di Santo Scalia
Tanti sono stati gli incidenti mortali accaduti sull’Etna. Alcuni sono ricordati, altri meno.
Tra i primi si annoverano sicuramente quelli avvenuti più di recente, nel 1987 al Cratere di Sud Est, nel 1979 alla cosiddetta Bocca Nuova; altri invece ormai sono caduti nell’oblio. Tra questi ultimi vorrei ricordare quello avvenuto al cratere di Nord Est nell’estate del 1929, esattamente il 2 agosto (pochi mesi prima l’Etna aveva totalmente cancellato il paese di Mascali), e che causò la morte di due persone ed il ferimento di altre quattro.
Nella mia biblioteca è presente l’edizione, pubblicata nel 1930, del libro L’Etna e le sue meraviglie di Domenico Andronico: alla pagina 182 (nelle successive edizioni l’evento non venne più riportato) si legge:
«[…] proprio nel momento in cui una chiassosa comitiva giunta allora allora da Linguaglossa, si era accovacciata sull’orlo orientale del gran Cratere, per riposarsi della lunga marcia notturna e per assistere all’incantevole spettacolo della levata del sole. Ad un tratto, dal cratere subterminale di NE, partì un boato spaventoso ed una colonna imponente di fumo e cenere si levò solenne nell’immensità del cielo. Lo spostamento d’aria determinato dallo scoppio, fu così forte che i dodici componenti la comitiva, furono ributtati di parecchi metri dal luogo ove si trovavano, e sbandati pietosamente in preda a terrore e a pazza fuga. Quando si poterono raccogliere in luogo più sicuro, e si contarono, trovarono con vivo dolore che due mancavano all’appello. Riavutisi, e fatte affannosamente le ricerche, rinvennero uno solo dei due: un povero giovane, ferito a morte, che invocava aiuto. Era quello stesso che aveva organizzato la gita per festeggiare la propria maturità, conseguita in quei giorni. Portato a casa a dorso di mulo, vi morì lungo la discesa. L’altro compagno, un uomo di 42 anni, fu trovato morto, il giorno appresso, da una spedizione di soccorso.»
La triste notizia fu annunciata dal Professore Gaetano Ponte, direttore “dell’istituto vulcanico [sic] dell’Etna”, come riporta il quotidiano palermitano Giornale di Sicilia (Anno LXIX N. 185) del 3-4 agosto 1929; il suo comunicato fu poi ripreso da vari altri quotidiani.
Il giovane era il diciottenne Angelino Samperi: aveva da poco finito gli studi scolastici conseguendo la maturità liceale e, come tanti abitanti delle terre dell’Etna, aveva voluto festeggiare con una gita sul vulcano per godere della vista dell’alba.
Frequento la cima dell’Etna da più di mezzo secolo e ricordo di aver visto, nelle mie prime escursioni ai crateri, una targa di marmo alla base del Cratere di Nord Est a ricordo di quell’evento; poi l’ho rivista spezzata e infine… non l’ho più trovata, sepolta da tonnellate di massi e brandelli di lava che nel corso degli anni ’80 portarono il Cratere di Nord Est a diventare allora la cima più alta dell’Etna. E con la lapide di Angelino sparì anche il ricordo.
Io però non ho dimenticato Angelino; mio padre da bambino lo conobbe e anni addietro ho cercato notizie di lui presso gli anziani di Linguaglossa: lo ricordava anche il Cavaliere Carmelo Greco, indimenticato presidente del Club Alpino della cittadina etnea, che mi mise al corrente dei suoi ricordi sull’evento. Presso la sede del Club si trovava – e penso si trovi ancora – una foto, con firma autografa del Cavaliere, con sul retro una sintesi di quanto il Cavaliere Greco ricordava.
Grazie alla collaborazione di Antonio Cavallaro, memoria storica vivente di Linguaglossa e del suo territorio, ho potuto prendere visione di altre foto che testimoniano come, a ricordo dell’evento, varie lapidi marmoree siano state più volte poste, in passato, sul luogo dell’incidente: nella galleria di immagini che proponiamo con questo articolo, si possono vedere alcune foto scattate dal già citato Cavaliere Carmelo Greco nelle quali si riconoscono il dottor Alfio Puglisi ed i figli nel giorno della posa del 1961: all’epoca Puglisi era presidente della Pro Loco di Piedimonte. Altre foto si riferiscono alla posa di nuove lapidi, avvenuta nel 1972.
Ho cercato le copie dei quotidiani dell’epoca presso l’emeroteca della Biblioteca centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace” a Palermo, fra i quali il Giornale di Sicilia e L’Ora.
Il già citato Giornale di Sicilia nell’edizione del 3-4 agosto 1929 riportava in seconda pagina il seguente titolo: «Ripresa di fenomeni eruttivi dell’Etna – La morte di uno studente e la scomparsa di un gitante» e due comunicati diramati dal Prof. Ponte, il primo dei quali illustrava la situazione dell’attività vulcanica, il secondo raccontava dell’ evento osservato da Alfio Barbagallo, custode dell’Osservatorio, e dalle guide Signorelli e Mazzaglia che dal versante meridionale accompagnavano una comitiva di gitanti al cratere.
Della comitiva di cui faceva parte Angelino Samperi, meno fortunata, il Prof. Ponte non fa menzione; il quotidiano invece, con il sottotitolo «La fulminea sciagura», dà un’ampia descrizione dei fatti: Angelino riportò una seria ferita alla base della scatola cranica e, in condizioni disperate, fu portato a dorso di mulo all’ospedale di Linguaglossa, dove giunse morto.
L’uomo disperso, Giovanni Bonaccorso (di 42 anni), padrino del giovane Samperi, fu ritrovato soltanto il giorno dopo da una squadra di soccorso immediatamente organizzata, e partita da Linguaglossa nella serata dello stesso 2 agosto. Gravemente ferito (frattura di 4 costole, lesioni polmonari) egli era riuscito a fasciarsi una mano e la fronte sanguinante, ma non era sopravvissuto alla notte. Altri quattro componenti della spedizione, tra cui il Tenente della Milizia di Piedimonte Etneo, riportarono delle ferite per fortuna non gravi, come riportato dal quotidiano L’Ora del 3-4 agosto.
Anche il Giornale di Sicilia nel numero del 5-6 agosto riportava notizia del ritrovamento della seconda vittima: “La seconda vittima dell’escursione sull’Etna – Il cadavere del prof. Bonaccorsi rintracciato”.
Oltre ai giornali dell’isola, anche la stampa nazionale si occupò dell’evento; il quotidiano La Stampa di Torino (Anno 63 Num. 186 – pag. 6) e Il Regime Fascista di Cremona, entrambi nell’edizione del 4 agosto, riportavano la stessa notizia: “Alle ore 4,30 di oggi, mentre il custode dell’Osservatorio etneo, Alfio Barbagallo, e le guide Signorelli e Masoglio accompagnavano una comitiva di gitanti sull’Etna che volevano assistere alla levata del sole, avvertirono un fragore assordante e, fra bagliori rossigni videro sollevarsi sul cratere di nord-est una immensa nube oscura. Poco dopo cadde una pioggia di grossi lapilli. La comitiva poté mettersi in salvo ritornando subito all’osservatorio. Più tardi, purtroppo, altri due escursionisti investiti dai gas solforici morirono per asfissia. Il fenomeno durò circa un quarto d’ora…”
La notizia dell’evento varcò i confini nazionali: anche in Francia, sulle pagine
dei giornali L’Ouest-Éclair (del 4 agosto) e Le Populaire (5 agosto) apparvero dei trafiletti sull’incidente.
L’eco dell’episodio varcò anche l’oceano: nell’edizione del 3 agosto 1929 l’americano The Ogden Standard Examiner, dello stato dello Utah, così come l’Elyria Chronicle Telegram dell’Ohio riportano la notizia: «Catania, Sicily, August 3 – An 18-year-old student is dead, one man is missing and four are recovering from injuries today from a shower of stones and small fragments of lava, from the main crater of the world, famous-volcano, Mount Etna, as a result of an explosion from the peak which yesterday resumed activity.»
Nelle mie ricerche ho anche trovato due riviste settimanali che nelle rispettive copertine riportano l’evento: l’Illustrazione del Popolo del 18 agosto 1929 e La Domenica del Corriere (stessa data); la prima, illustrata da Ortelli, nella didascalia riporta: «Un gruppo di gitanti, avvicinatosi al cratere dell’Etna per godervi il meraviglioso spettacolo del sorgere del sole, fu sorpreso da un improvviso risveglio del vulcano. Emissioni di gas e di lapilli colpirono i gitanti, i quali per lo spostamento d’aria furono lanciati parecchi metri lontano: due furono le vittime e parecchi i feriti.»
La seconda, con l’illustrazione di Beltrame, scrive: «Una tragica gita: per festeggiare la conseguita licenza liceale un giovane di Catania si recava col padre e altre dieci persone a compiere un’ascensione sull’Etna. Ma quando già la comitiva era presso il cratere un improvviso risveglio del vulcano provocava l’uscita di gas e lapilli che investivano i gitanti uccidendone due, tra cui il festeggiato, e ferendone quattro.». Entrambe fanno parte della mia collezione personale e si possono vedere nella galleria fotografica.
L’evento colpì vivamente gli abitanti di Linguaglossa e di Piedimonte Etneo; lo Sci CAI Valligiani di Linguaglossa nel suo “Libro d’Oro” ricorda le edizioni della COPPA A. SAMPERI che negli anni 1949, 1950, 1951 e 1955 volle organizzare a memoria di Angelino; il Comune di Piedimonte, presso il cui cimitero sono sepolti entrambi gli sfortunati, “vittime dell’audacia”, nel suo organo ufficiale Piedimonte Notizie N. 74 del giugno 2007 dedica due pagine al ricordo dei concittadini periti nella sciagura.
L’incidente è ricordato anche dal vulcanologo Boris Behncke nel sito internet italysvolcanoes.com ed è ricordato anche nel volume L’Etna e il mondo dei vulcani di Patanè, La Delfa e Tanguy, pubblicato a Catania dall’editore Maimone nel 2004.
Altri eventi funesti sono avvenuti presso i crateri sommitali dell’Etna negli anni successivi: il 12 settembre del 1979, presso il cratere denominato Bocca Nuova a causa di un’improvvisa esplosione freatomagmatica perirono 9 persone e 20 rimasero ferite. Il 15 aprile del 1987 in prossimità del Cratere di Sud-Est i morti furono due; di questo incidente si è già trattato su questo blog.
Oggi la Protezione Civile vieta di raggiungere la zona sommitale del vulcano se non accompagnati dalle Guide Alpine Vulcanologiche. Resta, per quanti sforzi e quanti progressi si siano fatti, l’imprevedibilità di certi fenomeni vulcanici; nel settembre del ’79 dello scorso secolo, quando si verificò in quell’area il più tragico degli incidenti mortali, le guide erano presenti e nulla poterono fare nel prevenire l’evento.
La «suprema visione di bellezze incomparabili» impone dei rischi, a volte anche mortali.
Lo faccio sempre e stavolta più che mai, per il testo estremamente dettagliato a ricordo di un drammatico incidente sull’Etna poco conosciuto e per la meravigliosa galleria di immagini: grazie e ancora grazie dal Vulcanico e da chi scrive queste due righe al grande “contributor” Santo Scalia, una straordinaria memoria storica e una fonte inesauribile di documenti preziosi, che impreziosiscono questo blog e catturano costantemente interesse e curiosità di chi ci segue. Grazie Santo e complimenti di vero cuore da un “vecchio” giornalista, che ama l’Etna ed è cresciuto con la cultura dell’archivio e della paziente ricerca dei documenti (Gaetano Perricone)
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