(Gaetano Perricone). Dal blog del grande collega e amico Enzo Signorelli, fotografo, giornalista e olivicoltore pluripremiato per le sue pregiate produzione, per sua gentile concessione pubblichiamo questa tristissima testimonianza “in diretta” dell’ennesimo, drammatico scempio di ignoti assassini della natura. Con un sentito ringraziamento a Enzo, per lui e per noi a certi fatti orribili va data la massima diffusione
FONTE: https://enzosignorelli.wordpress.com/
di Enzo Signorelli
Un pomeriggio di ordinaria follia: cronaca di un incendio tra gli olivi secolari dell’Etna. I nostri alberi salvati a due metri dal fuoco dalla squadra antincendio della Forestale di Nicolosi. Tutto vero, purtroppo
23/9/2023
Quando sono arrivato in oliveto il cancello era spalancato, la serratura forzata. Lampeggianti accesi, mezzi antincendio, operai della Forestale erano nel pieno di un intervento. Qualcuno nel tardo pomeriggio soffocante aveva pensato bene di dare fuoco ai rifiuti che abbondano ormai da anni lungo la strada che unisce e separa i comuni di S.M. di Licodia e Ragalna. L’incendio è partito da una zona brulla e rocciosa, vastissima e abbandonata, incenerita ogni anno da roghi furiosi e dolosi, dove poi qualcuno porta a pascolare le pecore. Dopo il fuoco si sa, l’erba ricresce. Il nostro amico incendiario ha aspettato il momento propizio, lui è del mestiere, è un habitué del posto. Ha dato fuoco quando si è levato il vento torrido da sud. E così, oltre a bruciare la landa desolata, lunare, dove poi ricrescerà l’erba gratuita e preziosa per fare quattro forme di formaggio, il fuoco inferocito ha attaccato gli olivi secolari, attraversando in pochissimo tempo proprietà coltivate, terreni abbandonati, lambendo casali di pietra che ne hanno viste tante, troppe, negli ultimi cento anni.
Ci sono parecchie aziende agricole in quell’area, piccole e grandi, alcune famose. Ci sono tante famiglie che coltivano la propria terra da generazioni. Gente che lavora tanto e dorme poco, sette giorni su sette. Il paesaggio è bellissimo. Ci siamo anche noi, con i nostri oliveti biologici che hanno ottenuto il Presidio degli Olivi Secolari, arrivato per la prima volta sull’Etna. Ma il fuoco non guarda in faccia nessuno, come il suo padre padrone. Rozzo e ignorante, spietato, avanza divorando tutto quello che incontra.
All’interno dell’oliveto trovo la squadra antincendio del corpo Forestale di Nicolosi. Con il vecchio Defender sono riusciti ad avvicinarsi al fronte del fuoco. Mi passano una lancia che spara acqua a pressione, voglio aiutarli anch’io, il capo squadra è perplesso, insisto. Gli altri forestali saranno contenendo il fuoco sotto gli alberi spalando terra alla luce delle torce. Non è facile, oltre alle fiamme ci sono pietre, arbusti, ostacoli, spine dappertutto. Ormai è buio e il turno di lavoro sarebbe finito già da un pezzo.
Spruzzo acqua con la lancia nelle della cavità dell’olivo che sta bruciando dentro. Un albero di 150 anni sta morendo, inesorabilmente, a due metri dal nostro oliveto. C’è silenzio, dopo il tramonto il vento è cessato. L’olivo muore e la sua anima sembra andarsene con i tizzoni ardenti sparati rabbiosamente fuori dal getto d’acqua. Accanto un’altro olivo secolare è già morto. Si contorcerà nel corso della notte. Stamattina all’alba lo troveremo riverso sul suolo, nero e fumante. Carbonizzato.
Spargiamo altra acqua. Silenzio intorno, non si sentono gli uccelli. I Forestali ritornano, c’è un altro focolare da spegnere e loro sono di nuovo in turno. Mi fanno notare che non sono solo le piante a morire. Rettili, piccoli animali, tartarughe, conigli, insetti utili, tutto muore insieme alla flora. La Biodiversità che tutti ci invidiano si estingue.
Un imprenditore proprietario di un oliveto, attaccato dal fuoco praticamente ogni anno, mi dice che vuole vendere. I sui alberi sono rigogliosi e carichi di belle olive, nonostante la stagione vedrà pochissimo olio prodotto a causa del clima impazzito. È fortunato. Peso le parole, rispondo con gentilezza che abbiamo tre oliveti sull’Etna, e purtroppo ci bastano. Non possiamo investire i nostri soldi e quelli dei nostri partner, il lavoro di tutta l’azienda su un territorio dove gli olivi bruciano, la biodiversità muore e il formaggio è buonissimo, a buon mercato. Il costo ambientale. Il tempo che ci vorrà affinché tutto torni come prima è meglio non calcolarlo.
Questa è la triste storia che ogni anno si ripete lungo la Strada di fora. Così si chiama questa via tra gli oliveti antichi dove qualcuno getta rifiuti di ogni genere, dove altri appiccano il fuoco, dove altri ancora lavorano e creano reputazione e ricchezza. “Non abbiamo soldi” dicono i sindaci. Ed è vero. Molte volte, a più riprese, imprenditori e proprietari abbiamo chiesto l’installazione di telecamere di sorveglianza. “Non abbiamo soldi” ripete sconsolato un sindaco, “e nemmeno personale”. Ed è così, purtroppo. Un altro primo cittadino preferisce leggere e non rispondere agli appelli di cui è evidentemente stanco e disinteressato. Ci ha provato anche il parco dell’Etna, incassando un “niet” dalla quasi totalità dei comuni che lo costituiscono. Nemmeno dieci anni dell’Etna nella lista UNESCO dei siti Patrimonio dell’Umanità hanno cambiato qualcosa. Nè qui e nemmeno in Regione. Alla cerimonia del decennale per gli enti locali c’era solo il sindaco di Nicolosi, rigorosamente in abito scuro, e la giovane, brava e determinata vicesindaco di Biancavilla a rappresentare l’assessore regionale all’Ambiente. Da Palermo c’era solo lei.
Per il momento terremo i nostri tre oliveti biologici, e difenderemo il Presidio degli Olivi Secolari sull’Etna che ci è stato assegnato da Slow Food. Fino a quando? Nel frattempo cercherò di dimenticare l’olivo che ha visto passare tre o quattro generazioni di uomini, testimone di fatica, dolore e gioia, maestoso, eretto e orgoglioso, scintillante di verde e argento, “vagliardo” si dice in dialetto: valoroso. Morto silenziosamente e senza clamore sotto il mio sguardo. Ci vorrà un po’ di tempo, temo…
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