(Gaetano Perricone). Il 24 settembre 2003, in una giornata rimasta assolutamente indimenticabile per il suo grande spessore scientifico e l’interesse mediatico mondiale, la Muntagna fu “laboratorio marziano”, perché nell’area di Piano delle Concazze, Etna Nord, furono testati i robot per lo studio della superficie del Pianeta Rosso. Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio prossimi (nell’ambito del grande simposio scientifico internazionale ROBEX all’Hotel Sheraton di Acicastello, 28 giugno-2 luglio 2017), nella zona di Piano del Lago, Etna Sud, sarà invece simulata l’esplorazione della superficie della Luna per l’installazione di strumenti di studio, come ci racconta nella appassionante testimonianza che segue il bravissimo vulcanologo dell’Ingv Osservatorio Etneo Boris Behncke, che ha seguito l’esperimento fin dallo scorso anno e che ringraziamo molto per il prezioso contributo divulgativo. Tutto ciò è l’ulteriore conferma di quell’ “eccezionale valore universale” dell’Etna, con le sue caratteristiche di Vulcano più studiato e monitorato al mondo, che hanno portato il 21 giugno del 2013 all’iscrizione tra i siti naturali del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
di Boris Behncke
Chi di noi “etnei”, che spesso quando incontriamo visitatori sull’Etna, non ha sentito dire “ma qui è come sulla Luna” o “che paesaggio lunare”? Effettivamente, soprattutto la zona più alta della nostra montagna, quasi priva di vegetazione, si presenta come ci si immagina la superficie della luna, un deserto di pietre apparentemente privo di vita. Per questo motivo, l’Etna è stata scelta come luogo di un grande esperimento scientifico, condotto da 16 diversi enti di ricerca tedeschi, coordinato dall’Alfred Wegener Institut nella città di Bremerhaven (Germania settentrionale): ROBEX (Robotic Exploration of Extreme Environments). Ma non è solo la somiglianza alla nostra Luna che ha determinato la scelta: si tratta inoltre di un vulcano molto accessibile vicino ad una grande città, Catania, una situazione estremamente favorevole dal punto di vista logistico.
L’esperimento, eseguito da parte del Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt (Centro Aerospaziale Tedesco), vuole usare le condizioni ambientali estreme dell’Etna per simulare future missioni nel Sistema Solare e provare tecnologie e strumenti pertinenti.
Dopo una prima fase sperimentale, eseguita a settembre 2016, comincia ora la principale fase di dimostrazione, che culminerà nell’ultima settimana di giugno e la prima settimana di luglio 2017, con un vasto arsenale di strumenti, sull’alto versante meridionale del nostro vulcano, in zona di Piano del Lago.
Al centro dell’esperimento sta l’installazione di una rete di sismografi, usando dei rover robotici e droni, intesa come simulazione dell’installazione di una rete analoga sulla Luna. Saranno però reali e concreti i dati acquisiti dagli strumenti, dati da condividere anche con i partecipanti di un altro esperimento condotto quasi simultaneamente sull’Etna, INFRAETNA, dell’Università di Liverpool (Gran Bretagna), Università di Fairbanks (Alaska, Stati Uniti) e l’INGV-Osservatorio Etneo (Catania).
L’esperimento ROBEX si svolge in collaborazione con il Parco dell’Etna e l’INGV-Osservatorio Etneo, e viene supportato logisticamente dalla Funivia dell’Etna. Se visitate il vulcano in questi giorni, vedrete come ancora una volta, l’Etna sta al centro dell’interesse, ma questa volta come “pedana” per missioni ben più lontane. Incrociamo le dita che le condizioni meteorologiche e l’attività vulcanica consentano la piena riuscita dell’esperimento!
La foto con il titolo e quella all’interno, sono tratte dal “DLR Portal”, il portale del Centro Aerospaziale tedesco
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