di Santo Scalia

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Molti degli escursionisti, soprattutto giovani, che giornalmente ascendono alle zone sommitali dell’Etna seguendo la pista del versante sud, arrivano ad uno spiazzo nell’area detta Torre del Filosofo.

Si trovano a circa 2900 metri di quota, lì dove si arrestano i mezzi di risalita dell’azienda che gestisce il trasporto dei turisti nel versante meridionale del vulcano. E tra questi alcuni si chiedono dove, o cosa, sia la Torre, e chi fosse il Filosofo.

A dire il vero l’area di sosta a quota 2900, normalmente il limite massimo raggiungibile in autonomia imposto dagli organi di protezione e sorveglianza, non è proprio il luogo storicamente detto Torre del Filosofo: esso invece si trovava in passato poco più di un centinaio di metri a nord-nord-ovest, ad una quota di 2920 metri. Ciò fino al 26 ottobre del 2013, quando delle colate di lava emesse dal Nuovo Cratere di Sud-Est ricoprirono completamente la zona.

FILOTEO TORRE

Già nel 1591 Antonio Filoteo degli Omodei nella sua opera Aetnae topographia incendiorumque Aetnaeorum historia scriveva delle vestigia dell’antichità con queste parole: «Hinc non longe abest fragmentum quoddam lateritium, antiquitatis vestigium, testudinatum: Turris Philosophi nomenclatum à Siculis, quòd speculanti naturæ abdita Agrigentino Empedocli hospitium (ut plerique putant) præbuerit».

HIC TORRE

A Filoteo fa eco Tommaso Fazello nel 1573, che nel libro secondo dell’opera Le due deche dell’historia di Sicilia, così descrive ciò che ebbe modo di osservare in prossimità della cima dell’Etna: «… vedemmo alla cima di questo monte quasi un’anticaglia d’un’edificio, verso laquale cominciando pianamente a salire, trovammo un’antichisimo edificio rovinato, di cui non era in piedi altro, ch’un pezzo d’archivolto tutto di mattoni, ilquale da quei di Catania, e da’ paesani del monte Etna, è chiamato la torre del Filosofo, perché dicono, d’haver inteso da’ loro antichi, ch’Empedocle si fabricò questa casa, per poter piu commodamente filosofare intorno al fuoco del monte, e piu agevolmente ritrovarne le cause, e la fece in volta

Ecco quindi le risposte alle precedenti domande: “cosa era la Torre?”, “chi era il Filosofo?”. La tradizione vuole quindi che il filosofo Empedocle di Agrigento (495 – 435 a.C.), per poter meglio indagare sui segreti e sulla natura dei vulcani abbia fatto erigere la sua dimora in prossimità di quello che allora era in grande cratere dell’Etna. I viaggiatori del passato ebbero la possibilità di vederli, e quindi di descriverli, i ruderi di questa dimora, detta quindi la Torre di Empedocle, o la Torre del Filosofo.

Non stiamo qui a discutere se veramente i ruderi visti dai primi visitatori fossero veramente ciò che la tradizione vuole che siano, anzi ci furono dubbi sin da subito, in quanto la tipologia dei resti ricordava molto di più la tecnica costruttiva dei romani. A noi basta per poter dare una spiegazione al toponimo e – non lo nego – piace l’aura di mistero ed il fascino che tale denominazione suscita.

EMPEDOCLELa tradizione non si ferma qui: si dice infatti che Empedocle, nell’intento di creare intorno a sé un’aura di divinità e di soprannaturale, si fosse alla fine lanciato all’interno del cratere, per sparire definitivamente agli occhi dei suoi contemporanei. Ma il vulcano risputò uno dei suoi calzari, e il tentativo fu vanificato.

Tornando a tempi più recenti, nei primi anni ’60 dello scorso secolo, sulla collinetta che si elevava intorno ai 2900 metri, e che in passato era appartenuta alla famiglia Platania, fu realizzato un rifugio in cemento, con uno stile architettonico che tanto fece discutere gli appassionati della Montagna.

Per quanto mi risulta la struttura non fu mai utilizzata come rifugio, ma spesso come deposito e come ricovero d’emergenza. Poi, nel 1971, ad appena un chilometro di distanza si aprì un nuovo cratere, il Cratere di Sud-Est, che dal 1978 ad oggi è sempre cresciuto, clonandosi successivamente in quello che viene definito il Nuovo Cratere di Sud-Est.

Il bollettino dell’INGV del 10 dicembre 2002
Il bollettino dell’INGV del 10 dicembre 2002

Ma è il 2002 l’anno che determina la fine del Rifugio. Il 26 ottobre infatti, lungo la frattura radiale che si aprì nell’alto versante meridionale, si insediarono due bocche esplosive a quota 2750 e 2800. I coni che rapidamente si sono formati (e che successivamente verranno denominati Crateri Barbagallo) emisero una tale quantità di prodotti piroclastici che presto ricoprirono l’intera area, livellando il terreno ed annullando la collinetta su cui sorgeva il rifugio. Il 10 dicembre l’I.N.G.V. annuncia: «Torre del Filosofo è sepolta dalla coltre di piroclastiti».

Ciò che rimaneva del Rifugio Torre del Filosofo
Ciò che rimaneva del Rifugio Torre del Filosofo

Del rifugio rimase visibile soltanto una piccola parte della copertura in cemento armato, e la parte superiore di una piccola antenna per telecomunicazioni.

L’Etna però non lascia i lavori a metà: ci mette il suo tempo, ma porta a termine la sua opera. Il 26 ottobre del 2013 il Nuovo Cratere di Sud-Est entrò nuovamente in eruzione: le sue colate stavolta ricoprirono interamente l’area: della Torre del Filosofo e della piccola antenna non rimase che il ricordo. E tale ricordo si concretizza nel nome che ancora viene attribuito alla zona, alla fine della pista sterrata che porta ai Crateri.

Una splendida veduta della zona di Torre del Filosofo, il 28 ottobre 2013 (Foto di Boris Behncke)
Una splendida veduta della zona di Torre del Filosofo, il 28 ottobre 2013 (Foto di Boris Behncke)

Sulle “modifiche del vulcano” ilVulcanico.it ha già in passato presentato uno splendida testimonianza, opera di Antonio De Luca; vale la pena di rivederla, per rendersi conto di come il paesaggio sia mutato, nel giro di pochi decenni.

 

 

Con il titolo: Jean Houel, il cratere dell’Etna e i ruderi della cosiddetta Torre del Filosofo

(Gaetano Perricone). Al ricordo di Santo, bellissimo e molto puntuale come sempre, voglio aggiungere un mio breve pensiero che viene dal cuore: per me la Torre del Filosofo esiste ancora e sempre esiterà, è un pezzo non solo della storia e della infinita leggenda dell’Etna, ma anche dell’anima più autentica del nostro Vulcano. Credo di interpretare il pensiero di tanti che da sempre amano o come me hanno imparato ad amare l’Etna. Non si può gettare nell’oblio il sandalo volante di Empedocle senza gettare via anche una delle emozioni più affascinanti legate alla storia dell’Etna. La Torre, nel nostro immaginario, resterà sempre un punto di riferimento unico.

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