di Santo Scalia

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«Hanno toccato!» gridò il giornalista Tito Stagno, dallo studio RAI di Via Teulada a Roma. «No, mancano ancora dieci metri» gli fece eco da Huston, in collegamento dalla sala stampa, Ruggero Orlando.

APOLLONE

Così facendo entrambi, discutendo su chi avesse ragione, si persero le parole del Comandante Neil Armstrong: «Qui base Tranquillità, Eagle  è atterrata». Alle 22.17’40” (ora italiana) del 20 luglio 1969 il Modulo Lunare (L.E.M.) dell’Apollo11 si era posato sulla superficie della Luna.

Un’astronave, partita dal pianeta Terra, aveva portato due esponenti del genere umano sul satellite terrestre, la Luna. Appena 384.000 Km., una nullità in termini astronomici, ma una distanza impressionante per l’Uomo, che fino a 10 anni prima quasi non riusciva ad immaginare una simile impresa.

La notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 è rimasta impressa nella mente di chi l’ha vissuta: allora le notizie arrivavano esclusivamente tramite la radio e la televisione (ancora in bianco e nero), e poi –ore o giorni dopo – per mezzo della carta stampata, quotidiani e settimanali. Senza Internet, senza Facebook né Instagram, eravamo tutti (o almeno, si stima, circa 20 milioni di italiani) davanti al televisore per seguire l’impresa, coronamento di un programma cominciato nel ’61 e che aveva proprio l’obiettivo di portare degli uomini sulla Luna, di raccogliere dei campioni di rocce lunari e di riportare gli uni e le altre sulla Terra. Oggi si pensa già al pianeta Marte, una meta allora inimmaginabile.

DISCESA

La diretta televisiva ci tenne svegli fin quasi all’alba. Una volta avuta conferma dell’allunaggio, sentite le rassicuranti parole degli astronauti, eravamo ansiosi di vederli, questi pionieri, muovere i primi passi sulla superficie del satellite. Alle 4.40 Armstrong aprì il portello del modulo lunare. Alle 4.57 finalmente poggiò il piede – il primo piede umano – sulla superficie di un corpo celeste diverso dalla Terra.”One small step for a man, one giant leap for mankind”, “Un piccolo passo per l’uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”, furono le sue parole, rimaste celeberrime.  Lo seguì, alle 5.15, anche il secondo astronauta, Edwin Aldrin, mentre il terzo, Michael Collins, rimasto a bordo della capsula Columbia, orbitava intorno alla Luna.

Personalmente – appagati la mia curiosità ed il mio interesse, cosciente che qualcosa di veramente importante era avvenuto e che io lo avevo seguito – esausto, andai a dormire.

Prima, durante e dopo l’impresa non ci fu giornale o quotidiano che non pubblicasse fotografie, articoli, e che non offrisse gadgets sull’avvenimento: conservo ancora oggi, gelosamente, alcuni di questi cimeli. Dalle prime pagine di alcuni quotidiani a vari numeri del settimanale allora più diffuso, Epoca, alle cartine della luna, alla mappa lunare in rilievo (del settimanale Tempo), alle monete commemorative, ai francobolli. Nella Fotogallery ne sono presentati alcuni.

Wernher Von Braun (dal settimanale Epoca)
Wernher Von Braun (dal settimanale Epoca)

Prima di concludere questa rassegna di ricordi di una notte particolare di 50 anni fa, mi piace ancora ricordare un uomo di grande ingegno, che seppe tramutare le sue conoscenze belliche in uno strumento a servizio della scienza: Wernher Von Braun.

Dalla sua mente infatti nacque il più grande mezzo di trasporto mai staccatosi da terra: il razzo vettore Saturno 5. Alto 111 metri, pesante più di 28 mila tonnellate, portò in cima la capsula Apollo ed il suo prezioso contenuto umano. Senza tale mezzo tutto il programma non sarebbe stato possibile.

Il Saturno 5 sulla rampa di lancio (da Epoca)
Il Saturno 5 sulla rampa di lancio (da Epoca)

E pensare che dei suoi 111 metri solo tre, alla fine, tornarono integri sul nostro pianeta: quelli della capsula Apollo.

 

(Gaetano Perricone). Al ricordo, come sempre straordinario nella sua semplicità e nella ricchezza della documentazione, del grande Santo Scalia, voglio solo aggiungere quello mio, breve e dolcissimo: la notte della Luna trascorsa da tredicenne sul divano della grande casa di famiglia di Viale Regina Margherita a Palermo accanto a mio papà, con l’entusiasmo di due bambini per quell’evento pochi anni prima immaginabile solo come avanzata fantascienza. Mi addormentai sulla sua spalla all’alba, stanchissimo ma felice per avere vissuto insieme a lui, il mio meraviglioso padre, questo sogno dell’umanità divenuta realtà davanti ai nostri increduli occhi. Soprattutto per averlo vissuto da testimoni di un momento speciale e unico, così da potere dire, lo posso fare orgogliosamente: quella notte io c’ero e li ho visti mentre toccavano “the moon” …

Con il titolo: l’apertura della storica prima pagina del Corriere della Sera

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