di Santo Scalia
L’argomento è stato trattato, più volte. Anche questo blog lo ha affrontato, proponendo una qualificata nota di Mario Mattia, dell’INGV Osservatorio Etneo di Catania ed uno spettacolare filmato opera del compianto Fanfan, Françoise Le Guern.
Ma per me l’argomento è troppo affascinante e quindi ho voluto ripercorrere, ancora una volta, le tappe fondamentali dei primi anni di vita del cratere Bocca Nuova dell’Etna, proponendo, tra le altre, alcune immagini inedite di quello che diventerà il secondo grande cratere del cono centrale dell’Etna.
« […] il 10 giugno del 1968 s’era aperta una nuova bocca (Bocca Nuova) sulla terrazza craterica del Cratere Centrale, ad ovest dell’apertura principale che i Siciliani chiamano “Voragine”. Larga alcuni metri, la Bocca Nuova sprigionava sbuffi di gas incandescenti che si espandevano nell’atmosfera formando spesso degli spettacolari anelli di fumo, molto apprezzati dai turisti. La Bocca Nuova, tuttavia, si sarebbe molto allargata e avrebbe cessato i suoi ruggiti, formando un nuovo abisso annesso alla Voragine».
Ho tradotto qui il ricordo che Jean-Claude Tanguy (vulcanologo che ha operato presso l’Institut de Physique du Globe de Paris – Observatoire de Saint-Maur – e che studia l’Etna ormai da sessant’anni, dal 1959) ha pubblicato nella Revue de L’Association Volcanologique Européenne n. 191 nel settembre 2018.
La nuova bocca si aprì sulla terrazza craterica, accanto alla frattura che aveva già eruttato nell’aprile del 1956 (come testimonia il vulcanologo inglese J. Guest).
Una simpatica vignetta di Pier Bichet (tratta dal volume Sur l’Etna di Haroun Tazieff) illustra benissimo l’avvenimento: in effetti, a sentire il racconto di coloro che in quei giorni frequentavano l’area sommitale del vulcano – guide, studiosi ed appassionati – la nuova bocca si aprì all’improvviso, senza alcun segno premonitore, proprio subito dopo che un gruppo di turisti era passato proprio di lì, di ritorno dall’aver visitato la Voragine ed aver osservato l’attività esplosiva del Cratere di Nord-Est.
Un buco di soli pochi metri di diametro, subito cominciò ad emettere ritmicamente volute di gas caldissimi che al buio della notte dimostravano la loro altissima temperatura palesando la loro incandescenza.
Proprio in quegli anni il regista Pier Paolo Pasolini girava sull’Etna alcune scene dei suoi famosissimi film.
E mentre era al lavoro in alcune scene di un suo film accanto al protagonista, che correva lungo la terrazza craterica, ecco apparire una inaspettata comparsa, la Bocca Nuova; come si può meglio vedere nella gallery, ho tratto alcuni fotogrammi dal film, dove oltre alla suddetta bocca si può notare, sullo sfondo, anche l’attività esplosiva del Cratere di Nord-Est.
Un’altra inquadratura, nella stessa pellicola, ci mostra invece in primo piano la “bocca soffiante”, come allora fu anche definita la nuova bocca.
Grazie anche alle foto di Jean-Claude Tanguy – qui accanto – abbiamo oggi la possibilità di ammirare, con l’ottima risoluzione fotografica data dall’impiego di diapositive, l’attività della Bocca Nuova (denominazione ormai entrata nella storia etnea e nella sua topografia).
Anche il famoso vulcanologo Haroun Tazieff, della cui équipe scientifica faceva parte François “Fanfan” Le Guern, dedicò al nuovo cratere alcune delle sue campagne di ricerca volte soprattutto allo studio della fisica e della chimica dei gas. Dal suo libro Vingt-cinq ans sur les volcans du globe, pubblicato nel 1974, alcune immagini documentano l’attività scientifica ai bordi della bocca soffiante, in un ambiente difficile, ostile e pericoloso.
Da allora la Bocca Nuova non ha fatto altro che ingrandirsi: già dopo solo qualche anno, come testimonia la foto che segue di Jean-Claude Tanguy, in seguito a continui crolli dei suoi bordi il cratere aveva raggiunto un diametro dell’ordine del centinaio di metri: le dimensioni delle persone lungo i suoi bordi ci danno la scala del nuovo baratro.
E questo processo è continuato nel tempo. Alcune cartoline postali della mia collezione, edite negli anni ’70 e riportate nella fotogallery, ci mostrano l’area dei crateri sommitali dell’Etna con la Voragine, il Nord-Est, il cratere del ’64 e la Bocca Nuova; non era ancora cresciuto il Cratere di Sud-Est, oggi elemento di primo piano nel paesaggio craterico sommitale.
In tempi ancora più recenti ho avuto modo di fotografare l’ormai grandissima Bocca che, avendo fagocitato il Cratere del ’64 ed intaccato il diaframma che la separava dalla Voragine, ha occupato, insieme a quest’ultima, tutta l’area del cono Centrale dell’Etna.
Come evolverà ancora la Bocca Nuova? Chissà… per cominciare, già da anni, in seguito all’evoluzione dei condotti eruttivi, non c’è più solo una Bocca Nuova, bensì due: la Bocca Nuova nord-occidentale (BN-1, come la definiscono i vulcanologi) e la Bocca Nuova sud-orientale (BN-2, detta anche la Spagnola, dai frequentatori dell’area sommitale).
Com’è noto, sulla vetta dell’Etna il numero e la dislocazione delle bocche varia nel tempo: crateri nuovi nascono, altri spariscono (ad es. il già citato Cratere del ’64, il Nordestino, il Levantino), altri, forse, esauriscono il loro ciclo di attività (come ad esempio il vecchio Cratere di Sud-est, il primo in ordine di tempo in quell’area).
Con il titolo: la giovane Bocca Nuova sull’Etna, da un film di Pier Paolo Pasolini)
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