di Santo Scalia
L’anno 1964 è ricordato, nell’ambito della vulcanologia etnea, soprattutto per quanto riguarda le attività eruttive avvenute nella zona del Cratere Centrale.
Il primo episodio eruttivo di quell’anno avvenne il 7 aprile, cinquantaquattro anni fa, esattamente alle 9,25: una enorme colonna di cenere, piegata dal vento in direzione nord-est, fu emessa dal Cratere Centrale raggiungendo i 4 chilometri al di sopra della sommità e fu visibile da tutta la Sicilia orientale. Intense piogge di cenere e lapilli si ebbero a Fornazzo, Linguaglossa, Fiumefreddo e lungo il litorale fino a Riposto.
In quell’anno l’Etna si era prodotto in “una lunga serie di circa 13 eventi simili, sebbene di durata considerevolmente variabile, che segnò un periodo unico di attività del Cratere Centrale, e che si sarebbe protratto per tre mesi”, per citare l’amico Boris Behncke.
Infatti il vulcanologo così scriveva sulle pagine web del sito Italy’s volcanoes – the cradle of volcanology (https://www.italysvolcanoes.com/ETNA_1955_71b.html).
Anche il Bollettino Meteorico Mensile relativo all’aprile di quell’anno, pubblicato dall’Osservatorio meteorico sismico del Collegio Pennisi di Acireale, ricorda l’evento.
Poco tempo dopo questo episodio eruttivo fu pubblicata una serie di cartoline postali che documentano la sequenza esplosiva. Quelle della sequenza nella fotogallery che qui pubblichiamo fanno parte della mia collezione personale.
C’era una volta… un cratere: il Cratere del 1964. Piccola Storia di un cratere dell’Etna, poco conosciuto e ormai scomparso: il Cratere del 1964
La sommità di un vulcano attivo, si sa, è soggetta a continui cambiamenti nel tempo; e l’Etna, vulcano attivo per eccellenza, è un luogo dove variazioni avvengono di frequente.
Fino al maggio del 1911 l’Etna presentava alla sua sommità un unico, grande cratere: quello che veniva definito “il Cratere” per antonomasia. In quell’anno, esattamente il 27 maggio, alla base nord-orientale del cono terminale si aprì una grande voragine di sprofondamento, che pochi mesi dopo cominciò a divenire sede di intensa attività esplosiva. Era nato il Cratere di Nord-Est, cratere ancora esistente, che per anni è stato in attività persistente fino a divenire, per qualche tempo, la cima più alta di tutto l’edificio vulcanico.
Altri crateri si sono successivamente generati: un conetto è nato nel 1964 sulla cosiddetta “terrazza craterica”, un cratere di sprofondamento (pit-crater, come dicono gli inglesi) nel 1968 (poi divenuto la Bocca Nuova), il Cratere di Sud-Est nel 1971 (con i suoi… figli: il Nuovo Sud-Est del 2009 e il Cratere della Sella, ultimo nato a cavallo tra il 2016 e il 2017).
Di questi, il solo che non esiste più è il Cratere del 1964. Quell’anno è ricordato nella vulcanologia dell’Etna per una serie di fasi eruttive di durata ed intensità considerevolmente variabile, che ha avuto luogo al Cratere Centrale e che si protrasse per circa tre mesi.
Il primo di questi episodi eruttivi avvenne, come abbiamo già detto, il 7 aprile, esattamente alle 9,25: un “fungo vulcanico” composto di cenere e lapilli, emesso dal Cratere Centrale per circa 4 chilometri, venne spinto dal vento in direzione nord-est e risultò visibile da tutta la Sicilia orientale; piogge di cenere e lapilli interessarono tutto il quadrante nord-orientale, ricoprendo le strade dei vari paesi che si trovavano sottovento.
Il 27 dello stesso mese, sulla “terrazza craterica” del vulcano, nell’area a sud della Voragine si formò una bocca che nel corso dei tre mesi seguenti sarebbe divenuta un vero e proprio cratere: il Cratere del 1964.
Contrariamente agli altri crateri dell’area sommitale (la Voragine, il Nord-Est, il complesso del Sud-Est), il Cratere del ’64 ha eruttato solo in quell’anno, da aprile a luglio. Poi è stato “cannibalizzato” dalla sempre più ampia Bocca Nuova: in seguito a continui crolli infatti il diametro di quest’ultima è aumentato sino a raggiungere il cono del ’64, erodendolo fino a farlo sparire completamente.
Una interessantissima descrizione dell’attività dell’Etna del 1964 e dei relativi cambiamenti morfologici avvenuti nell’area sommitale del vulcano è stata realizzata nel 2004 (da Boris Behncke, Marco Neri e Carmelo Sturiale) e pubblicata sulla rivista scientifica Geomorphology con il titolo Rapid morphological changes at the summit of an active volcano: reappraisal of the poorly documented 1964 eruption of Mount Etna (Italy).
La foto con il titolo, da me realizzata nel 2005, mostra una sezione del cono del ’64 quasi completamente fagocitato dalla Bocca Nuova (BN2).
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