Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/ Il Blog di Gaetano Perricone Wed, 04 Jun 2025 16:27:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 Flussi piroclastici nel mondo … e sull’Etna https://ilvulcanico.it/flussi-piroclastici-nel-mondo-e-anche-sulletna/ Wed, 04 Jun 2025 16:00:53 +0000 http://ilvulcanico.it/?p=18820 di Santo Scalia La più famosa eruzione vulcanica della storia, universalmente conosciuta, sicuramente è quella del Monte Vesuvio avvenuta nell’anno 79 dopo Cristo, probabilmente il 24 ottobre. Al termine della sequenza esplosiva del vulcano, probabilmente nella mattina del 25, il collasso completo della colonna eruttiva determinò la formazione di flussi piroclastici che causarono la distruzione […]

L'articolo Flussi piroclastici nel mondo … e sull’Etna proviene da Il Vulcanico.

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di Santo Scalia

La più famosa eruzione vulcanica della storia, universalmente conosciuta, sicuramente è quella del Monte Vesuvio avvenuta nell’anno 79 dopo Cristo, probabilmente il 24 ottobre.

Al termine della sequenza esplosiva del vulcano, probabilmente nella mattina del 25, il collasso completo della colonna eruttiva determinò la formazione di flussi piroclastici che causarono la distruzione dell’area di Ercolano, Pompei e Stabia.

Cosa sono i flussi piroclastici? L’aggettivo piroclàstico [composto di piro– e clastico] è attribuito a “quei materiali che devono la loro genesi alle fasi esplosive del vulcanismo” [Treccani]. Cercando di essere più chiari, un prodotto piroclastico è quindi qualcosa che deve la sua formazione all’azione congiunta del fuoco (dal gr. πῦρ πυρός, «fuoco») e della frammentazione (dal greco κλαστός, «spezzato, sminuzzato», dal verbo κλάζω). Di questo fenomeno si è già parlato su questo blog (ilVulcanco.it), ma qui voglio ricordare alcuni aspetti legati alla storia del nostro vulcano, l’Etna.

Una colata piroclastica, detta anche flusso piroclastico o nube ardente, è formata dal letale miscuglio di gas ad alta temperatura, granuli di lava, ceneri vulcaniche e massi di varie dimensioni che rotola giù lungo i pendii del vulcano, con un enorme potere distruttivo nella sua discesa dato dall’energia cinetica acquistata per azione gravitazionale e dall’alta temperatura dei suoi componenti.

L’Etna spesso viene visto come un vulcano dalle abitudini prevalentemente effusive. Ma analizzando l’attività, anche remota, della nostra montagna vediamo che sull’Etna si sono verificati episodi di attività esplosiva particolarmente intensi, e che flussi piroclastici sono scesi anche lungo i suoi fianchi. E ciò non solo in epoche remote, ma anche in tempi recentissimi!

Proprio qualche giorno fa, nella mattinata del 2 giugno, nel corso del quattordicesimo episodio eruttivo avvenuto nell’anno in corso, il crollo di una parte del cono del Cratere di Sud-Est ha dato origine ad una valanga piroclastica che è scesa velocemente in direzione della Valle del Leone nella quale si è inoltrata per più di tre chilometri.

Il web pullula di immagini spettacolari e preoccupanti che mostrano l’enorme nuvola scura che si espande sulle pendici nord-orientali del vulcano, mentre numerosi turisti ed escursionisti osservano, affascinati e/o terrorizzati, l’evoluzione del fenomeno.

Un’idea di quanto accaduto si può avere guardando il video realizzato dal sito Etna 4 Seasons ( www.etna4seasons.it ) che ringraziamo per averne gentilmente concesso la riproduzione:

https://www.facebook.com/share/v/1AHUYpdfZB/

Fortunatamente non ci sono state vittime! Così non sarebbe stato se il crollo di parte del Cratere fosse stato più esteso; se il vento non avesse indirizzato, proprio in quei minuti, il flusso in direzione della Valle del Leone e non verso luoghi vicini, quali Pizzi Deneri e Piano delle Concazze; se, anziché la parte settentrionale, a crollare fosse stata quella meridionale, cosa che avrebbe indirizzato il mortale flusso in direzione del frequentatissimo Piano del Lago.

Ci si può porre una domanda: in passato erano già accaduti eventi del genere?

All’incirca 15.000 anni fa «durante un’intensa fase esplosiva caratterizzata da una serie di eruzioni pliniane, che hanno causato la formazione di una caldera» fu prodotta «una serie di depositi piroclastici ampiamente distribuiti sui fianchi dell’Etna» (dal blog IlVulcanico, 5 gennaio 2020).

Flusso piroclastico del 2006 (credits M.D.V. Etna Walk)

Ma anche nel passato recente si sono verificati flussi piroclastici lungo i pendii etnei: alcuni erano già stati osservati sull’Etna nel 2006 – come di seguito documentato dalla foto gentilmente concessa da Giuseppe Distefano (EtnaWalk) – nel 2012 (grazie alla impressionante testimonianza dell’amico Saro Barbagallo (vedi filmato) e nel 2013, foto realizzata dall’Autore

Un modesto flusso piroclastico originato nel corso dell’attività parossistica del Cratere di Sud-Est del 27 aprile 2013

«Nel mattino del 11 febbraio 2014, alle ore 06:07 GMT (=ore locali -1), dal basso versante orientale del cono del Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) dell’Etna, si è staccato un volume di roccia instabile e parzialmente calda, formando una sorta di frana o valanga dall’aspetto molto simile ad un flusso piroclastico, che in circa un minuto è scesa sulla ripida parete occidentale della Valle del Bove, arrestandosi sul terreno più pianeggiante sul fondo della Valle […] Il flusso si è rapidamente allargato mentre avanzava sul campo lavico del 2008-2009, ricoprendolo quasi per intero, e raggiungendo il fondo della Valle del Bove con un fronte largo circa 1 km.». Così veniva descritto l’evento in un “aggiornamento” emesso dall’Ingv alle ore 08:20 di quel giorno.

 

Un modesto flusso piroclastico originato nel corso dell’attività parossistica del Cratere di Sud-Est del 27 aprile 2013

Il video della registrazione dell’evento dell’11 febbraio 2014 (ripreso dalla telecamera termica dell’INGV-Osservatorio Etneo posta a Monte Cagliato, sul fianco orientale dell’Etna) si può ammirare sul canale internet Youtube.

In seguito a questo episodio, che in altre situazioni avrebbe potuto anche avere conseguenze tragiche, la Prefettura di Catania vietò le escursioni, oltre che alle alte quote, anche nella parte alta della Valle del Bove. L’accesso alla Valle rimase vietato fino all’agosto dello stesso anno.

Flusso piroclastico del 2015 (immagine gentilmente concessa da G. Distefano – Etna Walk)

Nel 2015 nuovamente un episodio sull’Etna, documentato ancora una volta da Giuseppe Distefano (Etna Walk) e reperibile su Youtube.

Dal Bollettino settimanale Etna del 15/12/2020 pubblicato dall’INGV-OE di Catania

E ancora nella notte tra il 13 ed il 14 dicembre 2020, in concomitanza con un’intensa attività esplosiva al Cratere di Sud-Est, non uno, ma tre flussi piroclastici si sono distesi nell’alta area meridionale del vulcano; è stato sempre l’INGV (Bollettino settimanale Etna del 15/12/2020 – pagina 2) a darcene notizia: «[…] alle 22:15 si osservava un piccolo flusso piroclastico che si propagava dal fianco Sud-Ovest del SEC in direzione SSO. Alle 22:16, questo flusso si era già fermato e se ne generava un successivo più energetico, che ricalcando lo stesso percorso si espandeva per circa 2 km di distanza dal SEC in un tempo di ~40 sec (~50 m s-1), superando abbondantemente ad Ovest M.te Frumento Supino. Alle 22:30, si osservava un terzo flusso piroclastico di minore entità che si espandeva sempre in direzione SSO».

La didascalia allegata all’immagine chiarisce le varie fasi: “(a) fontana di lava e primo flusso piroclastico dal SEC osservati dalla telecamera termica della Montagnola (Sud) il 13 dicembre 2020. (b-k) sequenza della messa in posto del secondo flusso piroclastico dal SEC ripresa dalla telecamera termica di Nicolosi in 13 dicembre 2020 (Sud); (d) espansione del terzo flusso piroclastico dal SEC registrata dalla telecamera termica della Montagnola (Sud) il 13 dicembre 2020”.

Ma non è finita: nel corso dell’attività esplosiva ed effusiva del Cratere di Sud-Est (16 febbraio 2021) si è verificato un ulteriore flusso piroclastico, anche se di modesta entità. In rete si può vedere il filmato dell’evento, realizzato dall’Ingv, e quelle qui accanto sono alcune foto realizzate dal vulcanologo Boris Behncke.

 

Per completare l’informazione aggiungiamo alla lista anche un piccolo flusso, originato dal crollo parziale dell’orlo craterico del Sud-Est avvenuto in concomitanza con il 6° parossismo, quello del 24 febbraio.

Forse dobbiamo rivedere il nostro modo di avvicinarci alle quote più alte dell’Etna: fenomeni che credevamo non appartenessero al nostro vulcano, o che fossero soltanto dei ricordi di fasi evolutive molto lontane nel tempo, sono invece più frequenti di quanto non ci aspettassimo. Trovarsi nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, può risultare fatale.

E nel resto del mondo?

Particolare dalla carta dell’isola di Martinica di Juan Lopez (1781)

La storia degli eventi vulcanici avvenuti in epoca recente ci porta a ricordare una delle più note e catastrofiche colate piroclastiche accaduta nell’isola della Martinica: nella primavera del 1902 il vulcano chiamato la Montagna Pelée cominciò a dare segni di irrequietezza che sfociarono, l’8 maggio, in una catastrofica eruzione che distrusse completamente la città di Saint-Pierre, fiorente porto commerciale posto lungo la costa sud-occidentale, e uccise in pochi istanti i suoi più di 28.000 abitanti.

Frontespizio dell’opera di Lacroix (biblioteca personale)
Nuée ardente ( foto A. Lacroix – collezione personale)

Nel 1904 il vulcanologo Alfred Lacroix pubblicò un’opera imponente (in due volumi), descrivendo minuziosamente l’eruzione della Pelée in tutti i suoi espetti; in quell’occasione coniò il termine nuée ardente (cioè nube ardente), che ben rende l’idea del fenomeno che si era verificato, e che venne osservato e fotografato ancora il 16 dicembre ed il 25 gennaio dello stesso anno.

L’opera, dal titolo La Montagne Pelée et ses éruptions, è oggi disponibile oltre che come ristampa anastatica dei due volumi originali, anche in edizione digitale e resa fruibile gratuitamente al link della Bibliothèque numerique en histoire des sciences dell’Université de Lille, qui di seguito indicato :  IRIS.

 

La città di Sain-Pierre dopo la distruzione (cartolina postale – collezione personale)

La città di Sain-Pierre, come già detto, fu completamente rasa al suolo: rimasero in piedi solo alcuni dei muri orientati nella stessa direzione del flusso piroclastico e… la prigione, con dentro uno dei due soli sopravvissuti nella città: un detenuto, Auguste Ciparis – riportato spesso come Ludger Sylbaris – che, benché ustionato, si salvò grazie agli spessissimi muri della cella e alla posizione della finestra, rivolta dalla parte opposta al flusso.

Auguste Ciparis, in una cartolina d’epoca (collezione personale)
Manifesto del Circo Barnum & Baile – il sopravvissuto nella “silent city of death”

L’altro scampato alla morte, Léon Compère-Léandre, si trovava alla periferia della città e rimase miracolosamente vivo nonostante le ustioni e le ferite. Contrariamente a Ciparis che, liberato ed ottenuta la grazia, divenne una star internazionale grazie al Circo Barnum & Baile che lo portò in giro per il modo come attrazione mirabile, l’uomo sopravvissuto al giorno del giudizio”, Léon fu presto dimenticato.

Lo spettacolo che si presentò ai soccorritori fu tremendo, cadaveri o parti di essi erano sparsi un po’ dovunque. Si calcolò che la nube ardente avesse raggiunto la città in circa due minuti, alle 7:52, avendo viaggiato a circa 150 chilometri orari!

Purtroppo la Montagna Pelée non è il solo vulcano, oltre al Vesuvio, sul quale si verificano tali fenomeni. Oltre che dal collasso gravitazionale della colonna eruttiva non più sostentata dalla forza dei gas nel corso di una eruzione di tipo pliniano, tali valanghe si generano anche in seguito al crollo di parte dell’apparato vulcanico sommitale.

Nello stesso arcipelago di isole caraibiche, le Piccole Antille, anche un altro vulcano ha dato origine a flussi piroclastici, il vulcano Soufrière Hills nell’isola di Montserrat; il vulcano è tornato in attività nel 1995 dopo un lungo periodo di quiescenza, ha distrutto completamente la capitale dell’isola, Plymouth. Inoltre tanti altri vulcani della cosiddetta cintura di fuoco circumpacifica presentano manifestazioni di questo tipo: a titolo di esempio ricordiamo il Monte Sinabung (in Indonesia, Gunung Sinabung nella lingua locale), il vulcano filippino Mayon (sull’isola di Luzon, nelle Filippine), Il Pinatubo, sempre nelle Filippine, il vulcano Merapi (nell’isola di Giava in Indonesia) che nell’ottobre-novembre 2010 ha generato flussi piroclastici che hanno determinato la morte di 353 persone.

il Monte Unzen  (Unzendake, in Giappone, ad est di Nagasaki, nell’isola di Kyushu) è anche tristemente noto per aver causato, nel 1991 e sempre a causa di nubi ardenti, la morte dei noti coniugi vulcanologi francesi Katia e Maurice Krafft, oltre che di una quarantina di giornalisti e reporters.

In Italia non solo il Vesuvio (che ha generato modesti flussi piroclastici anche nel corso della sua ultima eruzione, quella del 1944) ma anche lo Stromboli nel 1930, e più recentemente nel corso delle cosiddette esplosioni maggiori del 3 luglio e del 28 agosto 2019, ha generato dei flussi piroclastici.

Per saperne di più sui vulcani di cui si è parlato, ma anche di tanti altri, può essere interessante consultare il Dictionaire des Volcans scritto dal vulcanologo Jean-Claude Tanguy e dal geologo Dominique Decobeq – redattore della  Revue de L.A.V.E (L’Association Volcanologique Européenne) – e pubblicato nel 2009 dalle Editions Jean-Paul Gisserot.

Con il titolo: Etna, il flusso piroclastico del 2 giugno 2025 (Foto Salvatore Lo Giudice)

 

 

 

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Flussi piroclastici sull’Etna e nel mondo https://ilvulcanico.it/flussi-piroclastici-sulletna-e-nel-mondo/ Wed, 04 Jun 2025 15:07:53 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25672 di Santo Scalia La più famosa eruzione vulcanica della storia, universalmente conosciuta, sicuramente è quella del Monte Vesuvio avvenuta nell’anno 79 dopo Cristo, probabilmente il 24 ottobre. Al termine della sequenza esplosiva del vulcano, probabilmente nella mattina del 25, il collasso completo della colonna eruttiva determinò la formazione di flussi piroclastici che causarono la distruzione […]

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di Santo Scalia

La più famosa eruzione vulcanica della storia, universalmente conosciuta, sicuramente è quella del Monte Vesuvio avvenuta nell’anno 79 dopo Cristo, probabilmente il 24 ottobre.

Al termine della sequenza esplosiva del vulcano, probabilmente nella mattina del 25, il collasso completo della colonna eruttiva determinò la formazione di flussi piroclastici che causarono la distruzione dell’area di Ercolano, Pompei e Stabia.

Cosa sono i flussi piroclastici? L’aggettivo piroclàstico [composto di piro– e clastico] è attribuito a “quei materiali che devono la loro genesi alle fasi esplosive del vulcanismo” [Treccani]. Cercando di essere più chiari, un prodotto piroclastico è quindi qualcosa che deve la sua formazione all’azione congiunta del fuoco (dal gr. πῦρ πυρός, «fuoco») e della frammentazione (dal greco κλαστός, «spezzato, sminuzzato», dal verbo κλάζω). Di questo fenomeno si è già parlato su questo blog (ilVulcanco.it), ma qui voglio ricordare alcuni aspetti legati alla storia del nostro vulcano, l’Etna.

Una colata piroclastica, detta anche flusso piroclastico o nube ardente, è formata dal letale miscuglio di gas ad alta temperatura, granuli di lava, ceneri vulcaniche e massi di varie dimensioni che rotola giù lungo i pendii del vulcano, con un enorme potere distruttivo nella sua discesa dato dall’energia cinetica acquistata per azione gravitazionale e dall’alta temperatura dei suoi componenti.

L’Etna spesso viene visto come un vulcano dalle abitudini prevalentemente effusive. Ma analizzando l’attività, anche remota, della nostra montagna vediamo che sull’Etna si sono verificati episodi di attività esplosiva particolarmente intensi, e che flussi piroclastici sono scesi anche lungo i suoi fianchi. E ciò non solo in epoche remote, ma anche in tempi recentissimi!

Proprio qualche giorno fa, nella mattinata del 2 giugno 2025, nel corso del quattordicesimo episodio eruttivo avvenuto nell’anno in corso, il crollo di una parte del cono del Cratere di Sud-Est ha dato origine ad una valanga piroclastica che è scesa velocemente in direzione della Valle del Leone nella quale si è inoltrata per più di tre chilometri.

Il web pullula di immagini spettacolari e preoccupanti che mostrano l’enorme nuvola scura che si espande sulle pendici nord-orientali del vulcano, mentre numerosi turisti ed escursionisti osservano, affascinati e/o terrorizzati, l’evoluzione del fenomeno.

Un’idea di quanto accaduto si può avere guardando il video realizzato dal sito Etna 4 Seasons ( www.etna4seasons.it ) che ringraziamo per averne gentilmente concesso la riproduzione:

https://www.facebook.com/share/v/1AHUYpdfZB/

Fortunatamente non ci sono state vittime! Così non sarebbe stato se il crollo di parte del Cratere fosse stato più esteso; se il vento non avesse indirizzato, proprio in quei minuti, il flusso in direzione della Valle del Leone e non verso luoghi vicini, quali Pizzi Deneri e Piano delle Concazze; se, anziché la parte settentrionale, a crollare fosse stata quella meridionale, cosa che avrebbe indirizzato il mortale flusso in direzione del frequentatissimo Piano del Lago.

Ci si può porre una domanda: in passato erano già accaduti eventi del genere?

All’incirca 15.000 anni fa «durante un’intensa fase esplosiva caratterizzata da una serie di eruzioni pliniane, che hanno causato la formazione di una caldera» fu prodotta «una serie di depositi piroclastici ampiamente distribuiti sui fianchi dell’Etna» (dal blog IlVulcanico, 5 gennaio 2020).

Flusso piroclastico del 2006 (credits M.D.V. Etna Walk)

Ma anche nel passato recente si sono verificati flussi piroclastici lungo i pendii etnei: alcuni erano già stati osservati sull’Etna nel 2006 – come di seguito documentato dalla foto gentilmente concessa da Giuseppe Distefano (EtnaWalk) – nel 2012 (grazie alla impressionante testimonianza dell’amico Saro Barbagallo (vedi filmato) e nel 2013, foto realizzata dall’Autore

Un modesto flusso piroclastico originato nel corso dell’attività parossistica del Cratere di Sud-Est del 27 aprile 2013

«Nel mattino del 11 febbraio 2014, alle ore 06:07 GMT (=ore locali -1), dal basso versante orientale del cono del Nuovo Cratere di Sud-Est (NSEC) dell’Etna, si è staccato un volume di roccia instabile e parzialmente calda, formando una sorta di frana o valanga dall’aspetto molto simile ad un flusso piroclastico, che in circa un minuto è scesa sulla ripida parete occidentale della Valle del Bove, arrestandosi sul terreno più pianeggiante sul fondo della Valle […] Il flusso si è rapidamente allargato mentre avanzava sul campo lavico del 2008-2009, ricoprendolo quasi per intero, e raggiungendo il fondo della Valle del Bove con un fronte largo circa 1 km.». Così veniva descritto l’evento in un “aggiornamento” emesso dall’Ingv alle ore 08:20 di quel giorno.

 

Un modesto flusso piroclastico originato nel corso dell’attività parossistica del Cratere di Sud-Est del 27 aprile 2013

Il video della registrazione dell’evento dell’11 febbraio 2014 (ripreso dalla telecamera termica dell’INGV-Osservatorio Etneo posta a Monte Cagliato, sul fianco orientale dell’Etna) si può ammirare sul canale internet Youtube.

In seguito a questo episodio, che in altre situazioni avrebbe potuto anche avere conseguenze tragiche, la Prefettura di Catania vietò le escursioni, oltre che alle alte quote, anche nella parte alta della Valle del Bove. L’accesso alla Valle rimase vietato fino all’agosto dello stesso anno.

Flusso piroclastico del 2015 (immagine gentilmente concessa da G. Distefano – Etna Walk)

Nel 2015 nuovamente un episodio sull’Etna, documentato ancora una volta da Giuseppe Distefano (Etna Walk) e reperibile su Youtube.

Dal Bollettino settimanale Etna del 15/12/2020 pubblicato dall’INGV-OE di Catania

E ancora nella notte tra il 13 ed il 14 dicembre 2020, in concomitanza con un’intensa attività esplosiva al Cratere di Sud-Est, non uno, ma tre flussi piroclastici si sono distesi nell’alta area meridionale del vulcano; è stato sempre l’INGV (Bollettino settimanale Etna del 15/12/2020 – pagina 2) a darcene notizia: «[…] alle 22:15 si osservava un piccolo flusso piroclastico che si propagava dal fianco Sud-Ovest del SEC in direzione SSO. Alle 22:16, questo flusso si era già fermato e se ne generava un successivo più energetico, che ricalcando lo stesso percorso si espandeva per circa 2 km di distanza dal SEC in un tempo di ~40 sec (~50 m s-1), superando abbondantemente ad Ovest M.te Frumento Supino. Alle 22:30, si osservava un terzo flusso piroclastico di minore entità che si espandeva sempre in direzione SSO».

La didascalia allegata all’immagine chiarisce le varie fasi: “(a) fontana di lava e primo flusso piroclastico dal SEC osservati dalla telecamera termica della Montagnola (Sud) il 13 dicembre 2020. (b-k) sequenza della messa in posto del secondo flusso piroclastico dal SEC ripresa dalla telecamera termica di Nicolosi in 13 dicembre 2020 (Sud); (d) espansione del terzo flusso piroclastico dal SEC registrata dalla telecamera termica della Montagnola (Sud) il 13 dicembre 2020”.

Ma non è finita: nel corso dell’attività esplosiva ed effusiva del Cratere di Sud-Est (16 febbraio 2021) si è verificato un ulteriore flusso piroclastico, anche se di modesta entità. In rete si può vedere il filmato dell’evento, realizzato dall’Ingv, e quelle qui accanto sono alcune foto realizzate dal vulcanologo Boris Behncke.

 

Per completare l’informazione aggiungiamo alla lista anche un piccolo flusso, originato dal crollo parziale dell’orlo craterico del Sud-Est avvenuto in concomitanza con il 6° parossismo, quello del 24 febbraio.

Forse dobbiamo rivedere il nostro modo di avvicinarci alle quote più alte dell’Etna: fenomeni che credevamo non appartenessero al nostro vulcano, o che fossero soltanto dei ricordi di fasi evolutive molto lontane nel tempo, sono invece più frequenti di quanto non ci aspettassimo. Trovarsi nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, può risultare fatale.

E nel resto del mondo?

Particolare dalla carta dell’isola di Martinica di Juan Lopez (1781)

La storia degli eventi vulcanici avvenuti in epoca recente ci porta a ricordare una delle più note e catastrofiche colate piroclastiche accaduta nell’isola della Martinica: nella primavera del 1902 il vulcano chiamato la Montagna Pelée cominciò a dare segni di irrequietezza che sfociarono, l’8 maggio, in una catastrofica eruzione che distrusse completamente la città di Saint-Pierre, fiorente porto commerciale posto lungo la costa sud-occidentale, e uccise in pochi istanti i suoi più di 28.000 abitanti.

Frontespizio dell’opera di Lacroix (biblioteca personale)
Nuée ardente ( foto A. Lacroix – collezione personale)

Nel 1904 il vulcanologo Alfred Lacroix pubblicò un’opera imponente (in due volumi), descrivendo minuziosamente l’eruzione della Pelée in tutti i suoi espetti; in quell’occasione coniò il termine nuée ardente (cioè nube ardente), che ben rende l’idea del fenomeno che si era verificato, e che venne osservato e fotografato ancora il 16 dicembre ed il 25 gennaio dello stesso anno.

L’opera, dal titolo La Montagne Pelée et ses éruptions, è oggi disponibile oltre che come ristampa anastatica dei due volumi originali, anche in edizione digitale e resa fruibile gratuitamente al link della Bibliothèque numerique en histoire des sciences dell’Université de Lille, qui di seguito indicato :  IRIS.

 

La città di Sain-Pierre dopo la distruzione (cartolina postale – collezione personale)

La città di Sain-Pierre, come già detto, fu completamente rasa al suolo: rimasero in piedi solo alcuni dei muri orientati nella stessa direzione del flusso piroclastico e… la prigione, con dentro uno dei due soli sopravvissuti nella città: un detenuto, Auguste Ciparis – riportato spesso come Ludger Sylbaris – che, benché ustionato, si salvò grazie agli spessissimi muri della cella e alla posizione della finestra, rivolta dalla parte opposta al flusso.

Auguste Ciparis, in una cartolina d’epoca (collezione personale)
Manifesto del Circo Barnum & Baile – il sopravvissuto nella “silent city of death”

L’altro scampato alla morte, Léon Compère-Léandre, si trovava alla periferia della città e rimase miracolosamente vivo nonostante le ustioni e le ferite. Contrariamente a Ciparis che, liberato ed ottenuta la grazia, divenne una star internazionale grazie al Circo Barnum & Baile che lo portò in giro per il modo come attrazione mirabile, l’uomo sopravvissuto al giorno del giudizio”, Léon fu presto dimenticato.

Lo spettacolo che si presentò ai soccorritori fu tremendo, cadaveri o parti di essi erano sparsi un po’ dovunque. Si calcolò che la nube ardente avesse raggiunto la città in circa due minuti, alle 7:52, avendo viaggiato a circa 150 chilometri orari!

Purtroppo la Montagna Pelée non è il solo vulcano, oltre al Vesuvio, sul quale si verificano tali fenomeni. Oltre che dal collasso gravitazionale della colonna eruttiva non più sostentata dalla forza dei gas nel corso di una eruzione di tipo pliniano, tali valanghe si generano anche in seguito al crollo di parte dell’apparato vulcanico sommitale.

Nello stesso arcipelago di isole caraibiche, le Piccole Antille, anche un altro vulcano ha dato origine a flussi piroclastici, il vulcano Soufrière Hills nell’isola di Montserrat; il vulcano è tornato in attività nel 1995 dopo un lungo periodo di quiescenza, ha distrutto completamente la capitale dell’isola, Plymouth. Inoltre tanti altri vulcani della cosiddetta cintura di fuoco circumpacifica presentano manifestazioni di questo tipo: a titolo di esempio ricordiamo il Monte Sinabung (in Indonesia, Gunung Sinabung nella lingua locale), il vulcano filippino Mayon (sull’isola di Luzon, nelle Filippine), Il Pinatubo, sempre nelle Filippine, il vulcano Merapi (nell’isola di Giava in Indonesia) che nell’ottobre-novembre 2010 ha generato flussi piroclastici che hanno determinato la morte di 353 persone.

il Monte Unzen  (Unzendake, in Giappone, ad est di Nagasaki, nell’isola di Kyushu) è anche tristemente noto per aver causato, nel 1991 e sempre a causa di nubi ardenti, la morte dei noti coniugi vulcanologi francesi Katia e Maurice Krafft, oltre che di una quarantina di giornalisti e reporters.

In Italia non solo il Vesuvio (che ha generato modesti flussi piroclastici anche nel corso della sua ultima eruzione, quella del 1944) ma anche lo Stromboli nel 1930, e più recentemente nel corso delle cosiddette esplosioni maggiori del 3 luglio e del 28 agosto 2019, ha generato dei flussi piroclastici.

Per saperne di più sui vulcani di cui si è parlato, ma anche di tanti altri, può essere interessante consultare il Dictionaire des Volcans scritto dal vulcanologo Jean-Claude Tanguy e dal geologo Dominique Decobeq – redattore della  Revue de L.A.V.E (L’Association Volcanologique Européenne) – e pubblicato nel 2009 dalle Editions Jean-Paul Gisserot.

Con il titolo: Etna, il flusso piroclastico del 2 giugno 2025 (Foto Salvatore Lo Giudice)

 

 

 

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ETNAS: così funziona il sistema di allerta precoce di eventi eruttivi dell’INGV https://ilvulcanico.it/etnas-cosi-funziona-il-sistema-di-allerta-precoce-di-eventi-eruttivi-dellingv/ Wed, 04 Jun 2025 05:10:58 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25616 FONTE:https://ingvvulcani.com/  a cura di: Flavio Cannavò, Stefano Branca, Eugenio Privitera, Salvatore Giammanco (la foto con il titolo è di Vincenzo Greco) Il 2 giugno 2025 l’Etna ha avuto una nuova eruzione parossistica di grande intensità, iniziata di notte e durata diverse ore. L’attività è partita dal Cratere di Sud-Est, con esplosioni stromboliane di intensità e frequenza crescente che sono […]

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FONTE:https://ingvvulcani.com/ 

a cura di: Flavio Cannavò, Stefano Branca, Eugenio Privitera, Salvatore Giammanco

(la foto con il titolo è di Vincenzo Greco)

Il 2 giugno 2025 l’Etna ha avuto una nuova eruzione parossistica di grande intensità, iniziata di notte e durata diverse ore. L’attività è partita dal Cratere di Sud-Est, con esplosioni stromboliane di intensità e frequenza crescente che sono evolute in attività di fontana di lava. Successivamente, un collasso parziale del fianco settentrionale del cratere ha prodotto  un flusso piroclastico che si è riversato nella Valle del Leone, sollevando una nube di cenere e altro materiale piroclastico visibile in gran parte della Sicilia orientale. Il parossismo era stato preannunciato dal sistema di allerta precoce (early warning) dell’INGV Osservatorio Etneo.

Scopriamo insieme di cosa si tratta.

I sistemi di early warning (EW) o allerta precoce (rapida) sono sistemi che sfruttano la differenza tra la velocità di propagazione del fenomeno fisico e la velocità di trasmissione dei dati. In tal modo si ottiene un «tempo utile» per adottare misure di autoprotezione e misure automatiche per la mitigazione del rischio.

Sull’Etna è stato creato e sviluppato il sistema ETNAS (ETna iNtegrated Alert System) di rilevamento precoce (early detection), finalizzato a riconoscere in anticipo il verificarsi di fontane di lava e di apertura di fratture eruttive laterali.

L’intensa attività dell’Etna e i cospicui flussi di dati di monitoraggio acquisiti ed elaborati, nel tempo hanno permesso lo sviluppo di diversi strumenti di allerta automatica, disponibili in tempo reale, per monitorare i cambiamenti nello stato dell’Etna.

Attualmente le attività di sorveglianza dell’Etna condotte dalla Sala Operativa dell’Osservatorio Etneo dell’INGV si basano su un sistema di monitoraggio multidisciplinare tra i più avanzati al mondo composto da circa 160 stazioni, molte delle quali multiparametriche. La sala operativa dell’INGV-OE gestisce vari sistemi di allerta, a seconda dei parametri monitorati, come mostrato in figura 1.

Fig. 1: Sistemi d’allerta della Sala Operativa INGV-OE per fontane di lava esistenti sull’Etna
Figura 1 – Sistemi d’allerta della Sala Operativa INGV-OE per fontane di lava esistenti sull’Etna

Secondo l’ONU, attraverso la “Strategia internazionale per la riduzione dei disastri”(ISDR) del 2006, l’allerta precoce è “la diffusione di informazioni tempestive ed efficaci, attraverso istituzioni identificate, che consente alle persone esposte al pericolo di agire per evitare o ridurre il rischio e prepararsi per una risposta efficace“, ed è l’integrazione di quattro elementi principali:

  1. La conoscenza del rischio e la sua valutazione;
  2. Il monitoraggio e la previsione dei fenomeni per la stima tempestiva del rischio potenziale;
  3. La diffusione delle informazioni attraverso sistemi di comunicazione efficaci, sia verso agenzie governative locali e regionali sia verso il pubblico, affinché possano creare consapevolezza ed educazione;
  4. La risposta del sistema attraverso coordinamento, buon governo e piani d’azione adeguati.

Un sistema di allerta precoce è costituito da una catena di sistemi tecnologici nella quale due ruoli importanti hanno il sistema che riconosce l’evento (early detection) che si basa sulle fondamentali attività di ricerca e il sistema che comunica l’allerta, basato sui piani di protezione civile. Occorre tenere ben presente, tuttavia, che il sistema che effettua l’early detection (rilevamento precoce) è di competenza degli enti di ricerca preposti (Monitoraggio e previsione), che si occupano anche delle ricerche per la caratterizzazione dei rischi e la conoscenza dei fenomeni (Conoscenza del rischio). Di contro, il sistema che si occupa di diramare l’allarme è di competenza della protezione civile (Diffusione delle informazioni), così come l’elaborazione e l’attuazione dei piani di protezione civile (Risposta del sistema).

ETNAS è una piattaforma digitale in grado di aggregare molteplici sottosistemi di allertamento e dati indipendenti, singolarmente basati su modelli e/o dati geofisici e geochimici differenti per fornire il miglior strumento centralizzato possibile di allerta in caso di eruzioni. Il vantaggio di ETNAS è quindi quello di incanalare tutti gli avvisi in un unico contenitore, evitando la frammentazione delle informazioni. Inoltre, è un sistema standardizzato, quindi scalabile ed implementabile all’occorrenza.

Sulla base della frequente attività eruttiva di tipo parossistico dell’Etna, l’INGV-OE possiede una solida base statistica che ha consentito di sviluppare tale sistema. A partire dai dati di monitoraggio si è operato un approccio mediante Machine Learning, con applicazione ai dati di un algoritmo sviluppato tramite un motore a regole ad albero di decisione costruito in modo da ottimizzare le performance previsionali su una base di dati pregressa.

Le informazioni di ingresso di ETNAS possono essere singoli sottosistemi di warning (su diverse tipologie di dati di monitoraggio) che diano valori discreti e finiti in uscita, o dati processati in tempo reale capaci di apportare informazioni sullo stato del vulcano. Il prodotto in uscita di ETNAS è uno stato di warning ricavato dalle informazioni in ingresso. Si definisce successo del warning il caso in cui l’intervallo di tempo di warning interseca almeno un evento target, mentre di contro si definisce falso allarme il caso in cui l’intervallo di tempo di warning non interseca alcun evento target. Infine, si definisce mancato allarme il caso in cui un evento target non interseca alcun intervallo di tempo di warning.

Si è quindi operata una rigida valutazione quantitativa dei risultati di questo approccio, in modo da definire e discriminare la percentuale di successi (True Positive Rate – TPR), che fornisce la probabilità di rilevamento corretto, dalla percentuale di falsi allarmi (False Discovery Rate – FDR), che invece fornisce la probabilità di falsi allarmi. La valutazione prevede anche la definizione del tempo medio di anticipo dell’allerta rispetto all’inizio dell’evento (Ta) per gli eventi target rilevati con successo e della frazione di tempo in allarme (fta) rispetto all’intero periodo di funzionamento. Sulla base di questa valutazione, le regole dell’albero di decisione vengono ricavate in modo tale che le prestazioni dell’allerta aggregata in uscita ottimizzino un obiettivo ben definito.

Per ETNAS sono state attualmente definite due diverse combinazioni di obiettivi, una per ciascuno dei due stati di warning ipotizzati, denominati F1 e F2:

F1: successo completo nel catalogo storico (TPR ≈ 100%), minimo fta, e massimo Ta, indica un warning di primo livello con alta probabilità di accadimento imminente di fontane di lava (più esposto a falsi allarmi);

F2: massima percentuale di successi TPR e minimo numero di falsi allarmi FDR, indica un warning di secondo livello con altissima probabilità di accadimento imminente o in corso di fontane di lava (più esposto a mancati allarmi).

In aggiunta, ETNAS introduce uno stato di warning specifico per fenomeni di intrusione magmatica, etichettato con I (Intrusive), che segnala possibile attività intrusiva e relativa apertura di fessure eruttive. I valori associati a tale allerta sono due:

I0, che indica bassa probabilità di intrusione magmatica;

I1, che segnala alta probabilità di intrusione magmatica.

Questo warning al momento non ha una validità statistica, in quanto è stato testato solo su un caso (eruzione 24 dicembre 2018), per il quale lo stato I1 ha anticipato di 20 minuti l’apertura della frattura eruttiva.

I vantaggi di un approccio tramite il modello di Machine Learning scelto risiedono nel fatto che non è parametrico, che permette la gestione di dati di ogni tipologia possibile, che permette la selezione automatica delle variabili e nel fatto che è veloce.

Le elaborazioni e i risultati del sistema ETNAS sono resi fruibili sia tramite consultazione di un’interfaccia web su sito dedicato e riservato, sia tramite messaggi di allertamento prodotti automaticamente al superamento di soglie predefinite ed inviati al Dipartimento di Protezione Civile.

Fig. 2: Interfaccia web di ETNAS (essendo il sistema in continua evoluzione, l’interfaccia potrà assumere un aspetto diverso)
Figura 2 – Interfaccia web di ETNAS (essendo il sistema in continua evoluzione, l’interfaccia potrà assumere un aspetto diverso)

L’introduzione del sistema di messaggistica automatica ETNAS è finalizzata a rispondere all’esigenza delle strutture territoriali di protezione civile di avere una tempestiva informazione relativamente a fontane di lava ed intrusioni magmatiche. Il passaggio tra stati di warning è comunicato automaticamente attraverso l’invio di email e SMS ad un indirizzario prestabilito del DPC, del DRPC e dei Centri di Competenza.

Pur con le sue limitazioni, le prestazioni del sistema ETNAS sono su livelli molto elevati e ampiamente soddisfacenti. Calcolando infatti i parametri di performance per i warning automatici per il periodo 2011-2022 otteniamo i seguenti valori (Cannavò et al, lavoro in preparazione):


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Creta chiama, Etna risponde. ERO “sente” il rumore del sisma a 1000 km di distanza https://ilvulcanico.it/creta-chiama-etna-risponde-ero-sente-il-rumore-del-sisma-a-1000-km-di-distanza/ Sun, 25 May 2025 05:29:24 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25591 di Rosario Catania (team ERO) Alle pendici dell’Etna è attivo da un decennio il progetto del team E.R.O. acronimo di Etna Radio Observatory, un osservatorio per lo studio dei segnali radio di origine naturale Creando una stazione così vicina all’Etna, il team intende analizzare tutte le possibili sorgenti radio che un vulcano attivo potrebbe emettere, […]

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di Rosario Catania (team ERO)

Alle pendici dell’Etna è attivo da un decennio il progetto del team E.R.O. acronimo di Etna Radio Observatory, un osservatorio per lo studio dei segnali radio di origine naturale

Grafica che mostra i campi di indagine del progetto Etna Radio Observatory (cortesia E.R.O)

Creando una stazione così vicina all’Etna, il team intende analizzare tutte le possibili sorgenti radio che un vulcano attivo potrebbe emettere, dalle frequenze molto basse alle microonde. L’osservatorio svolge quindi un’attività al confine tra le misure fisiche di monitoraggio ambientale e la radioastronomia, passando per la vulcanologia.

Il campo principale di ricerca di E.R.O. è quello delle onde radio a bassissima frequenza (Very Low Frequencies, VLF) che forniscono informazioni sugli eventi fisici che si verificano sulla Terra, nella sua atmosfera e nella magnetosfera circostante. Quello delle basse frequenze è un tema che ha sempre affascinato i ricercatori, perché alle basse frequenze corrispondono onde molto lunghe, in grado di penetrare dove le normali trasmissioni radio si fermano e per lo stesso motivo è una regione di frequenze a lungo studiata in relazione agli eventi sismici. Infatti, solo un segnale a bassissima frequenza proveniente dalle rocce delle faglie in pressione, nelle fasi che precedono un evento sismico, sarebbe in grado di raggiungere la superficie attraversando chilometri di crosta terrestre! I segnali ricevuti a queste frequenze sono quindi definiti “la voce della Terra”, una sorta di finestra sull’attività temporalesca globale del pianeta, sull’attività della magnetosfera che circonda la Terra, sugli effetti dell’attività solare che interagisce con la magnetosfera terrestre, e forse anche una possibile chiave di lettura di alcuni eventi geofisici come terremoti ed eruzioni. Ma non solo basse frequenze!

Alcune misure vengono fatte direttamente sul campo (cortesia E.R.O)

Il progetto ERO vanta oggi due  stazioni funzionanti 24 ore al giorno, (di cui una completamente automatica ad energia solare), per la rilevazione di segnali radio naturali e rappresentano un laboratorio sperimentale per lo sviluppo di nuovi campi di indagine; sono a gestione remota e i segnali sono visibili pubblicamente online. Le stazioni prendono il nome dalla località in cui operano e sono, ERO-ETNAPARK, ERO-SANLEO, in quest’ultima è operativo un sistema per lo studio delle radiazioni a microonde per le emissioni termiche dell’Etna durante le fasi di una eruzione, con lo scopo di rilevare spot caldi sulla superficie, intesi come temperatura di brillanza di un corpo che emette calore, ancor prima dell’ episodio eruttivo stesso. In costruzione anche un ricevitore per indagini astrofisiche, nello specifico, un ricevitore per l’emissione dell’idrogeno neutro della nostra galassia, operante nelle microonde, conosciuta come riga a 21cm.

L’ERO-ETNAPARK è attrezzato per ricevere, analizzare e registrare questi segnali radio-naturali, con un sensore principale chiamato tecnicamente “SEARCH o INDUCTION COIL”, tradotto “Bobina di ricerca”, affiancato da altri due dispositivi. Il primo è un sistema costituito da due antenne che funzionano come una sorta di bussola (IDEAL LOOP): si tratta di una coppia di spire ortogonali, come quelle montate sulle imbarcazioni per identificare la posizione dei radiofari e far puntare la nave, anche in assenza di un segnale GPS. Il secondo è un geofono verticale, che non è altro che un microfono a pavimento, ma invece di catturare i suoni che viaggiano nell’aria come un microfono tradizionale, cattura i suoni e le vibrazioni che si propagano nel terreno. Le vibrazioni vengono trasformate in un debole segnale elettrico che viene poi amplificato, analizzato e registrato dalla stazione di monitoraggio. Lavorando su frequenze di pochi Hz, il geofono è in grado di “sentire” i terremoti che si verificano in un raggio che può arrivare a mille chilometri, ma è anche un orecchio sul vulcano, pronto a cogliere il minimo sussurro o tremore scatenato dall’Etna nel corso delle eruzioni (specialmente quelle a carattere parossistico-esplosivo). Dai dati raccolti negli anni infatti, si è osservato che quando il magma inizia a salire lungo i condotti eruttivi, ancor prima di vedere la superficie, può essere rilevato dal geofono della postazione, apparendo come un rombo alla frequenza di pochi Hertz. Tuttavia, lo studio comparativo di questi segnali microfonici con i campi elettromagnetici rilevati dal SEARCH COIL non ha ancora rilevato correlazioni tra tremori vulcanici e campi magnetici a bassa frequenza. Ma gli eventi di una certa gravità finora monitorati sono stati pochi (per fortuna!) e solo nel corso di anni di ricerca si potrà capire se campi magnetici ed eruzioni sono in qualche modo collegati e se possono essere utilizzati come allerta per un imminente fenomeno eruttivo. Per ora… sembrerebbe di no.

Evento sismico Mw 6.0 a Creta (Grecia), 22 maggio 2025

Distanza tra epicentro e stazioni E.R.O. (tratto da Google Earth)

Alle ore 05:19 italiane del 22 maggio 2025 si è generato un terremoto di magnitudo Mw 6.0 nel mare antistante l’isola di Creta (Grecia) a circa 62 km di profondità.

L’area interessata è inserita nella regione dell’arco ellenico, che interessa tre grandi placche, l’Africa, l’Eurasia ed l’Arabia. In particolare, Creta si colloca nella parte superficiale di quest’arco, con eventi sismici storici di magnitudo fino ad 8.

Nonostante la distanza tra l’epicentro e le stazioni E.R.O. (circa 1000Km), gli strumenti hanno registrato l’evento sismico in modo chiaro e direi in questo caso senza precedenti, in termini di definizione dell’impronta sismica, sia sui sismometri che sui magnetometri, in quest’ultimi determinata dall’effetto microfonico.

L’effetto microfonico in un magnetometro si riferisce alla risposta del sensore alle vibrazioni meccaniche. In pratica, il magnetometro, progettato per misurare variazioni nel campo magnetico terrestre, può interpretare le scosse sismiche e le vibrazioni del terreno come segnali magnetici, generando così “rumore” o artefatti nelle sue misurazioni. Le vibrazioni non sono solo le scosse dirette del terremoto, ma anche le vibrazioni strutturali dell’edificio o della piattaforma su cui è installato il magnetometro. Anche le onde acustiche a bassa frequenza (infrasuoni) generate dal sisma possono indurre vibrazioni meccaniche nel sensore. I magnetometri sono strumenti estremamente sensibili e qualsiasi vibrazione fisica o movimento del sensore o dei suoi componenti (cavi, involucro, ecc.) può indurre piccole variazioni nel campo magnetico locale o nel modo in cui il sensore interagisce con esso. Dopo un sisma, le vibrazioni possono essere intense e persistenti, causando una “rumorosità” significativa nel segnale di uscita del magnetometro.

Ed è il caso di questo evento sismico le cui onde giunte fino ai sensori ne hanno determinato lo scuotimento, marcando il loro passaggio in modo indelebile sui segnali registrati e visualizzati nelle immagini seguenti.

Sismogramma del sima di Creta catturato dal sensore LEGO (cortesia E.R.O)
Sismogramma del sima di Creta catturato dal sensore SISMUS NEODIMIO (cortesia E.R.O)
Spettrogramma del sima di Creta catturato dal sensore GEOFONO VERTICALE (cortesia E.R.O)

 

 

 

 

 

 

 

Spettrogramma del sima di Creta catturato dal magnetometro IDEAL LOOP (cortesia E.R.O)
Spettrogramma del sima di Creta catturato dal magnetometro SEARCH-COIL (cortesia E.R.O)

 

 

 

 

 

 

Conclusioni

La chiarezza con cui si è manifestato questo evento sismico nei grafici elaborati dalle stazioni E.R.O. mostra come un fenomeno naturale, seppur distante, può rappresentare un’occasione di approfondimento nello studio dei segnali radio naturali. Il geofono, che è un sensore geofisico adatto a registrare i movimenti del suolo, conferma che l’impronta visibile sia sul magnetometro lineare che sul magnetometro ortogonale, è quella di  un terremoto, che se anche avvenuto a 1000Km di distanza, ha prodotto lo scuotimento del suolo a tal punto da far muovere letteralmente i sensori con tale energia. E’ la prima volta che sul magnetometro ortogonale viene visualizzato un effetto microfonico con una tale definizione! Un motivo di orgoglio per tutto il team ed un episodio che arricchisce il database che Etna Radio Observatory ha costruito in 10 anni di applicazione.

Oggi Etna Radio Observatory collabora con l’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il Parco dell’Etna ed STMicroelectronics, grazie a convenzioni stipulate per attività di studio sui segnali radio naturali, coadiuvata dall’utilizzo di tecnologia MEMS e Microcontrollori.

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Piatti “a comegghiè” di vecchio chef solitario, se medesimo https://ilvulcanico.it/piatti-a-comegghie-di-vecchio-chef-solitario-se-medesimo/ Mon, 05 May 2025 16:19:03 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25532 di Gaetano Perricone Non avrei mai pensato nella mia carriera giornalistica di scrivere un pezzo del genere. Ma la vita,  con i suoi risvolti amarissimi, ci costringe improvvisamente a darci da fare per la nostra sussistenza. E così, nella tragica vicenda della malattia della mia adorata Daniela, sono diventato per necessità vecchio chef solitario, me […]

L'articolo Piatti “a comegghiè” di vecchio chef solitario, se medesimo proviene da Il Vulcanico.

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di Gaetano Perricone
Non avrei mai pensato nella mia carriera giornalistica di scrivere un pezzo del genere. Ma la vita,  con i suoi risvolti amarissimi, ci costringe improvvisamente a darci da fare per la nostra sussistenza. E così, nella tragica vicenda della malattia della mia adorata Daniela, sono diventato per necessità vecchio chef solitario, me medesimo, cucinandomi un po’ di piatti “a comegghiè”, a come vengono dal dialetto siciliano, cose semplici di mio gusto che ho potuto realizzare senza troppe difficoltà, che da un lato mi hanno consentito di compiere l’atto indispensabile di cibarmi, dall’altro mi hanno dato anche la possibilità di distrarmi da pensieri dolorosissimi.  In oltre un anno ho preparato tante cose diverse, pubblicando i piatti sul mio profilo Facebook. La mia guerriera sfortunata sarebbe orgogliosa di me. E adesso, come mi è stato più volte richiesto da alcune care amiche e sperando di fare loro cosa gradita, vecchio chef se medesimo ha deciso di raccogliere tutto e metterlo insieme in questo inimmaginabile articolo qui sul mio blog abbastanza seguito. L’ordine è sparso, mi sono rifatto al social senza pensarci troppo, senza prenderlo sul serio ovviamente, qualche piatto è ripetuto in modo diverso, altri se ne aggiungeranno. Cosa aggiungere? Divertitevi, buon appetito e non criticatemi, sono solo un vecchio chef inventato.
FAVE CON ATTUPPATEDDI DI VECCHIO CHEF
Vecchio chef solitario, se medesimo aveva assai spinno (desiderio, nordici) di fave e ne accatto’ mezzo chilo per farle con la pasta nica (piccola). Con forte prevalenza della fava.
Avevo anche molta voglia di tornare a cucinarmi per mettere da parte cattivissimi pensieri. Le fave ben lavate le ho riversate in una padella alta, con alla base un soffrittino di cipolle, ho aggiunto acqua e coperto la padella. Cottura di mezz’ora circa, il tempo di scunchiere (restringere), poi li ho mescolati con gli attuppatteddi (tubetti rigati marca R …o) preparati a parte, con tanticchia di salsetta di datterini a insaporire ulteriormente. Risultato più che lusinghiero, le fave erano belle citrigne e gustosissime. Complimenti a vecchio chef me medesimo.
Ps: stasera mi sono lasciato andare a descrizione sicula un pochino strascicata, montalbanesca direi, perché il piatto magnifico e affascinante m’ispirava molto così. Buona cena, amiche e amici cari
POLPETTE E PATATE FRITTE, COME I PICCIRIDDI
Ma quanto mi piacevano quando era bambino! Le preparava la nonna Giovanna, mamma di mio papà, fritte erano anche le polpette. Una goduria.
Oggi vecchio chef me medesimo si è scialato: le più che squisite polpette erano in umido, gentile omaggio della mia adorabile vivandiera Virginia (la mamma di mio nipote Andrea) e io mi sono limitato a friggere una montagnola di patate come eccellente contorno. Mi sono calato il tutto con lo stesso entusiasmo che avevo da picciriddo e che ho continuato ad avere in ogni età per polpette e patate fritte, accoppiata vincente. Buon pranzo, amiche e amici cari
IL CENONE DEL VECCHIO CHEF 
Vecchio chef me medesimo non ha voluto annegare nella struggente malinconia di questo tristissimo Capodanno solitario, nella nostra bella casa vuota con Daniela ricoverata in riabilitazione. Ho deciso dunque di auto gratificarmi come merito, com’è giusto che sia. Mi sono messo ai fornelli senza piangermi di sopra, non l’ho mai fatto e non apprezzo chi lo fa.
Il risultato sono questi eccellentissimi spaghettoni Rummo con salsa di datterino con tanta anciova (acciuga, per le amiche nordiche che mi seguono con entusiasmo), con ampissima spruvulazzata di mollica atturrata. Sono venuti troppo buoni, di cottura e di gusto. Ne calai assai, come vedete dalla padellona. Assai me ne sono pure divorati, ma altrettanti ne sono rimasti per l’adorabile rito della rivisitazione del giorno dopo, quando “riposati” sono ancora più gustosi. Li ha accompagnati la Birra Castello, che sarà volgare ma a me piace molto, poi una banana e un mezzo pandorino Bauli hanno completato il più che dignitoso e soddisfacente cenone del vecchio chef solitario. Buon cenone a tutti voi, non strafogatevi
LA GODURIA DEGLI ATTUPPATEDDI COI CECI 
Vecchio chef oggi si è super arricriato con una delle pietanze che più ama in assoluto. In realtà i ceci già pronti me li ha preparati e omaggiati un’adorabile vivandiera, la mamma di mio nipote. Io ci ho calato i magnifici “tubetti rigati” della Rummo, molto somiglianti a quelli che una volta chiamavamo “attuppateddi” (chissà come rideranno Roberta e Leila, le meravigliose amiche fisioterapiste di Daniela al Besta, alle quali ho somministrato un corso veloce e vastasello di dialetto siciliano) e per finire un filo di olio come Dio comanda. Cose troppe buone, con gusto speciale senza tempo
MA ANCHE LE TAGLIATELLE CON I CECI AL VECCHIO CHEF 
Passano i giorni e senza Daniela la nostra amata casa, che abbiamo voluto e realizzato con gioia ed entusiasmo, sembra sempre più vuota, un vuoto assordante. Ancora molti ne passeranno per la sua necessaria riabilitazione e dovrò sempre più adeguarmi a questa situazione di solitudine non scelta.
Mi manca moltissimo anche la sua passione e capacità culinaria. L’impegno e l’applicazione del vecchio chef me medesimo, oltre che per necessità, serve dunque anche per colmare per quanto possibile parte di questo grande vuoto, almeno in cucina. Ed è un vero piacere ogni giorno regalarle un sorriso facendole vedere in foto i piatti prodotti dal vecchio chef.
Oggi mi ispirarono le tagliatelle con i ceci, che amo moltissimo e il risultato fu ancora eccellente. Mi complimento con me stesso gustando, anzi ammuccando con estrema soddisfazione
2 – PENNETTE AL VECCHIO CHEF FRITTE
Eccole, dal frigorifero alla padella, le risaglie – come le definirebbe una mia carissima e simpaticissima amica – delle ottime pennette al sugo dell’altra sera. Come faceva mia nonna Giovanna, mamma di mio padre, suscitando la mia golosa ammirazione fin da bambino, doverosamente riciclate e fritte con tanticchia di olio, un uovo rotto di sopra, una spruzzata di parmigiano. Goduria autentica, sempre, viri chi manci. Il vecchio chef solitario si dà da fare.
Buona serata e buona cena. Adesso mi aspetta “Maigret e il condannato a morte”, in compagnia del mitico commissario su TOPCrime
ANELLETTI SENZA FORNO DI VECCHIO CHEF 
Su espressa e insistente richiesta di qualche amica, ma anche con lo spirito giusto, torna a farsi vivo vecchio chef solitario, me medesimo. Lo faccio alla fine di una giornata un po’ più serena, nella quale l’aria di mare mi fece smorcare il pititto, come avrebbe detto il commissario Montalbano.
E dunque stasera, con atavica ispirazione palermitana, ho aperto un pacco di anelletti della mia marca preferita, quella che comincia con R e finisce con O, e volendo evitare il forno li ho sottoposti a lunga e soddisfacente cottura (una ventina di minuti) e poi amalgamati con abbondante salsa di datterino. L’ampia spruvulazzata di parmigiano ha reso quanto mai gratificante la vorace ammuccata. Buona cena da vecchio chef, amiche e amici cari
1- PENNETTE AL VECCHIO CHEF
La mia autosufficienza alimentare per necessità migliora cena dopo cena: cose semplici, ma buone. Come le ottime pennette al sugo di stasera, cotte in pentola e poi ben rifinite e impregnate di salsa nella padella, che mi sono venute buonissime. Non posso che ribattezzarle, prendendomi adeguatamente per i … fornelli (più che i fondelli), “pennette al vecchio chef”. E con questo vi augurai ottima cena
Ps: non le ho mangiate tutte, anticipo qualche osservazione in proposito. Erano effettivamente assai, da buon palermitano abituato a porzioni generose mi abbucco’ la mano. Un po’ sono in frigorifero
PENNOTTI AL VECCHIO CHEF 
Si chiama così questa pasta della Rummo: pennotti rigati, penne in formato gigante, tredici minuti di cottura. Vecchio chef solitario me medesimo, sempre più a proprio agio tra i fornelli, li ha super conditi con una ben riuscita salsa di pomodorini piccadilly al tonno, con abbondante spruvulazzata finale di mollica atturrata (pan grattato abbrustolito, cari nordici). Me ne calai di gran gusto un piatto robusto, ma ne sono rimasti per un accattivante riciclaggio serale. Riempio il vuoto sempre più assordante e pesante lasciato dalla mia adorata guerriera in riabilitazione, cercando di mettercela tutta per non rimpiangere la sua maestria culinaria. È un impegno piacevole e rilassante, ma che pure mi commuove
ADORATE TRIGLIE FRITTE AL VECCHIO CHEF: CIAVURU DI MARE 
Oggi il vecchio chef Montalbano fu. Ho rivisto dopo otto mesi il nostro eccellentissimo pescivendolo di San Giovanni La Punta, che dopo avermi fatto festa chiamandomi “signor Lupo” – mi capita in varie putie (botteghe, nordici) locali e naturalmente lascio fare – e avermi chiesto di salutare Daniela, con lo sguardo rivolto verso le triglie, tornando alle vecchie abitudini, mi ha sussurrato: “Si pigghiassi”, se le prenda cari nordici, questo potete capirlo.
Detto fatto. Dopo un po’ sono finite nel posto giusto, nella padella con la giusta quantità di olio e hanno fatto la loro morte: fritte al naturale, come piace a me, senza passare dalla pur gradevolissima farina. Forse fu solo l’illusione di un entusiasta adoratore della triglie fritte (ma com’è ghiè, pure alla livornese), ma vi giuro che mentre le mangiavo facevano un ciavuru – profumo, cari nordici – di mare frastornante. E sempre di più mi sentii il mitico Commissario Salvo, facendo contemporaneamente la sua parte e prima, nel prepararle, quella di Enzo, il suo ristoratore preferito. Mi faccio applausi da me stesso.
Dedicato in particolare ad alcune mie amiche nordiche: Roberta Cazzaniga, Leila Parma, Monica Ballerini e qualche altra, che penso si mangerebbero direttamente il post con la foto.
TAGLIATA AL VECCHIO CHEF
Stasera ottima carne by Iperal, il supermercato di fronte alla casa di Lecco dove risiedo. Gustosissima la tagliata, che visto lo spessore il vecchio chef solitario, sempre più intrippato, divertito e magari convinto, ha stracotto in padella. Contorno doveroso di patate lesse homemade, che adoro. E anche per stasera ce la siamo cavata e goduta
PASTA E LENTICCHIE DI CONFORTO PER VECCHIO CHEF
La mia pasta e lenticchie di stasera by Iperal, sconfezionata e arriquariata (riscaldata, cari nordici), maccosa al punto giusto, non solo era buonissima, ma ha avuto anche un effetto terapeutico sul mio provatissimo fisico. Vecchio chef si è limitato ad aggiungere un’insalata e un pezzetto di ottimo Emmenthal per completare la sua cena solitaria, ma ancora decisamente gustosa.
E tra poco, come ogni sabato, su Top Crime tocca al grande Bruno Cremer con “Maigret in Finlandia”. Buon sabato sera e buona cena, amiche e amici.
PS. non ho voluto mancare all’appuntamento, ma stasera vecchio chef non aveva neanche la forza di inventarsi qualcosa
RISO SQUARATO DI VECCHIO CHEF 
Non proprio squarato: accarezzato da un filo di profumato e gustoso olio della pace from Castiglione di Sicilia e spolverato di parmigiano. Vecchio chef solitario se medesimo ama moltissimo il riso, in qualsiasi espressione, lo mangerei ogni giorno. Ma così, semplicissimo in bianco, è di grande piacevolezza e leggerezza. Cena ottimale, dunque, non solo per gli anziani come me. In particolare in una serata come questa, per tutelarmi dal voltastomaco incipiente e isolarmi da un mondo che trovo sempre più orrido. E ora aspettiamo la seconda parte del Conte di Montecristo. Buona serata e buona cena, amiche e amici cari
CALAMARATA DEL VECCHIO CHEF 
Si chiama proprio così, questa corposa pasta della Rummo: evidente la somiglianza con il mitico mollusco, gettonatissimo nelle pietanze di pesce. Abbondantemente impregnata dell’ottimo ragù della mamma di mio nipote, la calamarata cotta al punto giusto dal vecchio chef me medesimo ha fatto la sua eccellente figura e soprattutto la fine che meritava nella mia pancia
PESCE SPADA AL VECCHIO CHEF 
Stasera l’anziano chef solitario, dopo la pesante domenica in ospedale a Milano, aveva bisogno di conorto (conforto, nordici) significativo e allora fu pesce spada. By Iperal, il mitico supermercato mio dirimpettaio, ma veramente gustosissimo. Lo chef si è limitato a grigliarlo per il tempo giusto, a irrorarlo lievemente con olio Barbera e spruzzarlo di limone e ad accompagnarlo con insalata bella fresca. Per fortuna m’arricriai anche stasera, la cena fu più che dignitosa, con tanti complimenti al mio alter ego vecchio chef . Buona serata e buona cena a voi, amiche e amici cari
UOVA E PATATE AL VECCHIO CHEF 
Il vostro anziano chef è un gran patataro e anche picciriddo, perché le patate le ama troppo e come i bambini le vuole soprattutto fritte. Stasera ne sentivo voglia homemade, cioè fatte a casa e non congelate: ho pelato con pazienza tre patate, le ho tagliate sfantasiando e senza pignoleria e le ho fritte come Dio comanda in padella, con i tempi giusti per farle venire magnifiche.
Abbandonato il ruolo di vecchio chef e passato a quello più suggestivo di consumatore, le ho messe di contorno a due belle uova sode e mi ammuccai il tutto con consistente soddisfazione e autocompiacimento.
E per non farmi mancare nulla, ho innaffiato con ottima birra Raffo e mi sono concesso pure il dolcino, un po’ di mini mandorlato Balocco troppo buono. Per stasera è tutto amiche e amici cari, buona cena da vecchio chef
COTOLETTA E PATATE FRITTE DI VECCHIO CHEF PICCIRIDDO
Pranzo della domenica come i picciriddi, i bambini, per vecchio chef solitario, me medesimo: una squisitissima cotoletta by I Vitelloni (la eccellentissima macelleria puntese a due passi da casa, la cito perché la qualità della carne e la gentilezza dei ragazzi che la gestiscono lo meritano) con abbondante contorno di patatine fritte. È il piatto preferito anche da mio nipote Andrea, come tanti ragazzini, e sono stato sempre molto contento di dargli compagnia quando cucinava la nonna. Adesso toccherà a me. Buon pranzo, amiche e amici e … cotolette e patate fritte for ever 😋😋😋
PASTA E LENTICCHIE DI VECCHIO CHEF
Ritorna con voi vecchio chef solitario, se medesimo, con uno dei suoi cibi preferiti, amatissimo. Le squisite lenticchie arrivano a sorpresa da una generosa vivandiera, la mia carissima amica Marisa Mazzaglia; come pasta, mi è venuta l’ispirazione di calarci stavolta le mini pennette -non so se hanno un nome specifico- e ho fatto bene, il risultato fu eccellente. Gustosissimo e profumato valore aggiunto il magnifico olio from Ragalna di Chiara Longo. Insomma, tra madre e figlia oggi super coccola, c’è chi mi pensa per fortuna. Buon pranzo, amiche e amici cari
ORECCHIETTE SPINACI E POMODORO DI VECCHIO CHEF 
Dopo un pomeriggio assai impegnativo, vecchio chef solitario, se medesimo, s’ispiro’ così. Ho preparato un’ottima salsa di pomodoro con gli spinaci, ho cotto al punto giusto le orecchiette, tipo di pasta pertinente e dopo averle ben scolate le ho impregnate di condimento. Risultato eccellente, decisamente. Ne è rimasto un altro piatto abbondante per domani. Buona cena e buon Festival, amiche e amici cari
PENNOTTI CON TONNO E LIMONE DI VECCHIO CHEF 
Poco da aggiungere su quest’altro pranzo semplice e più che gustoso, realizzato e consumato da vecchio chef solitario, me medesimo. Da sottolineare che il tipo di pasta della R…o si è confermata ottima scelta e che la spremuta del limone sul tonno è stata certamente valore aggiunto. La prossima volta, con più tempo, aggiungerò anche la scorza. Buon pranzo, amiche e amici cari
COSTATA E SPINACI DI VECCHIO CHEF 
La eccellente e cotta al punto giusto costata di maiale by “I Vitelloni”, ottima macelleria puntese, è stata degnamente accompagnata dalla verdura di Popeye: il pranzo di Vecchio Chef solitario, se medesimo è stato dignitoso e gustoso, mentre la cena è stata il doveroso e sempre accattivante riciclaggio degli spaghetti al pomodoro di ieri. Buona cena, amiche e amici cari
RISO E PISELLI DI VECCHIO CHEF 
Stasera vecchio chef solitario me medesimo aveva voglia di cucinare e di mangiare riso, lo amo moltissimo. C’erano gli ottimi piselli omaggiati per Pasqua dalla carissima Virginia, mamma di Andrea e dunque non ho dovuto fare altro che cuocere con tempi perfetti il riso, mescolarlo abbondantemente con i bisi, li chiamano così gli amici veneti, aggiungere un profumato filo d’olio DOP Monte Etna e una spruvulazzata di parmigiano. La consumazione è stata più che soddisfacente e un altro piatto è in frigorifero per domani. Buona cena, amiche e amici cari
CAPPELLETTI IN BRODO DI VECCHIO CHEF
In realtà per questo ottimo pranzo vecchio chef solitario, se medesimo, ci ha messo solo un’agevole mano d’opera: bollire l’acqua, sciogliere il mitico dado vegetale e calare per due minuti due gli eccellenti cappelletti di un’azienda del centro della Sicilia. Sostanza e gusto notevolissimi e mi sono pure spicciato. E anche per oggi la missione cibo è compiuta
ORECCHIETTE ALLE “CEME DE REPE” AL VECCHIO CHEF 
Devo proprio dirvelo, senza presunzione e con tanta soddisfazione: oggi vecchio chef solitario, me medesimo, si è superato, con un piatto leggendario e di valore assoluto.
Adoro le orecchiette alle cime di rape e dunque non mi è sembrato vero di trovarle già pulite e belle e pronte dal mio grande fruttivendolo puntese Claudio. E oggi ho deciso di farle fuori: le ho bollite, saltate in padella con aglio, olio della pace from Castiglione di Sicilia, anciove e pezzettini di pomodorini, mescolandole alla fine con le orecchiette cotte nell’acqua usata per la verdura (suggerimento della mia guerriera Daniela, di grande maestria culinaria) per insaporirle adeguatamente.
Risultato brillante, da vero cuoco, di ciavuru e immagine molto accattivanti: con le cime deliziose, il condimento giusto e i tempi di cottura impeccabili, la pasta alle cime di rape del vecchio chef è venuta gustosissima, anche se non ho testimoni che possano confermarlo. Ma alla fine meglio così
PACCHERI CON AGGRASSATO DI VECCHIO CHEF 
Stasera cena regale per vecchio chef solitario, se medesimo: ho mangiato quella che per i miei gusti è la pasta più buona tra tutte le paste buonissime che ci sono.
Ho aspettato, per rispetto a quello che vedevo e perché non era il caso di mangiare, la fine del “Caro Marziano” di Pif da Auschwitz, che ha ricordato ai troppi con la memoria corta gli orrori del nazismo e poi mi sono dedicato al sublime agglasso – lo scrivo in dialetto – con patate, che con pensiero dolcissimo e affettuosissimo mi ha preparato la mia super amica e formidabile cuoca Monica Maimone.
Ho cotto al punto giusto i magnifici e più che pertinenti paccheri di quella marca che comincia con la R e finisce con la o e li ho immersi nel nobile aggrassato, prelibatezza di antica tradizione siciliana una volta considerata cucina povera, che adoro fin da bambino quando nella grande casa di famiglia di Palermo lo preparava in modo incantevole la nonna paterna, poi molto bene anche la mia mamma e il mio papà.
Mi ammuccai in abbondanza cotanta magnificenza e infinita bontà con gioia e soddisfazione, alla salute della cara Monica, che conoscendo la mia predilezione mi ha dedicato questa splendida coccola, della mia guerriera e naturalmente anche del vecchio chef, se medesimo.
Rimando a Internet amiche e amici nordici, o anche siciliani poco avvezzi alle nostre migliori tradizioni culinarie, per la ricetta dell’agglasso, il post diventerebbe troppo lungo. E non è il caso.
Finisco in bellezza parlando con me stesso: caro vecchio chef te medesimo, ta futti a spisa, alla facciazza di guai e camurrie. Buona serata e buona cena a voi
FUSILLI AI POMODORINI DI VECCHIO CHEF 
Cose semplici e genuine per gusti semplici, è la filosofia di vecchio chef solitario, me medesimo. E dunque oggi ho preparato in padella una bella salsetta di ottimi pomodorini piccadilly, suggeriti dal mio super fruttivendolo Claudio, che ha accolto al punto di cottura giusto i fusilli della mia marca preferita (non la cito, l’ho già fatto varie volte, comunque comincia con la r e finisce con la o), un tipo di pasta che amo molto. Un minuto abbondante di mescolata per amalgamare bene e via sul piatto, con carezzine di basilico e spruvulazzata di grana padano, per consumarla con gusto e soddisfazione. Ne lasciai un poco per la ripassata serale. Anche per oggi il pranzo è servito, buon appetito a voi.
ATTUPPATEDDI CON BROCCOLI DI VECCHIO CHEF 
Amo molto i broccoli in tutte le versioni: le mie origini mi fanno prediligere quello verde palermitano, ma nella mia “second life” etnea mi sono affezionato anche al “bastardo” viola.
E dunque vecchio chef solitario, se medesimo, ha accolto con entusiasmo il cavolfiore (cugino strettissimo del signor broccolo) omaggiato dalla generosissima vivandiera Virginia, mamma di mio nipote Andrea. Ci ho voluto calare gli attuppateddi- tubetti rigati il nome ufficiale- e, con lieve spruvulazzata di parmigiano, risulto’ idea brillante e primo, ma anche unico piatto di gusto eccellentissimo.
Buon pranzo, amiche e amici cari
NATALE DEL VECCHIO CHEF CON “MUFFULIETTE” E VINO PERRICONE
Pur invitatissimo, con grande affetto e attenzioni, al pranzo di Natale di famiglia, non me la sono sentita di partecipare. Oggi per per me è un 25 dicembre estremamente triste, con il cuore molto piccolo e un grande senso di vuoto a casa per la mancanza della mia adorata guerriera, ricoverata in riabilitazione. E dunque, per solidarietà con Daniela, ho scelto di restare solo.
Ma al vecchio chef me medesimo la fantasia non manca. Il mio menù natalizio è stato quest’anno a dir poco originale, ma decisamente gustoso: due moffolette, tipo di pane di tradizione palermitana che adoro, una con mortadella, l’altra classica con olio della pace dall’ulivo Polifemo by Pippo Raiti, sale e origano, purtroppo mi mancarono le acciughe ma fu ottimo lo stesso; eccellente mandarancio e fettona di pandoro; il tutto irrorato da un bel bicchiere del vino del “mio” vitigno, ho aperto un formidabile Perricone Soria di Firriato datato 2014, dieci anni che si sentono tutti e dunque non ho esagerato nel mescere, ma mi sono auto bevuto con molto piacere. Sono più che soddisfatto: cosa vuoi di più dalla vita? ci ricorda la nota pubblicità. Mi basterebbe la mia Daniela con me, ma ancora dovrò aspettare un bel po’. Intanto vecchio chef cerca di non soffrire la fame
SPAGHETTI ALL’ATTURRATA DEL VECCHIO CHEF 
Niè, stasera mi faccio gli applausi da solo: il vecchio chef solitario me medesimo, sempre più ispirato davanti ai fornelli, ha superato se stesso con una pasta da leccarsi i baffi, anzi da calarsela tutta.
Con la salsa di pomodorini ciliegini preparata all’alba, ho mescolato un bel po’ di filetti di anciova (acciuga, nordici) e dopo avere cotto al punto giusto gli spaghetti, ho dato l’ultima arriminata alla pasta nella padella piena di sugo profumato e più che invitante. Dulcis in fundo, come da seconda foto, ho abbondantemente sprovolazzato con tanta mollica atturrata (pan grattato abbrustolito, amici del nord).
Risultato decisamente soddisfacente per un piatto siciliano sublime. Li ho ribattezzati spaghetti all’atturrata e, come detto, me li sono ammuccati tutti, arricriandomi (ricreandomi) notevolmente e chiudendo la serata in bellezza. Domani vecchio chef mostrerà questo magnifico spettacolo in foto alla sua guerriera Daniela, che ne sarà più che contenta e soprattutto avrà sempre maggiore consapevolezza di avere un brillante vice, che se la spirugghia (se la cava) adeguatamente, per il ritorno a casa
SPAGHETTI SEMPLICIOTTI AL VECCHIO CHEF 
Stasera mi auto applaudo: la cottura degli spaghetti, rigorosamente Rummo (amo questa pasta e faccio volentieri pubblicità), è stata veramente … da vecchio chef.  Scesi dalla pentola al momento giusto, un pochino prima dei nove minuti scritti sulla confezione, li ho buttati nella passata di salsa in padella e arriminati con perizia per il tempo necessario. Talmente gustoso il risultato, che me li ammuccai tutti belli pieni di parmigiano con immensa soddisfazione, tanto a pranzo mangio quasi nulla e mi tiro almeno quattro chilometri a piedi al giorno.
Il vecchio chef solitario si rilassa e si diverte assai, soprattutto migliora di giorno in giorno. Si sta preparando al meglio a fare il vice chef alla leonessa più che ottima cuoca, in attesa che riprenda pieno possesso dello scettro in cucina. Ma ci vorrà tempo, intanto il vecchio chef diventerà super chef
VECCHIO CHEF COME I BAMBINI: BASTONCINI E PATATINE
Pranzo di facile fattura, poca fatica e molto gusto per vecchio chef me medesimo: bastoncini di pesce (rigorosamente Frosta, ottimi) e patatine fritte, menu molto ambito dai picciriddi e dai vecchi picciriddi come me. Adoro i bastoncini e ogni tanto ne ho voglia: non saranno da cucina gourmet, ma li trovo molto gratificanti non solo per i bambini
MAFALDA CON MORTADELLA: WORLD HERITAGE LIST
Sublime gusto per una cena minimalista. Vecchio chef solitario, se medesimo, in serata molto triste si siddiava (scocciava, nordici) di cucinare e allora … mafaldina con mortadella fu, magnifica e inestimabile, sempre. Patrimonio mondiale dell’umanità. Buona cena, amiche e amici cari, farete certamente meglio di me
PACCHERI AL RAGÙ E POLPETTINE DI VECCHIO CHEF 
Vecchio chef, solitario e pure vedovo, sé medesimo, ha deciso oggi di rompere gli indugi e riprendere le sue attività culinarie di sopravvivenza e di cura per l’anima affranta.
Il meraviglioso ragù con polpettine by Virginia, mamma di mio nipote Andrea, ha chiamato autorevolmente i sostanziosi paccheri marca R…o. La cottura perfetta di 13 minuti e l’arriminata intensa nella pignata con il ragù, con adeguata spruvulazzata di parmigiano, ha reso il mio pranzo di oggi più che gustoso, anche se tanticchia pesante.
Evviva vecchio chef se medesimo, da solitario vedovo dovrà rafforzare e perfezionare il suo impegno ai fornelli
PASTA CON ANCIOVA E MUDDICA ATTURRATA DI VECCHIO CHEF
Vecchio chef vedovo solitario, se medesimo, si è esibito alla grande, con uno dei primi piatti che adora e che adorava Daniela sua.
Torno a scrivere in prima persona, mi viene meglio. Ho preparato prima con calma l’ottima salsa di ciliegino con un bel po’ di filetti di acciuga disciolti per il tempo necessario. E contemporaneamente ho atturrato (tostato, nordici) in una padella una buona quantità di muddica, mollica scusate ma mi piace troppo dirlo in dialetto.
Cotti gli spaghetti marca P …..i in doppia porzione, li ho cafuddati, buttati nel padellone con la salsa, mescolando in modo da amalgamare magnificamente con un altro minuto di cottura. Poi nel piatto, con abbondante spruvulazzata di muddica atturrata e … viri chi manci, applausi a vecchio chef, troppo buoni, m’arricriai letteramente e feci pure scarpetta con la salsa. Ovviamente c’è un altro piatto bello pieno in frigorifero per domani, per il bis più che doveroso.
PASTA FRITTA DI VECCHIO CHEF 
Non poteva fare che questa ottima fine la pasta bianca con l’olio rimasta stamattina. Vecchio chef, vedovo solitario se medesimo, l’ha messa in un padellino, aggiungendo un altro goccio d’olio, tanticchia di parmigiano e un uovo fresco e poi ha fritto il tempo necessario per farla diventare bedda incastagnata, croccante al punto tale da doverla tagliare con il coltello.
Mi piaceva moltissimo farlo con la sublime pasta fritta nobilmente preparata dalla nonna Giovanna, mamma di mio padre. L’ho rifatto stasera con tanta soddisfazione, il risultato fu di eccellente gusto, ma anche di “discreta” pesantezza. Per tutte le eventualità, dunque, vecchio chef vedovo solitario si calò a seguire un rassicurante Malox.

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DANTE, 2500 anni di eruzioni dell’Etna https://ilvulcanico.it/dante-2500-anni-di-eruzioni-delletna/ Tue, 15 Apr 2025 15:38:12 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25519 FONTE: https://www.ingv.it/stampa-e-urp/stampa/comunicati-stampa Il progetto raccoglie in un’unica piattaforma i principali cataloghi relativi alle eruzioni storiche del vulcano siciliano e li integra con i dati del monitoraggio vulcanologico realizzato dall’Osservatorio Etneo L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha appena pubblicato DANTE, il database che raccoglie e sistematizza oltre 2500 anni di storia eruttiva dell’Etna, uno dei vulcani più attivi […]

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FONTE: https://www.ingv.it/stampa-e-urp/stampa/comunicati-stampa

Il progetto raccoglie in un’unica piattaforma i principali cataloghi relativi alle eruzioni storiche del vulcano siciliano e li integra con i dati del monitoraggio vulcanologico realizzato dall’Osservatorio Etneo

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha appena pubblicato DANTE, il database che raccoglie e sistematizza oltre 2500 anni di storia eruttiva dell’Etna, uno dei vulcani più attivi al mondo.

DANTE (Database of Etna’s historical eruptions), realizzato dalle Sezioni INGV di Catania – Osservatorio Etneo e di Pisa, è il risultato di una revisione critica dei principali cataloghi già pubblicati in precedenza, integrati e aggiornati con i dati del monitoraggio vulcanologico che svolge l’Osservatorio Etneo. “Il nuovo database rappresenta una risorsa unica e accessibile, che riunisce in un’unica piattaforma informazioni fino ad oggi sparse in diverse pubblicazioni scientifiche, molte delle quali di difficile accesso per il pubblico non specializzato”, spiega Stefano Branca, Direttore dell’Osservatorio Etneo dell’INGV e co-autore della piattaforma. “Il progetto è pensato per essere dinamico: sarà infatti aperto a nuovi contributi e aggiornamenti basati su fonti storiche, geologiche e scientifiche future”.

Etna, attività 11 aprile 2025 (foto di Giovinsky Aetnensis)

Poiché la tipologia e la qualità delle informazioni disponibili per la compilazione sono significativamente differenti, DANTE è suddiviso in due intervalli temporalidal VI secolo a.C. al XVI secolo d.C., e dal XVII secolo a oggi. Mentre il primo intervallo è basato su dati geologici, stratigrafici, tefrostratigrafici e geocronologici derivati dalla carta geologica dell’Etna del 2011 e dai suoi successivi aggiornamenti, l’intervallo che arriva fino ai giorni nostri si basa su dati estratti dalle numerose documentazioni scientifiche disponibili in letteratura, integrati con i dati del monitoraggio vulcanologico degli ultimi 50 anni.

Con questa pubblicazione, l’INGV conferma il proprio impegno nella documentazione, nello studio e nella divulgazione dell’attività vulcanica dell’Etna volto ad accrescere la consapevolezza e le conoscenze sulla pericolosità vulcanica.

Clicca qui per scaricare DANTE (Database of Etna’s historical eruptions)

Link utili:

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)

INGV – Osservatorio Etneo

INGV – Sezione di Pisa

 

 

 

 

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“Sotto le foglie”, quand vient l’automne, nessuno dice mai tutta la verità https://ilvulcanico.it/sotto-le-foglie-quand-vient-lautomne-nessuno-dice-mai-tutta-la-verita/ Sun, 13 Apr 2025 05:12:59 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25503 di Antonella De Francesco Se avete voglia di un film meravigliosamente francese, andate a vedere l’ultima fatica di François Ozon Sotto le foglie. Meglio però rifarsi al titolo originale Quand vient l’automne che dà più senso a tutto il film. L’autunno infatti è la stagione dei rimpianti, dei ricordi , del tempo che è passato, […]

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di Antonella De Francesco
Se avete voglia di un film meravigliosamente francese, andate a vedere l’ultima fatica di François Ozon Sotto le foglie. Meglio però rifarsi al titolo originale Quand vient l’automne che dà più senso a tutto il film. L’autunno infatti è la stagione dei rimpianti, dei ricordi , del tempo che è passato, delle Les feuilles mortes come cantava Ives Montand.
Si tratta di un film molto particolare che cambia continuamente registro: dal dramma, alla commedia al noir, un po’ come succede nella vita reale. Un giorno sei sereno e il giorno dopo tutto è cambiato. Un giorno dormi bene e il giorno dopo non riesci a prendere sonno .
Nella campagna bucolica francese della Borgogna, laddove la natura in autunno si esprime con colori magnifici, Ozon osserva il cuore delle persone, le storie della gente comune, le vite di tutti , solo in apparenza tranquille. Anche lui, come ha fatto pure di recente nel suo ultimo film Il caso di Belle Steiner , un altro regista francese Jacqot, guarda alla provincia francese, ai suoi segreti e al suo malcelato pregiudizio.
In una chiesa affollata in cui il sermone invita i fedeli a non disprezzare Maria Maddalena, siede pure una vera ex prostituta, Michelle, ormai avanti negli anni, che conosce molto bene la sua storia e la sorte che le è toccata e sa bene quanto non conti mai abbastanza per gli altri quello che di fatto lei è sempre stata. Ozon ce la presenta a poco a poco con grazia, ci invita a non giudicare ma piuttosto ad apprezzare i suoi modi affabili, il suo garbo, l’amore per il nipote, per la sua amica e il figlio di lei, la sua generosità . Ce la mostra nell’intimità della sua casa dove vive da sola, quando scosta le tende al mattino per far entrare la luce e quando le chiude perché il mondo deve restare fuori, mentre rifà il letto in attesa della figlia, Valerie, mentre cucina il suo piatto preferito  mentre cerca di impegnare il tempo che la separa dal rivedere lei e il nipote e rende magnificamente l’idea di quanto possa essere lunga una giornata da soli, di quanto sia lento il tempo per gli anziani, mentre i giovani corrono via. Loro che lavorano anche nel tempo libero per riempire i vuoti esistenziali che essi stessi hanno, loro che inseguono rapporti virtuali sui cellulari e non hanno tempo per la vita vera e per chi li stava aspettando.
Ed è lì che il film cambia ancora una volta registro, da dramma a thriller e la trama si tinge di nero mentre prevale l’ambiguità di tutti, al punto che non sai più a chi credere , ti perdi nelle mezze frasi , provi a dare un senso alle coincidenze per poi arrenderti al fatto che in fondo la verità è che nessuno dice mai tutta la verità

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Etna, 11 aprile 2025: magia di una notte https://ilvulcanico.it/etna-11-aprile-2024-magia-di-una-notte/ Sat, 12 Apr 2025 18:39:30 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25512 (Gaetano Perricone) Godiamoci senza troppe parole le meravigliose immagini, piene di infinita bellezza e potenza dell’attività eruttiva dell’Etna della serata dell’11 aprile 2025, che ancora una volta la bravissima e appassionatissima Giovinsky Aetnensis, con questo breve ma intenso video, ha reso pubbliche su Youtube per la gioia di chi ama in ogni parte del mondo il […]

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(Gaetano Perricone) Godiamoci senza troppe parole le meravigliose immagini, piene di infinita bellezza e potenza dell’attività eruttiva dell’Etna della serata dell’11 aprile 2025, che ancora una volta la bravissima e appassionatissima Giovinsky Aetnensis, con questo breve ma intenso video, ha reso pubbliche su Youtube per la gioia di chi ama in ogni parte del mondo il Vulcano sito naturale del Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco. Con l’ennesimo grazie di vero cuore a Giovinsky a  nome anche dei lettori del Vulcanico.

Vale la pena, per completezza d’informazione, riportare una parte del testo del comunicato dell’INGV Osservatorio Etneo delle 23,59 dell’11 aprile, che descriveva così l’attività già conclusa: “L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo, comunica che dalle telecamere di sorveglianza si osserva un flusso lavico da tracimazione dal cratere di sud-est, contestualmente continua l’attività stromboliana alimentata dallo stesso cratere con un regime ed intensità variabile. Dal punto di vista sismico, il tremore vulcanico ha mostrato dopo le 17:30 UTC una fase di decremento mantenendosi tuttavia ancora su valori alti. La localizzazione delle sorgenti del tremore permane in corrisponde Cratere di Sud-Est ad una quota di circa 2900 metri s.l.m”

 

 

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Con gli Avvocati di strada “Non esistono cause perse” https://ilvulcanico.it/con-gli-avvocati-di-strada-non-esistono-cause-perse/ Tue, 25 Mar 2025 05:41:02 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25479 di Alessandra Politino* Sabato 22 marzo  nella cornice dell’House Cafè al lungomare di Catania, si è tenuta la presentazione del libro “Non esistono cause perse. Gli avvocati e la strada” scritto a quattro mani dal giornalista professionista e cronista del quotidiano La Repubblica Giuseppe Baldessarro e dall’avvocato Antonio Mumolo, giuslavorista, socio fondatore e Presidente di […]

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di Alessandra Politino*

Sabato 22 marzo  nella cornice dell’House Cafè al lungomare di Catania, si è tenuta la presentazione del libro “Non esistono cause perse. Gli avvocati e la strada” scritto a quattro mani dal giornalista professionista e cronista del quotidiano La Repubblica Giuseppe Baldessarro e dall’avvocato Antonio Mumolo, giuslavorista, socio fondatore e Presidente di Avvocato di strada odv.

L’associazione Avvocato di strada odv nasce a Bologna nel 2000 e oggi ha ben 61 in sedi (l’ultima in ordine di tempo inaugurata a Siracusa sempre sabato 22 marzo su iniziativa degli avvocati Domenico Sapuppo e Simona Mallemi) in altrettante grandi città italiane. Siamo presenti in tutto il territorio nazionale e siamo lo studio legale più grande d’Italia, con oltre mille avvocati e 2000 pratiche trattate ogni anno. Alla presentazione del libro oltre allo sportello di Catania, promotore dell’evento, hanno partecipato l’avv. Francesco Campagna, coordinatore dello sportello di Palermo e l’avvocato Simona Mallemi, coordinatrice dello sportello di Siracusa.

Lo sportello di Catania è stato istituito nel 2012 su impulso dell’ avv. Giuseppe Rapisarda, io lo coordino da due anni e di esso fanno parte  tre avvocati del foro di Catania: avv. Valeria Raciti, avv. Francesco Baffi e avv. Antonio Gullotta. Da ben 13 anni opera nel territorio catanese prestando assistenza legale ai senza fissa dimora, nella sede in via Sangiuliano 60 a presso i cavalieri della mercede e si riceve su appuntamento il giovedì pomeriggio ore 17-19. Nel 2015 lo sportello di avvocato di strada di Catania ha firmato un protocollo con il comune etneo che ha istituito via dell’ accoglienza e riconosciuto la residenza virtuale ai senza fissa dimora.

Oltre al riconoscimento della residenza virtuale per i senza fissa dimora, il 6 novembre 2024 il Parlamento italiano ha approvato definitivamente, all’unanimità, il disegno di legge a firma di Marco Furfaro (deputato del PD) in materia di assistenza sanitaria alle persone senza dimora per assicurare progressivamente il diritto all’assistenza sanitaria alle persone, prive della residenza anagrafica nel territorio nazionale o all’estero, che soggiornano regolarmente nel territorio italiano, e per consentire alle predette persone l’iscrizione nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali e la scelta del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta.

Queste sono solo due delle innumerevoli battaglie che l’associazione ha affrontato e vinto in oltre un ventennio di attività, storie che sono diventate un libro edito da Intra nel novembre 2023 Non esistono cause perse. Gli avvocati e la strada che é stato presentato da uno degli autori, l’avvocato Antonio Mumolo, che ha sottolineato come le battaglie più importanti condotte dall’associazione in questi anni siano state senza dubbio quelle relative al diritto alla residenza e al diritto alla salute dei senza fissa dimora. All’incontro hanno partecipato anche la Cooperativa Sociale “Mosaico” nella persona del dottor Alessandro Venezia, coordinatore unità di strada, che ha condiviso un focus sulla realtà delle persone senza dimora a Catania e il Centro Astalli nella persona della dottoressa Giuseppina Alì referente sportello San Berillo che da decenni è un punto di riferimento a Catania per i senza fissa dimora.

La missione dell’associazione Avvocato di strada si può tradurre nelle parole del grande giurista Piero Calamandrei: “La legge è uguale per tutti” è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar la uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l’aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella frase gli sembra una beffa alla sua miseria”.

*Coordinatrice  “Avvocato di Strada odv” di Catania

 

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Etna, natura straordinaria non da “consumare”, ma da rispettare e proteggere https://ilvulcanico.it/etna-natura-straordinaria-non-da-consumare-ma-da-rispettare-e-proteggere/ Tue, 11 Mar 2025 08:57:27 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=25446 di Itala Calabrese Oggetto dell’attività: escursione sull’Etna con visita al fronte lavico spento Partenza dal primo sentiero dell’ Etna, creato nel 1991, “Monte nero degli Zappini” e arrivo alla pista Altomontana interrotta dal fronte lavico, fermo dal 20 febbraio 2025. Compito principale della guida ambientale escursionistica, è quello di accompagnare, informare e sensibilizzare i gruppi […]

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di Itala Calabrese

Oggetto dell’attività: escursione sull’Etna con visita al fronte lavico spento

Partenza dal primo sentiero dell’ Etna, creato nel 1991, “Monte nero degli Zappini” e arrivo alla pista Altomontana interrotta dal fronte lavico, fermo dal 20 febbraio 2025. Compito principale della guida ambientale escursionistica, è quello di accompagnare, informare e sensibilizzare i gruppi di escursionisti durante le escursioni, favorendo una fruizione consapevole e sicura dell’ambiente naturale. Le responsabilità includono vari aspetti, tra cui

•Sicurezza: conoscenza del territorio e delle condizioni meteo.
•Educazione ambientale: fornire informazioni dettagliate sulla flora, fauna, geologia, storia e cultura del territorio, stimolando il rispetto per l’ambiente.

•Gestione del gruppo: assicurarsi che tutti siano adeguatamente equipaggiati e che nessuno venga lasciato indietro. •Rispetto dell’ambiente: non disturbare la fauna, non lasciare rifiuti e camminare solo su sentieri segnati per evitare danni alla vegetazione e al suolo.

Riflessioni di una Guida ambientale escursionistica AIGAE 
Noi apparteniamo alla Natura, ma lo abbiamo dimenticato. Vivere in città ci ha sicuramente allontanato da una connessione diretta e profonda con l’ambiente naturale, facendoci perdere di vista il rispetto e la cura che dovremmo avere per esso. La Natura è la nostra casa comune, e dovremmo trattarla con la stessa attenzione che riserviamo alla nostra casa, prevenendo danni o incidenti. Purtroppo, spesso trattiamo la Natura come se fosse un parco giochi, un luogo da esplorare senza un vero rispetto delle sue regole e dei suoi rischi. La non conoscenza del territorio, l’uso di attrezzature inadeguate o il sottovalutare le condizioni atmosferiche sono solo alcuni degli errori che possono mettere in pericolo chi si avventura senza la dovuta preparazione. La natura non è un luogo da conquistare, ma un ambiente di cui far parte in armonia, comprendendo i suoi ritmi e rispettandone i limiti.
Vorrei sollevare una questione, un’attenzione fondamentale sul cambiamento del rapporto che le persone, soprattutto i siciliani, hanno con l’Etna. “A muntagna” è sempre stata un simbolo di maestosità e un’opportunità di avventura per tutti, senza restrizioni particolari, il che ha reso l’Etna un luogo facilmente accessibile e amato da tanti. Tuttavia, con il passare degli anni, si è perso un po’ il senso del rispetto e della consapevolezza che dovremmo avere nei confronti di un fenomeno naturale così potente e imprevedibile. Il cambiamento, cioè un approccio meno rispettoso e più superficiale alla montagna e alle sue eruzioni, è purtroppo un fenomeno comune in molte aree naturali. L’accesso facilitato e l’abbondanza di informazioni ha portato molte persone a sottovalutare i rischi o a trattare la montagna come una semplice attrazione turistica. Questo, unito alla mancanza di un adeguato messaggio educativo sul rispetto della natura, ha contribuito a una gestione poco armoniosa e talvolta irresponsabile.
La mia osservazione su quest’ultima eruzione, vista da parecchie persone perché a portata di mano e facilmente accessibile, è un esempio concreto di come la gestione della sicurezza e dell’informazione possa risultare inefficace, soprattutto quando manca un corretto coordinamento tra le autorità e una chiarezza sui ruoli delle guide professioniste. In effetti, la presenza di confusione e polemiche alimenta solo incertezze e comportamenti poco consapevoli, mettendo a rischio la sicurezza di tutti. È indispensabile un impegno maggiore per educare alla responsabilità e promuovere un’idea di Natura che non sia solo da fruire, da “consumare”, ma da rispettare e proteggere. Noi siamo Natura, ci nutriamo di Natura, respiriamo Natura, in un equilibrio molto delicato, un tempo rispettato, oggi rotto dalla smania consumistica dell’uomo moderno. Pur essendo noi parte del Pianeta Terra, ne siamo diventati predatori.
Le foto sono di Itala Calabrese

L'articolo Etna, natura straordinaria non da “consumare”, ma da rispettare e proteggere proviene da Il Vulcanico.

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