Etna 1968, nascita della Bocca Nuova

di Mario Mattia *

MARIO MATTIA

Fino al boom economico degli anni ’60 dello scorso secolo, la “visita” ai crateri sommitali dell’Etna era per lo più riservata ad appassionati vulcanologi e di montagna di tutto il mondo che inserivano il vulcano siciliano tra le tappe “obbligatorie” dei vari “grand tour” europei. Fu solo nel dopoguerra che, con la realizzazione di strade e di una funivia, la zona sommitale etnea divenne oggetto del turismo di massa e da allora in poi il fenomeno è stato in costante espansione. Inoltre, anche grazie alla migliorata raggiungibilità delle zone più alte dell’Etna, le notizie sulle attività vulcaniche e sui cambiamenti della morfologia craterica sono diventate molto più dettagliate e di qualità assai migliore rispetto al passato.

Per questo motivo possiamo datare con una certa precisione la “nascita” della Bocca Nuova intorno al 1968, quando questo nuovo cratere affiancò la Voragine, presente fin dagli anni ’50, come “ospite” all’interno del Cratere Centrale, nella sua porzione sud-occidentale. Via via, i due pit-craters si allargarono e si approfondirono, con successivi crolli del loro piano basale fino a raggiungere dimensioni di tutto riguardo (alcuni vulcanologi inglesi stimarono la profondità dei due crateri intorno a 1000 metri, ma non chiedetemi come hanno fatto a effettuare questa stima!) e le loro pareti laterali erano pressoché verticali.

Quando la Bocca Nuova diede i suoi primi “vagiti” sotto forma di intense esplosioni, aveva un diametro di soli 8 metri. Nel 1983, invece, si era allargata fino addirittura a raggiungere un diametro di circa 300 metri! Chi ha avuto modo di seguire le prime fasi della sua evoluzione descrive come amazing (stupefacente) i frequenti collassi cui era soggetto  questo nuovo cratere, sempre accompagnati da pericolosi lanci di materiale litico e da nubi di cenere nera. A questi periodi di elevata dinamica, seguivano periodi (piuttosto brevi) durante i quali il cratere si riempiva di materiale vecchio e appariva ostruito. A metà del 1995, la base del cratere si trovava a circa 100 metri al di sotto dell’orlo craterico, e, proprio in quell’anno, iniziò una intermittente attività eruttiva che durò fino al 1999, quando, nel mese di ottobre, diede luogo ad un trabocco lavico che raggiunse la pista altomontana della Forestale.

Bocca Nuova 1968.mpg

Purtroppo, quando si parla della Bocca Nuova è inevitabile parlare del drammatico 12 settembre 1979, quando circa 150 turisti si trovarono coinvolti in una sua improvvisa esplosione. Il racconto di quel giorno brucia ancora nella memoria di quanti, turisti e operatori turistici, hanno vissuto quei momenti nei quali una colonna di cenere si levò dalla Bocca Nuova, accompagnata dal lancio di blocchi di basalto che ricadevano alla velocità di 50 metri al secondo tutto intorno al cratere. Un vero e proprio bombardamento che mise in disordinata fuga gli spaventati turisti, nel tentativo di raggiungere i fuoristrada che si trovavano presso il parcheggio sotto il cratere centrale, procurandosi ferite anche gravi nelle inevitabili cadute lungo gli accidentati sentieri. Purtroppo, per nove di loro, non ci fu nulla da fare. Nella foto, scattata il giorno dopo il triste episodio, si vede una delle macchine delle guide dell’Etna con il tetto sfondato da un blocchetto di lava.

Questo episodio è uno dei più drammatici della lunga storia eruttiva dell’Etna, che raramente è sfociata in episodi tragici. Tuttavia, ancor oggi, ricordare quel giorno può servire da monito per ricordare a quanti si avventurano sui crateri dell’Etna senza osservare alcune elementari norme di sicurezza. Anche se, a mio avviso, serve anche a dimostrare che il mito della “totale sicurezza” in un ambiente ostile come la sommità di un vulcano è una chimera. E, in quanto tale, sarà sempre irraggiungibile.

La foto è tratta dal libro “Mt.Etna, the anatomy of a volcano” di Chester et al., Chapman and Hall, London,1985. Il video che segue, che documenta la fase iniziale della vita della Bocca Nuova, è tratto da uno dei CD che mi lasciò nel 2009 Francois “Fanfan” Le Guern,  (grande studioso francese di vulcani del mondo, profondo conoscitore anche dell’Etna insieme al connazionale Haroun Tazieff), in occasione della sua ultima conferenza sull’Etna prima di morire due anni dopo.

*Primo Tecnologo INGV Osservatorio Etneo (Catania)