di Antonella De Francesco
Si apre con il sogno svanito per il rigore mancato dalla Nazionale di calcio contro l’Argentina ai mondiali del ’90, l’ultimo film di sogni e di illusioni firmato da Paolo Virzì: Notti magiche .
Un film sul cinema, sul suo mondo, sulla sua capacità di dire e non dire, di essere pieno o assolutamente vuoto, privo di contenuti perché distante dalla realtà. Uno spaccato ironico del cinismo di quel mondo affollato anche di produttori imbroglioni , ciarlatani disposti a tutto pur di far quattrini. Lo sguardo, a tratti nostalgico a chi , come l’autore, in gioventù si è affacciato in quegli anni sulla scena del cinema in quel preciso momento in cui si verificava il passaggio di testimone dai grandi cineasti e maestri ad una nuova generazione di registi e sceneggiatori ingenui e sognatori, tra i quali si colloca lo stesso Virzì con la sola arma della dirompente giovinezza.
E, esattamente come sovente accade tra i giovani e sarà accaduto anche a noi, di raggiungere con sacrificio un mondo del quale volevamo far parte e scoprire che nessuno aveva bisogno di noi, che nessuno ci avrebbe insegnato alcunché, che saremmo stati soli, usati come parti di un meccanismo che ci avrebbe lasciato anonimi, tre giovani aspiranti sceneggiatori (molto ben interpretati da tre giovani attori ) all’indomani del premio Solinas, che ne ha consacrato le indubbie qualità, si scontrano con la vita vera, quella dietro le quinte, tra miti e falsi dei.
Il regista questa volta ci restituisce una visione collettiva, direi a tratti iper affollata, con riprese corali e concitate, nervose, urlate, sopra le righe, con rimandi a Fellini ma anche a Sorrentino , dove il fare collettivo condiziona il singolo, lo fagocita, lo violenta per certi versi, lo sottomette o tenta di farlo, allontanandolo dai sogni, soprattutto da quello di fare cinema.
I maestri di un tempo, stanchi e cinici hanno visto troppo e guardato troppo poco alla vita vera, perché, come Paolo Virzì fa dire da Roberto Herlitzka, che poi è veramente un grande che ancora calca le scene, a saper guardare alla vita vera, il cinema non avrebbe nulla da inventarsi, perché la sostanza è tutta lì, nelle relazioni, nelle emozioni, nella follia del mondo reale .
Se ne esce un pò ansiosi, forse per essere stati travolti da un ritmo avvincente ma frenetico che tarda a lasciarti andare, si ride e si riflette anche sul tempo che passa e che non sempre migliora le persone: delle volte le spoglia della loro grande bellezza, della loro spontaneità e, cosa più grave, di quella magica illusione che tutti avremo provato da giovani almeno una volta, di voler cambiare il mondo!
(Gaetano Perricone). Non posso che applaudire, ancora una volta, la impeccabile recensione di Antonella De Francesco, condividendo ogni parola della sua riflessione su un film, a mio avviso notevolissimo, che ho visto stavolta prima di lei. Aggiungendo qui quanto già ho sottolineato su feisbuc uscendo entusiasta dalla proiezione: il cinema, italiano e non solo, che racconta del cinema, della sua tanta miseria e della sua poca nobiltà, dei suoi bei sogni e della sua triste realtà, ancora una volta riesce ad essere straordinario.
“Notti magiche” è uno dei film più belli e importanti che abbia visto. Con Paolo Virzì che si conferma grande regista e attori formidabili, a cominciare dal disperato cinico Giancarlo Giannini e dal raffinato intellettuale Roberto Herlitzka. E giovani attori bravissimi.
Da vedere e da godere.
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