di Giuseppe Riggio
Si può visitare Corleone senza partecipare ad un mafia-tour? E’ possibile andare nel paese simbolo di “quelli là” senza cercare la via dello zio Totò e senza chiedere agli abitanti se “quelli là” effettivamente esistono? Ebbene si, si può fare.
Ci siamo andati come viandanti della Magna Via Francigena siciliana, che è una delle tante, belle idee escursionistiche fiorite in Sicilia in questi ultimi anni. Grazie a chi ha organizzato il soggiorno (Gabriella Costa) e ad un giovane (Mario Alfieri) che ci ha regalato la sua eleganza da corleonese colto, abbiamo potuto respirare aria buona. Che non vuol dire negare il male. Significa semplicemente non stare sempre a parlare di loro, della loro arroganza, vuol dire evitare di circondarli di un alone di perversa notorietà che finisce col dargli addirittura prestigio.
Ci siamo così ritrovati a passeggiare nel paese (in tanti, un bel gruppone di soci di Etnaviva) tutti insieme dietro ad un giovane sorridente e brillante che ci ha fatto conoscere magnifiche sedi di confraternite, chiostri di conventi decorati da pietre di origine araba, una cascata con attiguo antico mulino che sta appena fuori il centro abitato. Nel frattempo abbiamo detto a tutti e lo abbiamo fatto ancora nei giorni successivi che eravamo li per percorrere la Via Francigena, che avremmo camminato per conoscere il territorio senza bisogno di grandi infrastrutture, portando un contributo piccolo, ma vero allo sviluppo di quelle zone.
Sono da sempre convinto che i camminatori – pur non facendo rumore – quando giungono nelle piccole comunità siciliane portano un messaggio rivoluzionario. L’arrivo dei viandanti, soprattutto se diventa costante, significa infatti manifestare che si può fare turismo senza stravolgere il territorio, che i visitatori possono essere anche mossi da motivazioni semplici: attraversare la natura, immergersi nel silenzio, trovare gente vera e prodotti del territorio.
Il ragazzo dagli occhi svegli e dal dialetto soave che ci ha aperto la bottega una domenica mattina a Castronovo ci ha spiegato con passione ogni formaggio esposto nel suo negozio, ogni frutto riposto nelle cassette. E da parte nostra lo abbiamo ringraziato per essere rimasto lì ed aver raccolto tutto il buono che le sue campagne ancora producono acquistando con entusiasmo e riempendoci gli zaini.
Tutto questo può essere ancora più importante se avviene nella Sicilia conosciuta per le cosche e per la sordida arroganza di “quelli là”. Non si batte certo il malaffare organizzato con le nostre silenziose escursioni sulla via che ripercorre i cammini medievali tra Palermo e Agrigento, ma si testimonia che qualcos’altro è possibile, che i posti dove gli abitanti si sentono veramente esclusi dal mondo possono diventare una meta per gli abitanti del mondo. E nel frattempo si ha pure l’opportunità di conoscere le bellezze di Corleone, al di la degli stereotipi da serie televisiva, al di là della miseria umana impersonata da “quelli là”.
Con il titolo: il Municipio di Corleone
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