di Ugo Tomasino
Da tempo mi ero ripromesso di andare a Palazzo Sant’Elia (ex Palazzo dei Marchese di Santa Croce, poi Trigona di Sant’Elia) per rivedere la storica dimora aristocratica, dopo che l’Amministrazione Provinciale di Palermo, che ne aveva acquisito la proprietà nel 1984, aveva portato a termine un restauro complessivo, durato alcuni anni.
Questo desiderio era alimentato anche dal fatto che in questo Palazzo, circa settanta anni prima, avevo frequentato la Scuola Media Inferiore.
E, finalmente, è arrivata l’occasione: sabato 26 novembre sono tornato a Palazzo Sant’Elia, per partecipare a un evento artistico di particolare importanza, la prima retrospettiva della pittrice Topazia Alliata, voluta dalle figlie Dacia e Toni Maraini e dalla nipote Gioia Manili.
La mostra “Topazia Alliata. Una vita per l’Arte”, curata magistralmente dal critico d’arte Anna Maria Ruta (autrice del libro “Topazia Alliata. Una vita nel segno dell’arte”. Edizioni Kalòs), che resterà aperta fino all’11 gennaio 2017, consente, attraverso un razionale percorso espositivo, di conoscere ed apprezzare fotografie, disegni, lettere e dipinti di Topazia, assieme ad opere significative di suoi compagni e maestri.
Quale opportuna integrazione alla mostra, a beneficio della memoria mia e di altri amici, ho voluto dedicare un po’ di tempo all’approfondimento della conoscenza di questa nostra nobile e illustre cittadina palermitana.
Ecco il risultato!
Topazia Alliata nasce a Palermo il 5 Settembre 1913.
Il padre è il duca Enrico Alliata di Salaparuta, membro di una nota famiglia aristocratica siciliana di origine pisana.
La madre è Maria Amelia de Ortuzar Ovalle de Olivares detta Sonia, figlia di un diplomatico cileno, promettente cantante lirica, allieva di Caruso, che alla carriera preferisce il matrimonio con il duca siciliano ed ai teatri d’opera il nobile palazzo di famiglia a Palermo e la villa di Bagheria.
Topazia è una giovane irrequieta e all’avanguardia, tra le prime siciliane a prendere la patente, fuma e indossa i pantaloni.
La sua passione per l’arte si concretizza con l’iscrizione al Liceo Artistico e successivamente, sostenuta dal padre, uomo senza pregiudizi e aperto alle nuove culture, all’Accademia di Belle Arti.
Portati avanti con profitto gli anni di studio in Accademia, Topazia si rende conto dell’esigenza di frequentare la Scuola libera di Nudo, allora proibita alle donne. E’ necessario, quindi, un intervento autorevole ed ecco che il duca Enrico riesce nell’intento: la Scuola del Nudo si apre anche alle donne, consentendo a Topazia, Piera Lombardo, Lia Pasqualino Noto e altre di seguire, assieme a Renato Guttuso, Nino Franchina, Ezio Buscio e Giovanni Rosone, le lezioni dell’apprezzato maestro e pittore Archimede Campini.
Gli altri maestri in questi anni sono stati i noti Ettore Maria Bergler, Mario Mirabella e Pippo Rizzo.
Completati gli studi, Topazia viaggiatrice, curiosa, sportiva, a 18 anni si reca a Firenze dove la sua classe, la sua avvenenza, i suoi occhi di smeraldo, conquistano il giovane etnologo, scrittore e fotografo toscano di origini ticinesi Fosco Maraini, verso cui la duchessina non è indifferente.
L’attrazione reciproca si alimenta anche con numerosi interessi comuni: dalla cultura al gusto per il viaggio e l’avventura, che li condurrà insieme a scalare le Dolomiti.
Si sposano a Firenze nel 1935, annunciando il loro già avvenuto matrimonio con una partecipazione disegnata da Topazia, che si autoritrae di spalle, nuda, con il suo sposo, disdegnando commenti. Scelgono di andare a vivere da bohémien a Fiesole, dove nel 1936 nasce la futura scrittrice Dacia.
Fosco Maraini, già autore di numerosi libri sul Tibet e sull’Estremo Oriente, impegnato nello studio sugli Hainu, una popolazione in via di estinzione stanziata nell’Hokkaido, per completare le ricerche ritiene necessario andare in quelle regioni, e, assecondato dalla moglie, nel ’38, si trasferisce con la famigliola – Dacia ha appena due anni – in Giappone, dove Maraini ottiene un incarico universitario .
Nel 1939 a Sapporo nasce Yuki, a Tokio nel 1941 nasce Toni terza ed ultima figlia. Sono anni felici: le tre bimbe deliziose, Fosco che vede realizzati i suoi progetti, Topazia appagata come mamma e sposa, interessata sempre più alla realtà giapponese, è ammaliata da Kyoto, dove si sono da poco trasferiti.
Purtroppo tutto verrà interrotto a seguito dei fatti dell’8 settembre 1943, i Maraini si rifiutano di aderire alla Repubblica di Salò e tutta la famiglia viene internata nel campo di prigionia di Nagoya, da dove sarà liberata solo nel settembre del 1945 e rimpatriata, a guerra finita, nel 1946.
Tornano in Sicilia, presso i nonni materni, nella monumentale villa Valguarnera di Bagheria. Alla morte del padre, avvenuta lo stesso anno, Topazia assume la responsabilità della gestione dell’azienda vinicola di famiglia, la ”Vini Corvo”, per la quale crea il “Colomba Platino”, un bianco ancora prodotto con il marchio Corvo.
Sono anni difficili quelli del dopoguerra e, malgrado il notevole impegno di Topazia e, successivamente, degli amministratori a cui, anche a seguito della crisi matrimoniale, viene affidata, l’azienda continua ad andar male e così, dopo pochi anni, esattamente nel 1959, viene venduta, dando termine ad una storia secolare che legava la famiglia Alliata alle cantine di Casteldaccia.
Tornando alla protagonista del nostro ricordo, per completarne il quadro artistico, imprenditoriale ed esistenziale, non si possono ignorare, come già accennato, i dissapori con il marito che decide di trasferirsi a Roma, dove nel 1954 viene raggiunto dalla figlia Dacia, appena diciottenne.
Topazia che non ha mai abbandonato il mondo dell’arte, dedicandosi sporadicamente a disegni e dipinti e mantenendo i rapporti con altri artisti, forte del suo gusto estetico individua tempestivamente l’estro e le potenzialità di giovani pittori e scultori ai quali consiglia itinerari ed offre opportunità per affermarsi. Intensifica i viaggi a Roma e i rapporti con i galleristi più noti.
Dopo poche anni decide di aprire la sua galleria, la Galleria Trastevere che inaugura nel 1959 con una mostra su Cascella a cui seguiranno tanti altri fino alla chiusura nel ’64. I successi di queste mostre hanno avuto grande eco in tutti gli ambienti artistici, la Galleria Trastevere fu considerata centro nodale del movimento artistico dei primi anni 60 in tutta Italia, con un particolare apprezzamento a Palermo, da parte di Bruno Caruso ed Enzo Sellerio.
Topazia Alliata non si ferma e comincia a proporre e curare mostre in musei di rilevante importanza: la nobildonna dagli occhi di smeraldo, con gusto sicuro, piglio energico e una grazia infinita affascina la vecchia Europa e l’ America.
Le mostre sono tantissime ed ognuna riscuote un grande successo.
Ha preso parte alla fondazione del Museo Guttuso di Bagheria.
Muore a Roma il 23 Novembre del 2015 all’età di 102 anni.
Il suo corpo è sepolto accanto a quello del padre Enrico, nel cimitero di Casteldaccia.
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