di Gaetano Perricone
In quella che io chiamo la mia seconda vita etnea, l’eruzione cominciata il 4 febbraio 1999 e durata dieci mesi, ha un valore e un significato molto particolari: fu il primo evento vulcanico della Muntagna divenuta il 21 giugno del 2013 Patrimonio dell’Umanità che io vissi dopo il mio trasferimento da Palermo per lavorare come addetto stampa dell’Ente Parco. Mi appassionai ed entusiasmai parecchio, dopo avere visitato in passato qualche volta l’Etna da turista con quell’esperienza compresi in pieno quanto il mondo intero ama lo straordinario vulcano siciliano e le ragioni di questo legame e amore speciale. Ne scrissi una breve, ma intensa testimonianza nel libro La Mia Etna. Dialogo con la Muntagna (Giuseppe Maimone Editore, novembre 2004), che mi piace molto riportare qui come splendido ricordo.
Ma prima la descrizione scientifica di ciò che accadde, quando e come scassau a Muntagna, nel racconto dell’INGV Osservatorio Etneo: “Era il pomeriggio del 4 febbraio 1999. A Catania, le festività per la “santuzza” stavano per raggiungere il culmine e 3300 m più in alto, il Cratere di Sud-Est, che non aveva mostrato segni di attività dal 23 gennaio, si stava svegliando. Una singola telecamera di sorveglianza, allora operata dal “Sistema Poseidon” (che due anni dopo sarebbe diventato parte dell’INGV), posta sulla Montagnola sull’alto versante meridionale dell’Etna, registrò le prime esplosioni stromboliane poco prima delle ore 14:40 GMT (=ore locali -1). Per quasi un’ora, questa attività si andava gradualmente intensificando, raggiungendo la fase di piccole fontane di lava pulsanti verso le ore 15:30 GMT. Però la vera fontana di lava, quella sostenuta, non sembrava voler partire; qualche volta l’attività accennava piuttosto a diminuire per riprendere nuovamente pochi minuti più tardi. Nel frattempo, da un settore sul fianco meridionale del cono del Cratere di Sud-Est cominciavano ad uscire dei vapori bianchi, marcando una zona quasi lineare lunga circa 100 m. Alle ore 15:37 GMT, l’attività alla bocca posta in cima al cono del Cratere di Sud-Est aumentò nuovamente in intensità, e pochi istanti dopo, uno sbuffo di gas e cenere si alzò da un punto a circa metà dell’altezza del cono, vicino alla zona di emissione di vapore. Lo sbuffo si trasformò rapidamente in una fontana di lava, poi si alzò una seconda fontana di lava più a valle, con getti incandescenti alti 300 m. Rapidamente, una colata di lava cominciò ad uscire da questa nuova fessura eruttiva che aveva aperto il fianco meridionale del cono del Cratere di Sud-Est, passando a poche centinaia di metri dall’edificio di “Torre del Filosofo” e dirigendosi verso la parete occidentale della Valle del Bove. Le fontane di lava sono durate circa 30 minuti, mentre una colonna eruttiva si è alzata circa 4 km sopra la cima dell’Etna per essere poi spinta dal vento verso sud-ovest”
Aggiunge Boris Behncke, in un passaggio da INGVVulcani: “In seguito l’attività si spostò alla base di questo cratere con l’emissione di colate di lava poco alimentate ma durate molti mesi, fino a metà novembre 1999. Nel frattempo ai crateri Voragine (4 settembre 1999) e Bocca Nuova (ottobre-novembre 1999) erano avvenute spettacolari eruzioni, che avevano fortemente modificato la forma dell’area sommitale. Dopo la fine dell’attività effusiva alla Bocca Nuova (5 novembre 1999) e al Cratere di Sud-Est (14 novembre 1999) l’Etna attraversò un periodo di relativa quiete”.
Molto più da cronista la mia testimonianza a pag.61-62 de La mia Etna. Eccola:
“Ho avuto l’onore di ammirare ‘il fuoco che cammina’ in molte delle sue versioni. Quella del 1999, piccolo e innocuo fiume rosso che si riversava placidamente nell’immenso catino della Valle del Bove, che entusiasmò per parecchi mesi (ricordo bene che l’eruzione del Cratere di Sud Est cominciò il 4 febbraio, proprio alla vigilia della festa dell’amatissima Sant’Agata) centinaia di migliaia di visitatori di tutte le nazioni. Tu fosti per quasi tutto l’anno una vera e propria “babele” di lingue diverse, un affascinante spettacolo per bimbi e anziani, escursionisti di prim’ordine e arzille signore americane con ridicole scarpette di gomma regolarmente bruciacchiate. Insomma una grande festa per tutta questa gente – e fu davvero tanta – che ebbe, molti per la prima e unica volta nella propria vita, la magnifica opportunità di assistere a un evento particolare: il fiume rosso scorrere davanti ai loro piedi senza alcun timore. Guardare da vicino la lava, sentirne il fortissimo e inebriante calore, respirarne l’acre, sulfureo profumo senza alcuna preoccupazione. Che bel regalo, mia Muntagna, hai fatto a tutti loro: lo hanno certamente scritto nel libro dei loro ricordi indelebili. Anch’io, quell’anno, venni a trovarti spesso: ogni occasione, l’accompagnamento professionale del giornalista o quello amicale del curioso, fu buona per venire a godere, sempre con lo spirito entusiasta del ragazzino felice e comunque sempre con rinnovata emozione, lo spettacolo fantastico della lava “buona”, in fondo soltanto una grande e innocua attrazione”.
Con il titolo: frame dal video INGV – Sezione di Catania Osservatorio Etneo del 4 febbraio 1999, che qui riproponiamo integralmente
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