di Santo Scalia
No, non è della pandemia del 1919 che voglio parlare, ma di una turista spagnola di nome Beatriz Lebeña Caldevilla. Era venuta da Madrid per vedere l’Etna, e sulla cima del vulcano è… scomparsa!
Sono trascorsi quasi due decenni dall’episodio, ma il nome “la Spagnola”, anche se non è divenuto un toponimo ufficialmente riconosciuto, tra le guide ed i frequentatori delle aree sommitali ha un significato ben preciso: identifica un luogo, ricorda un tragico evento.
Lunedì 14 maggio 2001 Beatriz (aveva 41 anni) si allontanò dalla la sua camera d’albergo a quota 1900 lasciandovi un’agenda, gli effetti personali, i bagagli ed il biglietto aereo che sarebbe servito per il suo ritorno in Spagna, previsto nel pomeriggio di mercoledì 16. Pare che avesse con sé un sacco a pelo ed una piccola tenda, e che alcune guide l’avessero vista in prossimità della cima dell’Etna nel tardo pomeriggio di quel giorno. Poi più nulla: Beatriz non fu più vista.
Ricordo che in quel periodo, come d’altronde anche adesso, l’accesso ai crateri senza l’assistenza delle guide vulcanologiche non era permesso. Non è noto se la turista conoscesse bene la topografia della zona craterica, probabilmente fu attratta dall’attività eruttiva allora in corso al piede nord-orientale del Cratere di Sud-Est: delle colate di lava scaturivano da lì per poi riversarsi nella sottostante Valle del Bove.
Non vedendola rientrare, i gestori dell’albergo allertarono le autorità e gli organi di soccorso: arrivati in prossimità della Bocca Nuova venne trovata, a breve distanza dal cratere, la piccola tenda; ma della turista nessuna traccia.
I soccorritori, dopo aver battuto tutta l’area, con maschere speciali provarono anche a scendere dentro il cratere: poterono calarsi solo per una decina di metri e poi dovettero desistere a causa delle emanazioni di gas e del terreno molto franoso. Anche lo stesso Console spagnolo di stanza a Catania presenziò alle ricerche.
Così come ricostruito in seguito dal noto programma televisivo della RAI Chi l’ha visto?, la spiegazione più probabile è che la donna, avvicinatasi alla voragine – c’erano, pare, alcune orme che andavano verso il bordo – abbia perso i sensi per le esalazioni gassose, oppure per un’improvvisa vertigine o ancora per il terreno che in prossimità del bordo può essere particolarmente franoso, sia scivolata e caduta dentro.
Dopo quattro giorni le ricerche furono sospese.
Nel periodo nel quale scomparve Beatriz la Bocca Nuova era costituita da due distinte cavità: la Bocca Nuova nord-occidentale (BN-1, come la definiscono i vulcanologi) e la Bocca Nuova sud-orientale (o BN-2). Come accennavo sopra, in seguito al misterioso avvenimento la cavità sud-orientale fu appunto detta anche, fra gli affezionati del luogo, “la Spagnola”.
La Bocca Nuova, può tornar utile ricordare a questo punto, è nata il 10 giugno del 1968,
quando sulla terrazza craterica del Cratere Centrale – ad ovest dell’apertura principale che chiamano “Voragine” – si aprì improvvisamente uno sprofondamento largo solo alcuni metri che sprigionava ritmicamente sbuffi di gas incandescenti. Nel giro di pochi anni la cavità, in seguito a continui crolli, si allargò a dismisura e divenne molto profonda.
Con il titolo: la notizia della scomparsa di Beatriz sulla popolare trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto?”
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