudici simbolo della lotta alla criminalità organizzata. È uno dei nostri spettacoli più rappresentati, l’abbiamo portato in giro in ogni parte d’Italia ed in diverse parti d’Europa in questi ultimi quindici anni. […]

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di Angelo Sicilia*

Il puparo antimafia Angelo Sicilia

Lo spettacolo dei pupi antimafia Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è dedicato alla vicenda umana ed all’impegno dei due giudici simbolo della lotta alla criminalità organizzata. È uno dei nostri spettacoli più rappresentati, l’abbiamo portato in giro in ogni parte d’Italia ed in diverse parti d’Europa in questi ultimi quindici anni. La rappresentazione è toccante ed emozionante e racconta la storia dei due eroi-antimafia fin dal periodo della loro giovinezza. Si racconta dell’incontro con la mafia, del lavoro all’interno delle  istituzioni, della complessa vicenda del pool antimafia e dell’istruzione del Maxiprocesso. Tutte le scene vengono raccontate con il linguaggio semplice e diretto del teatro dei pupi.

Come in tutte le nostre storie raccontiamo i grandi personaggi che hanno combattuto contro la mafia cercando di renderli vicini al pubblico che ci segue, ovvero cercando di umanizzarli piuttosto che mitizzarli. Quando mettiamo in scena questo tipo di trasposizione – e utilizzare le marionette facilita il nostro compito – li rendiamo più simili a noi. Per cui prediligiamo questo punto di vista intimo piuttosto che la fredda cronaca.

Questo non vuol dire che non vengano rappresentate tutte le vicende salienti legate alla loro storia, ma ci sono soprattutto dei momenti e degli spazi all’interno dello spettacolo riservati ai dubbi e alle incertezze che appartengono appunto al lato umano di questi personaggi. Nella parte finale di Storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino c’è, per esempio, una lunga scena dedicata alla solitudine del giudice Borsellino dopo la morte di Falcone, la cominciare dalla famosa serata di giugno a Casa Professa, durante la quale il giudice racconta le sue sensazioni e lascia il suo testamento spirituale a tutti i palermitani.  Ma ce n’è una che preferisco particolarmente e che mi piace particolarmente recitare al mio pubblico: è la scena in cui si incontrano Giovanni e Paolo davanti l’austero Palazzo di Giustizia di Palermo. Falcone è stato appena trasferito a Roma al Ministero di Grazia e Giustizia e si confronta col suo amico Borsellino. In questo momento sono due uomini soli, con le loro paure e tensioni. Sono soli, ma veri. Sono soli, ma proprio per questo più vicini a noi. Sono in carne ed ossa questi pupi: ci parlano direttamente al cuore ed alla testa, perché parlano di speranze, di sentimenti, d’amore. Parlano a noi e noi siamo li con loro. Ecco il brano dell’incontro.

Falcone e Borsellino passeggiano davanti il Palazzo di Giustizia di Palermo

G:      Caro Paolo, pagherei per poter passeggiare liberamente nella nostra Palermo come stiamo facendo oggi…

P:       Liberamente? Siamo controllati a vista dai ragazzi della scorta, ma proviamo ad immaginare d’essere soli come due amici che si incontrano all’aria aperta per salutarsi…

G:      Tra qualche giorno parto per Roma, mi mancherà questa terra e anche tu amico mio! Ma chissà… al Ministero di Grazia e Giustizia potrò fare le cose giuste, quelle di cui abbiamo bisogno per cambiare la Sicilia!

P:       Era qui il tuo posto, dovevi guidare la macchina che hai creato e invece dai troppo fastidio e non solo ai mafiosi!

G:      Paolo, come lo vedi il tuo futuro?

P:       Giovà, mi basterebbe accompagnare i miei figli a scuola, portarli in barca, stare disteso sulla spiaggia a godermi il sole! Vivono come reclusi e questo mi fa sentire in colpa. Vorrei invecchiare e conoscere i miei nipotini.. E poi mi chiedo cosa faranno da grandi il mio Manfredi, la mia Lucia e la piccola Fiammetta…cosa ricorderanno di loro padre…

G:      Paolino che fa vuoi morire prima dei tuoi giorni? Tu hai la pelle dura e sono certo che festeggerai i tuoi 100 anni!

P:       Sai cosa ti dico? Io amo il nostro lavoro e questi sacrifici saranno ripagati, pensa questa città libera e felice come una volta! La mafia è riuscita a distruggerne la bellezza, ma prima o poi questo popolo alzerà la testa!

G:      E allora Paolo salutiamoci come abbiamo fatto da bambini, prima d’essere stati sfollati a causa della guerra con l’augurio di rivederci ancora qua, tra le rovine di una città tutta da ricostruire…

P:       E con la stessa promessa di combattere sempre per la giustizia! A presto amico mio e fa buon viaggio!

Si abbracciano

* Direttore della compagnia dell’Opera dei Pupi Antimafia di Palermo

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Cinisi, 45 anni dopo. “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo” https://ilvulcanico.it/cinisi-45-anni-dopo-con-le-idee-e-il-coraggio-di-peppino-noi-continuiamo/ Wed, 10 May 2023 15:11:20 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23381 di Francesco Palazzo Quarantacinque anni fa (e un giorno) fa moriva Peppino Impastato, ucciso dalla mafia. Ma per stabilire che si trattava di un omicidio e che la responsabilità era da attribuire a Cosa Nostra sono stati necessari ben ventiquattro anni, per poi arrivare alle condanne di Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti. Di più, per […]

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di Francesco Palazzo

Quarantacinque anni fa (e un giorno) fa moriva Peppino Impastato, ucciso dalla mafia. Ma per stabilire che si trattava di un omicidio e che la responsabilità era da attribuire a Cosa Nostra sono stati necessari ben ventiquattro anni, per poi arrivare alle condanne di Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti. Di più, per convincere gli investigatori e la magistratura a riguardare la morte violenta di questo ragazzo di trent’anni non come sin dalle prime battute – si era ritenuto e scritto che fosse stato un attentato architettato dallo stesso Peppino Impastato nel quale sarebbe rimasto ucciso (richiamando quello che era capitato in occasione della morte dell’editore Giangiacomo Feltrinelli) – è stata necessaria tutta l’arguzia e la tenacia degli amici di Peppino, del fratello Giovanni e della mamma Felicia Bartolotta. Inoltre, il delitto, avvenuto in piena notte, passò inizialmente sotto silenzio perché nella mattinata della stessa giornata venne ritrovato il corpo senza vita dell’on. Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, “giustiziato” dalle Brigate Rosse dopo un rapimento durato 55 giorni.

Moro e Impastato. La prima e accanto l’ultima pagina del giornale L’Ora di quel tragico 9 maggio 1978

Questi due omicidi, avvenuti nello stesso giorno, il 9 maggio 1978, rappresentano una delle pagine più buie della storia della nostra Repubblica. Forze eversive con interessi apparentemente differenti, si erano date convegno in quel giorno di primavera per mettere in ginocchio la libertà e la democrazia. Ma fu grazie al sapiente, costante, instancabile lavoro di un manipolo di giovani coraggiosi che erano cresciuti insieme ed accanto a Peppino Impastato, che il perverso gioco è stato scoperto e i responsabili assicurati alla giustizia.

Non mi dilungo nell’illustrare tutte le attività, gli accorgimenti, i sotterfugi, le paure, le intimidazioni, che la ricerca della verità ha comportato, perché ci sarebbe da scrivere e scrivere, e comunque chi abbia voglia di approfondire l’argomento troverà tutte le informazioni che vuole grazie al Centro Siciliano di Documentazione promosso dal prof. Umberto Santino e dalla moglie prof.ssa Anna Puglisi, intitolato proprio a Peppino Impastato. E’ stato proprio grazie agli studi e agli sforzi del prof. Santino, che da sempre studia il fenomeno mafioso, arrivando a parlare per primo – già cinquant’anni fa – del concetto di borghesia mafiosa e più recentemente di società mafiogena, che è stato possibile far cambiare idea alla magistratura e consentirle di aggiustare il tiro e quindi di pervenire all’accertamento dei fatti, dei reati e dei colpevoli.

Da destra: il procuratore Maurizio De Lucia, il giornalista Salvo Palazzolo, Giovanni Impastato durante il dibattito
Umberto Santino
Luisa Impastato

Però sono passati quarantacinque anni. E allora anche quest’anno si è proceduto alla commemorazione. E’ sempre triste procedere alle commemorazioni ma è necessario perché soltanto così si mantiene viva la memoria per il cittadino comune, che è opportuno che ricordando sappia, sappia cioè cosa è la mafia, cosa è la libertà, cosa è la democrazia. Inoltre, in queste occasioni si rinnovano i dibattiti, come quello che ha visto protagonisti a Cinisi il Procuratore capo della Repubblica di Palermo Maurizio De Lucia, il prof. Umberto Santino, il giornalista del quotidiano La Repubblica  Salvo Palazzolo, coordinati dalla instancabile e meravigliosa Luisa Impastato, figlia di Giovanni. In questa occasione il prof. Santino ha illustrato i concetti di borghesia mafiosa e di società mafiogena, risalendo perfino all’inchiesta di Franchetti e Sonnino “La Sicilia nel 1876”. Il dott. De Lucia ha voluto ricordare il 16 gennaio 2023, data della cattura di Matteo Messina Denaro, ed ha raccontato come si stia indagando sugli appoggi goduti nella latitanza dal boss e soprattutto sulle motivazioni sociali che hanno convinto tanti della popolazione di un intero paese, Campobello di Mazara, a girarsi dall’altra parte, facendo finta di non vedere. Il Procuratore ha parlato pure di come la nuova mafia stia cambiando pelle e di quanto importante sia per i mafiosi riprendere il potere criminale transnazionale attraverso armi e denaro. Il giornalista Palazzolo ha parlato delle numerose iniziative messe in piedi dal suo giornale per studiare e contrastare il fenomeno mafioso e poi ha molto opportunamente richiamato l’attenzione sul problema dell’adeguamento delle tutele da dare ai giovani giornalisti, spesso precari e con “stipendi” irrisori e soprattutto mandati allo sbaraglio. La nipote di Peppino, Luisa, ha parlato delle attività messe in piedi dalla Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino. Poi, nel corso del dibattito pubblico che ne è seguito, vari esponenti della società civile – tutti vecchi amici di Peppino Impastato – sono intervenuti per lamentare le condizioni in cui versano le piccole realtà comunali nelle quali vivono.

Il corteo

Bellissimo il tradizionale corteo che ha percorso il tragitto dalla storica sede di Radio Aut a Terrasini fino alla casa di Felicia Impastato a Cinisi. Gran sventolare di bandiere, bandiere rosse, bandiere della pace, bandiere No MUOS, con in testa gli storici striscioni “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo”, “La mafia uccide il silenzio pure” e “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”. Poi, giunto il corteo a destinazione, dal balcone di casa si sono alternati Giovanni Impastato, la figlia Luisa, la prof.ssa Annalisa Savino, la preside della lettera agli studenti dopo il pestaggio fascista in un liceo di Firenze che è stata richiamata dal ministro Valditara a non politicizzare l’attività della scuola, Adelmo Cervi, il figlio di uno dei sette fratelli Cervi trucidati dai fascisti a Reggio Emilia il 28 dicembre del 1943, il prof. Santino, ed infine la signora Graziella Accetta, madre del piccolo Claudio Domino, altra vittima della criminalità mafiosa il 7 ottobre 1986, di cui ancora non si conoscono esecutori, mandanti e movente, e sono passati trentasei anni! Di tutti i bellissimi discorsi che sono stati fatti dal balcone di casa Impastato, il più forte, il più veemente e, in definitiva, il più concreto è stato quello del vecchio partigiano Adelmo Cervi (quando fu ucciso suo padre Aldo, Adelmo aveva solo quattro mesi) che ha richiamato tutti ad essere antimafiosi, antifascisti ed anticapitalisti, che poi vuol dire: viva la libertà e viva la democrazia.

Con il titolo: la testa dello splendido corteo, pieno di ragazzi di tutta Italia, per ricordare Peppino Impastato nel 45esimo anniversario del suo assassinio mafioso. Il reportage nella fotogallery è di Francesco Palazzo

L'articolo Cinisi, 45 anni dopo. “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo” proviene da Il Vulcanico.

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