di Rosario Catania
Per definizione lo stato di emergenza è una situazione di carattere eccezionale che comporta l’emanazione di provvedimenti formali per fronteggiare una particolare situazione. Ci sono poi stati d’emergenza di fatto non dichiarati, legati a fenomeni naturali particolarmente complessi.
Nel corso del tempo, sull’Etna siamo stati abituati a situazioni e stati d’emergenza legati prevalentemente a fenomeni vulcanici, come le eruzioni, la cenere vulcanica o i terremoti, ma oggi c’è una situazione emergenziale di fattoi causata dalle abbondanti nevicate e dagli effetti del forte vento degli ultimi giorni.
Il ciclone che ha investito tutta la Sicilia, e con particolare forza il settore orientale, ha provocato danni e disagi su tutta la fascia ionica, con mare di burrasca che ha spazzato le coste con onde fino a 7 metri, venti con raffiche fino a 100 kmh, pioggia e abbondanti nevicate a quote decisamente più basse alle quali siamo abituati, uno scenario che ha prodotto allerta meteo arancione e poi rossa nelle giornate 9 e 10 febbraio.
Sull’Etna si registrano già a 1500 metri di quota, sul versante nord e su quello est, almeno 150cm di neve, come mostrano i dati dei nivometri delle stazioni dislocate su tutto il territorio, gestite dal Centro Funzionale Decentrato-Idro della Protezione Civile Regione Siciliana. Le stazioni esaminate sono Maletto, Intraleo, Citelli e Casa Cantoniera, e come si evince dalla mappa coprono un po’ tutti i versanti: tra il 9-10 febbraio 2023 si sono registrati fino a 35cm a Maletto, 177cm al rifugio Citelli, 114cm a Casa Cantoniera, 44cm a Intraleo.
La cosa che più salta all’occhio è la copertura crescente e costante al Citelli, così come a Casa Cantoniera, mentre nella zona di Linguaglossa, dove si registrano almeno 80cm, l’azione del vento ha spostato elevate quantità del manto nevoso, creando accumuli ben oltre il metro e mezzo. Ovviamente non è solo la neve che ha naturalmente ostruito le strade di collegamento tra le zone turistiche e rurali con i paesi pedemontani, ma una quantità significativa di alberi e rami in carreggiata, palificazioni telefoniche e per il trasporto dell’energia elettrica, con i primi che non hanno retto il peso della neve spezzandosi ed i secondi sono stati abbattuti dal vento specialmente durante le forti raffiche che hanno abbondantemente superato i 50Kmh e per un tempo prolungato.
Dunque, così come le zone di costa, anche quelle montane sono state interessate dall’ultima perturbazione ciclonica fredda, isolando intere comunità e generando anche dei black-out elettrici e telefonici. Al rifugio Ragabo, a circa 1500 m sul livello del mare, nel territorio di Linguaglossa, sono rimaste bloccate 23 persone tra proprietari e turisti, altre persone sul versante sud e periferia di Pedara. Gran lavoro per il Soccorso Alpino e Spelelogico Siciliano e per il Corpo Forestale.
Sul fronte pioggia non è andata certamente meglio, con le stazioni della SIAS (Servizio Informativo Agrimeteorologico Siciliano) che hanno registrato un cumulativo di pioggia di oltre 300 mm, specialmente nel siracusano e ragusano, e quasi 200 mm nel settore catanese. Sull’Etna in quota, questa misura è determinata dall’altezza neve.
Ancora una volta è la viabilità un grande problema della stagione invernale etnea. L’ordinanza n. 150 della Città metropolitana di Catania ha disposto nella giornata del 9 febbraio la chiusura totale del traffico con posti di blocco sulle strade di accesso alle quote sommitali: la strada Mareneve da Linguaglossa a Piano Provenzana, e sul tratto Fornazzo-Rifugio Citelli della Mareneve. Sul versante sud bloccate dalla neve la Strada provinciale 92 Nicolosi-Etna, la strada Salto del Cane e il tratto Zafferana-Rifugio Sapienza della Sp 92.
Dietro il provvedimento si legge come l’emergenza nella viabilità di competenza dell’ente ha oggettiva difficoltà nello sgombero della neve, ricordando che la SP92 e la strada Mareneve sono di competenza della Città metropolitana di Catania. La storia insegna che è meglio chiudere le strade e lavorare allo spazzamento con i pochi mezzi disponibili, piuttosto che lasciarle aperte e dover soccorrere costantemente le tante auto di gitanti che si avventurano senza catene. In passato sono state numerosissime le richieste di soccorso da persone del tutto impreparate che hanno costretto gli operatori al soccorso e spesso anche i gestori dei rifugi in quota, rendendo ancor più critico il quadro viabilità.
Commenti recenti