di Giuseppe Riggio*
Tre serate completamente dedicate al mondo affascinante e inquietante dei vulcani della Terra. Abbiamo avviato il progetto l’anno passato, dopo esserci convinti che crateri, colate e le vite degli uomini collegati a questi ambienti fuori dal comune meritassero una manifestazione a loro completamente dedicata. E ovviamente non c’è posto migliore, in Italia e in Europa, dell’Etna per trattare questi argomenti.
Ecco perché abbiamo deciso, con la Fondazione Trecastagni patrimonio dell’Etna, presieduta da Giovanni Barbagallo, di scommettere sul progetto “Festival Vulcani”, che si svolgerà per il secondo anno nel centro storico di Trecastagni, dal 21 al 23 giugno. I territori vulcanici sono l’oggetto esclusivo della manifestazione, ma non solo per quanto riguarda gli aspetti strettamente vulcanologici (che pure saranno presenti con la garanzia del patrocinio conferito dall’INGV e la presenza di docenti dell’Università di Catania), ma anche in riferimento al variegato mondo delle attività che si svolgono in territori apparentemente ostili.
È noto che nel Medioevo i vulcani erano considerate le porte d’ingresso agli Inferi e che da Empedocle in poi migliaia di studiosi in tutto il mondo hanno continuato a interrogarsi su quanto avviene nelle profondità della Terra. Ancora oggi, al tempo dell’intelligenza artificiale, un tema di grande attualità resta la prevedibilità delle attività vulcanica. Ne parleremo, sabato 22 giugno, al Festival con un ospite d’eccezione, Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV che in questi mesi viene continuamente interrogato proprio sulla possibilità di indovinare per tempo possibili risvegli dei temuti, e sempre più tellurici Campi Flegrei.
Ma anche sull’Etna, dove il vulcano attraversa una fase di relativa calma, rispetto agli spettacolari parossismi degli anni scorsi, non mancano certo temi “caldi” su cui interrogarsi, a partire dai cambiamenti significativi che stanno avvenendo nella professione di guida. Una nuova, nutritissima schiera di giovani sta entrando in questa professione che un tempo forniva ai suoi pochi praticanti fama internazionale e che oggi rischia invece di portare sull’Etna masse di turisti desiderosi di provare nuove adrenaliniche “esperienze”. Abbiamo chiesto a Giuseppe Distefano, che è bravissimo e acuto video maker, di fornirci un suo contributo su questo delicato tema, e porremo questo suo mini-documentario inedito al centro della serata di venerdì 21.
Ma la comunità internazionale che segue le turbolenze dei vulcani del nostro pianeta è attratta da mesi anche dalla sequenza delle eruzioni in Islanda. Una cittadina è stata recentemente parzialmente raggiunta dalle colate e una lunga fenditura si è più volte riattivata a pochi chilometri dalla famosa Laguna Blu, facendo temere che si possa dare il via a un ciclo lunghissimo di attività, così come già avvenuto nei secoli passati. Anche di questo parleremo al Festival Vulcani Etna 2024 grazie a Marco Di Marco, giornalista e guida catanese che da anni risiede a Reykjavik e che ci manderà un video appositamente realizzato. E c’è molto altro ancora nel contenitore del Festival, che da quest’anno guarda anche all’enologia con un seminario dedicato alle terre vulcaniche e degustazioni comparate fra Etna e Campi Flegrei curato da ONAV e Tenute Nicosia, ma anche al modo in cui il cinema ha raccontato i vulcani siciliani.
*Direttore Festival Vulcani Etna
Con il titolo e nell’articolo, immagini dalla prima edizione del Festival Vulcani lo scorso anno
Commenti recenti