di Gaetano Perricone
La notizia della fascinosissima mostra inaugurata nell’adeguato scenario di Villa Zito (dove sarà visitabile fino al prossimo 20 maggio e dove certamente andrò presto), dedicata al ritorno del quadro di Donna Franca Florio a Palermo, mi ha particolarmente emozionato e carezzato l’anima, risvegliando la passione di sempre per questo straordinario personaggio.
Come tantissimi palermitani di varie generazioni, sono profondamente legato al mito di Donna Franca. Lo sono forse un pizzico di più per tre motivi “speciali”: sono nato e cresciuto in viale Regina Margherita, nella zona liberty della mia città, a pochi metri dal meraviglioso villino Florio, oggi meta ricercata da tanti turisti, dunque il nome della celebre famiglia è quasi nel mio DNA; il “mio” giornale, dove con grande orgoglio ho imparato il mestiere con tanti maestri di giornalismo, è stato il quotidiano L’Ora, fondato il 21 aprile del 1900 proprio dai Florio, grandi e illuminati imprenditori; e infine e forse soprattutto, uno dei libri che ho amato e che mi ha affascinato di più è “Donna Franca Florio” (1985, Vallecchi Editore, ve lo consiglio caldamente), una appassionante e dettagliata biografia di Donna Franca e dell’era dei Florio, scritta in modo eccellente dalla carissima e bravissima Anna Pomar, scomparsa nel 2011, collega che ebbi modo di conoscere e apprezzare tanto proprio nella redazione di Piazzale Ungheria.
“… Era una bellezza tipicamente siciliana, capelli scuri, carnagione olivastra. Alla fine del secolo scorso, tuttavia, era di moda che le donne fossero bianche e rosa come una pesca. Malgrado la sua indiscussa bellezza, sottolineata da due insoliti e brillanti occhi verdi, Franca si rammaricò sempre di non incarnare l’ideale di bellezza fragile e romantica, che gli scrittori del tempo decantavano. Una bellezza che le sembrava di ritrovare nelle due cugine Notarbartolo di Villarosa, figlie di un fratello della madre e sue amiche fin dalla più tenera infanzia, che avevano proprio quei colori tanto invidiati …“, scrive Anna Pomar a pag. 11 del suo libro, descrivendo la protagonista, Franca Jacona di San Giuliano, divenuta Franca Florio dopo il matrimonio con Ignazio, l’11 febbraio 1893.
E ancora, in queste deliziose battute iniziali su Donna Franca bambina ma già impregnata di cultura, Anna scrive: “Le guance accese, gli intensi occhi verdi luccicanti, la bimba sollevò leggermente l’ampia gonna a volants del suo abitino di taffetà ed abbozzò un leggero passo di danza. ‘Amor lo sapia, il mio bel damo, per lui giammai, no, legge mai non v’è. Se tu non m’ami, ebben io t’amo, se t’amo dei tremar per te’. Cantava la novella Carmen, battendo i piccoli piedi sull’improvvisato palcoscenico composta da una pesante tavola di legno, davanti agli occhi estatici del giovanissimo Escamillo che la guardava con stupita ammirazione. Le opere liriche erano – e sarebbero rimaste nel futuro – la passione di Franca. A teatro era andata spesso a sentirle e conosceva a memoria le romanze più celebri. Si divertiva a canticchiarle con la sua vocetta acerba ma già così intonata, per farle sentire a Pietrino, il figlio del cocchiere, suo inseparabile compagno di giochi, sua vittima, ma anche suo affezionato spettatore”.
Non aggiungo altri passi di questo coinvolgente racconto. Se avete curiosità, voglia e tempo leggete questo libro, certamente tra i più significativi e accattivanti tra le tantissime pubblicazioni dedicate a Donna Franca. Così come va certamente visitata la mostra appena inaugurata a Villa Zito.
Nel post-evento feisbuc della Fondazione Sicilia, che ospita e promuove l’esposizione, si legge tra l’altro: “Il capolavoro della Belle époque riabbraccia la città nell’anno dedicato alla Cultura, tante le iniziative collaterali. Dopo alterne vicende, il celebre ritratto di Donna Franca Florio, eseguito da Giovanni Boldini e simbolo della Belle époque, torna nella sua città, a Villa Zito, in occasione delle iniziative di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 20 maggio”.
Il 30 aprile dell’anno scorso, la tela di Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931) raffigurante Franca Florio è stata battuta all’asta. Fino a quel momento si trovava al Grande hotel Villa Igiea di Palermo, antica residenza dei Florio diventata poi albergo di lusso. Da allora il dipinto non è più stato esposto a Palermo. È per questo la mostra dell’opera in programma fino al 20 maggio a Villa Zito, è da considerarsi un evento. In accordo con la Fondazione Sicilia e grazie alla concessione degli acquirenti, i marchesi e mecenati Marida e Annibale Berlingieri (che lo hanno acquistato per un milione e 133 mila euro), infatti, il quadro torna ad essere visibile a tutti.
“Il ritorno del capolavoro di Boldini ha un forte valore simbolico – spiega Raffaele Bonsignore, presidente di Fondazione Sicilia – non solo perché coincide con questo anno di rinascita, ma anche perché rappresenta l’abbraccio della città a una donna straordinaria e mai dimenticata come Franca Florio, che abbiamo voluto celebrare anche attraverso una serie di iniziative collaterali …
“La mostra – sottolinea il curatore, Matteo Smolizza – risolve un mistero durato oltre 100 anni: la tela oggi esposta è infatti l’unico ritratto boldiniano di donna Franca Florio, terminato nel 1924 e sotto il quale giacciono la prima stesura, realizzata dal pittore a Palermo nel 1901, in cui Donna Franca appare in piena e quasi impersonale eleganza, e una intermedia databile intorno alla I Guerra Mondiale, che la rappresenta invece con accentuata sensualità e che – a lungo ritenuta prima versione dell’opera – ha dato il via a una serie d’interpretazioni maliziose sulla gelosia di don Ignazio Florio e sul rapporto con Boldini.”
Da non perdere, insomma. Nel ricordo di una donna speciale, simbolo di una Palermo magica.
Per le foto dalla mostra, ringrazio il mio amico Santo Scalia. Quelle in bianco e nero, sono tratte dal libro “Donna Franca Florio” di Anna Pomar (Vallecchi Editore)
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