di Rosario Catania
“Vedi pochi fiumi che nascono da grandi sorgenti: moltissimi si ingrossano raccogliendo acque.”
Il poeta romano Publio Ovidio Nasone in questa sua citazione ha perfettamente centrato uno dei fenomeni che si manifestano alle pendici dell’Etna, vulcano attivo più alto d’Europa.
Un fenomeno geologico, che nasce nel cuore dei Monti Nebrodi, vicini geografici del Monte Etna, dove il fiume Flascio ad un certo punto del suo percorso naturale, incontra lave antichissime, note come Sciare di Santa Venera, nel territorio di Maletto, che hanno la caratteristica di essere fessurate e permeabili all’acqua.
Parte del fiume Flascio confluisce anche in una conca naturale formatasi nel 1536 da uno sbarramento di una colata lavica dell’Etna, conosciuto come Lago Gurrida, nel territorio di Randazzo, un’area umida perenne di grande pregio naturalistico e che oggi ospita anche dei vigneti.
Dalla tracimazione del Lago Gurrida, dalle infiltrazioni sotterranee del Flascio, dai flussi alimentati dallo scioglimento delle nevi dell’Etna che scendono a valle, l’ampia zona pianeggiante delle Sciare di Santa Venera, si trasforma in una serie di ruscelli a giorno alimentati da risorgive (venute a giorno di acque sotterranee legate alla variazione della permeabilità dei sedimenti).
Da qui il termine favare, dal sicil. favara “polla, scaturigine”, dall’ar. fawwāra “polla d’acqua”.
Le Sciare di Santa Venera si sono formate da una imponente eruzione dell’Etna, che come descritto da Sartorius Von Walterhausen, ebbe la sua origine da Monte la Nave, ma che secondo gli studi condotti da Branca et alii, sono ancora più antiche, dell’ordine di diverse migliaia di anni, risalenti al sistema delle Concazze (vulcano Ellittico). Dunque da un lato le vulcaniti e dall’altro le formazioni sedimentarie, ed è proprio questa particolare conformazione geologica che permette l’affioramento delle acque.
Il territorio tra Maletto e Bronte è ricco di bellezze naturalistiche, come il lago stagionale di Maletto con lo sfondo mozzafiato sull’Etna. Lungo i sentieri possiamo trovare specie vegetali di grande pregio come l’endemica Viola dell’Etna (Viola aethnensis). Tra le lave che in questa vasta area hanno formato i cosiddetti duomi, detti anche bastioni o cumuli (ammassi rocciosi che si formano quando la colata lavica incontra degli ostacoli e scorre al di sotto della superficie che già si sta raffreddando) spiccano le famose lave a corde (pahoehoe). Non mancano le grotte di scorrimento lavico di età preistorica di uso rituale e funerario e la spettacolare cascata delle Balze (da balza, muro o parete rocciosa che cade a perpendicolo sul fondovalle), vicinissima alla Ducea di Nelson, dove le acque provenienti dalle favare, imbrigliate tra le lave, si tuffano in un salto spettacolare di 12 metri (altezza della balza) .
E poi la presenza archeologica e antropologica con la presenza di una spirale megalitica costruzione in pietra lavica semilavorata a forma di spirale, antiche abitazioni rurali che risalgono all’epoca bizantina, prima della venuta degli Arabi, o le casudde, piccole, costruzioni in pietra a secco, con il pavimento in terra battuta probabilmente utilizzate dai pastori come riparo. Di grande pregio sono i pagghiari ‘n petra (pagliaio in pietra), o con tecnica mista, anch’essi costruiti con pietrame a secco, con base circolare, e con tetto realizzato in pali di legno convergenti, ricoperti di terra e fango, dove cresce l’erba che ne mantiene il clima interno e che in estate si colora di un giallo dorato (color di paglia). Anche questo un ricovero per i pastori, per lo più utilizzato durante le lunghe transumanze.
Si tratta dunque di un luogo ad elevato pregio naturalistico, geologico e archeologico, dove la maestosità del vulcano Etna si fonde con la catena dei Monti Nebrodi, regalandoci uno scenario di straordinaria bellezza. Fiumi, laghi, torrenti stagionali, cascate, grotte, lave, sentieri, antiche costruzioni, tutti particolari a testimonianza di una terra unica, e che quando uomo e natura si incontrano, con il giusto equilibrio, accadono davvero cose straordinarie.
Con il titolo: il lago di Maletto
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