di Santo Scalia
Domani, 20 agosto 2018, ricorre il 166° anniversario dell’inizio dell’eruzione etnea del 1852 che tenne in apprensione soprattutto gli abitanti di Milo e di Zafferana Etnea: il vulcanologo Carlo Gemmellaro, in un suo scritto del 1858, parla di Caselle come di uno dei borghi più minacciati dall’eruzione: «cresceva la piena nel braccio che parea diretto verso il Milo e le Caselle […] e gli abitanti sgombravano desolati le loro abitazioni».
L’eruzione si protrasse fino al 27 maggio dell’anno successivo. Si stima che 120 milioni di metri cubi di materiale lavico furono emessi nel corso dei 280 giorni dell’attività. Nell’occasione si generarono due crateri presso la base della parete occidentale della Valle del Bove, che furono successivamente denominati Monti Centenari.
George Farrer Rodwell nella sua opera Etna, a History of the Mountain and of its Eruptions, pubblicata nel 1878 fornisce una spiegazione del nome “Centenari” attribuito a questi crateri: «The crater of 1852 was called the Centenario, from its having been formed at the time of the centenary of the fête of S. Agatha.» In effetti in quell’anno 1852 ricorreva il 16° centenario del martirio di Sant’Agata, patrona della città di Catania, avvenuto nel 252 d.C.
Presso la Pinacoteca della Biblioteca Zelantea di Acireale è conservato un dipinto ad olio su tela di 92 x 142 cm., a firma “Paolo Ferro Vaccara” che riproduce una scena dell’eruzione; in basso si può leggere «Eruzione dell’Etna del 20 agosto 1852 nel piano Trifoglietto, a piede della Serra Giannicola, disegnata nei dì 7 al 10 settembre sul poggio Tunisi».
Altre vedute dell’eruzione, incisioni realizzate da “Sciuto” (ovvero dal pittore Giuseppe Sciuti di Zafferana Etnea), si trovano allegate all’opera Breve Ragguaglio della Eruzione dell’Etna del 21 Agosto 1852 di Carlo Gemmellaro, pubblicata dall’Accademia Gioenia di Catania. Sempre il pittore Giuseppe Sciuti realizzò nel 1854 un’altra opera sull’eruzione, uno splendido dipinto ad olio su tela, oggi conservata presso la Casa-Museo Giovanni Verga di Catania. Di questo quadro, e della sua storia, abbiamo già ampiamente scritto in precedenza su questo blog (cfr. ilVulcanico dell’11 marzo 2018).
Anche i giornali stranieri riportarono illustrazioni dell’eruzione: nel “The Illustrated London News” del 18 settembre 1852 si trovano alcune belle incisioni del teatro eruttivo.
Carlo Gemmellaro realizzò anche un accurato schizzo (qui accanto) della Valle del Bove raffigurando i vari bracci lavici emessi. I principali si diressero verso Zafferana, Caselle e Milo.
Oggi, dei due crateri detti “Centenari”, ne rimane soltanto uno: le numerose colate laviche degli ultimi decenni che hanno interessato quella zona hanno completamente tolto dalla vista il più occidentale dei due coni, ed è probabile che nel giro di qualche anno anche il superstite venga del tutto ricoperto. Dei Monti Centenari resterà soltanto il ricordo.
Con il titolo: una delle incisioni sull’eruzione del 1852 del pittore “Sciuto”, ovvero il grande Giuseppe Sciuti di Zafferana Etnea.
Immagini della gallery, in sequenza: 1) dipinto di Paolo Ferro Vaccaro; 2-3) incisioni di “Sciuto”, ovvero Giuseppe Sciuti; 4) quadro di Giuseppe Sciuti, Casa Museo Verga di Catania; 5-6-7) illustrazioni dell’eruzione del 20 agosto 1852 nel giornale “The Illustrated London News”; 8) Monti Centenari oggi (Foto Parco dell’Etna)
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