di Santo Scalia

Santo2019-197x300Quando si parla dei vulcani attivi italiani il nostro pensiero va innanzitutto all’Etna e allo Stromboli: poi si pensa al Vesuvio, data la rinomanza mondiale di questo vulcano e la data abbastanza recente della sua ultima attività, il 1944. Pochi, probabilmente, penseranno anche a Vulcano, nell’omonima isola dell’arcipelago delle Eolie. Ed invece… solo 131 anni fa, nella notte tra il 2 ed il 3 agosto 1888, preceduto da un forte boato e accompagnato da tremore del suolo, dal cratere di Vulcano cominciò a sollevarsi un fumo denso attraversato da scariche elettriche ed iniziò un lancio di massi dalle notevoli dimensioni su tutta l’isola.

Henry Michelot, particolare da Les isles de Lipari et Vulcan, es costes de Sicille, 1699 (BnF)
Henry Michelot, particolare da Les isles de Lipari et Vulcan, es costes de Sicille, 1699 (BnF)

È quanto si evince dall’interessante volume L’eruzione di Vulcano del 1888-1890 nelle Isole Eolie, pubblicato da Guglielmo Manitta nel 2018.

Il Reclusorio dei Coatti, dove venivano alloggiati i carcerati adibiti all’estrazione dello zolfo, situato alla base del cratere, subì gravi danni; alcuni locali ebbero la volta sfondata dai massi espulsi dal cratere.

Bomba a crosta di pane, foto degli anni ’20 di L. Sicardi
Bomba a crosta di pane, foto degli anni ’20 di L. Sicardi
Da G. Mercalli e O. Silvestri, Le eruzioni dell'isola di Vulcano; Ann. U. Centr. Mer. (Roma 1891).
Da G. Mercalli e O. Silvestri, Le eruzioni dell’isola di Vulcano; Ann. U. Centr. Mer. (Roma 1891).

 

Bombe “a crosta di pane” – materiale magmatico ancora fuso (dalle dimensioni anche dell’ordine di metri) che si raffredda durante la traiettoria balistica, creando sulla superficie le caratteristiche fratture che ne spiegano il nome – ricaddero tutto intorno al cratere.

Gli antichi greci chiamarono l’isola Ἰερά, cioè sacra, essendo ritenuta sede dell’officina del dio Vulcano. Eruzioni del suo cratere sono note sin dall’antichità: ce ne parlano già Tucidide (nel V secolo a.C.), Aristotele, Teofrasto, Callia; testimonianze, anche se di attività più moderate, sono riportate da Callimaco, Teocrito, Agatocle e Apollonio Rodio.

Poi, nel corso del II secolo avanti Cristo, poco a nord del cratere – ma in mare, al centro del canale che lo separa da Lipari – un’eruzione sottomarina formò una nuova isola: tre bocche esplosive, probabilmente nel corso di vari episodi eruttivi, si unirono per formare un unico rilievo. A tal proposito Plinio riferisce che poco prima della sua epoca, in mezzo alle Eolie, fosse nata una nuova isola e che il terzo anno della 163ª Olimpiade – ossia nel 126 a.C. – ne fosse sorta un’altra.

Jean-Pierre-Laurent Hoüel – Pianta dell’Isola di Vulcano e Vulcanello (1776-79) – Museo dell’Hermitage
Jean-Pierre-Laurent Hoüel – Pianta dell’Isola di Vulcano e Vulcanello (1776-79) – Museo dell’Hermitage

Poche notizie ci sono giunte dai secoli del primo millennio: l’abate irlandese San Adamnàn, nel VII secolo scrisse un’opera dal titolo De Locis Sanctis (I Luoghi Santi) nella quale, citando la testimonianza del vescovo francese Arculf, parlò di una attività eruttiva del vulcano.

Intorno al 943 il viaggiatore arabo Al-Masûdî, nativo di Bagdad, scriveva l’opera Murûg ad-dahab. In essa, prima di descrivere l’isola di Sicilia, fa cenno al Gabal ‘al burkân (Monte del Vulcano), «[…] quel che manda fuoco, misto ad [altre] materie ed a grandi corpi. […] L’isola che s’addimanda ‘al Burkân è l’ ‘atîmah (cratere) che erutta de’ corpi ignei rassomiglianti ad uomini senza testa» (sic!). Poi specifica che «’atîmah vuol dire fonte di fuoco che spiccia dalla terra».

Anche Al-Qazwînî, definito “il Plinio degli Arabi”, vissuto nel tredicesimo secolo e autore di una cosmografia che descrive l’intero pianeta allora conosciuto, nell’opera Atâr al-bilâd scrive dell’isola di Vulcano: «Non avvi al mondo vulcano più terribile all’aspetto, né più maraviglioso in sostanza. Quando tira vento, vi s’ode un gran rombo, come di fortissimo tuono. In questo vulcano si cava del solfo, [di qualità] che non se ne trova l’uguale in altro paese».

Entrambe le citazioni su riportate sono state tradotte dall’arabo da Michele Amari, storico, politico e arabista siciliano dell’Ottocento.

Jean-Pierre-Laurent Hoüel – Veduta dell’Isola di Vulcano con Vulcanello in primo piano (1770) – Museo dell’Hermitage
Jean-Pierre-Laurent Hoüel – Veduta dell’Isola di Vulcano con Vulcanello in primo piano (1770) – Museo dell’Hermitage

Thermessa (o Therasia), altro nome col quale era nota in passato l’isola di Vulcano, è stata sede di attività anche nel 1444, come ci tramanda il Fazello; lo storico di Sciacca ci informa anche che nel corso della sua vita, l’isola di Vulcanello (quella formatasi nel II secolo avanti Cristo), che prima era stata separata da uno stretto braccio di mare che però risultava navigabile, si era già saldata all’isola di Vulcano.

Almeno altri otto episodi eruttivi si verificarono nel corso dei secoli sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo. Nel diciannovesimo secolo sono riportate alcune fasi di più intensa attività fumarolica, per culminare nell’eruzione che va dall’agosto del 1888 al marzo del 1890.

Giuseppe Mercalli - 14 febbraio 1889 - ore 4,14 del pomeriggio
Giuseppe Mercalli – 14 febbraio 1889 – ore 4,14 del pomeriggio

Per studiare questa eruzione le autorità romane inviarono sul posto Orazio Silvestri (Professore di Geologia e Mineralogia all’Università di Catania) e Giuseppe Mercalli (in quel periodo Docente di Vulcanologia e Sismologia nell’Università di Napoli). Questi, con la collaborazione di Giulio Grablovitz (Direttore dell’Osservatorio di Casamicciola ad Ischia) e del Capo del Genio Civile di Messina, Clerici, a fine eruzione realizzarono il lavoro Le eruzioni dell’Isola di Vulcano, incominciate il 3 agosto 1888 e terminate il 22 marzo 1890. Questa la principale fonte delle immagini che sono esposte in questa nota.

G.Mercalli, esplosione “vulcaniana”
G.Mercalli, esplosione “vulcaniana”

L’attività del cratere – detto la Fossa – consistente in possenti emissioni di ceneri, scorie e bombe ad intervalli di alcune ore, fu così caratteristica da spingere i vulcanologi a dare anche alle analoghe attività manifestate in seguito da altri vulcani in tutto il mondo il nome di “vulcaniane”, per l’appunto.

Orazio Silvestri, 20 agosto 1888, ore 8,30
Orazio Silvestri, 20 agosto 1888, ore 8,30

Nel corso dell’eruzione (protrattasi per 19 mesi ed altrettanti giorni) vi furono principalmente due fasi, separate da un paio di settimane di assoluta quiete: una prima fase, caratterizzata da attività più intensa, durò circa tre giorni, dal 3 al 5 agosto del 1888; la seconda, dal 18 dello stesso mese, si esaurì il 22 marzo 1890 e presentò un’attività più moderata, con vari, ma brevi, periodi di quiete.

Émile Chaix, Isola di Vulcano: fondo del cratere come l’ha lasciato l’eruzione del 1889, vista da sud-ovest
Émile Chaix, Isola di Vulcano: fondo del cratere come l’ha lasciato l’eruzione del 1889, vista da sud-ovest

Al termine dell’eruzione Émile Chaix (allora insegnante di Geografia Generale e Geografia Fisica a Ginevra) fotografò l’interno del cratere, ancora fumante.

Donazione di ChaixLa fotografia, che fa parte dellAlbum de 19 phot., été 1890 sur l’Etna et à l’île Vulcano (îles Lipari) par Emile Chaix, donateur en 1891 (oggi custodito presso la BnF – Bibliothèque nationale de France) fu donata dall’autore alla Società di Geografia di Parigi nel dicembre dell’anno successivo.

Oggi Vulcano presenta solo delle emissioni sulfuree, più intense lungo alcune fratture che attraversano il bordo del Gran Cratere.

Attività fumarolica – sublimati sulfurei
Attività fumarolica – sublimati sulfurei

All’epoca dell’ultima eruzione l’isola era scarsamente abitata. Era presente anche una Foto Santo Scaliacolonia di reclusi, che scontavano la loro pena occupandosi dell’estrazione dello zolfo e dell’allume.

Queste attività furono pesantemente compromesse in seguito all’attività vulcanica di fine Ottocento. Grossi massi, come già detto, arrivarono fino alla piana del porto e danneggiarono abitazioni ed impianti di estrazione.

Foto L.Sicardi 1923
Foto L.Sicardi 1923
Foto S. Scalia - 2008
Foto S. Scalia – 2008

Il confronto tra un fotografia dell’area del Porto di Levante eseguita nel 1923 ed una di una decina di anni fa, ci porta spontaneamente a formulare la solita domanda: e se Vulcano dovesse entrare in attività oggi?

Ricordiamo che il porto dista, in linea d’aria, poco più di un chilometro dal Gran Cratere (o La Fossa di Vulcano). Dall’esperienza del secolo scorso… meglio non esserci, o quanto meno, trovarsi ad ammirare l’eruzione dalla parte meridionale dell’isola di Lipari!

Con il titolo: foto di Giuseppe Mercalli in collezione Alinari

 

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