di Santo Scalia 

A FRANCO MALERBA                                               

4 ottobre 1987: Messa in suffragio di Franco Malerba

 SMETTETE DI URLARE

SMETTETE DI FARE SILENZIO

PERCHÉ, ORA,

EGLI È NELL’ARIA,

NEL CELESTE E NEL VERDE,

IN TUTTI I TRAMONTI.

LO SENTIREMO NELL’URLARE

DEL VENTO,

NELL’ASSOLUTO SILENZIO.

SBUCHERÀ DALLE NEVI

CON I PRIMI FIORI.

CAVALCHERÀ SULLE CRESTE

DEI MONTI

SCENDERÀ BIANCO LUNGO

I RUMOROSI TORRENTI,

NUOTERÀ NEI MARI INFINITI.

STRINGERÀ, CON LE SUE BRACCIA

DI TERRA, QUESTO PICCOLO MONDO

E AVRÀ VINTO LA MORTE

PERDENDO LA VITA.

Un attimo.

Cosa è un attimo? Sono state date tantissime definizioni per questa imprecisata unità di tempo. Un attimo è un tempo brevissimo, spazio brevissimo di tempo ci precisa la Treccani, che (anche senza voler scomodare l’einsteiniana intima correlazione relativistica tra spazio e tempo) ne suggerisce la stretta connessione.

A volte un attimo può sembrare eterno, lunghissimo, a volte invece un attimo è il tempo che passa tra la vita e la morte.

Così fu nella mattina dell’otto luglio del 1987, trentacinque anni fa, quando Franco Malerba, che un attimo prima stava mostrando a degli amici estasiati l’immensa bellezza dell’Etna e della sua Valle del Bove… precipitandovi dentro si trovò di fronte alla Morte, e la vinse, “perdendo la vita”.

Mi sono appropriato di alcune delle parole incise su una lastra di basalto, parole che sono una poesia, scaturita dal cuore degli amici di Franco. Parole che ci ricordano che lui c’è, è lì, nell’aria, nell’azzurro del cielo e nel verde dell’erba; che ci parlerà attraverso l’urlare del vento, ma anche con l’assoluto silenzio.

Chi era Franco Malerba? Io non l’ho mai incontrato, ma ho conosciuto chi l’ha conosciuto. Mi accomuna a lui l’amore per la Montagna, l’Etna, che è più che una montagna.

Era socio della sezione catanese del Club Alpino Italiano, era avvocato, padre. Quella  mattina dell’otto luglio era sull’Etna, insieme ai figli e a degli amici stranieri; avevano percorso insieme il sentiero che dalla Provinciale SP92 risale la Serra del Salifizio proprio fino all’orlo della Valle del Bove, alla base della Schiena dell’Asino.

Da lì si gode una splendida vista dell’immensa Valle: come sottolinea il CAI, è «uno spettacolo naturale di notevole bellezza, fra i più bei panorami che lasciano lo spettatore quasi attonito di fronte alla maestosità di una natura aspra e allo stesso tempo affascinante».

Come già detto, l’incidente avvenne l’8 luglio; subito dopo gli amici più vicini e i familiari stessi si adoperarono affinché si realizzasse un monumento in memoria di Franco. Decisero di realizzare una lapide, e di incidervi le parole che tutti gli escursionisti leggono in silenzio ogniqualvolta raggiungono il luogo.

La Lapide Malerba (foto S. Scalia)

L’opera fu realizzata da uno scultore di Aci Sant’Antonio. Pesava circa 180 chilogrammi, e trasportarla ad oltre 2000 metri non era certamente impresa da poco: grazie alla disponibilità degli uomini della Stazione Elicotteri di Maristaeli della Marina Militare (che già avevano dato il loro contributo nel recupero della salma dell’avvocato) ed alla loro perizia, in un giorno particolarmente ventoso, il grosso carico fu imbragato e trasportato da un elicottero AB 212, dalla zona del Sapienza fino ad un’area poco distante dal luogo stabilito. Poi, solo la determinazione di alcuni uomini dell’Etna – Nino Cristaudo, Turi Carbonaro, Alfio Mazzaglia, Francesco Zipper – permise di completare l’opera collocando la lapide lì dove oggi si trova. Non fu facile!

Una parte della Valle del Bove (foto S. Scalia)

Era il 26 settembre 1987 quando avvenne il trasporto, e già il 4 ottobre – tra la nebbia ed una leggera pioggia – dopo la celebrazione di una Messa, si procedette alla scopertura della lapide.

Ho appreso molte delle notizie sopra riportate dal mio fraterno amico Francesco Zipper, medico, profondo conoscitore dell’Etna e della sua storia, parte attiva nel recupero della salma e del trasporto della lapide.

L’inizio del sentiero che porta alla Lapide Malerba (foto S. Scalia)

Nella sentieristica etnea c’è un percorso – quello identificato dal numero 704 (che fa parte del Sentiero Italia) – che si diparte da Piano Vetore e sale fino alla Serra del Salifizio. La parte del sentiero che conduce in prossimità della lapide Malerba è quella che ha inizio dallo slargo che si trova in prossimità della confluenza della strada di Monte Salto del Cane con la Provinciale 92, Zafferana-Rifugio Sapienza.

Superati circa 180 metri di dislivello, giunti sull’orlo della Valle del Bove, andando ad ovest, il Sentiero 737 conduce fino alla Montagnola, attraverso la Schiena dell’Asino. Dopo soli 20 metri circa di dislivello si giunge alla lapide.

Non era la prima volta che qualcuno perdesse la vita sull’Etna a causa di una caduta: era già successo meno di un anno prima, nella notte tra sabato 8 e domenica 9 novembre del 1986, quando Vincenzo Monti, un giovane ventiquattrenne di Misilmeri, precipitò giù da Monte Pomiciaro: voleva osservare l’eruzione allora in corso (quella di Monte Rittmann), ma l’oscurità e la scarsa conoscenza dei luoghi lo tradirono.

L’incidente accaduto a Franco Malerba, purtroppo, non è stato nemmeno l’ultimo: il 30 settembre del 1989 Ralf Hubner cadrà giù, anche lui, da Monte Pomiciaro; il 30 novembre del 2008 Thomas Reichart scivolerà sulla neve ghiacciata della parete occidentale della Valle del Bove; il 6 febbraio 2011 Calogero Gambino cadrà da Rocca della Valle, giù nella Valle del Leone, spinto da un’improvvisa – quanto violenta – raffica di vento.

Ciascuno di loro amava l’Etna.

 

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