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di Giuseppe Riggio

Nuovi divieti per l’Etna. Ecco sulla Gazzetta ufficiale del 17 novembre un’altra mappa che riporta evidenziati in grassetto confini, limiti da non superare, muri virtuali, con annesse minacce di sanzioni.

L’assessore uscente al turismo Barbagallo ha voluto riconoscere lo scorso 20 ottobre – a due settimane dalle elezioni- alle guide e alpine e vulcanologiche una esplicita area di riserva legale. Non soltanto tutta la zona sommitale trasformata da tempo dalla Protezione Civile in patrimonio di pochi, ma adesso anche ampie zone pedemontane per le quali viene sancito che l’attività professionale è riservata solo alle guide alpine e vulcanologiche.

Certo il decreto pubblicato il 17 novembre delimita il campo di intervento – anche se con espressione incerta-  “all’attività di accompagnamento ed escursione a fini turistici”, ma intanto non posso fare a meno di esternare quantomeno la preoccupazione di uno come me che si batte da anni per far conoscere e amare la nostra “muntagna”. Di fatto mi ritrovo ad essere testimone inerme di una battaglia tra professionisti dell’accompagnamento che si colpiscono reclamando monopoli, anziché misurarsi sul campo in termini di bravura e di competitività economica.

L’assessore Barbagallo prima di lasciare l’ufficio ha ritenuto di dover approvare una perimetrazione dedicata in via esclusiva  all’Etna, portando così a tre le mappe che prevedono limiti vari all’attività di godimento della nostra montagna: la delimitazione del Parco risalente al 1987, le aree a rischio identificate dalla Protezione civile nel 2013 e adesso l’ampia zona riservata alle guide di montagna decisa dall’Assessorato turismo. Tutti regolamentano e ordinano sanzioni con l’intento di tutelare chi? Lo scopo dichiarato è quello di difendere la natura ed una ordinata fruizione (l’Ente Parco) e soprattutto la mia incolumità in quanto turista o semplice montanaro. Ma in realtà sappiamo, ed anche recenti episodi lo dimostrano, che il caso, l’imprevedibile esiste e nessuna professionalità può evitarlo.

Ed allora perché tanto accanimento? La ragione semplice è che le varie categorie professionali si rivolgono alla politica per essere tutelate a discapito di qualche altro. I tassisti contro Uber, le guide alpine contro le guide dell’AIGAE in attesa che si definisca con chiarezza la figura della guida di media montagna. Un decreto contro una sentenza, una ordinanza a favore dell’uno per colpire l’altro. I partiti non hanno veri progetti per il Paese o per la Regione, preferiscono assecondare questa o quella lobby.

134 Particolare interno Valle del Bove
La Valle del Bove

Probabilmente mi risponderanno che mi sto preoccupando inutilmente visto che il nuovo decreto interessa soltanto i professionisti dell’accompagnamento, non me. Ma questa considerazione (ancora da verificare in realtà) non mi tranquillizza affatto. In primo luogo perché penso a tutto il mondo dell’associazionismo (il Club alpino, i tanti sodalizi di appassionati, Etnaviva). Basterà rivendicare il nostro amore ed il disinteresse economico di noi volontari pluri-decennali? Oppure qualche occhiuto sorvegliante avrà lo stesso il diritto di interrogarmi per sapere perché continuo a offrire e condividere amore e passione per la montagna spingendomi alla Grotta del Gelo o in Valle del Bove? Da benemerito divulgatore temo di poter diventare in breve tempo un sorvegliato speciale.

E le attività delle sezioni del Club Alpino non saranno a rischio anche quelle?  Oltretutto continuo a porre da anni una modesta questione che sino ad oggi è rimasta senza risposta. Tutte le volte in cui il regolatore interviene per garantire la mia incolumità (vedi Protezione civile) o per garantire una categoria professionale (vedi il decreto Barbagallo) non sarebbe il caso che stabilisse anche le tariffe? Quantomeno per garantire l’accesso alla “protezione” professionale a tutti i cittadini, anche ai meno abbienti.

Mi spiego meglio. Se io (Regione) decido che tu (cittadino) devi essere protetto da qualche altro cui riconosco un regime di monopolio sarebbe opportuno che il soggetto che ha tanto a cuore il benessere dei cittadini concordasse o imponesse anche una tariffa diciamo “sociale”. Con la nuova perimetrazione decisa con estrema accuratezza cartografica dall’Assessorato regionale se un turista vuole andare alla Grotta del Gelo chi decide il prezzo? La guida che è un monopolista per legge? Come ho detto  e scritto più volte, sono un grande estimatore della professione di guida, ma solo se scelgo di avvalermene liberamente come avviene quando vado sulle Alpi. Non se qualcuno mi obbliga a farlo. La visita ai crateri al costo di 85 euro a persona (con servizi di trasporto annessi) è discutibile perché se non aderisco all’offerta mi vengono minacciate sanzioni penali, non perché sia necessariamente alto il prezzo.

 

 

Giuseppe Riggio

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