di Enzo Ganci

Papà Domenico con il piccolo Marco ... a cavallo
Papà Domenico con il piccolo Marco … a cavallo
Enzo Ganci
Enzo Ganci

Oggi, 12 novembre, per ogni cittadino monrealese, ma anche per ogni italiano, non è affatto un giorno come tanti altri. È il giorno in cui si ricorda quella che è passata alla storia come la “strage di Nassiriya“, nella quale vennero uccisi 19 nostri connazionali e tra questi il vicebrigadiere monrealese dei carabinieri, Domenico Intravaia.

Il 12 novembre 2003, pertanto, proprio per questo motivo, è un giorno listato a lutto nella memoria di ogni monrealese, perchè ricorda una delle pagine più tristi della storia d’Italia recente e di Monreale in particolare. Un giorno in cui il nostro Paese, impegnato nella missione di pace in Iraq, “Antica Babilonia”, subì una pesantissima scossa, soprattutto per il dazio pagato in termini di vite umane, che certamente ha lasciato una traccia indelebile per tutti noi.

Per Monreale, va da sé, quel giorno ha un significato ancora più profondo, dal momento che uno dei Caduti di Nassirya, vittima del tritolo iracheno, fu anche un suo figlio, uno che conoscevano e stimavano in tanti, la cui scomparsa ha lasciato, sulla famiglia, prima ancora che sull’intera comunità, cicatrici difficilmente rimarginabili.

In questi giorni, così come ogni anno, si susseguono le manifestazioni commemorative. Un modo per fare in modo che il sacrificio dei militari impegnati a Nassiriya non venga dimenticato.

Un obiettivo a cui tiene particolarmente Marco Intravaia, figlio di Domenico, oggi consigliere comunale. “Mio padre – sono le sue parole – mi ha insegnato ad avere senso del dovere, senso dello Stato ed amore per l’Italia. Il mio rapporto con lui non si è mai interrotto, anzi è sempre meraviglioso. Me lo trovo accanto nei momenti belli e nei momenti brutti della mia vita”.

Tredici anni fa Marco era poco più che un ragazzino. In tanti ancora ricordano con tanta commozione le sue parole accorate in una cattedrale gremita alle esequie private del padre, vicebrigadiere dei carabinieri. Da allora acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Marco, nel frattempo, è stato assessore alla Polizia Municipale durante l’amministrazione Di Matteo. Adesso è capogruppo consiliare del Gruppo Misto. È diventato pure padre di un bimbo che si chiama Domenico e porta quindi il nome del suo papà.

In tredici anni, però, i valori ricevuti non si sono affatto affievoliti, anche se ogni anno quelle note del silenzio mettono addosso una profonda tristezza.

“Si riapre sempre una ferita che non si rimarginerà mai. – afferma Marco – anche se parlarne fa sicuramente bene. Serve a portare avanti la memoria, diversamente il sacrificio di mio padre e quello degli altri militari sarebbe vano. Ed invece anche in tanti paesini sperduti, dei quali sconoscevo l’esistenza, ci sono strade, piazze e scuole intitolate ai nostri connazionali uccisi. Di questo sono orgoglioso anche perché mio padre era impegnato in una missione di pace che aveva portato in Iraq strade, scuole, acquedotti ed ospedali e questa cosa non era vista di buon occhio dai gruppi terroristici locali, che per questo decisero di colpire il contingente italiano, che operava in Iraq, nonostante i “warning” dei servizi segreti che sapevano già del tritolo arrivato a Nassiriya”.

Marco Intravaia e i suoi familiari
Marco Intravaia e i suoi familiari

Gli insegnamenti di Domenico Intravaia adesso stanno sulle spalle di Marco e di Alessia, ai quali è demandato il compito di tramandarne i valori. “Mio padre in questi valori credeva – dice ancora Marco – e li ha trasmessi a e me e a mia sorella. Ci ha insegnato cosa significa portare una divisa, che io non indosso ma che sento mia. E’ come se mi sentissi idealmente un carabiniere, anche se non mi sono arruolato: cerco di onorare la sua memoria con il mio impegno politico. Oggi con mio padre ho un rapporto bellissimo. Con lui condivido gioie e dolori e mi impegno perché possa trasmettere i suoi valori a mio figlio. Mi auguro di riuscirci, come lui c’è riuscito con me”.

A Marco e alla famiglia Intravaia, che ringraziamo per le foto belle e toccanti, il nostro più caloroso abbraccio in questa giornata di ricordi.

DOMENICO INTRAVAIA (dal sito dell’Arma dei Carabinieri, www.carabinieri.it)

Domenico Intravaia tra i bimbi iracheni
Domenico Intravaia tra i bimbi iracheni

Vice Brigadiere Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero alla “memoria”, nato a Palermo il 9 agosto 1957 – deceduto il 12 novembre 2003.
Alla sua memoria è intitolata, con Decreto del Ministro della Difesa del 23 aprile 2008, la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di San Martino delle Scale (PA).
Fu insignito della Croce d’Onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero con la seguente motivazione: “Addetto alla squadra comando dell’Unità di manovra del Reggimento M.S.U. impegnato in missione a sostegno della martoriata popolazione irachena nell’ambito dell’operazione “Antica Babilonia”, coraggiosamente consapevole dei gravi rischi ai quali si esponeva, si prodigava per assolvere il proprio delicato incarico con fermezza di intenti, senso del dovere ed altissimo spirito di sacrificio.
Il 12 novembre 2003, a seguito di improvviso attacco ad una installazione del contingente nazionale, veniva mortalmente investito dal devastante scoppio di un’ingente quantità di esplosivo, provocato proditoriamente da cellula terroristica suicida, sacrificando così la propria vita ai più sacri valori dell’amor di patria e dell’onore militare. Chiarissimo esempio di eletta abnegazione ed incondizionata dedizione al dovere.”

Nassiriya (Iraq), 12 novembre 2003.

 

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