di Antonella De Francesco
Disponetevi all’attenta osservazione dei particolari, dei gesti quotidiani come rituali. Preparatevi al pensiero lento che ne scaturirà e apprezzerete Perfect days di Wim Wenders, più che legittimamente candidato all’Oscar 2024 insieme a Io capitano di Matteo Garrone.
Da diverse angolazioni vi verrà presentata la vita di un uomo qualunque, Hirayama, magistralmente interpretato da Kôji Yakusho (la storia è ambientata a Tokyo) e attraverso la ritualità dei suoi gesti quotidiani, descritti dal regista con grande meticolosità e da angolazioni diverse, capirete che in ogni vita non esiste mai un giorno identico all’altro e che, a ben guardare, esistono tanti giorni perfetti, scanditi, come da un metronomo, dalla loro stessa normalità mai banale e sempre ricca di dignità e di sorprese. Una lezione su come riconoscere i giorni perfetti, che per Wim Wenders sono quelli in cui regna l’armonia, quelli che sapremo vivere con dignità, quelli in cui ci accorgeremo delle piccole cose, quelli in cui le ombre rimarranno confinate e serviranno a mettere in risalto la luce.
Primi piani del protagonista alternati a scorci di una città infinita e tecnologicamente avanzata che parlano di solitudine, ma mai di disperazione, piuttosto di scelte di vita consapevoli. Hirayama ha lasciato andare tutto ciò che pesa. Di notte sogna quel che ha vissuto di giorno e non aspetta il futuro perché vive l’hic et nunc. Non c’è monotonia nella sua vita semplice perché lui è un attento osservatore del mondo esterno, coglie l’attimo con la sua macchina fotografica e ne scorge ogni minimo mutamento. Il suo respiro al mattino, quella boccata d’aria fresca prima di cominciare, è un inno alla vita: è lì che il protagonista ogni giorno sutura tutte le sue ferite interiori e rivolge a noi l’invito a fare lo stesso.
Sulle note di una magnifica colonna sonora con brani di Lou Reed, Van Morrison e Patti Smith, il protagonista assapora la sua quotidianità e si bea della luce, della pioggia, di un saluto, di un sorriso, di un buon libro letto a notte tarda prima di spegnere la luce e i pensieri. Non gli serve l’orologio al polso nei giorni di lavoro, ma lo porta con se la domenica, perché soltanto in quel giorno il tempo è veramente suo! La sua filosofia di vita sovverte il nostro modo di vivere caotico, distratto e veloce. La sua dignità è disarmante al pari della cura che mette in tutto quello che fa. La sua quotidianità parla di stabilità, quella che a noi manca .
Impariamo da Hiramaya a riconoscere i giorni perfetti e ad apprezzare la pienezza della nostra vita. Perfect days è un sublime film sull’adesso perché “Adesso è adesso”!

Antonella De Francesco

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