Piazza Fontana, la “strage di stato” contro i lavoratori

di Francesco Palazzo

foto profilo vulcanico FRANCO PALAZZO

12 dicembre 1969, ore 16,37, Milano, Piazza Fontana, Banca Nazionale dell’Agricoltura, strage.

Cosa c’è da dire di più, dopo 47 anni, alla fine di questa giornata di ricordi ? Strage basta e avanza. Inutile dire che ci furono 17 morti e 88 feriti perché anche un solo morto sarebbe stato lo stesso “simbolo” di una strage, di una strage ordita contro i lavoratori, contro coloro che con serietà coscienza ed abnegazione lavorano ogni santo giorno dell’anno per portare il “pane” a casa, ai figli che devono crescere e che un giorno saranno cittadini con la loro dignità di Italiani. Mettere una bomba sotto il grande tavolo dedicato all’accoglienza delle frenetiche attività dei clienti della Banca Nazionale dell’Agricoltura che a quell’ora doveva essere già chiusa significava che la stessa tecnica che aveva fallito nell’attentato ad Hitler in questo caso,  con l’attentato rivolto contro i lavoratori, era riuscita in pieno. Le forze del male salvavano il dittatore e colpivano il lavoratore.

Quella strage veniva da lontano: era di fatto lo sbocco naturale ai tentativi di colpo di stato (opinione, questa, messa in dubbio da una parte degli osservatori politici) del 1964 e poi del 1967 (Junio Valerio Borghese e la decima Mas; il gen. De Lorenzo; Randolfo Pacciardi). Segnava però una linea di demarcazione profonda: si trattava della prima strage che, colpendo la gente comune – appunto, i lavoratori – tendeva a inoculare nell’animo degli italiani il germe della tensione dopo le manifestazioni dell’autunno caldo, manifestazioni che venivano dopo il maggio parigino ed i primi scioperi di studenti ed operai. Occorreva che gli “sfruttati” continuassero a preferire farsi sfruttare piuttosto che pensare di potersi vantare di avere la dignità di cittadini, con tutti i doveri e soprattutto i diritti previsti dalla Costituzione dei Diritti dell’Uomo e dalla Costituzione della Repubblica Italiana.

La prima pagina del Corriere della Sera
La prima pagina del Corriere della Sera

Dopo pochi giorni fu chiaro che si trattava di una “strage di stato”, si trattava cioè di una strage organizzata e voluta dai servizi segreti dello stato italiano cosiddetti “deviati”. Insomma, uomini dello Stato, uomini che avevano giurato fedeltà alla Repubblica, avevano pensato bene che era necessario, salutare, uccidere qualche cittadino …. Nel frattempo, questi servizi deviati suggerivano indagini e fermi di polizia che colpivano il mondo anarchico e la sinistra extraparlamentare. Ricordiamo che proprio in quei frangenti si stava realizzando all’interno del Partito Comunista la fuoriuscita degli aderenti al gruppo del “Manifesto”, dopo che con grande sapienza tattica e politica lo stesso Partito Comunista era stato capace di assorbire la Primavera di Praga, soffocata nell’agosto 1968 dai carri armati di Mosca, e gli scioperi del ‘68 e soprattutto del ’69, che lo avevano scavalcato a sinistra. Occorreva, quindi, fare capire a tutti chi comandava, con le buone o con le cattive.

Dopo anni e dopo accurate indagini, peraltro mai finite, si è saputo che ispiratori ed anche operatori coinvolti nella strage fossero anche i servizi segreti americani. Gli USA, infatti, erano preoccupati che il più grande partito comunista d’occidente potesse acquisire popolarità e voti che legittimassero il suo ingresso nelle stanze dei bottoni. Fu così che i cosiddetti  servizi deviati (quelli italiani, ma quelli americani erano regolari) misero in piedi quella che passò alla storia come “strategia della tensione” che doveva mostrare come fosse giusto combattere gli “opposti estremismi”, cioè era quanto mai opportuno dare fiducia solo e soltanto alla Democrazia Cristiana, con la sua politica fatta di equilibrio (“un colpo al cerchio ed uno alla botte”) e di buone relazioni soprattutto con gli USA, che da sempre (cioè dal dopoguerra) non disdegnavano di fare all’Italia iniezioni di dollari e, quindi, consentivano agli italiani di elevarsi dalla povertà. Ma gli italiani dovevano votare Democrazia (o partiti affini).

La copertina del libro “La strage di stato”, edizioni Savelli

Anche questi fenomeni (chiamiamoli così) sono da inquadrare nel periodo storico della  “guerra fredda” che vedeva l’Europa divisa dal muro di Berlino. Ma l’esistenza del “muro” giustificava la pervasività della presenza dei servizi segreti americani pronti a manovrare apertamente o sotterraneamente la politica italiana? L’EVIS, Portella delle Ginestre, Gladio, e via via passando per Piazza Fontana, appunto, per l’affaire Moro, per Sigonella, per il Pio Albergo Trivulzio, per Berlusconi, per la P2, per lo spread a 570, per arrivare fino al recentissimo referendum che verteva su un aggiustamento letale alla nostra carta costituzionale studiato e messo a punto dalla grande banca d’affari americana Morgan Stanley, che il Renzi ha sostanzialmente copiato. Insomma, quella italiana è considerata una democrazia claudicante che ha bisogno del forte sostegno del mondo civile e democratico rappresentato dagli USA. Pensa un po’.

 

 

 

Francesco Palazzo

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