di Salvo Caffo
Per l’esplorazione e la conseguente misura di dati caratterizzanti un’attività sismica e/o vulcanica, che rappresentano una delle fasi fondamentali dello studio scientifico e, sempre più spesso, al fine di ridurre il rischio di seri incidenti, talvolta mortali, che possano vedere coinvolti scienziati impegnati in rilevamenti in prossimità di faglie attive o fratture eruttive in un’area tettonica e/o vulcanica pericolosa, sono stati realizzati dei Robot, comandati a distanza, in grado di individuare tutti gli elementi necessari per gli studi. Se ciò è vero in aree remote e selvagge del Pianeta Terra, lo è ancor di più nello spazio.
La Helmholtz Association (ROBEX) Alliance, “Esplorazione Robotica di ambienti estremi”, riunisce ricerca aerospaziale e ricerca in alto mare per la prima volta al mondo. Un totale di 16 istituzioni tedesche – coordinate dall’Alfred Wegener Institute (AWI) – stanno sviluppando congiuntamente tecnologie progettate per migliorare la futura esplorazione in luoghi altamente inaccessibili con condizioni ambientali estreme, come l’oceano profondo, regioni polari della Terra, la Luna e altri corpi celesti.
Tra luglio e settembre scorso, ventuno scienziati del Centro Aerospaziale Tedesco (Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt; D.L.R.) in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania e con chi scrive per l’Ente Parco dell’Etna, hanno individuato, dopo attenta analisi, l’area compresa tra la Cisternazza e la Montagnola, sul versante meridionale dell’Etna, a circa 2600 metri di quota, come il luogo dove le condizioni generali, soddisfacevano i principali requisiti geologici previsti per testare e convalidare le tecnologie per future missioni da effettuare sulla Luna, dove si cercherà di studiare la struttura interna e analizzare la composizione chimica sia del nucleo centrale che dello strato superiore, la regolite. Domande senza risposta riguardanti l’esistenza e la composizione di un nucleo centrale della Luna potrebbero essere risolte, così come quelle relative all’attività sismica. Nel 2017, sempre nella zona già individuata nell’area sommitale dell’Etna, verrà simulata l’esplorazione lunare.
Durante i primi giorni dell’esperimento, la velocità del vento di forza sette-otto ha costituito una sfida, sia per i ricercatori che per i sistemi, tanto che l’antenna utilizzata per le comunicazioni radio con il centro di controllo a Catania si è dovuta riallineare più volte.
Componenti fondamentali del sistema erano: un contenitore per riporre i robot durante la notte, una casa mobile e un centro di controllo a Catania. Componenti fissi e mobili sono stati collocati sulla superficie costituita da materiale piroclastico tra la Montagnola e la Cisternazza: un sistema stazionario, il lander RODIN e diversi elementi mobili – tra i quali l’Unità Remota e la Rover Lightweight (L.R.U.) – sviluppati, costruiti e creati da ricercatori dell’Istituto D.L.R. di Planetary Research, l’Istituto D.L.R. di Space Systems e la D.L.R. Robotica e Meccatronica center.
Attraverso masse battenti è stata indotta artificialmente un’attività sismica, i cui dati venivano comunicati al centro di controllo di Catania da un’antenna posta in prossimità della Montagnola sull’Etna dai ricercatori D.L.R. spazio Operations.Il sistema stazionario costituisce la parte centrale per l’approvvigionamento energetico e per lo scambio dei dati. I sistemi mobili eseguiranno l’esplorazione scientifica sulla Luna.
Questa importante e spettacolare sperimentazione, ricca di suggestioni, ha un precedente di grande interesse, che già oltre dieci anni fa evidenziò davanti alla comunità scientifica internazionale la perfetta idoneità della superficie dell’Etna per test fondamentali per la grande avventura spaziale dell’uomo. Nel 2002, nei mesi di agosto e settembre, unitamente ai ricercatori dell’Agenzia Spaziale Italiana, dell’European Space Administration, del Jet Propulsion Laboratory, della NASA e dell’International Research School of Planetary Sciences di Pescara, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania e dell’Istituto di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Catania, venni incaricato di seguire ed effettuare i lavori e di fornire l’assistenza tecnico-scientifica necessaria durante una serie di rilevamenti geologici preliminari, finalizzati all’individuazione del sito più idoneo per la dimostrazione tecnologica di prototipi di strumenti realizzati per lo studio della superficie del Pianeta Marte: PLUTO: L. Richter, DLR Germany (Planetary underground Tool); Campionatore; WALKIE 6: G. Genta, Politecnico di Torino e Alenia Spazio, Italy (Walking rover); Telecamera mobile; DeeDri: P. G. Magnani, Tecnospazio, Italy (Drill-Tool Prototype); Perforatore.
Dopo attenta valutazione e dopo numerosi sopralluoghi, l’area di Piano delle Concazze (2800 m. s.l.m.), nei pressi dell’osservatorio vulcanologico di Pizzi Deneri risultò essere quella più idonea per svolgere questo straordinario e spettacolare esperimento scientifico che vide l’Etna, il 24 settembre del 2003, come “laboratorio marziano” in una giornata rimasta assolutamente indimenticabile per il suo grande spessore scientifico e l’interesse mediatico mondiale, i cui risultati furono descritti nel Workshop internazionale: “Exploring Mars Surface and its Earth Analogues – Sicily and Mount Etna” a Catania il 25 settembre.
Quanto vi abbiamo raccontato è l’ulteriore conferma di quell’ “eccezionale valore universale” dell’Etna, con le sue caratteristiche di Vulcano più studiato e monitorato al mondo, che hanno portato all’iscrizione tra i siti naturali del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Il suggestivo disegno in homepage, “Dall’Etna alla Luna”, è di Riccardo La Spina.
Commenti recenti