di Giuseppe Riggio
Siamo tornati a discutere di Parco dell’Etna. Grazie ad una meritevole iniziativa del gruppo Cinque Stelle all’Ars – ed in particolare di Gianina Ciancio – la più importante area protetta siciliana è stata posta nuovamente sotto i riflettori.
Periodicamente la questione Parco riemerge, come un fiume carsico. In oltre 30 anni, da testimone oculare, ho osservato e talvolta partecipato a svariati confronti su questo argomento. E’ triste e per certi versi significativo della nostra arretratezza culturale che nel 2019 si discuta ancora di “riperimetrazione”, come prova a fare una squinternata proposta presentata da tre deputati regionali, che già in premessa cadono in errori di grammatica legislativa citando un organo (il Comitato tecnico scientifico) che non esiste ormai da anni. Ma sono convinto che in fondo neanche la stessa maggioranza di governo a Palermo ed il presidente Musumeci vorranno condividere metodi di questo genere concepiti per “dare slancio allo sviluppo economico” ridicolizzando l’area protetta, quando invece la questione vera è quella di qualificare l’attività del Parco senza bisogno di ricorrere ad alcuna modifica legislativa.
Le imprese (agricole e turistiche) che continuano ad investire sull’Etna non hanno bisogno di un Parco ridotto a fantasma di se stesso, ma di un Ente che funzioni e presenti nel miglior modo possibile il nostro territorio. Capisco che l’argomento della gestione ordinaria non appassiona nessuno in Sicilia. Siamo abituati a spararla grossa in materia di progetti e di iniziative pre-elettorali, lasciandoci poi annegare nella solita palude della ignavia quotidiana.
Ho scritto più volte che “meglio Parco che niente”. Ne sono tuttora convinto. Ho cercato di raccontare nel convegno organizzato dal Movimento Cinque Stelle che alcune cose si possono fare subito e senza chiedere quattrini ad una Regione boccheggiante dal punto di vista finanziario. Evitando soprattutto di scrivere altri libri dei sogni. Il governo nomini finalmente un presidente che sostituisca il commissario straordinario, il quale era già stato oltretutto dichiarato “destituito” ad ottobre dello scorso anno (a causa dell’ormai dimenticato “scandalo spot Vodafone”) ed invece è ancora in carica e grazie a lui possono essere svolti gli affari correnti. I deputati – soprattutto quelli di maggioranza- evitino di proporre ri-perimetrazioni fantasiose che non resisterebbero a nessuna validazione scientifica e pensino piuttosto a far cessare la gestione straordinaria che perdura ormai da 14 mesi.
Il maggior partito di opposizione ha detto chiaramente da parte sua che crede ancora nel Parco. In mezzo ci sono cittadini e operatori turistici che sarebbero contenti se anziché discutere di massimi sistemi avessimo un Parco capace di gestire bene tre o quattro cose: la fruizione dei sentieri compresa l’area sommitale, la promozione mirata del turismo compatibile, la repressione delle violazioni più diffuse, un raccordo con i Comuni per tenere pulita l’area protetta. Nel convegno dei Cinque Stelle ho cercato di dimostrare che su questi argomenti si può lavorare avvalendosi di strumenti ordinari. Il cambiamento che, a parole, tutti vogliono potrebbe partire dall’organizzazione e dal coordinamento dei vari uffici della Regione che si occupano di territorio.
Fantapolitica ?
Con il titolo: l’ingresso della suggestiva sede del Parco dell’Etna, l’antico ex Monastero Benedettino di San Nicolò La Rena a Nicolosi
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