di Antonella De Francesco
Con Loro 2 si completa il dittico Loro, l’ultima fatica cinematografica di Paolo Sorrentino. Se un metro di giudizio della qualità del film, almeno per uno spettatore medio come me, è la fatidica domanda – “Lo rivedrei”? – allora devo rispondere di no. Malgrado le eccellenti prestazioni di Servillo, anche nello sdoppiamento della scena in cui recita contemporaneamente la parte di Ennio Doris e di Silvio Berlusconi e di Elena Sofia Ricci, nelle vesti di Veronica Lario, il film non mi sembra memorabile .
Però gli va riconosciuto un merito grande e cioè quello di porre noi tutti in una condizione di distanza “ragionevole” da Lui e dal caos che la sua presenza ha determinato con la nostra compiacenza per quasi dieci anni, per cui, alla fine del film, non si plaude e non si condanna nessuno, si resta solo sgomenti davanti ad una realtà cinematografica che però è esistita per davvero.
Il film restituisce o almeno tenta di restituirci, l’immagine umana e privata di Lui, nel suo tentativo di ritornare in auge, sia nella vita coniugale, che nella politica. Qui si apre uno squarcio che ci riporta al capolavoro della Grande bellezza, nella misura in cui, in fondo, tutti i personaggi sono animati dalla paura di invecchiare e di dover morire. Veronica si guarda allo specchio e si vede sfiorire come una di noi, Silvio approccia una ragazza che con fare sprezzante, tipico dei giovani, candidamente gli dice che ha l’alito del nonno, ragazze meravigliose sfilano e ballano per Lui con movenze sinuose che marcano ancora di più la distanza tra loro e Lui, in ragione dell’età che ciascuno porta cucito addosso come un marchio.
Perché circondarsi di giovinezza non basta purtroppo a ritornare giovani, né la moltitudine può salvarci dalla solitudine esistenziale. Piuttosto, quello che conta davvero è, di tanto in tanto, soffermarsi per ritrovare la vera essenza di noi stessi. Anche Silvio “ uomo” lo fa quando, per una sera, torna ad essere il palazzinaro venditore e ritrova la forza di ricominciare, proprio nelle radici della sua vita e del suo successo .
Ecco perché, come ha affermato lo stesso Paolo Sorrentino, non serve ricondurre i personaggi del film a quelli reali, ma piuttosto bisogna saper guardare oltre, a quelle bassezze e debolezze che, anche senza fama e senza potere, possiamo ritrovare con un pizzico di onestà, pure dentro di noi. Perché le macerie di L’Aquila simbolicamente rappresentano le macerie presenti in diversa misura nelle nostre stesse vite, quelle da cui risorgere ogni giorno, perché a questo siamo chiamati tutti, uomini e donne, giovani e meno giovani, a risorgere e ad accettare il tempo che passa con la sola certezza che passa per tutti.
Per completezza di informazione, ecco a seguire il link alla recensione di “Loro 1”:
http://ilvulcanico.it/tra-loro-in-mezzo-a-cotanto-squallore-un-magistrale-toni-servillo/
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