Società Archivi - Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/category/societa/ Il Blog di Gaetano Perricone Fri, 06 Oct 2023 05:39:04 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Ecologia ed empatia globale per sostenere la salute mentale. Sabato 7 ottobre a Catania Convegno Nazionale di Analisi transazionale https://ilvulcanico.it/ecologia-ed-empatia-globale-per-sostenere-la-salute-mentale-sabato-7-ottobre-a-catania-convegno-nazionale-di-analisi-transazionale/ Fri, 06 Oct 2023 05:39:04 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=24042 Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo, ringraziando Gabriella Magistro per il prezioso contributo Sabato 7 ottobre, alle 9, presso il Teatro Maria Ausiliatrice di Via Caronda 224,  a Catania e in Live streaming, si terrà il  XV Convegno Nazionale di Analisi Transazionale, dal titolo “Per un’ecologia e un’empatia globali: crescere, riparare, ricostruire”. La crisi ambientale, il […]

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Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo, ringraziando Gabriella Magistro per il prezioso contributo

Sabato 7 ottobre, alle 9, presso il Teatro Maria Ausiliatrice di Via Caronda 224,  a Catania e in Live streaming, si terrà il  XV Convegno Nazionale di Analisi Transazionale, dal titolo “Per un’ecologia e un’empatia globali: crescere, riparare, ricostruire”.

La crisi ambientale, il post pandemia e la guerra sono elementi di particolare rischio per la salute mentale. Affrontare determinati temi, approfondire, creare momenti di incontro, informazione, formazione e dibattito è di certo uno dei rimedi più validi per fronteggiare questa situazione. PerFormat propone, costantemente, dei momenti di confronto e dibattito su tematiche specifiche sempre molto attuali e di grande impatto nell’ottica di acquisire nuove conoscenze e fare rete per prepararsi al futuro, usando il dialogo aperto come strumento di crescita e arricchimento perché, come sostiene Anna Emanuela Tangolo, fondatrice di Performat, scuola di psicoterapia, network di centri psicologici e business school, oltre che psicoterapeuta analista transazionale, didatta e supervisore dell’ EATA (European Association of tansactional analysis): “Solo in connessione con gli altri esseri viventi ritroviamo il senso e la direzione. Solo nell’empatia globale con gli uomini e il mondo ritroveremo il futuro e le ragioni per districarsi nel presente oscuro di questi anni. E se in tempi di crisi globale quindi la salute mentale e relazionale sono messe fortemente alla prova, le patologie mentali sono molto aumentate e le risorse per la prevenzione e la cura diminuite, sostenere la salute mentaledice Tangolosta proprio qui: nel non arrendersi alla violenza, nel lottare politicamente, nell’impegnarsi a salvare la nostra mente e la nostra vita, uscendo dall’isolamento e quindi accompagnando il salvataggio dei bambini, dei giovani e delle persone che vengono negli studi di psicoterapia con i loro drammi, perché è la solidarietà, è l’apertura, è la rete, è una politica differente che vincerà. Ai professionisti della salute mentale – continua la fondatrice di Performat – si pongono, quindi, nuove sfide per dare un contributo costruttivo alla crescita delle nuove generazioni e alla riparazione delle ferite che restano come ombre anche oltre il tempo delle minacce alla sopravvivenza”.

William Cornell

Al convegno interverranno molti ospiti di spicco nel mondo della psicologia e della psicoterapia, ricercatori e docenti noti sul panorama nazionale ed internazionale, come William Cornell, psicologo, psicoterapeuta analista transazionale, didatta e supervisore dell’EATA, che parlerà dell’ Impatto valoriale e politico dell’Analisi Transazionale tra etica e deontologia. Anna Emanuela Tangolo e Francesca Vignozzi, psicologa, psicoterapeuta, didatta e supervisore dell’EATA (European Association Transactional Analysis), oltre che vice direttrice della Scuola di specializzazione, parleranno dell’Incubo come inquinamento e il sogno come desiderio: riflessioni.

Durante il loro intervento, le due analiste transazionali presenteranno il libro Analisi Transazionale dei sogni, appena pubblicato ed edito da Performat. Un testo che, come scrive Cornell nella prefazione, “offre un importante approccio globale al lavoro sul sogno che interesserà e informerà chi lavora come psicoterapeuta o psicanalista con qualunque orientamento teorico”. Maria Salvina Signorelli, psichiatra, psicoterapeuta e Professoressa di Psichiatria presso l’Università di Catania, invece, interverrà sul tema del  Disagio psichico contemporaneo: tra la necessità di definizione e la ricerca di normalità. Nel corso della giornata, modereranno Andrea Guerri, psicologo e psicoterapeuta ad indirizzo analitico transazionale, docente di psicologia sociale presso l’Università di Pisa, Marina Zazo psichiatra e psicoterapeuta ad indirizzo analitico transazionale e Anna Massi psicologa, psicoterapeuta analista transazionale, didatta e supervisore dell’EATA.

Il pomeriggio sarà dedicato, invece, alla presentazione del libro Inquadrando Palestina di Marco Pirrello, regista e filmmaker freelance, all’intervento di Renato Scifo, direttore Unità Operativa complessa Neuropsichiatra Infanzia e Adolescenza presidio Ospedaliero di Acireale (CT).  Periferie del mondo, periferie della mente e a diverse attività laboratoriali condotte da preparati e attenti analisti transazionali, fra cui alcuni dirigenti nel settore pubblico. Emanuela Tangolo e Francesca Vignozzi terranno un laboratorio dal nome Sogni e gruppi, Salvo Toscano, Marina Toro, Marika Greco ed Enza Castelluzzo condurranno Mindfulness e danza movimento terapia, Barbara Nannini e Andrea Guerri: Immagine Corporea e Giovanni Rapisarda e Francesco Guarnieri, condurranno Analisi transazionale e Adolescenti. Questo evento è lo spazio per approfondire temi trasversali e pluridisciplinari grazie alla presenza tra gli oratori e gli ospiti di studiosi e scienziati che con i loro interventi saranno fonte di stimolo e riflessione per i partecipanti

PS. Analisi transazionale:  teoria della personalità elaborata dallo psichiatra e psicanalista Eric Berne (Montréal 1910 – San Francisco 1970), basata sulla postulazione di tre diversi stati fondamentali dell’Io: Bambino (archeopsiche), Genitore (eteropsiche), Adulto (neopsiche), in relazione tra loro. Mentre l’analisi strutturale ha per oggetto i conflitti interni, l’analisi transazionale esamina i rapporti interpersonali (per transazionale s’intende il rapporto tra i vari stati o livelli di una persona e quelli di un’altra). Nella psicoterapia di gruppo, che si propone di portare il paziente al raggiungimento del controllo sociale attraverso varie fasi (analisi strutturale, analisi transazionale propriamente detta, analisi dei giochi, analisi del copione), i pazienti sperimentano le diverse t. possibili, giungendo a prendere coscienza dell’inadeguatezza alla realtà di scenari di vita personali fissati fin dall’infanzia (fonte: Treccani.it)

 

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Il fantasma Sperone e la potente luce di Antonella, preside indomita e coraggiosa https://ilvulcanico.it/il-fantasma-sperone-e-la-potente-luce-di-antonella-preside-indomita-e-coraggiosa/ Sun, 19 Mar 2023 09:51:02 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23098 di Gaetano Perricone Sensazioni ed energie. Positive, potenti, illuminanti, coinvolgenti. Scaturite da una passeggiata di due ore in un luogo che era e per molti versi è ancora un fantasma e tale doveva e deve rimanere per celare un torbido humus e che oggi brilla di arte, colori, speranza. E ancora due considerazioni. La prima: […]

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di Gaetano Perricone

Sensazioni ed energie. Positive, potenti, illuminanti, coinvolgenti. Scaturite da una passeggiata di due ore in un luogo che era e per molti versi è ancora un fantasma e tale doveva e deve rimanere per celare un torbido humus e che oggi brilla di arte, colori, speranza. E ancora due considerazioni. La prima: lo slogan “se si vuole, si può”, che ho usato come sottotitolo in un mio libro che racconta una meravigliosa storia di diversità vincente e di integrazione autentica, vale sempre e in qualunque luogo se si vuole davvero. La seconda: l’Italia che sembra cambiare, delle donne finalmente ai posti di comando, non si chiama soltanto Giorgia Meloni, Elly Schlein, Silvana Sciarra, Margherita Cassano, ma soprattutto e innanzitutto Antonella Di Bartolo e quelle come lei, certamente tante nel  nostro Paese, che danno vita e luce ogni giorno a tanti luoghi-fantasma.
Ecco, la scrivo di getto questa che potrebbe essere la conclusione di un pezzo di narrazione, ma voglio invece che sia la sintesi immediata di una delle esperienze più belle, emozionanti, gratificanti dal punto di vista della conoscenza e dell’arricchimento umano, che mi sia capitata nella mia ormai antica vita di cittadino cronista.  Ancora più entusiasmante, certamente indimenticabile, perché è stata la chiusura in bellezza di una delle ormai rare visite palermitane, nella mia adorata città splendida e maledetta dalla quale vivo lontano ormai da 25 anni, un quarto di secolo.
E’ stata  una mattinata dedicata al meraviglioso tour dei fantastici murales dello Sperone, quartiere palermitano una volta – e nell’immaginario di molti ancora oggi – tra le zone simbolo del peggior degrado di Palermo, al centro di bellissime e coinvolgenti iniziative educative, culturali, di legalità. Davvero d’eccezione la guida, un onore e un privilegio: proprio la carissima Antonella Di Bartolo, grande preside dell’Istituto Comprensivo Sperone-Pertini, (per una scuola nome più che mai di grande potenza evocativa), donna straordinaria e di carisma autentico, artefice e protagonista di un progetto di rinascita che ha ampiamente coinvolto gli abitanti del quartiere. Con noi c’era anche Maurizio Muraglia, brillante insegnante, ottima penna giornalistica, grande amico di lungo corso, che ha voluto vivere con noi questi momenti speciali.
Non devo essere io a raccontare qui di nuovo quello che la preside Di Bartolo ha fatto da dieci anni e continua a fare ogni giorno nel quartiere e per il quartiere dello Sperone, u Spiruni“: lo hanno fatto e lo fanno tanti colleghi più bravi di me che seguono con attenzione e passione le sue molteplici iniziative divulgandole costantemente sulla stampa locale, nazionale, internazionale. Se oggi, partendo dal nulla, dallo sfascio e dall’indifferenza totale del 2013, l’Istituto comprensivo da lei diretto ha cinque plessi pieni di vita e di speranza per un totale di circa 1200 alunni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria, tutto si deve alla infinita tenacia e determinazione di Antonella, mi permetto di chiamarla confidenzialmente così, di chi le ha dato fiducia e collaborazione e anche della tanta brava gente del quartiere che oggi, lo dice con gli occhi che le brillano, le vuole molto bene.
Mi piace riportare le sue parole sull’inizio di questa grande storia che deve ancora crescere e continuare a lungo. Racconta orgogliosa Antonella Di Bartolo, mentre ci facciamo le foto insieme davanti al plesso principale dello Sperone-Pertini: “Quando arrivai a dirigerla volevano chiuderla la scuola a pezzi, affidarla a qualche associazione o farla diventare ufficio comunale, era questa l’intenzione dell’assessore comunale di allora, dieci anni fa. Era ottobre e le proposi una scommessa: se entro dicembre riesco a raccogliere 50 iscrizioni, mi fate andare avanti. Ci stringemmo la mano. Cominciò la corsa contro il tempo e lo scetticismo più totale, andai subito con i moduli in bianco al panificio più importante del quartiere senza negozi. Ricordo che il giovane titolare voleva liquidarmi senza perdere tempo, ma arrivò il padre e mi chiese: ma allora anche in mio nipotino che ha due anni e mezzo potrà andare a scuola? gli risposi di sì, certo. E così cominciammo a raccogliere iscrizioni e a dicembre, come d’accordo, ne portai cinquanta all’assessore. Non una di più ne una di meno. Ce l’avevamo fatta”.
Gaia, la ragazza del futuro
Nel decennio successivo ne ha vinte tante altre di scommesse l’indomita preside, tra le quali perfino l’abbattimento di una struttura degradata divenuta piazza di spaccio davanti agli occhi dei bambini. E poi è cominciata la sequenza dei murales, pieni di gioiosi colori, soggetti stupendi, potenti messaggi, il primo il favoloso Sangu e latti, poi altri sei, li vedrete tutti qui nella fotogallery, ultimo Fratel Biagio Conte, che oggi ridanno vita e visibilità all’antico fantasma. Lo Sperone raccoglie le firme di fuoriclasse mondiali della fascinosissima Street Art: nomi altisonanti come Igor Scalisi Palminteri, Giulio Rosk, Chekos, Medianeras, altri bravissimi ne arriveranno. E come non citare l’entusiasmo del grande Cesare Cremonini con il progetto La ragazza del futuro che ha preso il volto della piccola, bellissima Gaia? E come non parlare di Sperone 167, con il poderoso coinvolgimento di studenti e comunità di Palermo e Lecce?
Dietro tutto questo e altro c’è lei, l’instancabile Antonella. L’ho ascoltata piena di forza e di valori raccontarmi durante il fantastico tour dei murales la sua grande avventura allo Sperone palermitano, dove la polizia segue con premurosa attenzione ogni sua attività e menomale. Ho visto mentre parlavamo il “palo” degli spacciatori bello tranquillo e incurante di altre presenze; ho visto facce sospettose che ci guardavano dalle finestre in alto, ma anche uomini curiosi che ascoltavano le nostre chiacchiere con l’espressione sincera di chi voleva conoscere e imparare; ho visto un solo panificio e zeru negozi, perché meno commercio c’è e più spaccio e altre attività illegali possono svolgersi senza passio di indesiderati. Insomma il fantasma c’è ancora, è sempre lì con la sua faccia cattiva e sarà difficilissimo farlo scappare per sempre. Ma in compenso c’è la potente luce irradiata dalla grandissima preside Di Bartolo, dalla sua anima e dal suo coraggio, che ormai dilaga tra le vie du Spiruni, si propaga dentro le vecchie case popolari, coinvolge la gente, porta i bambini per strada con insegnanti e genitori in tante belle manifestazioni e tremila persone a un concerto. Cose bellissime assai grazie a una persona bellissima assai.
Basta, la smetto qui, se no pare che stia sviolinando, le foto che ho scattato nel mio umile reportage dicono tutto. Ma voglio concludere, ringraziandola anche qui dal profondo del cuore per l’esperienza unica che mi ha regalato, con il grande desiderio della preside Antonella Di Bartolo. Ci porta in via Messina Marine, ci indica il lungomare, alle spalle c’è ancora munnizza e degrado. “Io ci vengo a prendere il sole, mi piace molto – dice – Se qualcuno pensasse a risanarlo, sarebbe una nuova, straordinaria risorsa per Palermo, un altro pezzo di mare restituito alla collettività”. Me lo ripete più volte, chissà se la sua luce, piena di energia positiva, non riuscirà a irradiarsi anche qui …

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Prevenzione e sicurezza sismica in Sicilia Orientale: decostruzioni e rigenerazione urbanistica, ma anche ruolo attivo della popolazione https://ilvulcanico.it/prevenzione-e-sicurezza-sismica-in-sicilia-orientale-decostruzioni-e-rigenerazione-urbanistica-ma-anche-ruolo-attivo-della-popolazione/ Thu, 12 Jan 2023 06:33:32 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=22804 di Salvo Caffo* Si è tenuto a Catania presso l’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria della Cittadella Universitaria di Catania un incontro-conferenza stampa sul rischio sismico in Sicilia orientale e sulle azioni e proposte per la prevenzione e la sicurezza sismica. Aperto dal Rettore prof. Francesco Priolo e dal direttore del DICAR (Dipartimento Ingegneria Civile […]

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di Salvo Caffo*

Salvo Caffo, vulcanologo del Parco dell’Etna

Si è tenuto a Catania presso l’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria della Cittadella Universitaria di Catania un incontro-conferenza stampa sul rischio sismico in Sicilia orientale e sulle azioni e proposte per la prevenzione e la sicurezza sismica.

La locandina del Convegno

Aperto dal Rettore prof. Francesco Priolo e dal direttore del DICAR (Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura) Prof. Matteo Ignaccolo, l’evento ha rappresentato lo spunto per approfondimenti sulla comunicazione e sulle nuove tecnologie messe in campo oggi in funzione del rischio sismico. A seguire gli interventi della prof.ssa Annalisa Greco (associato di Scienze delle costruzioni, Università di Catania), del dott. Rosario Fresta (presidente ANCE Catania), dell’ingegnere Mauro Scaccianoce (presidente Ordine degli Ingegneri di Catania), dell’architetto Sebastian Carlo Greco (presidente Ordine degli Architetti PPC di Catania), del geom. Agatino Spoto (presidente Collegio dei geometri e geometri laureati di Catania), del dott. Mauro Corrao (presidente Ordine Regionale dei Geologi Sicilia), del dott. Raffaele Azzaro primo ricercatore (Sezione Osservatorio Etneo, INGV Catania), dell’architetta Eleonora Bonanno (presidente Fondazione Architetti PPC Catania), dell’ingegnere Filippo Di Mauro (presidente Fondazione Ordine Ingegneri di Catania), dell’ingegnere Gaetano Laudani (ingegnere Capo Genio Civile Catania) e dell’ingegnere Salvatore Cocina (direttore generale della Protezione Civile Regione Siciliana). Un interessante Seminario Scientifico a cura del Prof.  Ivo Caliò, dell’Università di Catania, del Prof. Paulo B. Lorenço, University of Minho, e del Prof. Bassam Izzuddin, dell’Imperial College of London. ha mostrato ai tanti intervenuti l’enorme capacità tecnica di mettere in sicurezza gli edifici al fine di diminuirne la vulnerabilità.

Un momento del convegno

Nel richiamare la genesi delle norme che disciplinano la materia delle nuove costruzioni sino ai giorni nostri si è discusso delle capacità di mettere in sicurezza gli edifici storici, le scuole e l’edilizia privata e si è posto l’accento sulla necessità di adeguare i piani di PC dei comuni e su una mirata azione di comunicazione alla cittadinanza che spieghi la necessità di una pianificazione integrata che veda processi di rigenerazione urbanistica attraverso demolizioni e ricostruzioni e decostruzioni di manufatti obsoleti e di pessima qualità costruttiva. È stato posto l’accento sull’inadeguatezza strutturale dell’immenso costruito nel periodo 1960-1980 e sulla necessità di rivedere l’assetto urbanistico complessivo delle città e dei centri minori.

I terremoti del 1693 devastarono la Sicilia orientale, causando decine di migliaia di morti e feriti e lasciarono senza una casa centinaia di migliaia di persone. La sera del 9 gennaio 1693 un forte terremoto (Mn 6.2) colpì la Sicilia sud-orientale provocando danni gravissimi ad Augusta, Melilli, Floridia, Avola e Noto, e danni seri in diverse località delle attuali province di Catania, Siracusa e Ragusa. Questa scossa fu seguita nelle ore successive da numerose repliche fin quando, alle ore 13.30 dell’11 gennaio, un’altra violentissima scossa (Mn 7.4) devastò gran parte della Sicilia orientale e in particolare molte località del Val di Noto. Catania fu praticamente distrutta e contò 16.000 morti su una popolazione complessiva di 20000, Acireale, Augusta e circa settanta città e centri urbani nel ragusano, siracusano e catanese subirono danni gravissimi. I terremoti produssero anche vistosi sconvolgimenti del suolo in un’area molto vasta. I danni si estesero dalla Calabria meridionale a Malta e da Palermo ad Agrigento. Il terremoto fu fortemente avvertito in tutta la Sicilia, in Calabria settentrionale e in Tunisia. Effetti di maremoto si ebbero lungo la costa orientale della Sicilia da Messina a Siracusa. Le repliche continuarono per 2 anni e il processo di ricostruzione, durato alcuni decenni, fu accompagnato da un consistente flusso migratorio e segnò l’introduzione del barocco come canone architettonico. Diverse località furono ricostruite in luogo diverso e in alcuni casi (fra le tante Avola Vecchia, Noto Antica, Sortino Vecchia, Occhiolà-Grammichele) sono tuttora visibili tracce più o meno conservate dei centri abitati distrutti.

In Via Antonio di Sangiuliano a Catania, tra i numeri civici 235 e 237, accanto al Teatro Mario Sangiorgi, si può osservare una epigrafe che invita chi legge a tenere a mente quanto avvenne in quei due giorni del gennaio del 1693

È ormai convinzione condivisa che la riduzione del rischio non si risolve soltanto con norme e leggi e che l’azione dello Stato, delle Regioni dei Comuni e dell’intero Sistema di Protezione Civile deve essere accompagnata dalla funzione attiva dei cittadini, resi consapevoli delle caratteristiche di pericolosità del territorio in cui vivono. Il ruolo attivo e consapevole della popolazione può essere determinante ai fini della prevenzione dei rischi e della riduzione degli effetti di un evento calamitoso e concorre in modo decisivo alla risoluzione dell’emergenza.

Nella trecentotrentesima ricorrenza di questa catastrofe, il Dipartimento regionale di protezione civile ritiene di dover ricordare le vittime e le devastazioni con iniziative utili concernenti il rischio sismico e le sue possibili conseguenze, promuovendo per tutto l’anno numerosi momenti di riflessione, di informazione e di verifica sulla prevenzione sismica che coinvolgano anche i cittadini.

*Dirigente Vulcanologo Ente Parco dell’Etna

Con il titolo: da INGVTerremoti, stampa dell’epoca raffigurante la mappa della Sicilia con i luoghi colpiti dal terremoto del 1693. Questa può essere a buon diritto considerata una “antenata” delle moderne mappe macrosismiche [Fonte: Azzaro et al. (2008)

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Aldo Moro, martire di Stato https://ilvulcanico.it/aldo-moro-martire-di-stato/ Fri, 18 Nov 2022 11:10:29 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=22489 di Gaetano Perricone Il giudizio che Esterno Notte, la fiction televisiva capolavoro di Marco Bellocchio, consegna soprattutto ai giovani che non hanno vissuto la tragedia che cambiò la storia d’Italia e la nostra vita mi sembra netto e chiaro: la responsabilità politica della morte di Aldo Moro, giustiziato il 9 maggio 1978 dal brigatista rosso […]

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di Gaetano Perricone

Il giudizio che Esterno Notte, la fiction televisiva capolavoro di Marco Bellocchio, consegna soprattutto ai giovani che non hanno vissuto la tragedia che cambiò la storia d’Italia e la nostra vita mi sembra netto e chiaro: la responsabilità politica della morte di Aldo Moro, giustiziato il 9 maggio 1978 dal brigatista rosso Mario Moretti 55 giorni dopo il sanguinoso sequestro di Via Fani a Roma, fu del partito che lui presiedeva, la Democrazia Cristiana, che nulla fece concretamente per impedire la sua esecuzione avendo bisogno – con il pieno sostegno della CIA e del governo americano, che dopo i risultati delle elezioni politiche del 1976 temevano il “pericolo comunista” – di un martire di Stato (come urla disperata la figlia Maria Frida in uno dei passaggi più drammatici della fiction) per bloccare il rapidissimo avvicinamento del PCI al governo, in pratica quel “compromesso storico” su cui stavano lavorando lo stesso Moro e Enrico Berlinguer.

Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro

Anche se io e tanti della mia generazione tutto questo lo abbiamo ampiamente pensato nei lunghissimi 44 anni che ci separano da quei giorni terribili, mi ha colpito molto, anzi mi ha fatto proprio una grande impressione, che la televisione pubblica italiana, per decenni sconfinata prateria di lottizzazioni da parte di quel partito prima che passasse il testimone a nuovi lottizzatori, grazie al lavoro di un grandissimo regista e straordinari attori dal curriculum superbo, abbia portato davanti ai miei e ad altri occhi di testimoni di quel tempo e soprattutto davanti a quelli di tanti ragazzi, insieme ad una ricostruzione impeccabile sotto il profilo della cronaca, questa interpretazione neanche immaginabile fino a poco tempo dell’affaire Moro – come lo definì Leonardo Sciascia in un suo celebre libro -, che arriva anche a indicare in modo circostanziato nomi potentissimi e fino a qualche tempo fa intoccabili come primi responsabili politici dell’assassinio del presidente della DC.

Fausto Russo Alesi è Francesco Cossiga

Due su tutti: l’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti, che nella fiction, durante l’ultimo confessione al prete prima di essere ucciso, Moro confessa di odiare perché sapeva tutto e nulla fece per fermare i tragici eventi; il tormentatissimo ministro degli interni Francesco Cossiga, poi divenuto presidente della Repubblica, “per me come un figlio tra le ultime parole di Moro, che non riuscì e forse neanche provò a salvarlo. E poi, quelle altre implacabili sulla DC: “sono diventati intransigenti per me dopo essere stati il partito dei compromessi”. Quel partito che, negli incubi in cui Cossiga lo immagina liberato e vivo in ospedale e in un altro passaggio della fiction si reca compatto a casa Moro dopo il sequestro a consolare la famiglia come se lui fosse già morto, il presidente lascia sdegnato insieme a tutti i suoi incarichi.

Fabrizio Contri è Giulio Andreotti

So già quale sarà l’obiezione, anche giusta, di chi non accetta e mai accetterà la tesi di Bellocchio e di Esterno Notte: si parla di morti che hanno portato nella tomba i loro segreti e non possono dunque replicare e difendersi. La mia sensazione personalissima e fortissima, riflettendo a mente fredda sulle tre serate televisive che mi hanno profondamente appassionato ed emozionato nonostante conoscessi perfettamente fatti e personaggi, è che questa fiction trasmessa nella fascia di maggiore ascolto sul canale principale della televisione pubblica abbia messo davvero e definitivamente la pietra tombale su quella che è stata la storia politica della Prima Repubblica. E lo abbia fatto, in modo per molti inaspettato, condannando implacabilmente l’immagine di alcuni suoi potentissimi protagonisti.

Toni Servillo è Papa Paolo VI e Margherita Buy è Eleonora Moro

Non dico altro per non “spoilerare” per chi non abbia visto Esterno Notte e non voglio farlo. Aggiungo solo, dopo avere già lodato l’immensa bravura di Fabrizio Gifuni Aldo Moro, di Fausto Russo AlesiFrancesco Cossiga, di Toni ServilloPapa Paolo VI, quella già ampiamente nota della magnifica Margherita BuyEleonora Moro e l’agghiacciante maschera dell’ottimo Fabrizio Contri – Giulio Andreotti.  Ma nessuno degli altri attori è solo comparsa: bravissimi tutti, eccellenti i brigatisti rossi Daniela MarraAdriana Faranda e Gabriel MontesiValerio Morucci, inclini al rilascio di Moro che secondo loro avrebbe giovato di più ai terroristi e l’implacabile esecutore della sentenza di morte Davide ManciniMario Moretti.

Ringrazio la Rai per questo bellissimo lavoro, spero lo vedano in tanti, soprattutto i nostri figli e nipoti. Quella terribile pagina della nostra storia, che ha lasciato tracce incancellabili, merita di essere sempre oggetto di memoria e riflessioni.

Con il titolo: il ritrovamento del cadavere in via Caetani nella fiction Tv

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“Io, la Miracolata del gruppo destino” https://ilvulcanico.it/io-la-miracolata-del-gruppo-destino/ Wed, 16 Nov 2022 11:02:36 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=22446 di Patrizia Auteri  Sono trascorsi più di venti giorni e qui nel tribunale di Catania la situazione è ancora la stessa. Io, i miei colleghi e i giudici dell’ufficio Gip, costretti a lavorare in condizioni quasi impossibili, ospitati nel pianterreno, in postazioni di fortuna, in ambienti che si sono trasformati in cancellerie. Poco spazio per […]

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di Patrizia Auteri 

Sono trascorsi più di venti giorni e qui nel tribunale di Catania la situazione è ancora la stessa. Io, i miei colleghi e i giudici dell’ufficio Gip, costretti a lavorare in condizioni quasi impossibili, ospitati nel pianterreno, in postazioni di fortuna, in ambienti che si sono trasformati in cancellerie. Poco spazio per noi e per i fascicoli, tutto ammassato e difficile da gestire.

La mattina del 19 ottobre 2022, pur senza i miei amati tacchi a cui rinuncio per andare spedita al lavoro e con comode scarpe da tennis, sono comunque sempre l’ultima ad arrivare in ufficio.  Ci si mette pure l’ascensore fuori servizio a completare l’opera, e col fiatone arrivo al terzo piano dove nel pianerottolo trovo tutti i miei colleghi e i giudici  dell’ufficio Gip… Aspettano me…? pare proprio di sì…

’Eccola è arrivata!’’, (oddio ero più in ritardo del solito?) ‘Sei MI-RA-CO-LA-TA!!!!’’

Non si può accedere alle cancellerie, un nastro rosso sbarra l’ingresso al corridoio degli uffici e piano piano i racconti dei colleghi mi svelano l’accaduto. Com’è possibile che sia crollato il soffitto proprio sopra la mia postazione? Perché? Io e i miei colleghi eravamo in quella stanza poco prima del crollo, il pomeriggio precedente.

Mi soffermo proprio poco a cercare di comprendere le cause della tragedia sfiorata e mentre tutti mi raccomandano di accendere un cero alla Santuzza non appena uscita dal palazzo, il mio pensiero va alla “banalità” della vita, alle azioni e ai gesti ripetitivi ma rassicuranti per molti di noi. A tutto quello che viviamo, vissuto già da altri, all’andamento con ritmi sempre uguali dello spartito della nostra vita, e a come in un attimo tutto ciò può vacillare, creando smarrimento.  Perché la tanto odiata scrivania, tappezzata di fascicoli e carte, e la piccola stanza da condividere con altri due colleghi,  improvvisamente mi mancano, mancano alla mia “banale” ruotine. Perché oggi il vento soffia dove vuole, e non ti scompiglia forte i capelli, ma ti costringe a cambiare la tua solida posizione, a cercare altre vie e guardare le cose con occhi nuovi.

Oggi ‘’l’andante moderato’’ della nostra quotidianità diventa un ‘’andante con moto’’.  Ci guardiamo negli occhi cercando di dire qualcosa, di formulare teorie, ma siamo tutti abbastanza increduli e ci muoviamo senza sapere dove andare. Ma c’è poco da fare, rimbocchiamoci le maniche, impossibile pensare di fermare anche solo per un secondo questo motore e poi… io voglio rivedere i miei oggetti, il mio piccolo mondo sopra la mia grande scrivania, adesso sotterrato.

E’ un saliscendi continuo i primi tre giorni, e chi può, con l’autorizzazione dei VV.FF. e con il caschetto in testa preleva le cose più importanti e fascicoli urgenti dalle proprie stanze.  Io sono stata meno fortunata e ho tutto sotterrato da mattoni e calcinacci, e però guardando la mia scrivania e la mia poltrona, penso che ognuno di noi abbia un angelo. Come un angelo lo è stato l’operaio che, qualche giorno dopo, con destrezza e un pizzico di cavalleria ha estratto dalle macerie le mie cose.

E’ già difficile condividere lavoro e stanza” in tempi di pace” ed è da eroi tollerare questi “gruppi destino” che unisce esseri umani con storie e animi diversi dal tuo e ti costringono a conviverci. E in questo Palazzo di giustizia che oggi sembra piccolo e più inospitale del solito, ci trovano, dopo qualche giorno, una collocazione: l’aula 3 Gip dove quasi giornalmente si celebrano processi, oggi adibita a “maxi cancelleria” e il “gruppo destino” si allarga e mai denominazione è stata più azzeccata.  Abbiamo i fascicoli (quelli che sono riusciti a prelevare dal fatiscente terzo piano) “sistemati” pure sotto la scrivania, disagi notevoli nell’attesa della fine dei lavori di ripristino. Ma accomunati dalla condivisione di una esperienza nefasta, desiderosi di ritrovare presto la nostra serenità, conviviamo cercando di essere solidali, disponibili all’ascolto dei bisogni dell’altro e soprattutto ci regaliamo sorrisi che prima era impensabile spendere per il “collega” di lavoro.

Andiamo avanti così e, sperando che ci trovino una adeguata sistemazione, anche se non definitiva naturalmente, nel frattempo alleniamo il nostro spirito di adattamento e la nostra empatia.

 

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Superare il “Gender Gap”. Ora o mai più https://ilvulcanico.it/superare-il-gender-gap-ora-o-mai-piu/ Thu, 10 Nov 2022 06:08:45 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=22404 FONTE: COMUNICATO STAMPA L’uguaglianza di genere, la Diversity&Inclusion e la sostenibilità sociale sono  obiettivi a cui puntano sempre di più governi, istituzioni e imprese con grande energia e fermezza. La parità di genere è, infatti, uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu previsto dall’Agenda 2030 e la questione viene ribadita anche nel Piano nazionale di […]

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FONTE: COMUNICATO STAMPA

L’uguaglianza di genere, la Diversity&Inclusion e la sostenibilità sociale sono  obiettivi a cui puntano sempre di più governi, istituzioni e imprese con grande energia e fermezza. La parità di genere è, infatti, uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu previsto dall’Agenda 2030 e la questione viene ribadita anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per rilanciare lo sviluppo nazionale in seguito alla pandemia.

Ora o mai più, superare il gender gap, a cura di Anna Emanuela Tangolo e Gabriella Magistro, edito da Performat, è un testo nato da un team multisciplinare, in cui si è voluto rispondere ad alcune delle domande più ricorrenti sul tema e suscitare delle riflessioni importanti affinché dei veri cambiamenti possano essere messi in moto. Quali sono le rappresentazioni che le donne hanno di se stesse in Italia e nel mondo? Qual è il livello globale del Gender Gap? Quando raggiungeremo la piena parità? Quanto incidono i valori culturali sull’inclusività dei diversi Paesi del mondo? Ha senso parlare di leadership maschile o femminile o meglio parlare di leadership cooperativa, responsabile e inclusiva? Come bisognerebbe ripensare le organizzazioni, con quali nuovi paradigmi? Cos’è il Gep?

Al lettore viene offerto un punto di osservazione multidisciplinare: psicologico, sociologico, filosofico, organizzativo con riferimenti alla letteratura, al pensiero femminista, sempre in continua evoluzione, e agli studi di genere. I temi trattati sono diversi: le rappresentazioni che le donne hanno di se stesse in Italia e nel mondo, i copioni delle donne, i risultati di una ricerca sulle donne e il tempo, il livello globale del gender gap, l’influenza dei valori culturali sull’individuo e sui sistemi politici dei Paesi del mondo, il gender equality plan, le caratteristiche che deve avere una leadership inclusiva, i nuovi paradigmi delle organizzazioni.

Gabriella Magistro
Anna Emanuela Tangolo

L’obiettivo è quello di offrire al lettore la comprensione degli ostacoli psicologici, culturali e organizzativi che vanno rimossi per promuovere una nuova cultura di genere e l’utilizzo di un importante strumento per il raggiungimento dell’eguaglianza che è il Gender Equality Plan.

Ora o mai più, superare il gender gap, distribuito su Amazon, è stato curato da Anna Emanuela Tangolo, laureata in filosofia e psicologa, imprenditrice che ha fondato PerFormat scuola di psicoterapia, network di centri psicologici e business school, didatta e supervisore dell’European Association of Transactional Analysis (EATA), scrive saggi di psicoterapia e analisi transazionale e ha ideato e realizzato il marchio We-Empowering Women per sostenere l’affermazione di leadership inclusive e ridurre il gender gap e da Gabriella Magistro politologa, sociologa, dottoressa in psicologia clinica, giornalista e scrittrice, si occupa di formazione, progettazione, ricerca e consulenze per la comunicazione e collabora con PerFormat come coordinatrice del progetto Wheeppy, un podcast per il wellness, l’empowerment e l’intrattenimento delle donne e di chiunque abbia come prospettiva la diversity inclusion. Gli autori che hanno lavorato alla stesura della monografia: Tangolo Anna Emanuela, Spanu Maria Antonietta, Izzo Silvia, Magistro Gabriella, Cotov Maria,  Biondi Sabrina,  Brucciani Giacomo,  Giusti Vittorio.

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Bambini volanti più forti di tutto https://ilvulcanico.it/bambini-volanti-piu-forti-di-tutto/ Thu, 08 Sep 2022 04:59:23 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=22152 FONTE: ufficio stampa Fondazione Angelo D’Arrigo Insegnare ai più piccoli a volare, senza limiti né barriere. È questo l’obiettivo del progetto intitolato “Bambini no limits più forti di tutto”, realizzato da Sicilia Shrine Club, che sabato 10 settembre a Letojanni farà volare su un parapendio biposto una trentina di giovani di età compresa fra i […]

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FONTE: ufficio stampa Fondazione Angelo D’Arrigo

Insegnare ai più piccoli a volare, senza limiti né barriere. È questo l’obiettivo del progetto intitolato “Bambini no limits più forti di tutto”, realizzato da Sicilia Shrine Club, che sabato 10 settembre a Letojanni farà volare su un parapendio biposto una trentina di giovani di età compresa fra i 6 e i 17 anni.

Angelo D’Arrigo in volo sull’Everest

L’iniziativa sarà resa possibile grazie ai piloti dell’associazione Etna Fly del presidente Salvo Marchesano, sempre sensibile ai progetti di solidarietà, ed è stata sposata in pieno dalla Fondazione Angelo D’Arrigo.

Laura Mancuso

La Fondazione D’Arrigo è un ente di solidarietà nato su iniziativa di Laura Mancuso dopo la tragica morte del marito – aviatore, deltaplanista, etologo e studioso del volo – per promuovere iniziative di solidarietà concreta nei confronti di uomini e popoli emarginati e nell’indigenza materiale e culturale, garantire la tutela di qualsiasi essere vivente, nel rispetto degli ecosistemi e delle varie culture, sostenere iniziative di ricerca in campo scientifico, artistico, tecnologico e sportivo. “In ogni impresa che ha realizzato – ha detto Laura MancusoAngelo ha dimostrato come anche i limiti più impensabili potessero essere superati. Questa iniziativa non soltanto consentirà a giovanissimi partecipanti di vivere un’esperienza unica, ma insegnerà anche loro e a chi li vedrà volare come le barriere con cui ognuno di noi si confronta quotidianamente possono essere abbattute”.

Angelo D’Arrigo

Sicilia Shrine Club è un ente filantropico attivo nel Sud Italia attraverso Shrines International, che contribuisce alla gestione diretta e in proprio di 22 ospedali negli Usa, garantendo cure specialistiche e gratuite ai bambini. Nel territorio siciliano, oltre a organizzare i trasporti dei bambini e di un familiare per le cure in America, si occupa di realizzare attività ludico ricreative e culturali. “Per le attività rivolte ai minori – spiega il presidente di Sicilia Shrine Club, Maurizio Mancusonon amiamo distinguere i partecipanti tra bambini disabili, oncologici, autistici o altro. Questo significherebbe classificare le diversità ghettizzandoli, riducendo così la possibilità di integrazione e socializzazione. Le nostre attività vogliono donare ai più piccoli e alle loro famiglie spensieratezza, allegria e creare momenti di distrazione dai fardelli che quotidianamente sopportano”.

Bambini no limits più forti di tutto” ha ottenuto il patrocinio dei Comuni di Gallodoro e Letojanni, grazie ai sindaci Alfio Currenti e Alessandro Costa. Da sottolineare in particolare l’impegno dell’Amministrazione comunale letojannese, località in cui i parapendii atterreranno, che si è messa fin da subito a disposizione degli organizzatori per favorire la buona riuscita del progetto.

Ester Pantano, madrina della manifestazione

L’iniziativa, inoltre, avrà come madrina l’attrice Ester Pantano (nota per la sua partecipazione a fiction di successo come “Il commissario Montalbano”, “Imma Tataranni – Sostituto procuratore”, “Màkari” e molte altre) e come testimonial Roberto Bordonaro (direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell’Ospedale Nesima-Garibaldi di Catania), Riccardo Spampinato (direttore dell’Uoc Odontoiatria Speciale Riabilitativa dell’Ospedale Santa Venera e Santa Marta di Acireale) e Sasha Agati, (direttore del Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo Bambin Gesù dell’Ospedale di Taormina). Essenziale anche la collaborazione delle associazioni partner e dei loro operatori: Filippo Saia per il Lions club Letojanni Valle D’Agrò, Raffaele Baglieri con Il Sorriso degli Ultimi, Armando Sorbello dell’Aias di Acireale, Claudia Condorelli per Il Faro, Salvatore Privitera di Teniamoci per mano Onlus, Sebastiano Cutuli con Orsa Maggiore, Geri Muscolino per Humanitatis Progressum, Nunzio Mannino con Cuore Verde, Alessandro D’Angelo della Misericordia Letojanni Giuseppe Labita con Peoplehelpthepeople.

L’apertura della manifestazione, prevista per le ore 9, sarà segnata da un volo acrobatico di piloti professionisti che disegneranno il cielo con dei fumogeni ed eseguiranno evoluzioni spettacolari. Alle ore 13 circa è prevista la chiusura della manifestazione con la consegna dei premi ai meravigliosi “bambini volanti”.

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Riolo investe contro il caldo in officina: lavorare freschi, lavorare meglio https://ilvulcanico.it/riolo-investe-contro-il-caldo-in-officina-lavorare-freschi-lavorare-meglio/ Thu, 04 Aug 2022 10:17:11 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=21989 INSTALLATI IN TUTTE LE SUE OFFICINE GLI INNOVATIVI RAFFRESCATORI ADIABATICI PER IL BENESSERE DEI SUOI OPERAI FONTE: Ufficio Stampa Riolo PALERMO – Riolo investe oltre 120 mila euro per il benessere di oltre 100 meccanici. Il gruppo di concessionarie automobilistiche ha installato in tutte le sue officine, nella carrozzeria e nel suo centro consegne sei […]

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INSTALLATI IN TUTTE LE SUE OFFICINE GLI INNOVATIVI RAFFRESCATORI ADIABATICI PER IL BENESSERE DEI SUOI OPERAI

FONTE: Ufficio Stampa Riolo

PALERMORiolo investe oltre 120 mila euro per il benessere di oltre 100 meccanici. Il gruppo di concessionarie automobilistiche ha installato in tutte le sue officine, nella carrozzeria e nel suo centro consegne sei innovativi impianti di trattamento aria realizzati con raffrescatori adiabatici. Attraverso il principio fisico naturale per il quale l’acqua evaporando abbassa la temperatura dell’ambiente circostante, all’interno di questi locali è stato ricreato un luogo confortevole in cui nonostante il caldo estivo è possibile lavorare al meglio e volgere ogni tipo di mansione richiesta con una temperatura adeguata.

Un investimento necessario per il Gruppo Riolo che da sempre pensa al comfort dei suoi dipendenti. “Il rispetto delle persone non resta soltanto all’interno degli uffici e della zona vendita ma si estende anche a tutti gli altri comparti dell’azienda – spiega Iolanda Riolo, titolare delle aziende del gruppo -. Una soluzione di questo tipo permette ai nostri meccanici di lavorare in condizioni ottimali nonostante le temperature di queste estati ormai tropicalizzate. L’investimento permette di mettere al centro delle nostre aziende, ancora una volta, i lavoratori che sono il motore della nostra realtà”.

Il processo è semplice, altamente tecnologico ma ancora poco diffuso in Sicilia. Riolo è infatti l’unico gruppo del settore auto dell’Isola a godere di questi impianti industriali all’avanguardia. L’aria prelevata dall’esterno passa attraverso dei pannelli di cellulosa bagnati d’acqua, cede parte del suo calore durante il processo di evaporazione abbassando la sua temperatura. Un ventilatore, incorporato al raffrescatore, provvede poi a immettere nell’ambiente l’aria raffreddata attraverso canali e diffusori, espellendo l’aria calda esausta attraverso i portoni. “I raffrescatori adiabatici risultano particolarmente adatti ad ambienti di lavoro ubicati in capannoni industriali e locali nei quali, per esigenze logistiche e produttive, è necessario tenere aperte porte o finestre – spiega Gianluca Trapani, responsabile del service Riolo -. In ambienti di tal genere, il raffrescamento realizzato con sistemi tradizionali a ciclo frigorifero ha scarsissima efficienza, oltre ad avere costi d’impianto, di esercizio e di manutenzione molto elevati”.

Ora l’idea, invece, è quella di migliorare il comfort per effetto della riduzione della temperatura nell’ambiente di lavoro. “Il sistema, realizzato dalla FuturClima, con la consulenza tecnica e sotto la supervisione dell’ingegnere Baldassare Bua della EcoEnerSol, consente di ricambiare l’aria nei nostri locali di officina e carrozzeria circa 17 volte ogni ora, realizzando un lavaggio continuo dell’intero volume d’aria – prosegue Trapani -. Nonostante nei nostri locali siano installati secondo normativa gli aspiratori per i gas di scarico in ogni postazione di lavoro, il costante e veloce ricambio dell’aria consente di spingere fuori anche i gas di scarico generati dagli spostamenti dei veicoli e dai ristagni d’aria. Questo determina anche un miglioramento della salubrità dell’aria e dell’igiene ambientale, aumentando anche la sicurezza anti-Covid”.

Il miglioramento delle condizioni ambientali crea così un ambiente di lavoro molto più confortevole, garantendo anche produttività e concentrazione dei tecnici e di conseguenza abbattendo anche il rischio d’infortuni. “Il rispetto dell’ambiente è un tema molto caro alla nostra azienda e ai marchi che rappresentiamo – conclude Trapani -. L’assenza di macchine frigorifere riduce dell’80% il consumo di energia elettrica. È infatti richiesta la sola energia elettrica necessaria al funzionamento dei ventilatori che servono a spingere l’aria raffrescata all’interno dei locali. Consumi di energia notevolmente ridotti e assenza di gas refrigeranti (notoriamente molto inquinanti) equivalgono quindi ad un notevole abbattimento dell’impatto ambientale”.

(Gaetano Perricone). Ringrazio l’ufficio stampa di Riolo e Federica Virga per quest’ottimo e prezioso comunicato stampa, che ci informa di una brillante e innovativa scelta aziendale per rendere migliori le condizioni ambientali di lavoro nelle officine del Gruppo con il caldo sempre più feroce e in prospettiva ahimè sempre più intenso in futuro, con l’incalzare delle conseguenze del riscaldamento globale. Lo pubblico integralmente per i lettori del Vulcanico non solo perché trovo la notizia interessante in assoluto, ma anche e soprattutto perché in tempi di sfruttamento bieco del lavoro e dei lavoratori una iniziativa del genere va in direzione del tutto opposta e dunque credo vada adeguatamente divulgata e valorizzata. Pubblicità occulta? Se un’azienda decide di promuoversi rendendo migliori le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, ben venga un scelta del genere 

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Ma quante nuove Guide al Centro Emozioni Vulcaniche … https://ilvulcanico.it/ma-quante-nuove-guide-al-centro-emozioni-vulcaniche/ Mon, 11 Jul 2022 05:01:54 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=21955 di Giuseppe Riggio Addio Vincenzino “custode dell’osservatorio”, Turi detto “marteddu”, Carmelo il pioniere, Antonio il coraggioso. Abbiamo scritto di voi. Ben prima siete stati ricordati dai grandi viaggiatori del passato. Patrick Brydone nel 1770 si affidò ciecamente al “Ciclope”, la guida dell’Etna che lo condusse – così racconta lo scozzese- per “luoghi mai calcati da […]

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di Giuseppe Riggio

Addio Vincenzino “custode dell’osservatorio”, Turi detto “marteddu”, Carmelo il pioniere, Antonio il coraggioso. Abbiamo scritto di voi. Ben prima siete stati ricordati dai grandi viaggiatori del passato. Patrick Brydone nel 1770 si affidò ciecamente al “Ciclope”, la guida dell’Etna che lo condusse – così racconta lo scozzese- per “luoghi mai calcati da piede umano”.

Per decenni, durante il Novecento, i professionisti etnei del turismo in montagna sono stati considerati anche gli affidabili osservatori dei fenomeni vulcanici, testimoni oculari che gli scienziati interpellavano rigorosamente prima di ogni sopralluogo. Da domani il mondo delle visite guidate sui vulcani siciliani cambierà molto. Racconteremo altre storie, probabilmente molto diverse da quelle del passato.

La guida Biagio Motta detto il Ciclope

La rivoluzione sta avvenendo sotto traccia, ma presto diventerà realtà. In pratica il Collegio regionale delle guide alpine e vulcanologiche è stato commissariato dall’Assessorato regionale al turismo e un professionista incaricato dalla Regione ha indetto una nuova selezione per 80 posti di Guida Vulcanologica. Considerato che l’intero Collegio attualmente conta 65 membri significa che entro due anni l’offerta di accompagnamento sarà più che raddoppiata tra Etna e Stromboli. Centoquarantacinque guide saranno quindi stabilmente disponibili, con la possibilità per ciascuna di loro di condurre gruppi da 20 turisti e quindi potenzialmente ogni mattina potrebbe mettersi in marcia un popolo composto da 2900 persone, desideroso di osservare da vicino l’attività dei vulcani attivi siciliani.

In pratica ovviamente non sarà così, ma suscita pensieri angoscianti, a chi ama i nostri coni fumanti, l’idea stessa che l’offerta di visite guidate possa raggiungere livelli di questo tipo. Cosa ne resterà dell’approccio individuale, personale, intimo a un ambiente che da sempre ha ispirato pensieri altissimi ed emozioni indimenticabili? Ma anche il ruolo stesso delle guide dell’Etna, con la loro storia pluri-secolare considerato che risultavano già organizzate nel 1880, ma attive – come abbiamo visto- anche nel diciottesimo secolo, quanto verrà stravolta da questa iniziativa dell’assessore regionale, Manlio Messina?

Da parte sua l’Assessore ha ovviamente spiegato le sue ragioni: la domanda turistica esiste ed è in aumento, perché non offrire posti di lavoro? Il ragionamento da un certo punto di vista non fa una grinza. Quello che non convince sono i numeri messi in campo, non la volontà assessoriale di offrire opportunità di lavoro. Immettere 80 nuovi operatori in soli due anni significherà un inevitabile congestionamento della fruizione su spazi che, ricordiamolo, sono molto limitati e governati da ordinanze dei vari sindaci che ne penalizzano ancora di più la fruizione.

La guida Antonio Nicoloso fotografato da Santo Scalia nel 2002

Di fatto la “riserva di caccia” attualmente garantita alle guide dalle discusse ordinanze sindacali si ferma a 2900 metri sul Mongibello e a circa 400 metri sul “faro del Tirreno”. Si tratta oltretutto di accompagnamento imposto dai sindaci e non scelto dagli escursionisti, come invece avviene su tutte le altre montagne italiane, anche quelle ben più impegnative e pericolose. Basti pensare a tutti i sentieri esposti e difficili esistenti sulle Alpi, oppure alla questione appena tragicamente emersa sulla Marmolada del crollo dei ghiacciai. Inoltre per i vulcani siciliani occorre considerare che si tratta di ambiti geograficamente molto limitati.

L’offerta che l’Assessorato regionale al turismo intende potenziare è infatti quella tipicamente rivolta alla fruizione dei crateri attivi siciliani, che esercitano una forza di attrazione magnetica, ma che di fatto sono vietati quasi stabilmente, perché nessuna autorità vuole ormai rischiare di prendersi una denuncia in caso di incidenti. I sindaci sostanzialmente preferiscono proibire a tutti (sulla carta), piuttosto che ritrovarsi facilmente in tribunale. Una parte delle guide etnee ha avanzato anche un ricorso al Tar per cercare di opporsi allo stravolgimento quantitativo del loro ambito lavorativo.

Facile bollare questo tipo di iniziative come una difesa da parte di chi già opera e guadagna contro i nuovi potenziali concorrenti. In realtà, come abbiamo visto, ci sono invece aspetti di non poco conto che coinvolgono il rapporto stesso del “popolo dei montanari” e degli appassionati con gli amati vulcani siciliani. La modalità in cui avverrà la fruizione di luoghi speciali quali sono l’Etna e lo Stromboli riguarda non solo i professionisti e i loro accompagnati. Ridurre i vulcani attivi a una sorta di angusto centro commerciale in cui affollarsi per osservare da lontano la presenza di una “star” dello spettacolo, non farà bene alla reputazione e al rispetto che è dovuto a territori di eccezionale bellezza e valore naturalistico. Così come la professione di guida non può essere a tal punto inflazionata, da ridursi a quella di esperto del grande centro commerciale in cui provare a vendere boccette contenenti brividi vulcanici.

Probabilmente basterebbe ridurre i posti da mettere a concorso a un numero ragionevolmente compatibile con i 65 professionisti già in attività per far valutare in maniera diversa tutta l’iniziativa assessoriale. Lasciando così oltretutto ulteriori spazi per assicurare nei prossimi anni il necessario ricambio generazionale. E nel frattempo mettere mano seriamente al dossier “fruizione vulcani attivi”, che resta una anomalia tutta siciliana, ridondante di divieti e proibizioni, mentre i veri pericoli si corrono su cime che sono ben lontane dalla nostra magnifica isola, ma dove -giustamente- gli stessi soccorritori sottolineano che il “rischio zero in montagna non esiste”.

Con il titolo: l’Etna e lo Stromboli (dal web) 

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L’8 maggio 1992 il bavaglio a L’Ora. L’8 e 9 maggio 2022 tre appuntamenti a Palermo per ricordare che “E’ sempre L’Ora” https://ilvulcanico.it/l8-maggio-1992-il-bavaglio-a-lora-l8-e-9-maggio-2022-tre-appuntamenti-a-palermo-per-ricordare-che-e-sempre-lora/ Thu, 05 May 2022 09:37:40 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=21526 Il comitato de L’Ora edizione straordinaria ha organizzato per la mattinata di domenica 8 maggio e la sera del 9 maggio a Palermo tre appuntamenti in coincidenza con la data di chiusura del giornale avvenuta proprio trent’anni fa. Dopo l’intitolazione della strada in cui sorgeva la redazione, il 29 settembre 2019, arriva oggi un altro importante riconoscimento […]

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Il comitato de L’Ora edizione straordinaria ha organizzato per la mattinata di domenica 8 maggio e la sera del 9 maggio a Palermo tre appuntamenti in coincidenza con la data di chiusura del giornale avvenuta proprio trent’anni fa. Dopo l’intitolazione della strada in cui sorgeva la redazione, il 29 settembre 2019, arriva oggi un altro importante riconoscimento non solo al giornale L’Ora ma al ruolo della stampa e dei giornalisti da parte della Città di Palermo con la posa e l’inaugurazione a Villa Bonanno del Cippo Sofia.
Ecco il programma:
Alle ore 10 a Villa Bonanno, davanti alla Questura sarà inaugurato il Cippo Sofia dedicato dal Comune alla famiglia di giornalisti de L’Ora, Nino, Marcello e Nino jr, che furono protagonisti della vita cittadina e prestigiose firme del quotidiano. Daniele Billitteri ricorderà la famiglia Sofia e in particolare Nino che lasciò il giornale L’Ora nel 1980 dopo essere stato punto di riferimento per le giovani generazioni dei cronisti di nera.
Alle ore 11,30 in via Giornale L’Ora si terrà l’iniziativa È sempre L’Ora per ricordare come a trent’anni dalla sua chiusura la memoria, la tradizione e l’identità del quotidiano del pomeriggio siano ancora vivi e presenti nella realtà giornalistica italiana grazie al comitato de L’Ora edizione straordinaria. Previsto l’intervento di Salvo Piparo con un cunto sul giornale L’Ora e gli intermezzi musicali della Street band del Brass Group di Palermo, grazie alla generosa collaborazione del maestro Ignazio Garsia,
Lunedì 9 maggio alle ore 21, nell’ambito del Supercineclub del Rouge et Noir di piazza Verdi 8, si proietterà L’ultima minaccia, il film simbolo del rapporto tra giornalismo e cinema. L’iconico Humphrey Bogart interpreta il ruolo di un direttore impegnato a impedire la vendita del suo giornale e a condurre in porto la sua battaglia contro la criminalità organizzata. È il film che contiene la leggendaria battuta “E’ la stampa bellezza, la stampa. E tu non ci puoi fare niente… niente” ed è il modo più appropriato per ricordare il grande ruolo del giornale L’Ora. Biglietto per il film: 5 euro (4 euro per gli under 30).
La proiezione sarà preceduta alle 20.30 da un incontro con i giornalisti de L’Ora Gian Mauro Costa e Franco Nicastro.
In questi giorni che precedono gli eventi palermitani per ricordare i trent’anni senza L’Ora, sulla pagina Facebook L’Ora edizione straordinaria abbiamo scritto una serie di testimonianze su quei giorni tristi e indimenticabili per noi giornalisti di quella redazione. Ecco la mia, tra passione e nostalgia. Tanta.

I GIORNI DEL BAVAGLIO

di GAETANO PERRICONE

C’è una foto simbolica che ogni tanto ricompare sul web o sui social quando si parla o si scrive della tristissima chiusura del nostro giornale trent’anni fa, quell’8 maggio che per noi ragazzi dell’Ora resta un giorno scolpito a caratteri cubitali nella mente e nel cuore. Me la riguardo ogni volta con un misto di rabbia, nostalgia, sorriso. Sono io, imbavagliato con un fazzolettone bianco, poggiato sulle mie gambe c’è un cartello con una scritta che dice tutto: “A chi giova il bavaglio a L’Ora ?”.

In effetti questo scatto che mi fece conoscere per un giorno in tutta Italia, visto che fu pubblicato con grande rilievo, in qualche caso in prima pagina, da importanti testate nazionali, non risale agli ultimi giorni de L’Ora, ma a nove mesi dopo. Era una mattina di febbraio del 1993, al Teatro Biondo a Palermo era in programma la “Giornata dell’Informazione”, organizzata dall’Assostampa in collaborazione con l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali. Il nostro fu un blitz davvero spettacolare, un “fuori programma” a effetto come fu definito dalle cronache di allora: un gruppo di giornalisti e poligrafici ci presentammo imbavagliati, in segno di protesta contro il partito editore che dopo 92 anni aveva lasciato morire la gloriosa testata, seguendo così, con il bavaglio e in silenzio seduti sulle poltroncine del teatro tra gli spettatori, la manifestazione sindacale.

Poi fui soltanto io a togliermi il bavaglio per qualche minuto e a leggere a nome dei colleghi un comunicato della redazione. Mi vengono ancora oggi i brividi, ritrovando nel mio archivio una rassegna-stampa di quella giornata, nel rivedere le parole di quelle righe piene di rabbia e dolore che lessi sul palco del Biondo: “E’ singolare che L’Ora, il giornale che per primo si è battuto contro la mafia a lungo in solitudine, sia costretto a tacere quando l’antimafia è finalmente operante”. E ancora: “Sarebbe stato meglio intitolare questa manifestazione non giornata dell’informazione, ma giornata della disinformazione”. Toni molto polemici contro i vertici del partito proprietario della testata: “Il Pds vota la sfiducia in Parlamento per i gravi problemi occupazionali causati dalla manovra Amato e poi si comporta con noi come il peggiore dei padroni abbandonandoci!”. E il gran finale: “Dove non è riuscita la mafia è riuscito il Pds”. Parole, parole, parole. Rigurgiti di rabbia e grandi preoccupazioni per il nostro futuro professionale e la nostra vita. Ma ormai la tela era calata per sempre, tanti di noi avevano già da tempo imboccato nuove strade, quelli che restammo fino alla chiusura e lottammo come i leoni per provare a tornare in edicola, alla fine li seguimmo verso altri lidi professionali.

Torno indietro nel tempo, alle ore che precedettero quell’”Arrivederci” che fu l’indimenticabile titolo dell’ultimo numero del giornale. Lo faccio perché ho un altro ricordo molto vivo che ha come protagonista il caro, grande David Sassoli, giornalista di razza e magnifica persona, presidente del Parlamento europeo, che ci ha lasciati prematuramente l’11 gennaio scorso.

Era la sera del 7 maggio 1992, quando David Sassoli, inviato del Tg3 per la popolare diretta del programma “Omnibus” che quelli della mia generazione ricorderanno bene, venne nella redazione del giornale L’Ora, nella via che dal 29 settembre 2019 porta lo stesso nome. David provò a raccontare all’Italia cosa stava succedendo davvero in quel piccolo, ma grandissimo e glorioso giornale famoso nel mondo per le sue battaglie antimafia, perché la proprietà legata al PDS aveva deciso di chiuderlo per un beffardo destino 15 giorni prima della strage di Capaci, 70 giorni prima della strage di via D’Amelio. Lo fece con la ben nota, grandissima professionalità, ma anche con altrettanto garbo e gentilezza, un suo tratto distintivo, e con solidarietà nei nostri confronti. Intervistò tra gli altri anche me, allora componente del Comitato di redazione: fui duro con parole pesanti contro la proprietà, forse lo misi in difficoltà anche se lui mi aveva chiesto di non calcare troppo la mano. Ma alla fine mi ringraziò, parlammo un po’ della vicenda L’Ora ma anche di noi, colleghi quasi gemelli, era venuto al mondo quindici giorni prima di me, il 30 maggio 1956. Mentre scrivo questa storia mi commuovo molto, muoiono troppo presto le persone migliori, la gente perbene.

Come ho detto e scritto varie volte e anche nel nostro libro “L’Ora edizione straordinaria”, per chi come me ha avuto la fortuna e il privilegio, l’onore e l’orgoglio di essere cresciuto come giornalista e come uomo in quella redazione – misi piede nel mitico palazzetto di Piazzale Ungheria quando avevo 22 anni, ci rimasi fino all’ultimo giorno e ne uscii a 36 – quell’8 maggio 1992 fu e resta un momento tristissimo, la dolorosa conclusione di un periodo straordinario della mia esistenza. La sensazione beffarda e amarissima, che continua a restare in me più che mai viva dopo quasi trent’anni, è che al giornale L’Ora, al “mio” giornale, sia stata chiusa la bocca proprio nel momento in cui tante delle sue battaglie e inchieste che avevano fatto scalpore, ma avevano anche accresciuto il numero dei suoi nemici, stavano per diventare cronaca giudiziaria di questo Paese.

Seguirono mesi di grande mobilitazione: firme a sostegno, manifestazioni sindacali, tentativi velleitari di riaprire. Io continuai a restare in prima fila, a lottare, non riuscivo ad accettare che fosse finita. Tra le mie carte che testimoniano tutto quello che accadde in quei giorni, ci sono anche i numeri di quel periodo di “Giornalismo Siciliano”, periodico dell’Associazione Siciliana della Stampa, che si occupò ampiamente della vicenda L’Ora. Da rappresentante sindacale, scrissi vari articoli. In quello pubblicato sul numero di giugno-luglio 1992, c’è questo paragrafo che dà il senso della difficoltà del momento e del nostro stato d’animo, in questa cavalcata nella memoria mi piace riproporlo: “Palermo, dunque, resta priva in un momento tra i più drammatici della sua storia (segnato dalla strage mafiosa di Capaci, nella quale sono stati uccisi il giudice Falcone, la moglie e gli agenti della scorta e dalle gravissime crisi politiche alla Regione, al Comune ed alla Provincia) di uno strumento fondamentale per la democrazia. Ma nessuno sembra accorgersene: dopo i messaggi a pioggia, le novemila firme di solidarietà, le concrete promesse d’aiuto, le iniziative politiche che hanno segnato l’ultima settimana di vita del giornale, sulla chiusura de L’Ora cala una pesante, angosciosa coltre di silenzio. Sembra quasi una congiura: è come se, tra tutti coloro che a Palermo e a Roma (e sono tanti) vogliono che il giornale di Piazzetta Napoli taccia per sempre, si sia diffuso un inquietante tam-tam, che per oltre due mesi ha fino a oggi impedito che si parlasse pubblicamente della scomparsa della testata dalle edicole e del gravissimo e concreto rischio per oltre sessanta lavoratori, tra giornalisti e poligrafici, di rimanere disoccupati”.  Rileggo e mi rattristo molto, ma così è andata.

Ma tutto è ricominciato, in altri modi ma per quanto mi riguarda con identica passione e amore per la testata, a metà settembre 2019, il giorno in cui abbiamo lanciato questa pagina Facebook di memoria e attualità dal titolo molto evocativo. Da allora, per me, è ogni giorno “L’Ora edizione straordinaria”, insieme ai carissimi compagni di avventura Sergio Buonadonna e Roberto Leone, insieme ad altri colleghi della vecchia redazione che partecipano a questa nuova vita social. Ed è bello ed emozionante potere lasciare qui questa traccia personale dei giorni del bavaglio di trent’anni fa.

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