di Santo Scalia
Luigi Ferdinando Marsili (o Marsigli) può essere considerato il fondatore dell’oceanografia.
Nato a Bologna nel luglio 1658 fu uomo di scienza, viaggiatore, ma anche militare nell’esercito imperiale di Leopoldo I d’Asburgo; studiò a Padova e Bologna presso insigni maestri, e negli anni che vanno dal 1706 al 1708 si dedicò alle ricerche oceanografiche, i cui risultati pubblicò ad Amsterdam nel 1725 nell’opera Histoire physique de la mer, ouvrage enrichi de figures dessinées d’après le naturel, par Louis Ferdinand comte de Marsilli.
Conosciuto anche in Francia, come Louis Ferdinand Comte de Marsilli, fu membro dell’ Academie des Sciences di Parigi; fu apprezzato anche in Inghilterra, dove fu accolto nella Royal Society di Londra.
A Bologna fondò l’Istituto delle Scienze. Nella stessa città Marsili morì nel 1730, all’età di 72 anni.
Una curiosità riguarda la testa dello scienziato: dopo la sua morte (avvenuta, come già detto, nel 1730) e fino alla fine del Settecento il capo fu esposto nella cripta della chiesa del Monte Calvario; nel 1810 fu traslato alla Certosa di Bologna ed infine, ritrovato nel 1932, fu collocato insieme alle altre spoglie nel monumento funebre a lui dedicato nella chiesa di San Domenico.
Il Tirreno centrale è considerato da molti studiosi un piccolo oceano in formazione, il più giovane oceano del mondo, il più giovane tra i mari del Mediterraneo; il suo fondale è formato da crosta oceanica sottile e la tettonica, definita di tipo distensivo, porta ad un progressivo ampliamento del bacino, processo cominciato circa 10 milioni di anni fa.
Il Tirreno raggiunge la sua massima profondità alla quota di circa 3.600 metri, e nella sezione centrale è caratterizzato dalla presenza di imponenti seamounts, alcuni di sicura origine vulcanica.
Cos’è un seamount? Come facilmente si può dedurre dai due termini che compongono l’anglicismo, si tratta di rilievi sottomarini, non necessariamente generati dall’attività vulcanica. Per poter affermare che si tratti di vulcani, bisogna disporre di campioni di rocce che ne indichino l’origine, cioè di rocce che risultino dalla solidificazione di magmi, oppure aver effettuato misure geofisiche e/o osservazioni dirette della presenza di attività vulcano-tettonica o idrotermale.
Di seamounts, nel Tirreno, ce ne sono più di sessanta; solo per indicare i più noti, ricordiamo: Aceste; Alcione; Anchise; Caesar; Drepano; Enarete; Eolo; Flavio Gioia; Garibaldi/Glauco; Glabro; Lametini (1 e 2); Magnaghi; Marsili; Palinuro; Prometeo; Sisifo; Vavilov.
Otto sono invece i vulcani emersi: Alicudi; Filicudi; Lipari; Panarea; Salina; Stromboli; Vulcano; Ustica; dei vulcani che circondano la Sicilia, e quindi anche di quelli presenti nel Mar Tirreno, abbiamo in passato già trattato in un precedente articolo (vedi ilVulcanico).
Tra i seamounts di sicura origine vulcanica, ricordiamo Eolo ed Enarete, che sono sede di comprovata attività idrotermale. Palinuro è un complesso vulcanico lungo circa 75 km, composto da almeno 8 edifici maggiori allineati all’incirca in direzione Est–Ovest; il cono attivo del Palinuro è a circa 70 metri di profondità, e campioni di rocce che mostrano composizioni simili alle rocce vulcaniche della parte emersa delle Eolie sono stati prelevati direttamente dall’edificio. Altri sono da considerare probabilmente non più attivi.
Il più grande vulcano d’Europa, con una base di circa 70 chilometri di lunghezza e 40 chilometri di larghezza, e che raggiunge l’altezza di 3200 metri circa rispetto alla piana abissale, è però quello che porta il nome dello scienziato bolognese, il Marsili, e su questa struttura – formata da una serie di edifici vulcanici di dimensioni diverse – è stata riscontrata dell’attività, data dalla circolazione di fluidi ad alta temperatura che depositano sul fondo marino solfuri di piombo, rame, zinco, ossidi e idrossidi di ferro e manganese.
Il Marsili è un vulcano (sommerso) attivo: la sua ultima attività eruttiva si stima sia avvenuta tra 2100 e 3000 anni fa, è uno stratovulcano che prevalentemente produce eruzioni di tipo effusivo ed anche esplosivo. Le sue cime più alte si trovano a poco più di 500 metri sotto il livello del mare, ed è sede di una modesta sismicità vulcano-tettonica (Global Volcanism Program).
Il vulcano sottomarino è stato scoperto alla fine del secolo scorso da un gruppo di scienziati dell‘Istituto di Geologia Marina (Igm) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Bologna, nel corso della realizzazione della prima mappatura dell’intero Mar Tirreno. I ricercatori del CNR giunsero alla scoperta anche grazie all’uso di un sonar multifascio (multibeam), uno strumento che irradia il fondo marino attraverso un ventaglio di onde acustiche perpendicolari alla rotta della nave.
Bologna ha reso omaggio ad uno dei suoi tanti personaggi illustri, il Conte Luigi Ferdinando Marsili, intitolando a lui la nuova struttura vulcanica. Il vulcano è stato poi studiato più accuratamente a partire dal 2005, nell’ambito di progetti strategici del CNR.
Il Marsili è ormai divenuto il più famoso tra i vulcani sottomarini del Mar Tirreno. Da un lato perché rappresenta, come detto, il più grande edificio vulcanico europeo; dall’altro perché non c’è trasmissione televisiva, conferenza divulgativa, articolo di stampa, in cui non venga posta la questione della pericolosità derivante da una sua eventuale attività eruttiva o dal temutissimo tsunami causato da un possibile crollo di parte dell’edificio. Lascio rispondere a questi quesiti le comunicazioni dei ricercatori, pubblicate sui siti istituzionali dell’Ingv: ingv.it, ingvvulcani.it e ingvterremoti.it.
Di recente sul social-media Facebook, nelle pagine “VULComics – vulcanetti chiacchieroni”, è apparso anche il Marsili tra i personaggi-vulcani. Si tratta di una pagina di vignette dedicate ai vulcani, siciliani, ma non solo, collegata direttamente al blog https://vulcomics.blogspot.com/ gestito dall’autrice, Grazia Emme (Grazia Musumeci, vedi anche su ingvvulcani.it).
Con il titolo: ritratto di Luigi Ferdinando Marsili (dal sito del Museo di Storia Naturale del Comune di Verona)
Commenti recenti