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Con Valeria Carastro e Roberto Leone

di Gaetano Perricone

Se in un sol colpo riesci a dare un’idea ampia e ammaliante della stupefacente Bellezza della Natura dell’Etna; dei fascinosi stimoli culturali che Idda trasmette in ogni punto del suo vasto territorio; della unicità e assoluta eccellenza della sua famosa produzione tipica, intimamente legata alla fertilità e generosità del terreno lavico; se riesci in un sol colpo a fare tutto questo, puoi dire di avere fatto accarezzare al tuo interlocutore la meravigliosa Anima del Vulcano attivo più alto d’Europa, dal 21 giugno del 2013 Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Ebbene, tutto questo il Treno dei Vini dell’Etna riesce a farlo. Con grande semplicità ed efficacia. Con la bravura e la passione di chi lo promuove, ma anche con le ineguagliabili suggestioni che il territorio attorno alla Muntagna regala ai suoi visitatori. Lo fa in una giornata, quasi nove ore intense e appassionanti, che insieme al gusto delizioso dei migliori prodotti DOC della viticoltura etnea, ti lasciano dentro – sia che tu non abbia mai visto questi luoghi straordinari, sia che tu già li conosca piuttosto a fondo come chi scrive – l’identica sensazione di stupore che ci hanno trasmesso così bene nei secoli passati i visitatori del Grand Tour, che ti tocca le corde del cuore ed è destinata a restare dentro lo scrigno del nostro vissuto più significativo.

Pur avendone avuto da sempre l’opportunità, ho (colpevolmente) rimandato a lungo quest’incontro con il Treno dei Vini dell’Etna, nato dalla proficua collaborazione fra Ferrovia Circumetnea, Strada del Vino dell’Etna, Gal Terre dell’Etna e dell’Alcantara e arrivato al secondo anno di vita. Per fare questa accattivante, piacevole e indimenticabile esperienza – dunque certamente da riproporre nella stagione più calda –  ho atteso di viverla insieme a un carissimo, grande collega giornalista e amico della vita, Roberto Leone, palermitano come me, fortemente attirato dal “trenino dell’Etna” e dai vini del vulcano, nell’ultimo sabato utile prima della pausa invernale dell’iniziativa.

In partenza
In partenza

Appuntamento poco dopo le 9 a Piedimonte Etneo, nella piccola, deliziosa, incredibilmente linda stazioncina della Circum, rimessa a nuovo proprio grazie all’iniziativa del Treno dei Vini, come si spera possa accadere in seguito per altre stazioni piuttosto malmesse della Ferrovia attorno al vulcano. Poi tutti in carrozza, sul vecchio e fascinoso vagone: giornalisti, tour operator, degustatori, turisti e famiglie, giovani e meno giovani, anziani e bambini, gente comune, tutti insieme senza distinzione di ruoli, con l’idea – indovinatissima – di fare vivere questa esperienza speciale nel modo più autentico, senza inutili formalismi.

L'Etna dal finestrino
L’Etna dal finestrino del treno

Bello più che mai il tuffo nella Natura del Vulcano, meraviglioso per chi lo prova per la prima volta, tra colate vecchie e nuove, antichi conetti spenti (sull’Etna ce ne sono oltre 200, molti di notevole fascino e interesse geologico) fichidindia, ulivi, vigneti, tanti vigneti, in una zona ricchissima a di gran pregio. A sinistra l’imponente “protezione” della Muntagna, con tutta la zona sommitale in evidenza e decisamente imbiancata che si vede a tratti, coperta da nuvole bizzose. Corre il trenino, tra espressioni di meraviglia e fotografie a tempesta, con gli smartphone bollenti. Fino alla stazione di Randazzo, stazione d’arrivo della carrozza verde.

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Saliamo sull’autobus, il wine bus,  per iniziare le visite guidate. C’è un discreto “freschetto”, la copertura che viene tolta d’estate ci difende eroicamente dal vento freddo sferzante. Ma siamo contenti e ce ne freghiamo e soprattutto ascoltiamo con estremo interesse la spiegazione di una super guida come Valeria Carastro, eccellente direttrice delle Strada del Vino dell’Etna, altamente professionale, competente, disponibile, appassionata, umile, come ho già scritto su feisbuc e ripeto qui molto volentieri. Valeria sale in cattedra e ci racconta dell’antica e bellissima storia del vino dell’Etna, del porto di Riposto dove “ripostavano” le botti arrivate dalla Muntagna, del microclima e della fertilità del terreno lavico, dei vigneti a spalliera e ad alberello, dei vitigni autoctoni, del mitico Nerello Mascalese, del Nerello Cappuccio e del Carricante, della fantastica Dop dell’Etna in grande crescita, degli ormai tanti produttori “alloctoni” di grande spessore che acquistano vigneti sul vulcano e mettono a disposizione un background importante, consapevoli delle grandi potenzialità di questo territorio.

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BOTTITante altre cose interessanti e significative sui vini etnei, dal punto di vista enologico ma anche culturale, ci racconta Valeria, con grande passione e bravura. Così come fanno Domenico D’Antoni, agronomo della prima cantina che visitiamo, la storica Tornatore di Verzella, Castiglione di Sicilia e Stefano Masciarelli, enologo della Tascante di Passopisciaro, in pratica la ben nota “Tasca d’Almerita” arrivata sull’Etna dalla Sicilia Occidentale, che ci fanno visitare le belle cantine e ci illustrano nei dettagli il processo produttivo, dalla raccolta delle uve alla vinificazione fino all’imbottigliamento. Tutti insieme riescono a trasmettere un messaggio chiaro e forte: sull’Etna, più di tanti altri posti, il legame fra il suolo e il prodotto vino è determinante ed è un valore aggiunto. Ce lo fa capire molto bene Masciarelli, che porta sul vulcano la grande esperienza e il patrimonio di conoscenze di un’importante azienda non locale, quando gli chiediamo qual è l’aspetto più positivo e qual è la maggiore difficoltà di lavorare sulla Muntagna: “La grande varietà, qualità e differenza dei suoli, che sono uno stimolo e un’opportunità notevolissima e, per contro, lo sforzo nel farci accettare da questo territorio così importante, variegato e ricco sotto il profilo produttivo”. Quasi inutile sottolineare quanto siano state apprezzate le degustazioni dei vini rossi e bianchi.

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Alla Casa della Musica e della liuteria medievale di Randazzo

Tra le due cantine, la sosta nella medievale Randazzo, sempre bella e affascinante anche per chi la conosce molto bene, con quello che per me, non me ne vogliano gli enofili, è stato il “clou” della giornata: la visita (che fa parte spesso del programma proposto dal “Treno“) alla Casa della musica e della liuteria medievale del grande maestro e mio vecchio amico Giuseppe Severini, che in altri tempi della vita ho fatto conoscere in molti Paesi europei, suggerendolo come personaggio straordinario dell’Etna a varie televisioni straniere. Perché in effetti Giuseppe, simbolo assoluto della cultura etnea e dell’amore per la Muntagna, straordinario lo è, come lo è la sua storia, quella di un musicologo milanese, studioso di musica medievale, che tanti anni fa, arrivato sull’Etna, decise di restarci a costruire strumenti antichi con il legno dei boschi del vulcano, a suonarli in magnifici concerti, a promuovere la musica e il territorio. Con la sua raffinata cultura e la sua grande conoscenza, Severini ha incantato noi ospiti nella sua suggestiva dimora, raccontandoci con estrema amabilità storie e aneddoti della musica di ogni tempo e facendoci ascoltare il suono dei suoi splendidi strumenti. Un’ora e mezza appassionante, di grande spessore culturale, rasserenante, indimenticabile e per me, in particolare, una magnifica rimpatriata con uno dei personaggi che più mi ha colpito nei miei anni della seconda vita etnea. Grazie sempre, grande Giuseppe Severini.

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Giuseppe Severini con i suoi strumenti

27 TRENOFinale del tour ancora in carrozza, per un breve tratto da Randazzo a Passopisciaro, stazione d’arrivo del tour. Stanchi, ma entusiasti, dopo un’esperienza unica, coinvolgente e speciale, che – voglio ribadirlo con convinzione – ti fa accarezzare la grande anima del Vulcano Patrimonio Mondiale dell’Unesco e ti fa comprendere bene quali sono i valori che fanno amare l’Etna in tutto il Pianeta. Uno spot importante per la Muntagna, per la sua viticoltura ormai molto apprezzata nel mondo e decisamente valorizzata dalla Strada del Vino, per la sempre affascinante Ferrovia Circumetnea con il suo irresistibile trenino. Con il grande, instancabile, meritevolissimo impegno della direttrice Valeria Carastro, che ringraziamo di cuore insieme a Federica Eccel, brillante comunicatrice del Treno dei vini e componente del CDA della Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna.

48 TRENO47 TRENOQuasi inutile sottolineare che, alla ripresa primaverile, vi consiglio di vivere questa bellissima e coinvolgente esperienza, sia a quelli di voi che non conoscono l’Etna sia a  coloro che non l’hanno mai fatta.

Per informazioni: www.stradadelvinodelletna.it, con una specifica sezione sul Treno dei vini.

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Gaetano Perricone

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