di Santo Scalia
Orazio Silvestri la definì un’eruzione “abortita” ed in effetti si esaurì in appena tre giorni: il 22 marzo 1883, centoquarantuno anni fa, preceduta da intense e localizzate scosse sismiche, si aprì una frattura radiale che intimorì parecchio i nicolositi, memori di quanto era accaduto nel 1669.
L’area interessata dall’eruzione si trova tra i coni avventizi di Monte San Leo e Monte Albano, tra l’attuale strada provinciale Nicolosi-Etna e la cosiddetta strada del Salto del Cane e si può individuare qui sotto nel confronto tra una mappa degli anni Trenta e l’immagine satellitare attuale (da Google).
Come riporta la rivista Science, ne scaturì una colata lavica e «[…] con grande sorpresa di tutti coloro che seguono la storia dell’attività del vulcano, il fenomeno eruttivo cominciò ad affievolirsi, e durante la notte cessò del tutto». Il giorno 24 tutto era ormai finito!
Dell’eruzione e del conetto di scorie che si formò nell’occasione ormai rimangono poche tracce evidenti.
“Razzolando” tra i bytes del mio archivio elettronico (non in quello cartaceo, che – purtroppo – sull’argomento risulta alquanto carente) ho trovato alcune fotografie, opera del fotografo S. Speciale, pubblicate in una relazione del vulcanologo professor Orazio Silvestri all’Accademia Gioenia.
Due interessanti illustrazioni le ho poi trovate in una Memoria pubblicata sempre dalla suddetta Accademia, opera del dottor Leonardo Ricciardi.
Nonostante la breve durata dei fenomeni, l’eruzione fu oggetto di interesse anche all’estero: il settimanale londinese The Graphic, nell’edizione del 14 aprile, dedicò al nostro vulcano l’intera copertina: in essa – oltre a riportare una panoramica del vulcano, l’immagine dei danni dovuti al terremoto e due illustrazioni del teatro eruttivo – viene raffigurato anche Sant’ Antonio Abbate, santo al quale Nicolosi è molto devota.
Con il titolo: stampa tratta da Science (Vol. I, n. 14) dell’11 maggio 1883 (ripresa da La Nature del 14 Aprile)
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