di Boris Benhcke

BORIS BEHNCKE 2017-02-16 12.57.41

E’ sembrata un’assurdità: un terremotino di bassa magnitudo (4.0) ha causato crolli di case abitate, feriti e persino morti nella serata di ieri, 21 agosto 2017, nella parte settentrionale dell’isola d’Ischia. Si è scatenata subito la solita discussione a proposito della magnitudo, misura dell’energia rilasciata da un terremoto, e sull’affidabilità dei dati comunicati dal Centro Nazionale Terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) a Roma, perché i valori dati pochi minuti dopo l’evento erano inferiori a quelli comunicati successivamente.

E così ci risiamo, si discute tanto sulla magnitudo e se è stata sottovalutata o addirittura “falsata”, risvegliando gli spettri dei disastri sismici dell’anno scorso. Fatto sta però che NON E’ STATO un grande terremoto. Checché sia, magnitudo 3.6, 4.0 o 4.5, stiamo sempre parlando di un piccolo terremoto, che non avrebbe dovuto far altro che spaventare un pò.

Ma con tutta questa discussione sulla magnitudo rischiamo di perdere di vista il fatto davvero importante: il fatto che un terremoto così piccolo possa causare morti, feriti e danni notevoli. Il problema fondamentale non sta nella magnitudo, che lì per sé dice poco sul terremoto: subentrano altri fattori come la profondità, che è stata molto minore in questo caso, e i cosiddetti effetti di sito, perché ogni luogo, in funzione della morfologia e della roccia sottostante, trasmette diversamente le onde sismiche. E certamente la natura estremamente superficiale (5 km o meno) del terremoto ha fatto sì che lo scuotimento del suolo fosse molto forte.

Tuttavia il vero, ed enorme, problema sta nella mancanza di prevenzione e soprattutto nell’assenza di adeguamento antisismico degli edifici. Ischia da sempre fa parte delle zone ad alto rischio sismico d’Italia, non è una novità. Nella seconda metà del XIX secolo, nella stessa zona colpita dal terremoto di ieri sera, ci fu una sequenza di terremoti progressivamente più forti, cominciando negli anni 1870, e culminando nel 1883 con un terremoto di magnitudo 5.8 (quindi nemmeno questo tanto forte, ma altrettanto superficiale, caratteristica autoctona dei terremoti ischitani) che causò più di 2300 morti. Come al solito, niente è stato fatto, e ancora oggi l’attenzione è deviata dalla radice del problema, che è la nostra non preparazione ad eventi del genere, anche se il problema ci viene sbattuto in faccia ormai ogni anno.

Smettiamo di perdere tempo parlando di magnitudo (e ancora oggi si vede quanto nei media viene confusa con l’intensità, che è un’altra cosa), quello che dovrebbe essere lampante è: in diversi altri paesi, fra cui il Cile (spesso considerato qualcosa come terzo mondo), anche terremoti di magnitudo 7 e più ormai non causano più disastri, perché là applicano meticolosamente le regole di una costruzione antisismica. Si può fare, e si deve fare.

La foto con il titolo è una vista aerea dell’isola d’Ischia del 2008. Si nota chiaramente la densa urbanizzazione di tutte le zone costiere e più o meno pianeggianti, che persino nasconde il cratere e la colata lavica dell’ultima eruzione (nel 1301 o 1302), nella parte dell’isola in basso a sinistra.

 

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