manifestazioni Archivi - Il Vulcanico https://ilvulcanico.it/category/manifestazioni/ Il Blog di Gaetano Perricone Fri, 15 Mar 2024 05:44:48 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 “1693. Da Fenicia Moncada a Belpasso”: da oggi a Palazzo Bufali una mostra documentale https://ilvulcanico.it/1693-da-fenicia-moncada-a-belpasso-da-oggi-a-palazzo-bufali-una-mostra-documentale/ Fri, 15 Mar 2024 05:44:48 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=24800 FONTE: Fondazione Margherita Bufali- ETS  Sarà inaugurata venerdì 15 marzo a Belpasso, alle ore 18, a Palazzo Bufali a Belpasso (via Roma 219) la mostra documentale 1693. Da Fenicia Moncada a Belpasso. Un’iniziativa di rilevante valore storico e culturale, a 331 anni dal terremoto che distrusse buona parte della Sicilia Orientale e l’abitato di Fenicia […]

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FONTE: Fondazione Margherita Bufali- ETS 

Sarà inaugurata venerdì 15 marzo a Belpasso, alle ore 18, a Palazzo Bufali a Belpasso (via Roma 219) la mostra documentale 1693. Da Fenicia Moncada a Belpasso. Un’iniziativa di rilevante valore storico e culturale, a 331 anni dal terremoto che distrusse buona parte della Sicilia Orientale e l’abitato di Fenicia Moncada, che era stato costruito 24 anni prima a seguito dell’eruzione dell’Etna del 1669 che aveva distrutto Malpasso e la costruzione dell’attuale centro abitato di Belpasso.

Alla manifestazione hanno aderito: la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania, l’INGV Catania, l’Università degli Studi di Catania, l’Archivio di Stato di Catania, l’Archivio di Stato di Palermo, il Comune di Belpasso, la Curia Arcivescovile di Catania. Con la loro collaborazione hanno permesso di accedere a preziosi documenti che hanno consentito di esaminare con esattezza le vicende e gli avvenimenti che caratterizzarono quegli anni. Buona parte della documentazione originale si trova presso gli archivi della  Fondazione Bufali. Il documento più antico è datato 1456.

LA FAMIGLIA BUFALI 

Lorenzo Bufali

La famiglia Bufali è fortemente legata alla storia di Belpasso, in quanto ne ha condiviso sempre i momenti storici più importanti. Impegnata nel settore della seta, arrivò con Don Antonio Bufali, dottore in medicina, che si trasferì dalla città di Catania  nel territorio dello scomparso paese di Malpasso attorno al 1640. Visse qui il difficile momento della terribile eruzione dell’Etna del 1669, che distrusse l’agglomerato principale del paese e tutti i suoi casali. Dopo l’eruzione i Bufali assieme ai Malpassoti e ad altri abitanti dei casali dell’Etna, approfittando delle dilazioni e benefici concessi ai “novi habitatori” si trasferirono nel nuovo centro costruito in località Grammena al quale fu dato il nome di Fenicia Moncada, in omaggio al Duca di Mont’Alto Luigi Guglielmo che aveva riunito, sposando Caterina Moncada de Castro i due rami della casata Moncada (di Sicilia e di Aragona di Spagna). Questo toponimo esprimeva l’esaltazione del proprio lignaggio come anche per quello di Stella Aragona. Il progetto del nuovo paese fu redatto dall’architetto degli “Stati” del Principe di Paternò Carlo Manosanta, capomastro della città di Palermo, uniformandosi alle regole progettuali tipiche delle città di nuova fondazione con un piano urbanistico quanto mai simmetrico e regolare, a maglia ortogonale ed con isolati di uguale dimensione.

L’11 gennaio 1693 il terremoto che distrusse Catania e la Sicilia orientale colpì anche il nuovo centro portando rovina e morte. Lorenzo Bufali, figlio di Antonio, fu nominato dal principe di PaternòSegreto”, per le terre di Fenicia Moncada, di Stella Aragona e di Nicolosi ed incaricato dal Principe di Campofiorito, governatore degli stati del Duca di Montalto e da Don Francesco Notarbartolo  governatore della città di Caltanissetta di provvedere come deputato e direttore ai lavori di ricostruzione di una nuova città erede di Malpasso e di Fenicia Moncada, che prese il nome beneaugurante di Belpasso. Per i suoi meriti gli fu assegnato il titolo di Barone di Santa Lucia. Il piano regolatore del nuovo centro fu redatto dal capomastro della città di Caltanissetta Michele Cazzetta, rifacendosi al concetto di “città ideale” già sviluppato nell’edificazione di Fenicia Moncada. Esso è visto come un modello di perfezione, ideato a “scacchiera” in cui le strade intersecandosi tra di loro danno vita ad una struttura urbanistica fatta di spazi ordinati, regolari secondo canoni di assoluta perfezione e criteri di funzionalità e razionalità.

Ma la famiglia Bufali non cessò la sua opera a sostegno della nuova comunità: ha sostenuto la nascita di due importanti Istituti di credito localeha contribuito allo sviluppo dell’economia locale, concedendo in affitto, a canoni non esosi, quote del proprio patrimonio agrario; ha devoluto nel 1902, con la Baronessa Margherita Bufali, l’ultima erede, l’intero patrimonio per la fondazione di un orfanotrofio che si sarebbe chiamato “Pio Orfanotrofio Bufali”, oggi “Fondazione Margherita BufaliEts.

A completare la Manifestazione, il maestro Barbaro Messina esporrà alcune due opere in pietra lavica ceramizzata prelevate dalla sua collezione del ciclo “Etna madre”. Anche il nostro blog sarà presente alla mostra con due pannelli, curati come sempre in modo minuzioso da Santo Scalia, che raccontano una preziosa ricerca sulle affascinanti epigrafi storiche che rappresentarono nella città di Catania il terremoto del 1693. (https://ilvulcanico.it/11-gennaio-1693-il-grande-e-terribile-terremoto-nelle-epigrafi-di-catania/)

Con il titolo e nella gallery, alcuni dei documenti della mostra e una serie di immagini di Palazzo Bufali a Belpasso (grazie per le informazioni e le foto a Luciano Signorello)

 

 

 

 

 

 

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Musica e spettacolo in quota: riecco l’affascinante Festival Cornistico dell’Etna https://ilvulcanico.it/musica-e-spettacolo-in-quota-riecco-laffascinante-festival-cornistico-delletna/ Wed, 12 Jul 2023 04:39:25 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23732 Riceviamo e volentieri pubblichiamo Nato nel 2016, promosso dalla FEBASI (Federazione Bande Siciliane) coordinata dal presidente prof. Alfio Zito, il Festival Cornistico dell’Etna, arrivato alla settima edizione, ha lo scopo di unire tanti cornisti provenienti da tutta Italia e dall’estero, studenti, professionisti e amatori che hanno voglia di migliorarsi e imparare dai docenti ospiti che […]

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo
I protagonisti del Festival dei Corni 2023
Nato nel 2016, promosso dalla FEBASI (Federazione Bande Siciliane) coordinata dal presidente prof. Alfio Zito, il Festival Cornistico dell’Etna, arrivato alla settima edizione, ha lo scopo di unire tanti cornisti provenienti da tutta Italia e dall’estero, studenti, professionisti e amatori che hanno voglia di migliorarsi e imparare dai docenti ospiti che vengono ogni anno. Nelle scorse edizioni il festival ha ospitato cornisti di fama mondiale tra cui Miklos Nagy, Hervè Joulain, Zora Slokar, Alessio Allegrini, Guglielmo Pellarin, Giovanni Hoffer, Jorg Bruckner e molti altri. Il Festival ha la durata di 5 giorni e si svolge a Zafferana Etnea in una struttura a 1000 m.  di quota in cui i cornisti che partecipano hanno la possibilità di fare molte attività che li impegnano tutto il giorno: studiare con i maestri ospiti e suonare insieme con grandi e piccoli gruppi di corni. Si crea in sostanza una sorta di campus musicale estivo, una vera e propria famiglia tra i partecipanti.
Immagini dalle edizioni precedenti
Il Festival Cornistico dell’Etna in media ogni anno annovera la partecipazione di circa 40 e più cornisti ed ormai è tra i più rinomati a livello internazionale: ha avuto adesioni non solo da tutta Italia ma anche dal Messico, Corea, Germania, Usa, Francia, Svezia e Malta. Ogni anno si eseguono concerti diversi ed esclusivi: per esempio la prima volta sull’Etna il Festival ha ospitato un gruppo Ticinese di Corni delle Alpi che si sono esibiti a 2000 m. vicino ai famosi Crateri Silvestri insieme ad un ensemble di 40 corni; per la prima volta in Europa un cornista jazzista a livello internazionale si è esibito da solista con una big band; tanti recital per corno e pianoforte, concerti di musica da camera, prime esecuzioni assolute di brani per corno, concerti per corno con svariati gruppi e molto altro. Inoltre, durante i 5 giorni, si svolge un concorso per corno, con una giuria internazionale, dedicato al compianto Barry Tuckwell, leggenda per tutti i cornisti, in palio molti premi importanti. Lo scopo è dunque quello di far conoscere  lo strumento corno a 360 gradi con tutte le sue potenzialità.
Quest’anno per l’edizione 2023 si è riusciti nuovamente a creare una collaborazione tra il Festival e il Teatro Massimo Bellini di Catania coinvolgendo la sua meravigliosa orchestra per il concerto di inaugurazione del 13 luglio. Successivamente il 15 Luglio a Trecastagni sarà la volta della storica Italian Brass Band del Conservatorio V. Bellini di Catania. Il 16 Luglio a Zafferana Etnea concerto di musica da camera con un quartetto d’archi di professori d’orchestra del Teatro Bellini con i solisti del Festival e per concludere in bellezza il 17 Luglio con 40 corni e percussioni a 1950 m. al Rifugio La Cantoniera immersi nel meraviglioso paesaggio vulcanico. Gli ingressi ai concerti saranno tutti a INGRESSO GRATUITO tranne il concerto di inaugurazione (5 euro a biglietto).
Ecco i maestri ospiti di quest’anno:
Jose Sogorb: 3° corno della Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam e prof. del conservatorio di Amsterdam
Yun Zeng: 1° corno presso la Staatskapelle di Berlino e solista internazionale
Francesco Mattioli: 1° corno presso L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e docente presso il conservatorio di Genova
Giovanni Hoffer: 3° corno presso il Teatro Comunale di Bologna e Jazzista Internazionale
Antonino Manuli: direttore d’orchestra e docente di corno al Conservatorio di Reggio Calabria
Angelo Bonaccorso: 3° corno presso il Teatro Massimo V. Bellini di Catania e docente al Conservatorio Bellini di Catania.
I programmi nelle varie serate saranno molto vari, spaziando dal classico con orchestra sinfonica, al Jazz e alle colonne sonore da Film. Per vedere cosa si fa al nostro festival basta cercare su YouTube il nostro canale: Festival Cornistico dell’Etna e vedrete i concerti delle edizioni passate: qui potete ascoltare quello del 2019, dedicato al compianto grande maestro Ennio Morricone

IL CORNO (Fonte: Treccani). Strumento musicale a fiato in ottone, composto da un bocchino, una lunga canna conica più volte ritorta e tre pistoni. Derivato da quello naturale o da caccia il corno oggi in uso nelle orchestre riesce a coprire una scala cromatica completa. Sue ulteriori varianti sono il corno inglese (una sorta di oboe basso) e il corno bassetto (o di bassetto, sorta di grande clarinetto). Corni n bronzo sono già documentati in epoca preistorica presso i Sumeri e i Romani. Cominciò a essere usato in orchestra a partire dal XVII secolo, subendo nel Settecento numerose trasformazioni.

Con il titolo: la conclusione del Festival dei corni dello scorso anno 

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Nasce a Trecastagni il Festival Vulcani-Etna, dedicato ai camini della Terra. Dal 23 al 25 giugno tre giorni pieni di appuntamenti https://ilvulcanico.it/nasce-a-trecastagni-il-festival-vulcani-etna-dedicato-ai-camini-della-terra-dal-23-al-25-giugno-tre-giorni-pieni-di-appuntamenti/ Sun, 18 Jun 2023 05:27:20 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23563 di Giuseppe Riggio* I vulcani dimostrano che il pianeta è vivo anche nelle sue profondità. Gli antichi li chiamavano camini della Terra e in qualche modo è confortante pensare che grazie ai crateri possiamo provare a indovinare cosa succede nelle viscere di un enorme globo frequentato da otto miliardi di esseri umani. Il Festival Vulcani […]

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di Giuseppe Riggio*

I vulcani dimostrano che il pianeta è vivo anche nelle sue profondità. Gli antichi li chiamavano camini della Terra e in qualche modo è confortante pensare che grazie ai crateri possiamo provare a indovinare cosa succede nelle viscere di un enorme globo frequentato da otto miliardi di esseri umani.

Il Festival Vulcani – Etna nasce per raccontare questo pezzo di mondo dove avvengono fenomeni fuori dal comune, che da sempre catturano l’attenzione di abitanti e visitatori. Su mandato della Fondazione Trecastagni patrimonio dell’Etna, presieduta da Giovanni Barbagallo, ho concepito una manifestazione che intendiamo far diventare un appuntamento annuale, rivolto a chi ama e studia crateri e colate.

Ogni volta avremo un tema differente. L’edizione 2023, la prima, non poteva che avere come sotto-titolo, appunto, Terre Vive, perché intorno ai vulcani il suolo si rinnova continuamente e nulla resta mai uguale a se stesso. Dal 23 al 25 giugno avremo a Trecastagni ricercatori, video-maker, artisti, attori che ci aiuteranno a capire e conoscere un mondo fantastico, eppure assolutamente reale.

La foto di Silvana Licciardello

Il capo della sorveglianza vulcanica delle Isole Canarie, Luca D’Auria, che è un italiano, verrà apposta per presentarci la terribile eruzione avvenuta nel 2021 sull’isola di La Palma. Così come ci occuperemo di una eruzione etnea, quella del 1971, che è stata l’ultima frequentata dal popolo che vive alle pendici della Muntagna. Dopo sono iniziati i divieti per motivi di sicurezza, diventati sempre più numerosi e sostanzialmente perenni.

Il programma del Festival

Tutta la manifestazione non è rivolta agli “addetti ai lavori”, ma intende divulgare le conoscenze e rendere tangibili le ispirazione che tante volte i vulcani hanno saputo trasmettere agli artisti. Nel corso delle tre giornate sarà possibile visitare anche delle mostre dedicate ai territori vulcanici di tutto il mondo, contraddistinti da caratteristiche comuni, ma anche da inimmaginabili diversità, che l’occhio attento dei foto-amatori dell’ACAF Catania ha saputo cogliere e riportare su delle splendide stampe. Ci saranno anche i video di Giuseppe Distefano, il professionista che con le sue immagini racconta l’Etna al mondo attraverso le grandi agenzie giornalistiche internazionali. E ancora vulcanologi conosciutissimi come Stefano Branca,Boris Behncke, Marco Viccaro, Carmelo Ferlito, Salvo Caffo capaci di testimoniare la vivacità della ricerca scientifica che si effettua alle falde dell’Etna. Insomma abbiamo cercato di offrire serate intense a chi parteciperà, offrendo molti buoni motivi per sentirci orgogliosi dell’essere “etnei” e quindi residenti in un territorio vulcanico. Uno di quei posti nei quali le energie interne della Terra si sprigionano creando un ambiente di straordinario bellezza e in fondo anche, solitamente, accogliente per gli esseri umani che scelgono di abitarvi.

Durante il Festival Vulcani 2023 uno spazio speciale verrà dedicato a Santo Scalia, solido cultore delle cronache vulcaniche e firma seguitissima del blog Il Vulcanico. Sabato 24 giugno alle 19,15, sul palco di Largo dei Bianchi a Trecastagni, il giornalista Gaetano Perricone condurrà una chiacchierata con Santo Scalia, per farci scoprire cosa c’è dietro le centinaia di articoli che il bravo divulgatore ha pubblicato sul web in questi ultimi anni.

* Direttore Festival Vulcani

(Gaetano Perricone). Aggiungo soltanto i complimenti di cuore a Giuseppe Riggio, giornalista, scrittore, narratore dell’Etna di grande passione, esperienza e bravura, penna prestigiosa di questo blog, soprattutto vecchio e caro amico, per questa importante, suggestiva, preziosa iniziativa a Trecastagni, alla quale auguro tanto successo e lunga vita. E lo ringrazio molto per lo spazio che generosamente ha deciso di dedicare all’interno del programma al Vulcanico, al formidabile Santo Scalia e al sottoscritto

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Quel sorriso semplice di Falcone e Borsellino. Stragi, boss, innominabili. La potente LuceMemoria di Tony Gentile https://ilvulcanico.it/quel-sorriso-semplice-di-falcone-e-borsellino-stragi-boss-innominabili-la-potente-lucememoria-di-tony-gentile/ Wed, 14 Jun 2023 18:01:04 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23526 di Gaetano Perricone Loro due sono lì, in fondo e al centro del piccolo Teatro Garibaldi, un gioiello di Palermo che rivive. Li vedi subito appena entri, ti catturano come una fortissima calamita. Quel loro sorriso, complice e sornione, che ha reso celeberrima nel mondo la straordinaria foto ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino scattata […]

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di Gaetano Perricone

Loro due sono lì, in fondo e al centro del piccolo Teatro Garibaldi, un gioiello di Palermo che rivive. Li vedi subito appena entri, ti catturano come una fortissima calamita. Quel loro sorriso, complice e sornione, che ha reso celeberrima nel mondo la straordinaria foto ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino scattata il 27 marzo 1992, due mesi prima della strage di Capaci, da Tony Gentile – ma che gli ha anche inferto grosse amarezze perché sono ancora in molti, troppi ancora oggi a utilizzarla con estrema disinvoltura senza citare la fonte – , con la sua enorme potenza evocativa è e non poteva essere altrimenti l’attrazione fatale, il simbolo speciale, il riferimento visivo per qualsiasi visitatore da ogni parte del Pianeta della bellissima, magnifica, emozionante, mozzafiato, mostra dal titolo ricco di suggestioni, LuceMemoria, del 59enne fotografo, fotoreporter e videomaker palermitano.

Con un valore aggiunto che dà i brividi: lo scatto di Tony è per la prima volta quella che oggi viene chiamata installazione, è immagine animata, accompagnata da suoni e dalle voci dei due giudici. Ti sembra che sono lì, vivi. Come sono in realtà dentro di noi. “Questa fotografia è stata adottata dalla gente comune che l’ha trasformata in un vessillo di legalità – scrive nel suo sito Tony Gentile – e tutto questo perché, secondo me, racchiude in sé un gesto vero che ciascuno fa nella vita di tutti i giorni: questa semplicità ci avvicina a Giovanni e Paolo, ci fa sembrare simili a loro, dimostrandoci che quello che pensavano e facevano loro possiamo farlo anche noi. In sintesi è una fotografia semplice e non una semplice fotografia”. 

Tony Gentile

“Una esperienza immersiva per un viaggio nella memoria”, viene definita la mostra nella cartolina promozionale. I ventotto pannelli appesi come lenzuoli ai palchi del teatro con altrettante stupende foto in bianco e nero, di grande impatto scenico ed emotivo e che riportano subito alla memoria i lenzuoli della ribellione di Palermo alla  mafia dopo l’attentatuni del 23 maggio 1992 (forse l’autore voleva proprio questo), sono molto di più, perlomeno per un palermitano di 67 anni cronista di lungo corso: ci ricordano – raccontano a quelli più giovani di noi che non sono stati testimoni di quel tempo terribile – quanto la mafia e le mafie, colpevoli dei reati più orrendi che la mente umana possa partorire, siano il vero, profondo, finora inestirpabile cancro della società italiana, anzi mondiale. Lo fanno attraverso le immagini del grande fotoreporter ai fatti di sangue, Capaci e via D’Amelio innanzitutto; dei boss di Cosa Nostra (Totò Riina e Giovanni Brusca) e degli eroi che hanno dato la vita per combatterli (i dottori Falcone, Borsellino, Livatino, gli uomini delle scorte); di quelli che vengono definiti “gli innominabili” (Giulio Andreotti, Salvo Lima, Vito Ciancimino). Immagini di terrore, di morte, di disperazione, ma anche di voglia di riscatto e di speranza attraverso i bambini. Una sintesi formidabile di mezzo secolo della nostra storia, con foto di grande efficacia, che solo un professionista ricca di esperienza sul campo, capacità, profondità, sensibilità poteva realizzare. Luce e memoria insieme, memoria e luce.

EPSON MFP image

Ringrazio moltissimo Tony Gentile, collega e caro amico che ho conosciuto e apprezzato tanti anni fa sulla strada, come anche lui ricorda e come sono le migliori conoscenze e amicizie nel nostro comune mestiere bellissimo nonostante tutto, per avere arricchito la nostra anima e la nostra coscienza con questa carrellata di immagini pieni di potenti ricordi e stimoli a non mollare mai impegno civile contro mafia e illegalità. Ho aspettato oggi per scrivere queste quattro parole per una ragione precisa: rendere omaggio,  attraverso la ormai quasi leggendaria foto che li ritrae insieme e alle altre della mostra, ai dottori Falcone e Borsellino, che il lutto nazionale lo meriterebbero ogni giorno per avere dato la vita per noi e per gli insegnamenti che continuano a trasmettere alle nuove generazioni.

Nella fotogallery qualche mio scatto dalla mostra LuceMemoria, organizzata da Le vie dei Tesori. Poca roba documentata da un dilettante con lo smartphone, che ne rende minimamente la bellezza. Merita sicuramente una visita, possibile fino al prossimo 9 luglio, anche per avere l’opportunità di vedere il delizioso Teatro Garibaldi.

Con il titolo: la foto in occasione della mia visita alla mostra di Francesca Scelfo, che ringrazio moltissimo 

 

 

 

 

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Ad Astrosamantha il IX Premio Angelo D’Arrigo: un incontro tra due fantastiche storie stellari https://ilvulcanico.it/ad-astrosamantha-il-ix-premio-angelo-darrigo-un-incontro-tra-due-fantastiche-storie-stellari/ Wed, 31 May 2023 04:42:52 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23478 FONTE: Ufficio stampa Fondazione Angelo D’Arrigo Alle Ciminiere di Catania, nell’ambito di Etna Comics 2023, venerdì 2 giugno una serata con grandi ospiti che si alterneranno sul palco tra momenti di riflessione, emozionanti e d’intrattenimento È l’astronauta Samantha Cristoforetti la vincitrice del IX Premio Angelo D’Arrigo, che verrà consegnato venerdì 2 giugno 2023 nel corso […]

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FONTE: Ufficio stampa Fondazione Angelo D’Arrigo

Alle Ciminiere di Catania, nell’ambito di Etna Comics 2023, venerdì 2 giugno una serata con grandi ospiti che si alterneranno sul palco tra momenti di riflessione, emozionanti e d’intrattenimento

Samantha Cristoforetti

È l’astronauta Samantha Cristoforetti la vincitrice del IX Premio Angelo D’Arrigo, che verrà consegnato venerdì 2 giugno 2023 nel corso di una serata che si svolgerà, a partire dalle 20,30, nell’Anfiteatro delle Ciminiere di Catania, nell’ambito di Etna Comics 2023, XI edizione del Festival internazionale del gioco, del fumetto e della cultura pop.

Angelo D’Arrigo

Astrosamantha è la prima donna italiana entrata negli equipaggi dell’Agenzia spaziale europea e la prima donna europea scelta come comandante della Stazione spaziale internazionale. In occasione del Premio D’Arrigo sarà la principale protagonista di una serata che alternerà momenti di riflessione, emozionanti e d’intrattenimento. Sul palco dell’Anfiteatro delle Ciminiere, infatti, si avvicenderanno artisti, ospiti e testimonianze per ricordare il celebre deltaplanista, scienziato del volo ed etologo scomparso nel 2006 in un tragico incidente aereo. La serata, presentata dal giornalista Luca Pagliari, vedrà la partecipazione di Giorgio Vanni, celebre voce di tantissime sigle di cartoni animati, Lello Analfino dei Tinturia, I Lautari e i Beija Flor. Alla musica si alterneranno poi alcune letture che saranno affidate agli attori Ester Pantano e Aldo Leontini. Nel corso della serata interverrà anche il colonnello Francesco Torchia, capo del Reparto Medicina Aeronautica e Spaziale di Pratica di Mare (Roma). La regia sarà anche quest’anno a cura di Manolo Luppichini.

Oltre alla serata del 2 giugno, Samantha Cristoforetti sarà ospite della Fondazione D’Arrigo nella giornata successiva, sabato 3 giugno, quando sempre all’interno di Etna Comics, nella Sala Polifemo della Ciminiere, si svolgerà alle ore 11 un Talk Questions&Answers con pubblico della durata di circa 45 minuti dal titolo “AstroSamantha – Nello spazio oltre ogni limite”. All’incontro, moderato da Luca Pagliari, oltre all’astronauta prenderanno parte anche Laura Mancuso, presidente della Fondazione D’Arrigo, e l’astrofisico Luca Perri.

Laura Mancuso

Premiando Samantha Cristoforetti – spiega Laura Mancuso, presidente della Fondazione D’Arrigo – abbiamo messo in qualche modo in pratica gli insegnamenti di Angelo e siamo riusciti a superare i nostri limiti. Lo spazio è il tema di questa edizione e chi meglio di Astrosamantha poteva portarci fuori dal nostro pianeta e raccontarci le emozioni, i sacrifici e l’impegno di chi ha deciso di trascorrere la propria vita tra le stelle? Questa IX edizione del premio rappresenta una straordinaria occasione per celebrare le imprese di Samantha e ricordare quelle di Angelo, trovando anche i tanti punti in comune delle loro storie. L’opportunità di farlo ancora una volta nell’ambito di Etna Comics, per cui ringrazio Antonio Mannino, spero ci consentirà di riuscire soprattutto a suscitare l’interesse e la curiosità delle giovani generazioni”.

«Sono profondamente onorata – ha detto Samantha Cristoforettidi ricevere il premio Angelo D’Arrigo. Lo ricevo con immenso piacere, non perché immagini di poter anche solo sfiorare la grandezza della persona o l’intensità del suo vissuto, ma perché attraverso il premio, e soprattutto attraverso le attività della Fondazione a lui intitolata, continuano a vivere l’audacia, la sapienza, l’operosità paziente e meticolosa, l’amore per la natura, come per la tecnologia e la passione per il volo di una persona che ci ha mostrato il lato più nobile dello spirito umano»

LA FONDAZIONE ANGELO D’ARRIGO

La Fondazione Angelo D’Arrigo, ideatrice dell’omonimo premio, è stata costituita il 21 aprile 2006, a circa un mese dalla scomparsa del grande uomo a cui è intitolata. Ha, come scopi principali, la solidarietà concreta nei confronti di uomini e popoli emarginati e nell’indigenza materiale e culturale; la tutela di qualsiasi essere vivente, nel rispetto degli ecosistemi e delle varie culture; la promozione di iniziative di ricerca in campo scientifico, artistico, tecnologico e sportivo. Tutto ciò al di là di qualsiasi confine politico e senza pregiudizi di ordine ideologico o religioso. La Fondazione opera in tutto il mondo: dal Sud America al territorio italiano con progetti nelle scuole, per non disperdere e per mettere a disposizione delle nuove generazioni lo straordinario patrimonio di esperienze lasciato da Angelo d’Arrigo, come eredità suggestiva e impegnativa per il futuro.

 

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Cinisi, 45 anni dopo. “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo” https://ilvulcanico.it/cinisi-45-anni-dopo-con-le-idee-e-il-coraggio-di-peppino-noi-continuiamo/ Wed, 10 May 2023 15:11:20 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=23381 di Francesco Palazzo Quarantacinque anni fa (e un giorno) fa moriva Peppino Impastato, ucciso dalla mafia. Ma per stabilire che si trattava di un omicidio e che la responsabilità era da attribuire a Cosa Nostra sono stati necessari ben ventiquattro anni, per poi arrivare alle condanne di Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti. Di più, per […]

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di Francesco Palazzo

Quarantacinque anni fa (e un giorno) fa moriva Peppino Impastato, ucciso dalla mafia. Ma per stabilire che si trattava di un omicidio e che la responsabilità era da attribuire a Cosa Nostra sono stati necessari ben ventiquattro anni, per poi arrivare alle condanne di Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti. Di più, per convincere gli investigatori e la magistratura a riguardare la morte violenta di questo ragazzo di trent’anni non come sin dalle prime battute – si era ritenuto e scritto che fosse stato un attentato architettato dallo stesso Peppino Impastato nel quale sarebbe rimasto ucciso (richiamando quello che era capitato in occasione della morte dell’editore Giangiacomo Feltrinelli) – è stata necessaria tutta l’arguzia e la tenacia degli amici di Peppino, del fratello Giovanni e della mamma Felicia Bartolotta. Inoltre, il delitto, avvenuto in piena notte, passò inizialmente sotto silenzio perché nella mattinata della stessa giornata venne ritrovato il corpo senza vita dell’on. Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, “giustiziato” dalle Brigate Rosse dopo un rapimento durato 55 giorni.

Moro e Impastato. La prima e accanto l’ultima pagina del giornale L’Ora di quel tragico 9 maggio 1978

Questi due omicidi, avvenuti nello stesso giorno, il 9 maggio 1978, rappresentano una delle pagine più buie della storia della nostra Repubblica. Forze eversive con interessi apparentemente differenti, si erano date convegno in quel giorno di primavera per mettere in ginocchio la libertà e la democrazia. Ma fu grazie al sapiente, costante, instancabile lavoro di un manipolo di giovani coraggiosi che erano cresciuti insieme ed accanto a Peppino Impastato, che il perverso gioco è stato scoperto e i responsabili assicurati alla giustizia.

Non mi dilungo nell’illustrare tutte le attività, gli accorgimenti, i sotterfugi, le paure, le intimidazioni, che la ricerca della verità ha comportato, perché ci sarebbe da scrivere e scrivere, e comunque chi abbia voglia di approfondire l’argomento troverà tutte le informazioni che vuole grazie al Centro Siciliano di Documentazione promosso dal prof. Umberto Santino e dalla moglie prof.ssa Anna Puglisi, intitolato proprio a Peppino Impastato. E’ stato proprio grazie agli studi e agli sforzi del prof. Santino, che da sempre studia il fenomeno mafioso, arrivando a parlare per primo – già cinquant’anni fa – del concetto di borghesia mafiosa e più recentemente di società mafiogena, che è stato possibile far cambiare idea alla magistratura e consentirle di aggiustare il tiro e quindi di pervenire all’accertamento dei fatti, dei reati e dei colpevoli.

Da destra: il procuratore Maurizio De Lucia, il giornalista Salvo Palazzolo, Giovanni Impastato durante il dibattito
Umberto Santino
Luisa Impastato

Però sono passati quarantacinque anni. E allora anche quest’anno si è proceduto alla commemorazione. E’ sempre triste procedere alle commemorazioni ma è necessario perché soltanto così si mantiene viva la memoria per il cittadino comune, che è opportuno che ricordando sappia, sappia cioè cosa è la mafia, cosa è la libertà, cosa è la democrazia. Inoltre, in queste occasioni si rinnovano i dibattiti, come quello che ha visto protagonisti a Cinisi il Procuratore capo della Repubblica di Palermo Maurizio De Lucia, il prof. Umberto Santino, il giornalista del quotidiano La Repubblica  Salvo Palazzolo, coordinati dalla instancabile e meravigliosa Luisa Impastato, figlia di Giovanni. In questa occasione il prof. Santino ha illustrato i concetti di borghesia mafiosa e di società mafiogena, risalendo perfino all’inchiesta di Franchetti e Sonnino “La Sicilia nel 1876”. Il dott. De Lucia ha voluto ricordare il 16 gennaio 2023, data della cattura di Matteo Messina Denaro, ed ha raccontato come si stia indagando sugli appoggi goduti nella latitanza dal boss e soprattutto sulle motivazioni sociali che hanno convinto tanti della popolazione di un intero paese, Campobello di Mazara, a girarsi dall’altra parte, facendo finta di non vedere. Il Procuratore ha parlato pure di come la nuova mafia stia cambiando pelle e di quanto importante sia per i mafiosi riprendere il potere criminale transnazionale attraverso armi e denaro. Il giornalista Palazzolo ha parlato delle numerose iniziative messe in piedi dal suo giornale per studiare e contrastare il fenomeno mafioso e poi ha molto opportunamente richiamato l’attenzione sul problema dell’adeguamento delle tutele da dare ai giovani giornalisti, spesso precari e con “stipendi” irrisori e soprattutto mandati allo sbaraglio. La nipote di Peppino, Luisa, ha parlato delle attività messe in piedi dalla Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino. Poi, nel corso del dibattito pubblico che ne è seguito, vari esponenti della società civile – tutti vecchi amici di Peppino Impastato – sono intervenuti per lamentare le condizioni in cui versano le piccole realtà comunali nelle quali vivono.

Il corteo

Bellissimo il tradizionale corteo che ha percorso il tragitto dalla storica sede di Radio Aut a Terrasini fino alla casa di Felicia Impastato a Cinisi. Gran sventolare di bandiere, bandiere rosse, bandiere della pace, bandiere No MUOS, con in testa gli storici striscioni “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo”, “La mafia uccide il silenzio pure” e “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”. Poi, giunto il corteo a destinazione, dal balcone di casa si sono alternati Giovanni Impastato, la figlia Luisa, la prof.ssa Annalisa Savino, la preside della lettera agli studenti dopo il pestaggio fascista in un liceo di Firenze che è stata richiamata dal ministro Valditara a non politicizzare l’attività della scuola, Adelmo Cervi, il figlio di uno dei sette fratelli Cervi trucidati dai fascisti a Reggio Emilia il 28 dicembre del 1943, il prof. Santino, ed infine la signora Graziella Accetta, madre del piccolo Claudio Domino, altra vittima della criminalità mafiosa il 7 ottobre 1986, di cui ancora non si conoscono esecutori, mandanti e movente, e sono passati trentasei anni! Di tutti i bellissimi discorsi che sono stati fatti dal balcone di casa Impastato, il più forte, il più veemente e, in definitiva, il più concreto è stato quello del vecchio partigiano Adelmo Cervi (quando fu ucciso suo padre Aldo, Adelmo aveva solo quattro mesi) che ha richiamato tutti ad essere antimafiosi, antifascisti ed anticapitalisti, che poi vuol dire: viva la libertà e viva la democrazia.

Con il titolo: la testa dello splendido corteo, pieno di ragazzi di tutta Italia, per ricordare Peppino Impastato nel 45esimo anniversario del suo assassinio mafioso. Il reportage nella fotogallery è di Francesco Palazzo

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Bambini volanti più forti di tutto https://ilvulcanico.it/bambini-volanti-piu-forti-di-tutto/ Thu, 08 Sep 2022 04:59:23 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=22152 FONTE: ufficio stampa Fondazione Angelo D’Arrigo Insegnare ai più piccoli a volare, senza limiti né barriere. È questo l’obiettivo del progetto intitolato “Bambini no limits più forti di tutto”, realizzato da Sicilia Shrine Club, che sabato 10 settembre a Letojanni farà volare su un parapendio biposto una trentina di giovani di età compresa fra i […]

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FONTE: ufficio stampa Fondazione Angelo D’Arrigo

Insegnare ai più piccoli a volare, senza limiti né barriere. È questo l’obiettivo del progetto intitolato “Bambini no limits più forti di tutto”, realizzato da Sicilia Shrine Club, che sabato 10 settembre a Letojanni farà volare su un parapendio biposto una trentina di giovani di età compresa fra i 6 e i 17 anni.

Angelo D’Arrigo in volo sull’Everest

L’iniziativa sarà resa possibile grazie ai piloti dell’associazione Etna Fly del presidente Salvo Marchesano, sempre sensibile ai progetti di solidarietà, ed è stata sposata in pieno dalla Fondazione Angelo D’Arrigo.

Laura Mancuso

La Fondazione D’Arrigo è un ente di solidarietà nato su iniziativa di Laura Mancuso dopo la tragica morte del marito – aviatore, deltaplanista, etologo e studioso del volo – per promuovere iniziative di solidarietà concreta nei confronti di uomini e popoli emarginati e nell’indigenza materiale e culturale, garantire la tutela di qualsiasi essere vivente, nel rispetto degli ecosistemi e delle varie culture, sostenere iniziative di ricerca in campo scientifico, artistico, tecnologico e sportivo. “In ogni impresa che ha realizzato – ha detto Laura MancusoAngelo ha dimostrato come anche i limiti più impensabili potessero essere superati. Questa iniziativa non soltanto consentirà a giovanissimi partecipanti di vivere un’esperienza unica, ma insegnerà anche loro e a chi li vedrà volare come le barriere con cui ognuno di noi si confronta quotidianamente possono essere abbattute”.

Angelo D’Arrigo

Sicilia Shrine Club è un ente filantropico attivo nel Sud Italia attraverso Shrines International, che contribuisce alla gestione diretta e in proprio di 22 ospedali negli Usa, garantendo cure specialistiche e gratuite ai bambini. Nel territorio siciliano, oltre a organizzare i trasporti dei bambini e di un familiare per le cure in America, si occupa di realizzare attività ludico ricreative e culturali. “Per le attività rivolte ai minori – spiega il presidente di Sicilia Shrine Club, Maurizio Mancusonon amiamo distinguere i partecipanti tra bambini disabili, oncologici, autistici o altro. Questo significherebbe classificare le diversità ghettizzandoli, riducendo così la possibilità di integrazione e socializzazione. Le nostre attività vogliono donare ai più piccoli e alle loro famiglie spensieratezza, allegria e creare momenti di distrazione dai fardelli che quotidianamente sopportano”.

Bambini no limits più forti di tutto” ha ottenuto il patrocinio dei Comuni di Gallodoro e Letojanni, grazie ai sindaci Alfio Currenti e Alessandro Costa. Da sottolineare in particolare l’impegno dell’Amministrazione comunale letojannese, località in cui i parapendii atterreranno, che si è messa fin da subito a disposizione degli organizzatori per favorire la buona riuscita del progetto.

Ester Pantano, madrina della manifestazione

L’iniziativa, inoltre, avrà come madrina l’attrice Ester Pantano (nota per la sua partecipazione a fiction di successo come “Il commissario Montalbano”, “Imma Tataranni – Sostituto procuratore”, “Màkari” e molte altre) e come testimonial Roberto Bordonaro (direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell’Ospedale Nesima-Garibaldi di Catania), Riccardo Spampinato (direttore dell’Uoc Odontoiatria Speciale Riabilitativa dell’Ospedale Santa Venera e Santa Marta di Acireale) e Sasha Agati, (direttore del Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo Bambin Gesù dell’Ospedale di Taormina). Essenziale anche la collaborazione delle associazioni partner e dei loro operatori: Filippo Saia per il Lions club Letojanni Valle D’Agrò, Raffaele Baglieri con Il Sorriso degli Ultimi, Armando Sorbello dell’Aias di Acireale, Claudia Condorelli per Il Faro, Salvatore Privitera di Teniamoci per mano Onlus, Sebastiano Cutuli con Orsa Maggiore, Geri Muscolino per Humanitatis Progressum, Nunzio Mannino con Cuore Verde, Alessandro D’Angelo della Misericordia Letojanni Giuseppe Labita con Peoplehelpthepeople.

L’apertura della manifestazione, prevista per le ore 9, sarà segnata da un volo acrobatico di piloti professionisti che disegneranno il cielo con dei fumogeni ed eseguiranno evoluzioni spettacolari. Alle ore 13 circa è prevista la chiusura della manifestazione con la consegna dei premi ai meravigliosi “bambini volanti”.

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“Era novembre” del 1928 a Mascali, Etna https://ilvulcanico.it/era-novembre-del-1928-a-mascali-etna/ Mon, 01 Aug 2022 05:48:58 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=21976 di Santo Scalia Non avevo mai partecipato ad una competizione letteraria. E mai avrei creduto di poter vincere un premio! E invece, partecipando al Sicilia Dime Novels di Mascalucia Doc è arrivato il Premio Speciale Andrea Camilleri. La novella che ho presentato aveva dei vincoli dati dal regolamento: massimo 10.000 caratteri, spazi compresi. Ne sono […]

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di Santo Scalia

Non avevo mai partecipato ad una competizione letteraria. E mai avrei creduto di poter vincere un premio! E invece, partecipando al Sicilia Dime Novels di Mascalucia Doc è arrivato il Premio Speciale Andrea Camilleri.

La novella che ho presentato aveva dei vincoli dati dal regolamento: massimo 10.000 caratteri, spazi compresi. Ne sono venute fuori tre pagine, ed ho voluto ambientare i fatti raccontati nel lontano 1928, mentre era in corso la distruttiva eruzione dell’Etna che distrusse quasi totalmente la cittadina di Mascali. Ho voluto qui arricchire il testo con poche immagini dell’epoca, tratte dalle mie collezioni.

 

ERA NOVEMBRE 

In paese pochi conoscevano i cognomi dei compaesani, tutti ne conoscevano invece u ngiuriu. Questo identificava le persone, ma a volte anche la stirpe: u ngiuriu lo si riceveva – quasi fosse un battesimo – per proprie caratteristiche fisiche (così come era accaduto a Turi Ciunchella o a Mara a Mustazza) o lo si ereditava per l’appartenenza alla famiglia (come Neddu u Saristanu o Ciccu Coppulastorta) o ancora per la provenienza (Anna a Missinisa o Fina a Santaffiota).

U Zu Jangilu Mallampa – uomo concreto, sbrigativo, di un’energia irrefrenabile – era figlio di Saru Mallampa, figlio questo a sua volta di Angelo Parisi, che per un misto di fortuna e di sventura, mentre un giorno tornava a casa dalla campagna, sotto un diluvio di pioggia, lampi e tuoni tali da fermare il cuore, fu colpito da un fulmine. Per sua fortuna il suo paracqua aveva il manico di legno, e la scarica lo colpì solo di striscio; nonostante ciò rimase stordito per il resto della sua vita: era, come si diceva, allampato.

Jangilu aveva da poco terminato di costruire la sua casa o Scarruni, sulla strada per San Giovanni. I vicini la  chiamavano u palazzettu, perché si differenziava dalle altre case dei dintorni, tutte ad unico piano; u palazzettu, oltre ad avere un ampio deposito a livello della strada, aveva un primo piano con ampie stanze dai soffitti altissimi, ed una soffitta per scatafotterci – come amava dire lui – tutte quelle cianfrusaglie inutili, ma che un giorno avrebbero potuto tornare utili.

Successe tutto il giorno dopu u jornu i’ santi, il venerdì due novembre, ‘nto jornu de’ morti: quasi tutti i paesani erano stati al cimitero, poco fuori Mascali: al ritorno, mentre gli uomini si trattenevano ‘nta Chiazza, qualcuno vide una bella fumata sopra la cima dell’Etna. Dalla piazza di Nunziata, infatti, dell’Etna si vedeva solo la cima.

«A Muntagna s’arrimina, sà chi voli fari» disse qualcuno, senza però agitarsi più di tanto.

Lunedì mattina, era il cinque, di buonora Jangilu si vestì e scese in piazza: aveva quasi un presentimento, una sensazione epidermica, come di qualcosa che non andasse per il verso giusto. Incontrò Pippinu, suo cognato, parlò con lui dell’appezzamento di terreno che questi stava per acquistare giù, dopo le ultime case del paese, e nel quale avrebbe voluto realizzare la casa per se stesso, per Pitrina, sua moglie, e per gli otto figli. Pippinu aveva già sborsato la caparra e stava cercando di ingaggiare na para di giuvini e di carusi.

Poco dopo, qualcuno che scendeva da Puntalazzo o da Sant’Alfio portò la notizia: «Scassau a Muntagna! Stanotti scassaù supra a Giuliana, u focu scurri ‘nte Fossi i’ Santoru!».

«Scassau a Muntagna! Stanotti scassaù supra a Giuliana, u focu scurri ‘nte Fossi i’ Santoru!»

«Minchia!» esclamò Jangilu Mallampa; «Voi vidiri ca si porta di quattru pedi di cirasi ca haiu supra u Sautu Corvu?». Cicciu Coppulastorta, che si trovava lì vicino, a sua volta aggiunse: «Ma di chi vi preoccupati, d’i campagni? D’i  nostri casi n’ama a preoccupari!».

E aveva ragione. Se la lava era fuoriuscita sopra la contrada Giuliana, allora in pericolo c’erano terreni e paesi che, più a valle, si trovavano lungo il corso dei due vadduni della zona, il Torrente Pietrafucile (che attraversava il centro di Mascali e lì diventava u Vaddunazzu), ed il Torrente Corvo, che invece attraversava Nunziata, proprio qualche decina di metri più in là di dove loro si trovavano.

Zu Jangilu Mallampa si rabbuiò in viso, fece un rapido calcolo, poi sentenziò: «A Muntagna a mia m’annaca! Jù a casa ma fici o Scarruni» e sogghignò, certo che, data la posizione sopraelevata del quartiere dove lui aveva costruito, l’avrebbe scampata. Intanto la Muntagna faceva la sua scelta: lasciò perdere il Torrente Corvo e incanalò invece la sua lava nel Pietrafucile.

Forse Nunziata non sarebbe stata distrutta ma, se la lava non si fosse fermata prima, per Mascali non ci sarebbe stato scampo!

E la lava, inesorabile, non s’arrestò prima di giungere alle prime case di Mascali: guidata dal tracciato del Vallonazzo, arrivò proprio al cuore del paese.

Leonardo Caltabiano, per tutti Nardu u Carritteri, stava attonito accanto alla chiesa del Calvario, proprio sotto Nunziata: aveva riposto tutta la sua fiducia nel Santo Patrono del paese, del quale lui stesso portava il nome: Leonardo, Lunardu.

Non solo il Santo era stato incapace di salvare il paese, ma per giunta proprio nel giorno della sua festa, il sei di novembre, il paese era stato cancellato dalla lava! Viva San Lunardu aveva gridato a squarciagola fino a quando la Chiesa Madre, la “casa” del Santo, non era crollata: prima la copertura della navata centrale, poi la grande cupola ed infine la facciata che nella sua sommità ospitava le campane.

Fu proprio quando le campane caddero insieme alle macerie della facciata, emettendo un ultimo, lugubre rintocco, che Nardu, rimarcando l’impotenza dimostrata dal suo Santo ma ricordando che invece, pochi giorni prima, un altro Santo Protettore, Sant’Alfio, aveva fatto il suo dovere salvando l’omonimo paese, pianse. Qualche compaesano vicino a lui cercò di consolarlo: «Nardu, non fari accussì!»; con voce sommessa, scandendo le parole, lui rispose: «Jù non mi chiamu chiù Lunardu, jù ora mi chiamu Affiu!».

A Nardu non rimaneva più né una casa, né un lavoro, e nemmeno la fede.

Neanche i morti avevano avuto pace: poco prima che la lava arrivasse a ghermire le case del paese la tranquillità del cimitero era stata turbata dal duro rumore dei massi che avanzavano tra le cappelle e le croci. Mentre i cipressi si accendevano come fiammiferi le lapidi di marmo spezzate dall’impeto della colata si frantumavano, emettendo a volte sordi rimbombi, a volte schiocchi secchi, come di frusta.

Dalle cappelle squarciate alcune bare venivano rivoltate, cadevano dai loculi e poi venivano ricoperte dai massi. Solo i resti dei più poveri, quelli sepolti nella terra, furono rispettati: ricoperti dalla coltre incandescente furono sigillati per sempre, e ancora stanno lì, sotto metri e metri di pietre. Nessuno sa dove esattamente siano, nessuno può portare loro un fiore, nessuno li va a trovare nel giorno dei morti.

Intanto Jangilu Mallampa non si frenava più nel magnificare la sua scelta di costruire la sua casa proprio lì dove l’aveva costruita, allo Scarruni; vi aveva ospitato la sorella Pitrina, suo marito Pippinu ed i loro figli. Lui di suoi ne aveva soltanto tre, ma era ben felice di aggiungerne, anche se temporaneamente, altri otto. L’autunno era già avanzato e Jangilu aveva fatto, come sempre faceva, scorte di olio, vino, castagne e farina. Le sue terre, tra il Carmine e San Giovanni, non erano sotto lo scacco del vulcano, in quella partita che ormai era stata chiusa con un matto dato al paese di Mascali. Buttigghi ‘i sassa ce n’erano a volontà, u strattu riempiva varie burnie e di truiaca sicca ce n’erano pieni sacchi interi.

Più di una volta, in quei giorni di fuoco, Mallampa ricevette la visita di Patri Don Pippinu – il sacerdote Don Giuseppe Patanè – che oltre ad essere l’arciprete della chiesa madre di Nunziata, si dilettava a far fotografie: saliva per Via Etnea portandosi dietro il treppiedi di legno, la sua camera oscura e un paio di lastre di vetro; poi, giunto alla chiesetta della Nunziatella, imboccava la stradina detta da’ Chiazzetta e quindi, superato il vadduni, saliva  per la scorciatoia che giungeva alla fontanella: qui era d’uso fermarsi qualche minuto, rinfrescarsi bevendo un paio di sorsi direttamente do cannolu e sedersi sul muretto per  riprendere le forze.

Jangilu lo guardava arrancare dall’alto del suo balcone e, non appena lo vedeva arrivare alla fontanella, ordinava: «Nedda, metti supra a cafittera, sta vinennu u parrinu!». Don Pippinu, sorbito il graditissimo caffè (non tutti si potevano permettere di gustarlo, era cosa da benestanti, e Jangilu lo era), montava il treppiedi sul balcone d’arreri, da dove lo sguardo spaziava da Porto Salvo a Nunziata, e poi da Mascali fino Riposto ed oltre, finanche alla Torre di Archirafi, e dopo aver inserito la lastra nelle apposite scanalature della camera scattava e cominciava a contare… unu, dui, tri, quattru!

«Chisti su pi chiddi ca Mascali non l’ana vistu, e no ponnu vidiri chiù!».

Una cosa buona la lava l’aveva fatta: il terreno che Pippinu avrebbe voluto comprare da Don Marianu Patanè – Fasulinu per tutti i mascalesi – ora valeva meno della metà di quanto non valesse soltanto pochi giorni prima. Bisognava solo avere pazienza, e aspettare che la furia del vulcano si calmasse, che lo stradone per Piamunti venisse riaperto – cosa che la Milizia avrebbe sicuramente fatto al più presto – prima di cominciare a spianare e tracciare il perimetro delle fondamenta con la calce bianca.

E Pippinu la pazienza ce l’aveva.

(Gaetano Perricone). Sono stato molto felice di partecipare ad una serata speciale per il mio carissimo amico Santo Scalia, “contributor” fondamentale per questo blog IlVulcanico.it e formidabile “memoria storica” dell’Etna: è andato a lui, autore del bellissimo racconto “Era novembre” ambientato durante la grande eruzione di Mascali 1928 il prestigioso premio speciale dedicato al grande Maestro Andrea Camilleri per un testo che valorizzasse la storia e la tradizione culturale siciliana, nell’ambito della quarta edizione del sempre più qualificato concorso letterario “Sicilia Dime Novels” promosso dalla brillantissima Associazione Mascalucia Doc nello scenario del Parco Trinità Manenti. Un premio davvero da incorniciare, che riconosce la eccellente capacità di narratore e la scrittura semplice, efficace e precisa, lineare con una sola parola, di Santo, uomo di scienza e di cultura di grande spessore, con un tratto di signorilità e sobrietà rarissimo in questi tempi pieni di esibizionismo e autoreferenzialità. Congratulazioni di vero cuore e ad maiora, grande Santo: è un onore e un privilegio per il nostro blog pubblicare per intero il tuo emozionante racconto, pieno di suggestioni, e mi sento di ringraziare molto la carissima Francesca Calì, presidente di Mascalucia Doc, per averci dato l’ok per l’anteprima sul Vulcanico

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Chi non vuole Etna Parkrun ai Monti Rossi? https://ilvulcanico.it/chi-non-vuole-etna-parkrun-ai-monti-rossi/ Mon, 03 Jan 2022 05:49:40 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=20855 (Gaetano Perricone). Riceviamo da Vincenzo Ferro, ingegnere di professione, noto e validissimo trekker etneo e grande appassionato della Muntagna, promotore e “event director” della bellissima manifestazione Etna Parkrun nella splendida pineta dei Monti Rossi a Nicolosi, questa accorata e più che legittimamente arrabbiata lettera di denuncia di vari e odiosi atti di vandalismo, talmente ripetuti […]

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(Gaetano Perricone). Riceviamo da Vincenzo Ferro, ingegnere di professione, noto e validissimo trekker etneo e grande appassionato della Muntagna, promotore e “event director” della bellissima manifestazione Etna Parkrun nella splendida pineta dei Monti Rossi a Nicolosi, questa accorata e più che legittimamente arrabbiata lettera di denuncia di vari e odiosi atti di vandalismo, talmente ripetuti da sembrare un vero e proprio boicottaggio ad opera di ignoti, che intralciano la ripresa dell’iniziativa conosciuta e diffusa in tutto il mondo, molto apprezzata e frequentata ma purtroppo ferma per il Covid dal 10 marzo 2020. La pubblichiamo molto volentieri, con adeguata documentazione fotografica, esprimendo a Vincenzo Ferro forte solidarietà di fronte ad atti tanto imbecilli, che impediscono a molti appassionati di riprendere un’attività all’aria aperta gradita e preziosa, in un contesto naturalistico fantastico. Colgo anche l’occasione, da frequentatore entusiasta per le mie lunghe passeggiate salutari del magnifico sito dei Monti Rossi, per denunciare a mia volta la pericolosa presenza di auto e moto che sfrecciano correndo e di cavalli con cavalieri al galoppo in un sito popolato da noi poveri camminatori e da tante famiglie con bambini. Magari anche in questo caso qualche blitz della polizia locale e di volontari potrebbe servire a scoraggiare certi modi di fare strafottenti e irresponsabili, che rischiano di causare incidenti gravi. Ma ecco la lettera che abbiamo ricevuto ieri da Vincenzo Ferro

 

Carissimo Gaetano,

   augurando un felice Anno 2022 a te e ai tuoi lettori, approfitto per  chiedere a tutti voi un libero e saggio parere su quanto sta succedendo ai Monti Rossi di Nicolosi.

Ebbene come tu ben sai con tanta passione ed entusiasmo sono riuscito a rendere possibile ed organizzare l’evento settimanale del Parkrun, proprio nel nostro territorio e precisamente nella pineta dei Monti Rossi anche con il supporto e l’aiuto dell’Amministrazione comunale di Nicolosi e dei volontari.

Tu ben sai che il Parkrun è una manifestazione, un gioco, un momento ludico-sportivo che accomuna persone di tutte le età, di tutti i livelli sportivi dal principiante al professionista, di tutti e cinque i continenti; tu ben sai che si tratta di una percorso di 5 chilometri settimanale, gratuito e cronometrato,  da fare correndo o camminando, da soli o in compagnia, con i figli o con i propri amici fedeli; tu ben sai che dal primo incontro tenutosi il 9 dicembre 2017 al 7 febbraio 2020 si è svolto 177 volte presso i Monti Rossi di sabato con il sole e con la pioggia, con il vento e con la neve, coinvolgendo oltre 2.800 partecipanti di cui oltre 1.100 stranieri grazie alla disponibilità e supporto di circa 100 Volontari. 

Tu ben sai anche che ho cercato di fare conoscere le aree più spettacolari e panoramiche dei Monti Rossi proponendo dapprima un percorso lungo gli anelli sommitali degli stessi e successivamente la zona della pineta inferiore, avendo ricevuto il supporto sia del Parco Avventura Monti Rossi che dell’Associazione  Aetnensis Monti  Rossi. Tu ben sai che Etna Parkrun è stata una bellissima “occasione”, si proprio una grande occasione: per chi? Ma per tutti! L’occasione per lasciarsi alle spalle una settimana fatta di lavoro, di impegni, di una frenetica vita quotidiana, per dedicarsi un poco a se stessi; l’occasione per fare attività fisica e sportiva, ma anche l’occasione per riappropriarci di una area tanto importante quanto sconosciuta a molti; l’occasione per trascorrere dei piccoli momenti immersi in uno scenario unico dove è possibile ammirare Sua Maestà Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa dal 2013 Patrimonio mondiale dell’Unesco e nello stesso tempo godere della vista dello splendido golfo di Catania e del suo mare, di Nicolosi e della Calabria.

Tu ben sai anche che Etna Parkrun  è stata l’occasione per essere presenti così da monitorare alcune aree della pineta e fare da deterrente a coloro che incivilmente sporcano; tu ben sai è stata l’occasione per accogliere tantissimi turisti che hanno pianificato un viaggio nel nostro paese per partecipare all’evento del sabato qui a Nicolosi, ed i turisti che di mattina partecipano a Parkrun dopo vanno al bar a fare colazione, a pranzo vanno nelle trattorie, la sera vanno in pizzeria e dopo vanno a dormire in un B&B del paese, cioè Parkrun genera pubblicità gratuita ed anche economia; tu ben sai questi stranieri hanno adorato il percorso, la location, l’Etna, Nicolosi, ed ancora oggi chiedono insistentemente e quotidianamente quando si ripartirà nuovamente per ritornare qui.

Ma tu ben sai anche che purtroppo, a causa della pandemia dopo il 10 marzo 2020 tutto si è fermato, e non solo in Italia ma ovunque e così anche Parkrun si è dovuto arrestare in tutto il mondo; tu ben sai molti non hanno superato questo muro, ancora tanti stanno lottando con molta difficoltà ma abbiamo il dovere di ripartire, di riprendere il nostro tempo, i nostri spazi, le nostre abitudini, i nostri luoghi, i nostri hobby e l’incontrarsi anche solo per scambiare un sorriso, uno sguardo, per camminare insieme o correre immersi nella natura è diventata una necessità, una richiesta incessante che ci viene chiesta dal nostro corpo… dalla nostra mente … per continuare a vivere.

 Carissimo Gaetano e carissimi lettori,

forse però non sapete che dall’estate 2021 piano piano in tutto il mondo sono stati riavviati gli eventi Parkrun ed anche in Italia sono nuovamente attivi gli eventi a Palermo, Milano, Torino, Roma, Rimini, Salento, Lucca; non sapete che durante queste vacanze natalizie un gruppo di volontari ha lavorato mettendo a disposizione il proprio tempo e risorse per programmare la riapertura di Etna Parkrun nel gennaio 2022.

Non sapete che abbiamo progettato di realizzare un circuito permanente di 5km che si snoda lungo gli anelli superiori dei coni vulcanici del 1669 su due giri da fare in senso orario che porteranno i partecipanti a scoprire tanti punti, anche nascosti e poco conosciuti, dei nostri Monti Rossi, luogo tra i più importanti dal punto di vista storico, ambientale e culturale dell’intero territorio etneo; forse non sapete che sono stati collocati, a partire dal pianoro raggiungibile dopo aver superato l’ingresso del Parco Avventura, i cartelli di Partenza e Arrivo e a seguire le frecce segnaletiche, i cartelli chilometrici ed anche dei cartelli di Attenzione per segnalare alcuni tratti che potrebbero presentare dei pericoli di scivolamento dovuti alla presenza di radici esposte e/o pietre affioranti.

E non sapete neanche che nel ritornare sul percorso dopo il primo giorno di lavoro, molti cartelli posti erano inspiegabilmente scomparsi; non sapete che la stessa situazione si è ripetuta tutte le altre volte che si erano rimpiazzati i cartelli mancanti; non sapete che abbiamo cambiato diverse modalità di apposizione dei cartelli con fascette in plastica e doppie fascette attorno ai tronchi, con piccoli chiodi sui cartelli posti sulla corteccia esterna, anche con segnali adesivi fermati con il fil di ferro ….. ma sempre i segnali sono spariti; non sapete che contrariamente agli altri amici volontari, ho voluto insistentemente credere che forse era stato il vento a fare volare via i cartelli segnaletici posti sugli alberi come mi era stato prospettato dai lavoratori forestali che in quei giorni lavoravano proprio lungo il percorso Parkrun.

….. Ma carissimo Gaetano e carissimi lettori, la mattina del 1 gennaio 2022, una splendida mattina di sole sui Monti Rossi, mentre percorrevo il mio Parkrun ho trovato un cartello di Attenzione divelto e tutti gli adesivi di segnalazione attaccati su un supporto in legno – posto a dimora qualche giorno prima -completamente strappati volontariamente (da notare che il 31 dicembre erano tutti lì in bella vista!)

Adesso mi chiedo e vi chiedo: CHI?  e soprattutto PERCHE’? Non posso più pensare alla storiella de “i soliti catanesi” che salgono in pineta e arrecano danno… magari sporcare si … ma quella è un’altra storia! Questo nuovo percorso di Etna Parkrun non è il luogo frequentato dai gitanti, non è direttamente accessibile dalla strada, per arrivarci devi fare una bella salita tosta e faticosa, il percorso è un continuo saliscendi  e trovo difficile che quasi ogni giorno ci sia il frequentatore occasionale di turno che si inerpica su per i Monti Rossi per togliere i cartelli così per gioco.. ancora più difficile che sia sempre la stessa persona  che viene da lontano apposta per arrecare danno.

Ma se non è il frequentatore occasionale dunque per esclusione deduco che si tratti del frequentatore assiduo! E chi è il frequentatore assiduo cioè colui o colei che fruisce di continuo degli anelli sopra i Monti Rossi, se non coloro che si allenano giornalmente in Pineta!!!! Ma è possibile ciò ? Ma forse sei proprio Tu, che corri in tarda mattinata o nel pomeriggio, forse anche ci conosciamo ??  

E se avessi per un attimo azzardato ed individuato il possibile autore di questi atti vandalici, adesso vorrei capire il perché. Forse perché non si vuole che i Monti Rossi siano frequentati da altra gente? Forse perché si crede che i Monti Rossi siano di esclusiva fruizione di pochi eletti? Forse perché si è così meschini e piccoli piccoli tanto da non essere capaci di condividere qualcosa con gli altri? Forse perché certa gente è invidiosa “del fare” degli altri e non sopporta che qualcuno faccia qualcosa di costruttivo? È possibile che tante persone grandi e piccini debbano rinunciare alla possibilità di avere un appuntamento settimanale per divertirsi insieme, a causa del piacere di qualche idiota? Possibile che Nicolosi e l’Etna non meritino una iniziativa del genere? 

Scusate lo sfogo, ma il grande disappunto che abbiamo provato, nel trovare ogni volta distrutto il lavoro fatto con passione e grande entusiasmo solo il giorno prima, ci fa pensare che sia veramente difficile portare avanti questo progetto e forse sarebbe più semplice abbandonare tutto …….  o dobbiamo continuare a perseverare?

 Carissimo Gaetano e carissimi lettori, non sarebbe possibile con il vostro aiuto e supporto fare capire a questi  ignoti vandali che condividere e remare nella stessa direzione è l’unico modo per andare avanti?

In attesa di vostre gradite considerazioni rinnovo a tutti gli Auguri per un Buon Anno 2022

Vincenzo Ferro, Event Director di Etna Parkrun

Tutte le informazioni sulla pagina Facebook di Etna Parkrun

https://www.facebook.com/search/top?q=etna%20parkrun

 

 

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Tutta la crisi, una crisi. C’è il G20 a Catania, Fridays for future e altre associazioni in corteo. “Perché vogliamo vivere” https://ilvulcanico.it/tutta-la-crisi-una-crisi-ce-il-g20-a-catania-fridays-for-future-e-altre-associazioni-in-corteo-perche-vogliamo-vivere/ Tue, 22 Jun 2021 05:11:20 +0000 https://ilvulcanico.it/?p=19584 Oggi, 22 giugno, Fridays For Future Catania, Fridays For Future Palermo, Extinction Rebellion Catania, Eco Vittoria e altri movimenti e associazioni ambientaliste e per il sociale si uniranno al corteo che partirà alle 16 da Piazza della Repubblica a Catania in occasione della importante Riunione interministeriale su “Lavoro e Istruzione” nell’ambito del G20, il foro […]

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Oggi, 22 giugno, Fridays For Future Catania, Fridays For Future Palermo, Extinction Rebellion Catania, Eco Vittoria e altri movimenti e associazioni ambientaliste e per il sociale si uniranno al corteo che partirà alle 16 da Piazza della Repubblica a Catania in occasione della importante Riunione interministeriale su “Lavoro e Istruzione” nell’ambito del G20, il foro internazionale che riunisce le principali economie mondiali.

Perché la mafinestazione ? Lo scrivono nel post-evento su Facebook

  • Perché il modello di sviluppo adottato finora da chi oggi detiene il potere globale ha condotto alla costituzione di un sistema gerarchico di oppressione e sfruttamento delle persone e della Terra, origine della crisi climatica ed ecologica e mezzo di arricchimento per le maggiori economie
  • Perché è necessario porre al centro una visione diversa; dare preminenza alle voci che, fino ad oggi, non sono state ascoltate.
  • Perché l’istruzione è il punto di partenza essenziale della risposta globale al cambiamento climatico. Pretendiamo istruzione di qualità inclusiva ed equa e opportunità di apprendimento permanente per tutte le persone; un’istruzione decolonizzata che parli di crisi climatica, di tutela, e che non sia subordinata ad aziende e interessi esterni. 

  • Perché quando si parla di lavoro, non si possono non citare gli 80 milioni di posti di lavoro che saranno persi a causa della crisi climatica, e come lo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori sia legato ad essa. Non deve esistere contrapposizione tra lavoro e salute, lavoro e ambiente, lavoro e sostenibilità. La conversione ecologica deve avvenire tutelando le lavoratrici e i lavoratori ed il suo costo deve gravare su coloro che hanno le maggiori disponibilità economiche, nonché le maggiori responsabilità nella crisi climatica.
  • Perché vogliamo vivere. Se non verranno attuate adesso politiche ambiziose e concrete volte al raggiungimento dello zero netto di emissioni globali entro il 2050 (in Italia entro il 2030), vorrà dire che la classe al potere avrà condannato definitivamente l’umanità. Non può esistere giustizia climatica senza giustizia sociale. Coloro che hanno meno responsabilità della crisi climatica ne subiscono già oggi le conseguenze peggiori. La lotta contro ogni piaga causata dal sistema contemporaneo è necessaria per contrastare la crisi climatica. Tutte le lotte sono interconnesse.
  • Tutte le lotte sono un’unica lotta. All Crisis, One Cris

Le foto dal profilo facebook di Fridays for future Catania 

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