di Gaetano Perricone
“Per me è il punto che mancava alla mia storia professionale. Sul piano personale, ancora una grande manifestazione di stima e di affetto di un ambiente a quale sento profondamente di appartenere”. Così, con la consueta sobrietà di sempre, il grande Giovanni Tomarchio, il giornalista-operatore Rai che nel corso della sua carriera ha meravigliosamente raccontato al mondo con le sue immagini la nostra Muntagna, ha risposto stamattina al mio messaggio di affettuose congratulazioni per il Premio Etna 2019 – ricevuto ieri sera a Linguaglossa nel corso di un’affollata cerimonia pubblica in Piazza dei Vespri Siciliani – e alla richiesta di due parole di commento.
Pochissime, ma intense e sentite parole, per esprimere tanta soddisfazione per un premio importante e prestigioso, giunto alla 28esima edizione, promosso dal Comune e dalla Pro Loco linguaglossese; ieri sera, alla consegna dell’ambito riconoscimento, con estrema umiltà ha anche affermato di non sapere se meritava un premio andato in passato a personaggi del calibro di Haroun Tazieff e Franco Barberi, grandi studiosi dell’Etna.
E invece sì che lo merita, eccome se lo merita il Premio Etna Giovanni Tomarchio, credo che difficilmente un premio possa essere assolutamente strameritato. Lo spiega benissimo la motivazione ufficiale scritta dagli organizzatori: “Giornalista e Operatore RAI, sempre presente negli scenari più difficili e in tutte le condizioni atmosferiche per veicolare una fedele rappresentazione dell’attività vulcanica dell’Etna. Al fianco delle Guide Alpine e dei ricercatori, ha narrato al mondo, come nessun altro, attraverso immagini e parole il pianeta Etna, legando indissolubilmente il suo nome e la sua storia a questa Muntagna. Con la sua professionalità, il suo stile asciutto e allo stesso tempo denso di passione e arte nel mostrare e raccontare al mondo, il pianeta Etna, Giovanni rappresenta un simbolo assoluto della corretta informazione soprattutto oggi, che si assiste ad una recrudescenza di protagonismo e di fake news. Garbo e Signorilità accompagnano quest’uomo, modello da imitare per tanti ragazzi che amano l’Etna. Meravigliosi ed emozionanti alcuni dei suoi documentari: “Trasparenza”, “La corda spezzata”, “L’eruzione perfetta”, “Dalle mie parti, parti di me”.
Estremamente meritati sono anche i tre riconoscimenti speciali assegnati, nell’ambito del Premio Etna 2019, ad altri tre grandi e apprezzatissimi personaggi della Muntagna (Francesco Franz Zipper, Franco Emmi e Pippa Melita, gli ultimi due linguaglossesi), che con il loro impegno, la loro professionalità, l’enorme passione, hanno scritto pagine nella storia del vulcano Patrimonio dell’Umanità.
Ecco le motivazioni dei riconoscimenti speciali:
“Francesco (Franz) Zipper, classe 1952, docente universitario e medico del Soccorso Alpino Siciliano, professionista di grande valore, uomo sobrio e misurato, profondo conoscitore dell’Etna e della sua storia, impegnato in campi diversi ad aiutare il prossimo grazie alla versatilità dell’ingegno, agli studi coltivati e alla sua passione per la montagna, sempre al servizio di chi la abita e di chi la frequenta.
Figura carismatica e personalità straordinaria che collega la Cultura delle montagne alpine, soprattutto dolomitiche, con l’Etna. Nel 2018 ha ricevuto la Targa d’Argento della 47^ edizione del Premio internazionale di solidarietà alpina a Pinzolo quale soccorritore alpino siciliano.
Di lui un amico e collega medico del Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano, Giovanni Mazzoleni, attualmente in Madagascar dove svolge la sua missione di medico, dice: “…sono tante le cose che abbiamo condiviso, nella gioia e nel dolore, e soprattutto queste ultime sono ricordi incancellabili. Ma credo che quello che ci unisce di più è un certo modo di sentire e vivere la montagna, purtroppo sempre più diventata campo di battaglia di interessi”.
“Franco Emmi. Professionalità, Passione, Generosità Coraggio accompagnano questa Guida Alpina. Dal impegnato in escursioni internazionali in Nuova Zelanda, Tanzania, Messico ed Ecuador in collaborazione con i più famosi vulcanologi francesi soprattutto con gli amici, Haroun Tazieff e Francois le Guern. La moglie conosciuta durante le escursioni e i viaggi attorno ai vari vulcani del mondo, ricorda bene quando dormivano tranquillamente ai piedi dello Stromboli che faceva continue esplosioni mentre a casa si alza per chiudere un rubinetto che sgocciola.
Vicepresidente del Collegio Regionale del Collegio delle Guide Alpine e Vulcanologiche della Sicilia è Guida dell’Ente Parco dell’Etna dal 1994. Membro del Soccorso Alpino si è distinto in occasione di particolari calamità in cui ha salvato persone”
“Pippa Melita. La Principessa dell’Etna, così affettuosamente chiamata dal padre dello sci linguaglossese, il grande Cav. Carmelo Greco, è tra le prime ragazze ad affacciarsi alle competizioni sugli sci, che dopo la guerra e sotto la guida attenta del Cav. Greco avrebbero raggiunto mete a dir poco insperate, una su tutte la Mareneve. Pippa invogliata dai fratelli Alfino e Pippo, anche loro amanti della montagna e del nascente sport, lo sci di fondo, inizia sin da ragazza a frequentare la montagna e subito, appena l’età glielo permette a gareggiare, sono pochissime ancora a farlo, lei è presente in ogni attività organizzata dallo Sci Cai Valligiani, appena raggiunta la maturità si iscrive al CAI di Linguaglossa ed è ininterrottamente socia dello stesso dal lontano 1956, solamente 63 anni di sodalizio. Resta famosa e va ricordata la sua vittoria al Trofeo Internazionale di Sci disputatosi sulle Madonie a Piano Battaglia il 3 marzo 1958 dove vinse la coppa del Presidente della Regione Siciliana”.
Da parte mia e del Vulcanico.it, le più affettuose congratulazioni e ad maiora semper a tre cari amici della mia seconda vita etnea che ho imparato “sul campo” a stimare profondamente (Giovanni Tomarchio, Franz Zipper, Franco Emmi) e alla signora Pippa, “principessa” dell’Etna“, che non ho il piacere di conoscere.
Con il titolo: l’assegnazione del Premio Etna 2019 a Giovanni Tomarchio. Un sentitissimo grazie per le foto e le informazioni a Salvatore Lo Giudice e Klaus Dorschfeldt.
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