di Giuseppe Riggio

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Vent’anni non sono pochi. Segnano la gioventù di un uomo, ma certamente la maturità di una esperienza come l’associazione Etnaviva che è nata esattamente ad aprile del 2000, ad inizio millennio. Le varie gallerie fotografiche che è ormai facile andare a rivedere ci restituiscono -impietose- il passare del tempo per quelli che c’eravamo, ma raccontano anche un numero significativo di eventi inventati e realizzati al servizio del territorio.

Del resto questa era l’intuizione iniziale intorno alla quale ci aggregammo. La cultura del “terroir”: quell’insieme di caratteristiche specifiche che rappresentano l’unicità di un luogo. Non pensammo però ad un’associazione ambientalista, come siamo abituati ad immaginarla. Immaginammo piuttosto di considerare l’Etna come un “pianeta” da secoli frequentato e modificato dall’uomo.

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Ecco forse questo è l’aspetto culturale che ci ha contraddistinto sin dal primo momento. L’essere convinti che il nostro vulcano è qualcosa di speciale anche perché abitato, coltivato, pascolato, “camminato” verrebbe persino da dire. In 20 anni ci siamo alternati tre presidenti(il sottoscritto, Armando Mazzaglia ed attualmente Andrea Giuffrida) e vari consigli direttivi. Ma tutti accomunati dalla voglia di offrire eventi culturali al nostro territorio con l’unico piacere di “regalarli” a chi li ha frequentati.

Mai contributi pubblici è stata la regola fissa, salvo due occasioni in cui abbiamo ottenuto delle piccole sovvenzioni per realizzare un documentario e la promozione del Sentiero delle Ginestre. Ma sempre in accoppiata con i nostri fondi, quelli che sono arrivati dalle quote di iscrizione e dalle offerte dei nostri soci che da trenta sono diventati centocinquanta, un anno dopo l’altro. Alla base è rimasta una esperienza di frequentazione condivisa degli ambienti naturali, che ha avuto però periodicamente dei suoi momenti di innovazione e di creatività. Di volta in volta abbiamo prodotto spettacoli, teatro in mezzo ai boschi, siamo stati attivisti sociali lottando contro i divieti di accesso all’Etna, sostenitori di video-maker, abbiamo offerto eventi al paese, Trecastagni, che ci ospita da sempre. E’ difficile anche solo elencare sommariamente tutto quello che abbiamo realizzato in due decenni.

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Ovviamente le idee hanno camminato grazie a persone che hanno un nome. Soci di oggi e di ieri. Sarebbe ingiusto citarne qualcuno e non altri. Mi piace ricordare soltanto Maria che dice che grazie a Etnaviva ha avuto una sua seconda vita, su e giù per montagne e paesaggi sempre diversi.

A volte abbiamo tracciato non solo sentieri, come il Trekking delle ginestre che collega Nicolosi con Castiglione di Sicilia, ma abbiamo provato anche ad elaborare delle idee per il territorio che poi faticosamente nel tempo sono diventate progetti condivisi. Ci siamo occupati anche della memoria dei montanari realizzando una bella mostra con le foto di un appassionato degli anni Trenta.

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All’inizio eravamo soli accanto alle presenze del Club alpino italiano, che sull’Etna sono antiche ed affermate. Poi abbiamo visto moltiplicarsi i sodalizi che si dichiarano “etnicoli” a vario titolo. Ben vengano tutte le esperienze che si propongono la difesa ed una seria valorizzazione del vulcano. Etnaviva continua ad esserci vent’anni dopo. Su qualche tema ci siamo spesi invano. Accade abbastanza di frequente in Sicilia dove tutto è complicato. Dove l’andatura non è mai rettilinea, si avanza sbandando di lato, spesso si torna indietro, a volte si resta semplicemente immobili.

 

Giuseppe Riggio

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